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Conti (Enel) - manca solo una decisione politica per il ritorno al nucleare

8 Dicembre 2007 di Amministratore

Su “Milano finanza” del 6 dicembre c’è un articolo di Angela Zoppo in merito alle recenti dichiarazioni rilasciate da Fulvio Conti (a.d. Enel) in audizione alla Commissione per le attività produttive della della Camera.

Fulvio Conti ha dichiarato che l’ Enel avrebbe il know-how necessario per avviare in Italia la produzione di energia elettrica da fonte nucleare e che quel che manca in Italia è solo una decisione politica.

Unico “difetto” evidenziato dall’ Enel sarebbero i tempi per la costruzione di una centrale: circa 7-8 anni.
I costi invece per la costruzione di una centrale dovrebbero abbassarsi grazie alla diffusione di nuove tecnologie: circa 2 miliardi di euro.



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  • 13 Commenti a “ Conti (Enel) - manca solo una decisione politica per il ritorno al nucleare”

    1. Ing. Vincenzo Romanello scrive:

      No, se si fa seriamente basta molto meno (3, massimo 5 anni). Naturamente bisogna ‘comportarsi’ da nazione moderna, e non ‘terzomondista’, altrimenti è meglio lasciar perdere.
      E comunque se anche fosse vero che ci vogliono tanti anni sarebbe un motivo in più per cominciare subito (la legge sicuramente non lo vieta, il famoso referendum sul nucleare oramai per lo più è carta straccia, basterebbe trovare un sindaco favorevole)!

    2. raimondo barbera scrive:

      Salve
      lasciando la parte questioni rilevanti più (reperibilità della risorsa a costi costanti per 50 anni) o meno (come trattiamo le scorie).
      C’è una cosa che Conti dovrebbe spiegare con le cifre (ma in relatà non può farlo senza artifici contabili).
      Se il Kwh prodotto da una centrale nucleare è economicamente conveniente per l’ENEL qual’è il motivo per cui l’ENEL vuole che lo Stato le dia il capitale per costruire nuove centrali nucleari o ammodernare quelle esistenti? In realtà l’investimento DAL PUNTO DI VISTA FINANZIARIO è troppo rischioso e i tempi di rientro sono troppo lunghi.
      Riguardo al sindaco favorevole … se tutti i favorevoli al nucleare d’Italia trasferissero la loro residenza nello stesso comune ci sarbbero comunque le autorità regionali o nazionali di parere contrario.
      A proposito dell’economicità del Kwh da fonte nucleare invito alla lettura del seguente articolo:coiantecostonucleare.pdf
      Per finire in un’ottica di medio-luingo periodo il costo di produzione del KWh da fonti rinnovabili tende a calare in relazione ai miglioramenti tecnici quello da fonti non rinnovabili NO perchè i tendono ad esaurirsi perciò diventano sempre più costosi.

    3. Alessandro scrive:

      Credo che quello che Conti semplicemente voglia chiedere al governo non è più soldi, visto che il mercato energetico in Italia è liberalizzato, ma semplicemente che oggi non ha senso imperdire ad imprese private propri investimenti in nuove centrali nucleari
      Riguardo il doc che hai segnalato, sarebbe più credibile un testo non redatto da un iscritto ad una nota associazione ambientalista dichiaratamente anti-nuclearista, a maggior ragione se questo contiene valanghe di errori : costruire un impianto nucleare oggi costa quasi la metà di quanto è scritto (2000 euro per kW), in Usa la produzione di nucleare NON è affatto diminuita negli ultimi anni, anzi è più triplicata nel periodo 1980-2005, oggi ci sono in Usa più di 25 richieste di costruzione di nuove centrali nucleare

      Ma alla fine , la vera domanda che ogni persona di buon senso si fa è : perchè vietare ad una impresa privata di fare investimenti con proprie risorse in impianti nucleari (che nel caso dell’ Enel stanno già facendo all’estero) ?

