Tremonti (Ministro Economia) - osservazioni sull’ economia e sull’ energia nucleare
23 Marzo 2011 di AmministratoreIl 19 marzo 2011 il Ministro dell’ Economia Giulio Tremonti, in occasione della chiusura del “Forum Confcommercio 2011″ a Cernobbio (Como), ha fatto alcuni osservazioni a riguardo dell’ economia, con riferimento anche all’ energia nucleare.
Il discorso del Ministro Giulio Tremonti ha toccato diversi argomenti mettendo in correlazione la crisi economica internazionale, le rivolte pro-democrazia nei paesi arabi, le rivolta del pane nei paesi poveri.
Nella parte finale il Ministro Tremonti ha fatto riferimento all’ energia in senso piĂą generale, soffermandosi poi sull’ energia nucleare ed i suoi riflessi sul PIL.: la presenza o l’assenza del nucleare incide sul PIL di un Paese, con riferimento alle conseguenze del “differenziale nucleare” (calcolato nel PIL dei Paesi che fanno uso di energia nucleare) e del “debito atomico” (non calcolato nel PIL dei Paesi che fanno uso di energia nucleare).
Si riportano alcuni passaggi del discorso del Ministro Tremonti (trascrizione non letterale, ma cercando di dare una forma scritta corretta alle frasi pronunciate):
- bisogna riflettere e discutere [sul nucleare].
- fate il calcolo del PIL italiano: se consideri il differenziale nucleare, tu vedi che l’ Italia è crrsciuta piĂą di altri paesi.
- considerate che importare energia vuol dire sbilanciare la bilancia ed abbattere il PIL.
- fate il conto che gli altri non avessero il nucleare, allora vedi che il PIL va ricalcolato: il differenziale nucleare è fondamentale come bilancia come PIL
- voi pensate che nel calcolo [del PIL] di chi ha il nucleare viene considerato [anche] il costo del decommissioning? assolutamente no!
e quello non è un calcolo di un fattore rischio assicurativo: quello è una certezza.
- fate il calcolo del PIL dei paesi che hanno il nucleare mettendoci dentro anche i costi del decommissioning: vedete che molti paesi cha hanno un PIL maggiore del nostro, vanno indietro rispetto al nostro PIL.
- questo per dire che c’è il debito pubblico, c’è il debito privato ma c’è anche il debito atomico da calcolare. e questo non vuol dire essere pro o contro, ma vuol dire fare un ragionamento che valuta la realtĂ .
- fare Euro-Bond per finanziare forme di energie alternative.
E’ possibile vedere ed ascoltare l’ intervento del Ministro dell’ Economia Giulio Tremonti al “Forum Confcommercio” a Cernobbio (Como) in data 19 marzo 2011.
23 Marzo 2011 alle 23:28
Sul debito da decommissioning non concordo affatto: per capire il perchè basti leggere l’articolo che abbiamo pubblicato dal titolo “I veri costi dell’energia nucleare” (che si può trovare, tra l’altro, nel file zippato qui: http://www.nuclearmeeting.com/forum/showthread.php?tid=71).
23 Marzo 2011 alle 23:42
Le considerazioni dei politici sono solo strumentali a scopi inconfessabili.
E’ la solita partita fra chi è piĂą furbo.
L’esternazione di Napolitano sulla giusta considerazione da dare alle energie rinnovabili che nel settore ha creato 120.000 posti di lavoro allora?
Dei millantatori e, talvolta, per ignobili scopi.
24 Marzo 2011 alle 08:41
Secondo me state interpretando male le parole di Tremonti.
Lui si riferisce al modo di come viene calcolato il PIL di una nazione e quindi si immagina una nazione che utilizza l’energia nucleare rispetto ad una nazione che non utilizza energia nucleare.
24 Marzo 2011 alle 19:32
dunque ? non vedo cosa centri questo con la nostra situazione ? NOn vorrĂ mica sostenere che il nostro PIL sia piĂą alto senza energia nucleare adesso (cioè un mese fa diceva esattamente il contrario)? Un giorno pronucleare, il giorno dopo forse meglio senza.. quasi quasi adesso dirĂ che ci abbiamo guadagnato economicamente a spegnerle un po’ prima della loro vita utile negli anni 80 (abbiamo portato avanti il. decommissioning!). E perchĂ© non chiudere anche le strade che tanto ci costa tenerle pulite?
