Roma - Seminario internazionale sulla bonifica dei siti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi
15 Aprile 2013 di AmministratoreIl 5 marzo si è tenuto a Roma il seminario internazionale “Nuclear Decommissioning and Low-Level Radioactive Waste Management - Italy and the International Experience”, organizzato dalla Sogin, in collaborazione con la “NEA - Nuclear Energy Agency” (Agenzia dell’ OCSE).
La giornata di studio, concentrata sulla tematica della bonifica dei siti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, è stata suddivisa in tre sessioni ed un panel tematico.
Hanno partecipato, fra gli altri:
- Michael Siemann (NEA - Agenzia per l’ energia nucleare dell’ OCSE)
- Claudio Pescatore (NEA - Agenzia per l’ energia nucleare dell’ OCSE)
- Pierre Kockerols (Commissione Europea)
- Dennis Thompson (AutoritĂ per il decommissioning nucleare del Regno Unito)
- Juan Luis Santiago (direttore dei progetti di decommissioning di Enresa in Spagna)
- Guy Collard (Centro studi per lâenergia nucleare del Belgio)
- Gerald Ouzounian (Agenzia di stato francese per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi)
- Ernst Warnecke (consulente dell’ IAEA per il decommissioning degli impianti nucleari).
Nei prossimi venti anni, la Commissione Europea ha stimato che il settore della bonifica ambientale dei siti nucleari, che ha giĂ visto la chiusura nei soli Paesi dell’ Unione Europea di 89 centrali nucleari, avrĂ un valore di circa 80 miliardi di dollari. Nei prossimi anni è prevista l’ assunzione nel settore di almeno 10.000 tecnici altamente qualificati.
Alla luce dei criteri ancor piĂš stringenti oggi richiesti agli operatori del settore rispetto al passato, il Seminario ha permesso di confrontare le scelte ingegneristiche, le metodologie e le tecnologie adottate da Sogin con quelle che si stanno progettando ed adottando nei maggiori Paesi europei.
28 Marzo 2014 alle 12:07
ChissĂ se durante questo simposio a Roma si è parlato anche di armi nucleari…
16 Aprile 2014 alle 13:46
Non per Alessandra ma in generale:
Come al solito si fa confusione fra nucleare civile (produzione energia, centrali e depositi) e nucleare militare (ordigni e quantâaltro): come ampiamente descritto su questo sito non câè nessun rischio di proliferazione militare con lâutilizzo dei normali reattori commerciali ( produzione di energia elettrica) . Al di lĂ di tante chiacchiere false dei soliti antinucleari, la composizione del plutonio uscente da questi reattori â, ovvero lâisotopo fissile Pu239 quello potenzialmente adatto per fabbricare un ordigno, causa assorbimento di neutroni vaganti (detto âavvelenamento neutronico) durante la fissione e tempo di permanenza nel reattore stesso, si trasforma in plutonio Pu240 cosĂŹ detto âimpuroâ ed inutilizzabile per usi militari. Tanto per capirsi, per costruire una bomba è necessario che questâ âimpuritĂ â sia molto contenuta e che il burn up (quantitĂ di energia estratta per unitĂ di massa del combustibile) sia mantenuto non oltre i 1000MWd/tonnellata; nei reattori commerciali (tipologia PWR o BWR) il burnup va oltre i 45.000MWd/tonnellata cosĂŹ da avere un plutonio talmente impuro ed inadatto per la fabbricazione di ordigni(detto âweapons gradeâ) . Se si vuole ottenere materiale per usi militari si deve ricorrere allora ad appositi reattori studiati apposta per questo scopo (tipo i reattori RBMK come Chernobyl concepiti e costruiti solo nei paese ex URSS) che mantengano il burnup basso e che permettano lo scarico del combustibile senza spegnere il reattore; nei normali reattori commerciali PWR e BWR il reattore devâessere spento per lo scarico del combustibile. Tuttavia, ed è qui che la propaganda antinucleare da notizie malevolmente false, il plutonio inadatto, âimpuroâ scaricato dal reattore commerciale ha comunque qualche possibilitĂ di detonare; occorrerebbe però unâenorme quantitĂ di materiale ed un libero accesso alle scorte dellâimpianto, cosa estremamente improbabile visti i rischi mortali nellâavvicinarsi a determinati settori delle centrali senza autorizzazione e soprattutto senza adeguate protezioni e/o schermature in uso al personale (se fosse possibile o comunque facile avremmo trovato il modo di sbarazzarci velocemente dei terroristi) Inoltre questâoperazione non sarebbe alla portata di un gruppo terroristico perchĂŠ necessita di strutture scientifiche e produttive che solo unâintera nazione può riuscire ad allestire e mantenere ma che sarebbero comunque difficile da occultare alle autoritĂ ovvero allâIAEA (vedi le centrifughe a catena del caso Iran)
Va comunque detto che, se si tentasse di fare una bomba con strutture non militari, sarebbe folle per un paese spendere un sacco di soldi, tentare di reclutare tecnici specializzati, rischiare conseguenze per la propria sicurezza e sanzioni diplomatiche per costruire un ordigno di scarsa potenza e di non certa funzionalitĂ . Concludendo, tutta âsto sfoggio di dati solo nel tentativo (speriamo non vano) di fare un poâ dâinformazione corretta (per eventuali riscontri tecnici/scientifici si può anche consultare il sito della World Nuclear Association oppure quello dellâIAEA)
30 Giugno 2019 alle 07:18
ma nessuno ricorda, in particolare in questo periodo del 2019 di “infrazione! e critica situazione economica dell’Economia Italiana che soltanto facendo i conti con il pallottoliere delle somme che l’Italia avrebbe risparmiato importazioni di petrolio e gas metano negli ultimi 50 anni dal noto Referendum stravolto nella interpretazione dai “Petroldollari”, avremmo non Deficit, ma addirittura attivo nei conti pubblici , Bilancia dei Pagamenti e Spread a Zero! E questo anche soltanto con l’energia elettrica autonoma prodotta dalle 4 centrali esistenti, Trino Vercellese e le altre in avanzato progetto in luogo di quella ottenuta importando i prodotti petroliferi.