      Un ‘ ultimo commento:
      “Per finire in un’ottica di medio-luingo periodo il costo di produzione del KWh da fonti rinnovabili tende a calare in relazione ai miglioramenti tecnici quello da fonti non rinnovabili NO perchè i tendono ad esaurirsi perciò diventano sempre più costosi.”

      Anche il kWh nucleare che dipende solo per pochi % dal prezzo del combustibile, si è fortemente ridotto negli ultimi anni in funzione dell’aumento dei fattori di disponibilità degli impianti, come successo per molte fonti rinnovabili (che rimangono cmq ancora molto costose, a parte pochi casi noti), non tutte perchè ad es. il fotovoltaico solare alcuni problemi per il reperimento del silicio li ha avuti

    4. Aioo scrive:

      Alessandro scrive:
      Ma alla fine , la vera domanda che ogni persona di buon senso si fa è : perchè vietare ad una impresa privata di fare investimenti con proprie risorse in impianti nucleari (che nel caso dell’ Enel stanno già facendo all’estero) ?

      Perchè c’è stato un referendum che non è carta straccia..

      Le fonti rinnovabili sono l’unica alternativa.. le scorie dove le mettiamo?? Le mandiamo ai paesi del terzo mondo?? O in puglia come qualcuno a proposto??
      E le generazioni future dove le manderanno sulla luna??

      Basta con gli inceneritori che inquinano con nanoparticelle e sono in defic energetico(consumano più energia per bruciare di quanta ne fanno) e stanno in piedi solo per i finanziamenti statali con la scusa che la monnezza
      e gli inceneritori sono fonti rinnovabili!!

      Una cosa mi chiedo, che fine ha fatto la fusione fredda?? Alcuni ancora ne parlano e fanno esperimenti in Italia, Giappone, USA ma lo stato non li finanzia più(cercatevi un video su google di rai news 24 sulla fusione fredda per capire)..

      Il signor Carlo Rubbia, ex direttore del CERN, premio nobel per la fisica ha detto che ricoprendo il deserto del Sahara di celle fotovoltaiche si avrebbe energia pulita per 1000 volte di più di ora!! Non credo dica stupidaggini lui…

      Chissà come mai non ci dicono come stanno veramente le cose..
      Gente aprite gli occhi…

    5. Pietruccio scrive:

      Non serve ricoprire il deserto del Sahara di pannelli per coprire il fabbisogno di energia dell’umanità: se ti fai due conticini facili facili vedrai che basta una superficie netta più o meno grande come la Francia (lorda un po’ di più: diciamo il doppio perchè devi pur passare fra i pannelli per fare manutenzione). Qualche dato per partire coi calcoli: fabbisogno mondiale 10000Mtep/anno pari a 116 milioni di GWh, irraggiamento medio nel Sahara 275 W/m^2, rendimento dei pannelli 10% circa, e viene fuori una superficie di 475000 km^2.

      Sempre se continui coi conticini però ti accorgi che, ammesso che ci sia abbastanza acciaio, cemento, alluminio, silicio, vernice e quant’altro, coi ritmi di produzione “normali” ti servirebbero decine di migliaia di anni per produrre pannelli per una superficie così, sempre che nel frattempo il Sahara resti uguale e che una superficie del genere non modifichi completamente il clima della terra, che non avvengano nel frattempo tempeste o terremoti o quant’altro che distrugga o ricopra quello che hai fatto, che non ci siano guerre per appropriarsi dell’unica fonte mondiale di energia, ecc… poi, fra diciamo ventimila anni (se guardi i conticini che avevo fatto io venivano fuori 47500 anni ma ai ritmi di produzione attuali), quando hai finito devi risolvere il problema di come gestire le manutenzioni, perchè avrai bisogno di milioni di persone che girano tutte lì, nel deserto, che mangiano e bevono e si spostano su una superficie come la Francia ecc… dovrai risolvere il problema dell’intermittenza della fonte perchè avrai tanta energia di giorno e niente di notte, e dove l’accumuli? In idrogeno? Beh! allora ne devi produrre almeno tre volte tanta per via delle perdite e dei rendimenti dei motori che lo usano ecc…

      Come vedi non sono numeri compatibili col buon senso: il giudizio su Rubbia lo lascio a te.