(Seguendo il nuovo metodo del calcolo del PIL di Tremonti l’Africa svetta in cima alla classifica, non hanno nessuna spesa di decommissioning nucleare lì.) Tremonti sta chiaramente delirando. Quello che conta è il margine su un investimento e i costi di decommissionng sono tenuti in conto da chi li sa fare. Ma infatti questi conti è meglio che li lasci fare a chi l’energia la produce e sa calcolare cosa conviene e cosa no. Lui si preoccupi di non sbarrare la strada agli altri che hanno voglia di lavorare; poi come molti altri italiani può tornare a blaterare quanto vuole che qualcuno che l’ascolterĂ si trova sempre.
Che cosa crede che ci sia da riflettere ancora? Il nucleare ci serve subito, non da oggi, ma da ieri.
24 Marzo 2011 alle 20:07
Il pil è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. Quindi se importo meno materie prime a parità di output dà come risultato un maggiore pil.
Non sostiene che il pil italiano sia piu’ alto senza energia nucleare ma, che sottraendo agli altri paesi che hanno energia nucleare il differenziale nucleare (vedi sopra), la crescita italiana è piu’ alta.
Si è pero’ dimenticato che i principali paesi produttori di energia nucleare sono anche i principali paesi produttori di petrolio.
24 Marzo 2011 alle 20:09
errata corrige
dove è scritto produttori di petrolio sostituire con consumatori di petrolio
27 Marzo 2011 alle 20:53
Oggi Tremonti ha riparlato brevemente sull’argomento:
http://www.youtube.com/watch?v=xgSpSmo2uYo
Il punto preciso si trova dopo 8′50″.
29 Marzo 2011 alle 21:01
Grazie Pimby per il video. Dimostra quanto le notizie riportate dai giornalisti siano sempre un po’ troppo nette, anzi totalmente stravolte, mentre quelle dei politici abbiano significati ambivalenti. Seguendo il discorso del ministro, dalle sue parole, lui non dice che ha paura del nucleare quando la giornalista glielo chiede e anzi dice che abbiamo ancora un grosso debito da decommissioning. Anzi Tremonti dice (min 10:53) che se noi avessimo il nucleare avremmo un tasso di crescita molto piĂą elevato (bravo!), anche se poi aggiunge immediatamente dopo che però gli altri paesi non conteggiano il costo del decommissionig (bah): quindi sempre una posizione un po’ ambigua. Daltronde non poteva dire che l’Italia è indietro rispetto agli altri paesi che hanno il nucleare, visto che al ministero dell’economia cì è seduto proprio lui: sarebbe stato un po’ come screditare il proprio lavoro. Queste persone iniziarono a parlare di nucleare nel 2004 (Berlusconi e la famosa prima pietra), siamo al 2011 e ancora vanno avanti a parlarne senza avere fatto poi molto. Ora capisco l’incidente in Giappone, ma chissene frega, se un aereo cade non è che non salgo piĂą su un aereo. Il nucleare ci serve e non abbiamo altre strade, a meno di voler andare in giro a raccattare il petrolio da ogni buco della terra con l’ultimo soldato rimasto.
30 Marzo 2011 alle 01:07
Un’analisi in tema di costi e i benefici ( che erano ) del nucleare : aspoitalia.blogspot.com/2011/03/combustibile-nucleare-mox-ov...
“…Si dĂ il caso che gli USA, il Regno Unito, la Russia e la Francia possiedano uno stock notevole di plutonio sotto forma chimica di biossido (PuO2). Bisogna ricordare che il plutonio è l’elemento ideale per realizzare le bombe atomiche, cosiddette tattiche, cioè quelle montate sui proiettili d’artiglieria e sulle testate dei missili. Durante il periodo della guerra fredda, c’è stata una corsa ad estrarre il plutonio (che non esiste in natura) dagli elementi di combustibile bruciato nei reattori nucleari. I vari governi, oltre a produrre direttamente il plutonio in appositi reattori militari detti plutonigeni, hanno comprato dai gestori dei reattori nucleari “pacifici” tutto il plutonio che essi producevano alla bella cifra di circa 30 $/g ($ 1960). Per inciso, questa circostanza ha fatto diventare in quegli anni il kWh elettrico quasi come fosse un byproduct dei reattori ed ha creato la leggenda dell’energia nucleare a “così basso costo da non poterlo misurare” (Lewis Strauss, Discorso all’Associazione Nazionale USA degli Scrittori Scientifici, New York 16/9/1954). “
30 Marzo 2011 alle 08:58
x linuser
Quando parlavo di certi fisici qui
archivionucleare.com/index.php/2011/03/16/reattori-bwr-incid...
