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Corte Costituzionale - bocciate le leggi regionali anti-nucleare di Puglia, Basilicata e Campania

13 Novembre 2010 di Amministratore

Un’ Ansa di oggi pomeriggio 13 novembre ha comunicato la notizia che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le leggi regionali emanate da Puglia, Basilicata e Campania con le quali avevano vietato l’ installazione (sul loro territorio regionale) di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi.

Le motivazioni verranno depositate soltanto nei prossimi giorni, ma più in dettaglio già si sa che le leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania sono state bocciate perché:
- l’ installazione di impianti di produzione di energia nucleare rientra nella competenza esclusiva dello Stato in materia di sicurezza (vedasi Costituzione art. 117, secondo comma, lettere d e h)
- lo stoccaggio ed il deposito dimateriali e rifiuti radioattivi rientra nella competenza esclusiva dello Stato in materia di sicurezza di tutela dell’ambiente (vedasi Costituzione art. 117, secondo comma, lettera s).



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  • 1 Commento a “ Corte Costituzionale - bocciate le leggi regionali anti-nucleare di Puglia, Basilicata e Campania”

    1. Cher scrive:

      Riporto questo piacevole articolo che sintetizza un realtĂ :

      l’Occidentale Puglia
      Vendola contro la Costituzione, l’Alta Corte boccia le sue leggi

      di Tommaso Francavilla 29 Novembre 2010

      Stanno cadendo una dopo l’altra, sotto la mannaia pur notoriamente non ostile alla sinistra della Corte Costituzionale, le “leggi spot” sulle quali Vendola ha giocato e vinto, non soltanto per merito suo, le elezioni.

      Dopo il nucleare e l’acqua, le assunzioni in Sanità.
      Eppure i principi richiamati dalla Suprema Corte sono assolutamente elementari anche per il meno quotato dei cultori del diritto, a dimostrazione che siamo di fronte o ad una fragorosa incompetenza, del tutto incompatibile con i generosissimi compensi erogati ai nostri super-dirigenti che andrebbero pertanto immediatamente rimossi con annesso addebito dei danni, o ad una concezione della Regione Puglia come una sorta di repubblichetta rossa autonoma, auto-abilitatatasi perfino a dotarsi di una Costituzione su misura, in funzione in realtĂ  di uno straripante culto della personalitĂ  di un auto-referenziale demiurgo, giĂ  peraltro in fuga da una Regione alla quale rischia di dover dare, prima o poi, troppe imbarazzanti spiegazioni.
      NĂ© si tratta dei soli strafalcioni giuridici dell’era vendoliana. Si vedano le leggi tardo-comuniste contro la libertĂ  d’impresa e di lavoro dell’ex-assessore Barbieri, anch’esse rivelatesi incostituzionali; quella sulle diossine, modificata alla chetichella dopo l’effetto-annunzio perchĂ© destinata alla stessa fine, nonchĂ© inapplicabile; quelle sulle cosiddette “internalizzazioni”, in violazione del principio costituzionale dei pubblici concorsi per le pubbliche assunzioni, mentre non è stata ancora ritirata quella sulla “pubblicizzazione” di un’acqua giĂ  pacificamente pubblica, a sua volta in contraddizione non soltanto con le leggi nazionali, ma anche con ineludibili direttive comunitarie che quelle leggi altro non fanno che recepire, mentre le promesse gratuitĂ  cozzano con i conti in profondo rosso dell’ente e di una Regione che da mesi non è piĂą in grado di pagare nessuno.
      Certamente utilissime per una campagna demagogica queste “leggi spot”, ma del tutto improduttive di reali effetti sugli stessi interessi che fingono di tutelare.
      Impedire, per esempio, il nucleare sul territorio pugliese non significa garantire le nostre popolazioni da incidenti che dovessero realizzarsi in una centrale vicina, così come l’Italia intera non è certamente al sicuro rispetto alle centrali d’Oltralpe.

      Con il trasferimento da cooperative a società pubbliche i lavoratori, per le normative vigenti su tali appalti, non guadagnano né salario né sicurezza del posto di lavoro, ma passano soltanto alle dipendenze dirette della politica. Con la trasformazione della natura giuridica dell’AQP non si migliorano i servizi idrici, ma se ne stabilizza –ancora- l’uso politico.

      In fondo a tutto questo ci sono soltanto nuovi sperperi, clientele e disservizi, inseguendo un’ideologia fallita che nel fondamentalismo pseudo-ambientalista ha anche individuato l’ultimo pretesto della sua guerra all’economia libera, mentre i veri problemi della Puglia, dai conti al lavoro alla Sanità, continuano a marcire.
      E se il Centro-destra pugliese si decidesse a sfidare un’apparente impopolarità a favore della verità, avrebbe alla lunga soltanto da guadagnare.

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