      Sulla fusione fredda mi spiace deluderti ma al momento non c’è niente di scientifico. Ricordo solo che scientifico vuol dire “sperimentale” cioè esperimenti che devono essere “ripetibili” e quindi devono essere sottoposti alla comunità scientifica e ciascun laboratorio della terra deve poterli ripetere e devono dare sempre lo stesso risultato. E su questo, sugli esperimenti, si costruiscono le teorie che, prevedendo il comportamento della materia, consentono di progettare macchine, impianti ecc… Ciò che non segue questi criteri non è scienza, è “magia” e non serve a niente se non ad arricchire qualche furbastro. Come dicono a Napoli, nasce un pollo al giorno, e noi lo polliamo.

      Purtroppo anche sul significato di “scienza” c’è molta confusione ed è sicuro che la maggioranza della popolazione ed in particolare qui in Italia, dato il bassissimo livello culturale, non ha la più pallida idea di cosa si tratti: probabilmente pensano che scienza voglia dire “computer†o “telefonini†o qualcosa del genere. Basta vedere quello che è successo col caso Di Bella per capire quanto siamo indietro.

    6. Aioo scrive:

      non volevo sicuramente proporre di coprire il deserto pannelli solari..
      era solo un esempio pratico..

      se ognuno se li mettesse sul tetto sarebbe un ottima cosa, accompagnandoli ad esempio a pompe di calore..

      per quanto dici sul discorso della scienza so benissimo cosa è :) sono ingegnere..

      la fusione fredda lo sò benissimo che non c’è nulla di definitivo ma credo possa essere il futuro se si riesce a studiare bene il fenomeno e soprattutto se lo si finanzia con qualche milione di euro invece di darli per altre cose molto più stupide… se non si fa ricerca si resta legati sempre al petrolio e company…

    7. raimondo barbera scrive:

      A proposito di fusione fredda, o meglio
      TRASMUTAZIONI NUCLEARI con produzione di energia in OVERUNITY,
      c’è un lavoro di scienziati italiani con prove ripetute:
      http://www.ioriocirillo.com
      CERN o ENEA dovrebbero spenderci qualcosina per approfondire la ricerca e individuarne gli sviluppi su scala industriale.
      Se dopo la lettura ne rimarrete favorevolmente convinti potrete firmare una petizione on line per sostenere questo filone di ricerca.
      A voi l’approfondimento e buona giornata.

    8. domenico scrive:

      E ora di smetterla di osannare i PFV, di rivangare un referendum che non aboliva affatto le Centrali nuclearei, al massimo prevedeva una moratoria ora scaduta. Ai tempi la gente andò a votare sull’onda dell’emotività ingigantita dai media , ricordo che ne decevano di ogni, passavano da rogthen, rem, millirem ,bequerel , curie ecc come se si trattasse del punteggio di una partita di pallone, certo bisognava anche mettersi nei panni del povero giornalista che con una cultura umanistica doveva trattare e spigare, a gente ancor meno informata di lui, di problemi squisitamente tecnici.

      la centrale “CCCR” era un “catorcio” e per giunta weapon grade, e stavano compiendo un maldestro esperimento, sembra, e poi fu gestita malissimo l’emergenza si seppe , di qua dalla cortina, solo dopo molti giorni.

      e in definitiva è stato un solo incidente in più di 50 anni direi che acettabile , pare non habbia fatto più di 100 vittime . Se avesse havuto un contenimento , come le centrali occidentali , e non fosse stata moderata a grafite, e aggiungerei non ci avessero tirato il collo, penso che il danno più grave di chernobil sia stata la conseguente paura generata con la relativa movimentazione antinucleare che ci ha privato , almeno in Italia, di questa importante, ecologica pulita e molto sicura fonte energetica e aggiungerei economica , è giunto il mpmento di svincolarsi il più possibile dalla fonte petrolifera che ha già combinato troppi disatri, e morti , pensiamo solo alle guerre?