mi riferivo appunto a quelli stile ASPO.
In particolare nell’articolo che citi ci sono molti errori: è chiaro che quel signore (esperto in rinnovabili) ne sa ben poco di come funzionano le centrali atomiche e continua a mischiare aspetti militari con quelli del nucleare civile.
Il perchè non sia la stessa cosa l’abbiamo spiegato tante vollte: non serve fare un corso di ingegneria nucleare basta leggere un po’ gli interventi su questo sito (qui ci sono anche le percentuali di uranio arricchito e non e quelle di plutonio e il fatto che il plutonio non viene “arricchito”, e quello delle centrali non può essere utilizzato per le bombe - che con quello non funzionano - e che riprocessare il combustibile è molto meglio che usare il metodo Once Through ( http://www.nuceng.ca/sner/fuelcycl2.pdf ), ecc… - tutte cose che quel signore ha “toppato” clamorosamente. Il resto che dice sarĂ vero?)
30 Marzo 2011 alle 14:26
Qui i riferimenti per chi fosse interessato al riprocessamento
http://world-nuclear.org/info/inf69.html
http://world-nuclear.org/info/inf15.html
http://world-nuclear.org/info/inf29.html
http://world-nuclear.org/info/inf13.html
http://world-nuclear.org/info/inf03.html
30 Marzo 2011 alle 16:56
@Pietruccio
IL punto è che - personalmente - non ci leggo ” con le quantitĂ minime di plutonio prodotte negli impianti nucleari civili si può costruire l’atomica ” , ma ” i governi pagavano 30$/g il plutonio prodotto negli impianti nucleari civili ” … punto. Il che sottintende o dovrebbe sottintendere che ci pensavano i governi ad estrarlo/renderlo idoneo per scopi militari nei loro impianti di riprocessamento. E la cosa mi sembra dannatamente logica visto che era l’epoca della corsa agli armamenti e ogni grammo di plutonio era oro per i contendenti.
Magari è un discorso un po’ troppo da dietrologo della prima ora , ma questa visione calza a pennello , a mio parere , con la convenienza che i governi delle super potenze avevano nell’incentivare l’installazione di reattori nucleari civili nelle proprie zone di influenza fornendo loro anche la materia prima.
Probabilmente anche la situazione descritta in questo cable dell’ambasciata americana e diffuso dal sito Wikileaks , potrebbe essere un ulteriore “prodotto” di questa collaborazione incentivata : http://213.251.145.96/cable/2006/02/06ROME439.html
“BEGIN TEXT OF INFORMAL EMBASSY TRANSLATION
2. (C) Dear Mister Ambassador,
I am writing you to call your attention to an issue about
which your embassy has probably already informed you. It is
a very important issue for the (Italian) government even from
the psychological point of view. We will soon be sending our
nuclear waste currently stored in Piedmont and Emilia Romagna
to France. The spent fuel will remain in France until 2025
at least, when Italy should have its own nuclear waste
storage site. This is causing protests in the South. In
fact, sixty-four thorium-uranium bars of spent fuel are
stored in the ITREC (Trisaia Research Center) site at
Rotondella (in the province of Matera), and these bars cannot
be reprocessed in Europe. These came to Italy from the U.S.
Elk River Plant in 1970, during a joint project, which was
later abandoned, between CNEN (now ENEA - the Agency for New
Technologies, Energy and the Environment) and the AEC (Atomic
Energy Commission) (now DOE). Hundreds of such bars (which
contain uranium-235 at 93% and even up to 95% when combined
with thorium, are currently stored at the U.S. Savannah River
site.