      Distintamente

    9. Alessandro scrive:

      ” Perchè c’è stato un referendum che non è carta straccia..”

      I referendum furono votati 20 anni fa (la mia generazione non l’ha votato, per es.) e non prevedeva affatto il divieto di usare l’energia nucleare, semplicemente abrogava (e secondo me giustamente, qui sono in disaccordo con molti filo-nuclearisti) i sussidi verso le attività nucleari dell’Enel, allora monopolista dell’elettrictÃ
      Faccio peraltro notare che tanti altri referendum votati sono rimasti disattesi (finanziamento pubblico, privatizzazione rai, abrogazione min agricoltura,ecc.)

      Inoltre l’alternativa nucleare vs rinnovabili o combustibili fossili è fasulla, perchè ANCHE con i combustibili fossili e persino con i panneli fv solari (cadmio, piombo ed arsenico sono usati per lavorare il silicio) si producono elementi tossici come cadmio, mercurio, piombo ed arsenico la cui pericolosità è eterna, non decade affatto nel tempo; invece per semplici motivi la gestione delle scorie è abbastanza agevole
      Infatti, premesso che sono perfettamente favorevole allo sviluppo delle fonti alternative/rinnovabili (anche la fusione fredda) e del risparmio energetico (sopratutto quest’ultimo, per le enorme potenzialità che ha), bisogna capire alcune semplici cose del problema delle scorie. Primo, i volumi in gioco sono davvero minimi, ovvero se tutta l’energia primaria in Italia (ovvero energia elettrica + trasporto + riscaldamento) fosse affidata al nucleare si produrrebbero appena qualche centinaio di tonnellate di combustibile radioattivo all’anno, contro le milioni di tonnellate di scorie tossiche chimiche (come cadmio, arsenico, amianto, la cui tossicità e pericolosità rimane tale e quale per sempre); secondo, di questo combustibile radioattivo, solo l’ 1% richiede tempi geologici (ovvero decine o centinaia di migliaia di anni) di stoccaggio in sicurezza, ma complessivamente la radioattività totale delle scorie dopo appena qualche secolo si riduce a livelli simili a quelli presenti in natura; in più, ed è questo a mio parere il punto più importante, questo 1% di elementi a lunga vita (in pratica il plutonio e i transuranici) può essere riciclato ed eliminato in reattori adatti allo scopo realizzando un enorme recupero energetico: finora abbiamo sempre considerato le scorie radioattive un “rifiuto”, ma in realta’ un riciclo “spinto” delle scorie, poniamo, prodotte da 100 impianti nucleari permette a sua volta di alimentare da 30 a piu’ di 50 impianti della stessa potenza e in piu’ i prodotti di fissione risultanti hanno al max anni o decenni di tempo di dimezzamento,non decine o centinaia di migliaia di anni, come oggi avviene. Inoltre, nessun tipo di radiazione conosciuta riuscirebbe mai a superare appena alcuni metri di calcestruzzo; faccio peraltro presente che una grossa centrale a carbone, anche di moderna concezione, emette annualmente milioni di tonn di CO2 ed inquinanti atmosferici vari, tra cui centinaia di kg di metalli pesanti come arsenico, mercurio, piombo e cadmio sempre persenti nel carbone; è quindi chiaro che il carbone ha elevati costi ecologici “nascosti” non compresi nel costo del suo kWh elettrico, a differenza di quanto accade con le scorie radioattive per il nucleare

      Per ultimo vorrei sottolineare il fatto che anche senza nucleare in Italia si producono cmq 500 tonn/anno di rifiuti radioattivi in settori come la ricerca, l’industria e persino nella sanità, di cui chiaramente in qualche modo ci dobbiamo occupare
      Infine, è importante notare che di combustibili nucleari, sviluppati nella loro totalità (cioè uranio + torio, altro combustibile nucleare + riciclo delle scorie), abbiamo più di 1 milione di anni agli attuali totali consumi elettrici mondiali e che se avessimo una buona miscela di rinnovabili e nucleare nella produzione di elettricità potremmo estenderne l’ uso al trasporto privato in veicoli elettrici o ibridi e al riscaldamento con pompe di calore elettriche ad alta efficienza, mentre oggi solo un terzo dell’energia consumata è per la produzione di energia elettrica

    10. Pietruccio scrive:

      x Aioo e Raimondo

      Certo la fusione fredda non mi sta antipatica! Sono nuclearista a 360 gradi (e me ne compiacio). Sono tutte ricerche interessanti e sicuramente lo è anche quella di Iorio e Cirillo. Oltre ai famosi Fleishmann e Pons e ai giapponesi che dicono di essere riusciti a mantenere in piedi quella reazione a piacere, per un tempo indefinito, io ricorderei anche quella italiana, col raffreddamento rapido di deuterio in una matrice metallica nonché la cosiddetta sonofusione dove si dimostra che degli ultrasuoni in acetone deuterato producono una cavitazione con relativo collasso delle microbolle che può portare, in base alla simulazione numerica, a raggiungere i 10 milioni di Kelvin, temperatura confrontabile con quella dell’interno del Sole, e innescare così reazioni di fusione di cui, in alcuni esperimenti, sembra di scorgerne gli effetti (dimostrarli è un’altra cosa).

      Si stanno scoprendo anche tanti altri fenomeni “strani”, come l’entanglement (fenomeno citato all’inizio del secolo scorso in una dimostrazione per assurdo niente popò di meno che da Einstein per demolire la fisica quantistica che, se vera, avrebbe consentito il verificarsi dell’entaglement: della serie anche i grandi sbagliano) o il fatto che, a quanto pare (la scoperta è di questi giorni), i fotoni non ubbidiscono all’operazione di somma (sottraendone uno da un campo il numero totale può addirittura aumentare), ecc…

      La ricerca oggi ci dice, in definitiva, che siamo ancora molto lontani dal comprendere veramente le leggi della natura: ci siamo solo affacciati ed è impossibile immaginare o prevedere cosa ci aspetta o cosa scopriremo (magari col tempo verrà fuori soltanto che per l’umanità è impossibile indagare il disegno di Dio oltre un certo limite).

      A questo punto, parlando di energia, si aprono due problemi: la ricerca e la comunicazione.

      Per quanto riguarda la ricerca e i suoi finanziamenti in Italia credo che il problema sia politico, anzi sociologico, legato alla composizione della nostra società. L’Italia è fatta in maggioranza da persone legate in qualche modo al mondo del commercio come mostrano i risultati di certi referendum dove l’interesse del cittadino era messo in contrasto con quello di chi opera in quel settore. E sono pochi, o contano poco, quei cittadini che sono legati al mondo della produzione dove, più che presenza e scaltrezza, servono buona volontà e intelligenza. Per altro il livello di istruzione, e ancor più quello culturale, è decisamente basso se paragonato al ruolo che abbiamo in Europa e nel mondo. Un politico che puntasse su forti investimenti nella ricerca (e aimè il ragionamento vale anche per la scuola) perderebbe il consenso. Non è certo colpa del nucleare da fissione se in Italia non si fa ricerca, anzi, un rilancio di questo settore, secondo me, avrebbe un effetto di trascinamento anche sugli altri, un po’ perchè migliorerebbe sensibilmente la bilancia dei pagamenti con l’estero e un po’ perchè se si potesse mostrare concretamente che il lavoro tecnico di alto livello si traduce in energia a basso prezzo, e quindi in vantaggi per tutti, la popolazione (quella che conta) sarebbe sicuramente meno maldisposta nei confronti di questo tipo di attività in generale (parlo di scuola, cultura, ricerca).

      Riguardo alla comunicazione il problema è grave e palpabile e anche i molti post di antinuclearisti che intervengono su questo sito lo dimostra. Tutte le persone del mondo, quando parlano, mantengono, infatti, una certa prudenza sulle cose che conoscono poco: è normale. Sull’energia no! Sull’energia si sentono (ma si sentono veramente, in totale buona fede) tutti degli esperti, anche chi non sa cos’è l’energia (e che magari, per strada, mi dice minacciosa: “ma non sarai mica favorevole all’energia nucleare?â€).