3. (C) We have asked the U.S. authorities (the President
and DOE) to bring to that site also the few bars stored at
Rotondella, which are contained in two casks made according
to U.S. requirements for storage and transport. Italy will
provide full funding for the operation. As you can see, it
is a small thing. But if the practical issue is painless,
the psychological and thus political impact is the opposite.
The issue has been used already by local and national
opposition forces, which state that the Berlusconi government
supports the north more than the south.
4. (C) On November 9, 2005, the President of SOGIN (the
Agency for Administration of Nuclear Plants) repeated the
same request to the Department of Energy and other embassy
representatives, underlining that Italy needed a reply by the
end of February. If not received by then, reasons of
relevant opportunity - in practice, in order to avoid
demonstrations - would force us to transfer the two casks to
Russia for about fifty years. A company of Rosatom (formerly
Minatom) has already shown interest in storing the two casks
for a decidedly modest price. Given the military level of
enriched uranium in the ITREC bars, the operation could be
included under the Global Threat Reduction initiative, since,
as I have said, the fuel came from a U.S. plant. …
5. (C) Being sure of your interest in this matter, I thank
you in advance on behalf of the government, and underline
once again that we need an answer by the end of February.
With warm regards, //ss// Gianni Letta.
END TEXT OF INFORMAL EMBASSY TRANSLATION.
”
….
“PROPOSED RESPONSE FROM AMBASSADOR TO U/S LETTA
——————————————— -
BEGIN PROPOSED TEXT:
9. (C/Releasable to Italy) Dear Under Secretary Letta:
Thank you for your letter of February 6 concerning the
disposition of uranium-thorium spent nuclear fuel stored at
the ITREC (Trisaia Research Center) at Rotondella, in the
province of Matera. I have been fully briefed on the history
of the efforts to repatriate this material, originally from
the Elk River nuclear plant, to the Savannah River National
Laboratory in Aiken, South Carolina.
10. (C/Releasable to Italy) I can assure you that we
understand the government of Italy’s pressing need to find a
disposition path, and I have followed up carefully on this
issue with the Department of Energy (DOE). The Office of
Global Nuclear Material Threat Reduction of the National
Nuclear Security Administration (NNSA) has carefully reviewed
your request. DOE officials reviewed the matter again after
NNSA representatives met with the President of SOGIN last
November. And I have inquired myself. Unfortunately, there
has been no change in the Department of Energy’s position
that it cannot accept the Elk River material.
…
”
Inoltre non mi sembra neanche tanto esatto affermare che dai reattori civili , non si può estrarre direttamente plutonio per scopi militari. L’India utilizzò il plutonio prodotto da un reattore sperimentale canadese precursore del CANDU per il suo primo test atomico del 1974.
E mi sembra che questo episodio abbia suscitato non poche preoccupazioni , visto che la reazione di Carter nell’ambito del trattato di non proliferazione , fu quella di promuovere i PWR che fino a prova contraria devono essere fermati quando si cambiano le barre di combustibile , favorendo di fatto le ispezioni al contrario dei CANDU e reattori dello stesso tipo in cui la sostituzione delle barre può avvenire in qualsiasi momento senza arrestare il reattore.
30 Marzo 2011 alle 19:09
x linuser
Non facciamo confusione
“… ci pensavano i governi ad estrarlo/renderlo idoneo per scopi militari nei loro impianti di riprocessamento….”
e’ assolutamente impossibile. O il Pu (che è una miscela di vari nuclidi) è adatto o non è adatto (e in questo caso non può essere reso “adatto”), e da un reattore ad acqua leggera non c’è verso di estrarre plutonio adatto a fare atomiche.
Da quali reattori i governi estraevano il plutonio? Fatti una ricerca e vedrai. Se ti risulta diversamente (che estraevano Pu weapon-grade da reattori ad acqua leggera) è una bufala.
Coi CANDU è un’altra cosa (non conosco il dettaglio della versatlitĂ nel carico e scarico a reattore acceso necessaria per l’utilizzo mlitare - a me risulta comunque che l’india avesse prodotto il Pu per l’atomica coi reattori di ricerca - ma non sono per niente interessato agli aspetti militari), e soprattutto coi reattori plutogeni tipo Chernobyl (fatti anche da USA e altri per la produzione di plutonio militare).