      Visto che ho palato di entanglement mi spiego con un esempio. Quel fenomeno, secondo alcuni scienziati, aprirebbe la strada al teletrasporto che sarebbe oltretutto istantaneo a qualsiasi distanza (il limite della velocità della luce è superato secondo questa teoria), però a nessuno verrebbe in mente di eliminare oggi tutti i camion (che oltretutto, proprio in questi giorni fanno i prepotenti) perchè tanto c’è qualcuno che fa ricerca nel campo del teletrasporto. Un ragionamento del genere sarebbe del tutto privo di senso e di serietà.

      Col nucleare no! Col nucleare è considerato da tutti normale dire “non facciamo le centrali a fissione oggi, tanto c’è chi fa ricerca sulla fusione, o c’è chi fa ricerca sulle alternative o…”!

      Allora la domanda è: perchè persone di tutti i tipi e anche di cultura elevata, che non farebbero mai affermazioni azzardate, quando si parla di energia si sentono sicuri, affossano di qua e premiano di là senza uno straccio di cultura specifica in mano?

      La risposta mi sembra più che semplice: gli interessi in gioco sono enormi e i media hanno fatto il loro lavoro, addormentando selettivamente la coscienza delle persone quando si parla di certe cose (non solo di energia, pensateci bene, anche di altro!). Si chiamano preconcetti (come il razzismo) ed è ciò che nella storia ha prodotto i maggiori disastri e le maggiori sofferenze all’umanità.

    11. Aioo scrive:

      Sono daccordo con te Pietruccio, probabilmente il nucleare per ora è la soluzione migliore dato che è già conosciuta come tecnologia però facendo nucleare non si deve tralasciare la ricerca verso queste nuove ‘fonti’ anzi aumentarla visto che potrebbero portare a non avere emissioni di CO2 o scorie.
      Per qunato riguarda i media altresì daccordo.

    12. raimondo barbera scrive:

      domandina:
      CHI PAGA?
      Nel caso sosteniate che lo Stato deve finanziare in qualche modo (anche attraverso sgravi fiscali) alla costruzione o al ripristino di centrali nucleari in Italia, IO sono totalmente contrario.
      Soprattutto sono contrario al fatto che lo Stato debba pagare i costi per lo stoccaggio delle scorie industriali.

      La spesa complessiva per una centrale in Italia deve prevedere le seguenti voci
      1-costruzione o riammodernamento
      2- impianto di stoccaggio delle scorie
      3- smantellamento della centrale
      4 - costo della materia prima a valore variabile lungo il ciclo di vita della centrale

      Questi costi devono essere chiaramente e completamente a carico dell’azienda privata OPPURE torniamo tranquillamente alla nazionalizzazione di TUTTI gli impianti per la produzione dell’energia.
      Suggerisco, per fare una cosa costruttiva, la pubblicazione di una pagina all’interno del sito con un’abbozzo i business plan che contenga le cifre dei costi delle voci sopra citate.
      Sono sicuro che quando un documento del genere venisse prodotto, diverrebbe evidente a tutti l’antieconomicità della scelta nucleare e che con già con la tecnologia attuale fonti rinnovabili danno risultati economici migliori.
      Se volete parliamo anche di aspetti quali il numero di posti di lavoro legati a uno o all’atro settore. Oppure se sia preferibile la produzione centralizzata o distribuita.
      Cordialemente
      R.B.

    13. daniele scrive:

      Lasciamo stare le cretinate che dice un vecchi bacucco al quale tra pochi mesi scadrà il mandato di amministratore delegato dell’Enel.

      Quello che sta facendo è di tirare a lucido i suppellettili di casa per far vedere al padrone che è stato un buon governante. Magari li rinnova il contratto oppure lo manda a governare una delle tante case che possiede.