Mischiare tutto, uso militare, reattori alla Chernobyl, primi reattori di ricerca e casini vari combinati negli anni ‘60 (tipo Trisaia - Uranio di interesse militare? Reattori di ricerca? Provavano l’atomica?), con la produzione per mezzo dei reattori LWR (e in particolare gli EPR che avrebbe dovuto fare l’italia) è pura propaganda scorretta.
Non c’è modo di estrarre Pu per ordigni nucleari dal riprocessamento del combustibile di un EPR (che non è l’uranio “depleto” come pontifica l’ASPO-man).
Sul significato della parola “depleto”
http://it.wikipedia.org/wiki/Uranio-235
30 Marzo 2011 alle 19:15
Con “Pu weapon-grade” intendo
“…has properties that make it suitable for weapons use…”
http://en.wikipedia.org/wiki/Weapons-grade
30 Marzo 2011 alle 22:02
Beh, siamo forse finalmente in grado di sintetizzare il controverso pensiero di Tremonti sul nucleare. Riporto qui sotto una parte di un articolo pubblicato oggi sul sito “NEWCLEAR”.
Giulio Tremonti ha un rapporto ondivago con il nucleare civile. Il primo affondo arriva la settimana scorsa, in occasione del Forum della Confcommercio, il Ministro dell’Economia fa un distinguo secondo cui un paese con il nucleare ha un debito pubblico ma anche un “debito atomico” che va calcolato nella valutazione del PIL e nella sua bilancia commerciale. Scontando i costi del decommissioning dai PIL di nazioni con energia nucleare, questi si ridimensionerebbero e l’Italia risulterebbe con una crescita più elevata di altri paesi.
Poi lo recupera nella trasmissione di Rai 3 “In mezz’ora”, durante l’intervista di domenica scorsa con Lucia Annunziata affermando “Se l’Italia potesse contare sull’energia atomica avremmo un tasso di crescita molto più alto di altri”.
Due giorni dopo in un’audizione alla Camera, il ministro dell’Economia ribadisce la sua posizione: “La scelta o meno dell’energia nucleare è fondamentale. Ma allo stato attuale è difficile esprimere una posizione, dato che non si conoscono bene i costi di questa scelta, né quelli del suo abbandono”. E prosegue: “Certo è che questa scelta avrà un effetto di differenziale sulla crescita: un conto è comprare energia e un conto è non avere quella voce”. Questa pausa di sospensione è necessaria secondo Tremonti per riflettere ”sui costi delle strutture atomiche e sui costi dei rischi”.
Che dire? Osservo innanzi tutto che Tremonti - parlando in termini esclusivamente di crescita economica e di fatturato del sistema Italia - avrebbe dovuto tener conto anche delle grandi potenzialitĂ delle aziende che avrebbero operato nell’indotto del nucleare, con le commesse di vario tipo per la costruzione di sistemi e componenti delle centrali italiane e di quelle all’estero. Poi, da come parla dei costi di investimento e di decommissioning, sembra ignorare che questi sarebbero stati (come vedete, parlo al passato, perchè tanto ormai sappiamo, purtroppo, come andrĂ a finire) ad esclusivo carico dell’operatore (ENEL, EDF, E.On, GdF-Suez, ecc.), il quale avrebbe deciso se investire oppure no nel nucleare in base alla propria convenienza economica.
Tralascio qui il discorso sull’opportunitĂ che gli operatori siano societĂ a partecipazione pubblica (per evitare pericolose tentazioni al risparmio sulla sicurezza, come è successo in Giappone, al quale tutto il mondo nucleare dovrebbe chiedere i danni…), perchè ci porterebbe fuori tema.
9 Aprile 2011 alle 18:39
- http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=151739
Ripensare il nucleare
Insomma, secondo il ministro “come calcoliamo e proiettiamo il debito pensionistico, cosi’ va fatto per il debito atomico, e il nostro è zero”. In Europa invece “ci sono centrali molto vecchie e vanno calcolati i rischi, cosi’ come il decommissioning”.
Questo discorso, ha concluso “non vuol dire essere a favore o contro il nucleare” ma avviare una riflessione che “la politica deve fare”.