      Vi faccio una domanda. Dal 2003 ad oggi che cosa ha fatto in campo nucleare Enel per poter dire, oggi, che è pronta a far ripartire (tecnicamente) il nucleare in Italia?

      Sarò breve. Nel 1987 l’Italia uscì dal nucleare ed Enel mise in stand-by le sue 4 centrali nucleari e l’ufficio tecnico che sino ad allora aveva condotto quelle centrali, la ENEL-SGN, diventò la guardia giurata a controllare quei pachidermi dormienti. Siccome le operazioni da fare erano le stesse eseguiva correttamente il suo compito.

      ENEL-SGN cioè il nucleare in Italia. Negli anni ‘60 e ‘70 l’ufficio più innovativo ed importante di ENEL che era il fulcro dell’industria nucleare italiana. Se ENEL era l’industriale, ENEA era lo scienziato.

      Nel 1999 la determinazione europea di realizzare un mercato energetico liberalizzato (fine dei monopoli energetici pubblici) fece si che il governo facesse dismettere ad Enel le attività di:
      - distribuzione di energia elettrica e la vendita ai clienti vincolati;
      - la vendita ai clienti idonei;
      - l’esercizio dei diritti di proprieta’ della rete di trasmissione comprensiva delle linee di trasporto e delle stazioni di trasformazione dell’energia elettrica e le connesse attivita’ di manutenzione e sviluppo

      Questo per creare le basi del libero mercato energetico. Nasce cosi il Gestore della Rete Nazionale (GRTN), l’Acquirente Unico (AU) per la vendita al mercato vincolato (l’utenza domestica). Nasce la Borsa Elettrica. Inizia la su attività (1995) l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), ente indipendente che fisserà i prezzi e controllerà il mercato.

      L’ENEL va in borsa (siamo alle privatizzazioni per recuperar soldi per poter entrare in Europa con un debito pubblico accettabile).
      L’ENEL deve eliminare i rami secchi. A già dispesso le attività che non rappresentano il suo nuovo core bussiness. Ma ha ancora un’attività che peserà sui bilanci di azienda privata. Il mantenimento in sicurezza delle vecchie centrali nucleari che costa dai 300 ai 400 miliardi l’anno. Ormai con il nucleare a chiuso. Cosa avrebbe detto colui che doveva comperare azioni Enel se nel progetto di sviluppo industriale da consegnare alla Consob ci fosse scritto che ogni anno servivano 300 miliardi per gestire una situazione che non porta nessun guadagno? Era l’ENEL non la EDF francese che ha la sua forza proprio sul nucleare. Il governo decise quindi di tagliare quel ramo.
      Con lo stesso decreto che liberalizzava il mercato elettrico esternalizzo anche l’ufficio ENEL-SGN che prendendo il nome di SOGIN se prima doveva condurre gli impianti adesso li doveva smantellare. Ma quando non lo decisero e la SOGIN continuò a tenere in sicurezza quelle centrali come faceva quando era l’ufficio ENEL-SGN. Adesso però quel costo era sulle spalle dell’utente elettrico, delle famiglie italiane che con gli “oneri del sistema” si ritrovavano una maggiorazione sulla bolletta per realizzare i 300 miliardi (150 milioni di euro) che servivano a mandare avantiu la SOGIN nel suo lavoro.

      - Lo smaltimento delle centrali elettronucleari dismesse, la chiusura del ciclo del combustibile e le attivita’ connesse e conseguenti, anche in consorzio con altri enti pubblici o societa’ che, se a presenza pubblica, possono anche acquisirne la titolarita’.-
      Questa la descrizione del lavoro che doveva eseguire la Sogin. Era come dire ad un buon guidatore di smontare pezzo pezzo la macchina che guidava. Magari riusciva a smonare gli sportelli, i vetri e altri strumenti secondari. Ma poi arrivato al motore doveva guardare i manuali di quel modello e provare a smontarlo senza averlo mai fatto. Un motore piuttosto vecchio.
      Se devo smontare una macchina vado da un meccanico provetto, non da un pilota, anche se è il migliore.
      Ma per lo stato ed Enel Sogin lo doveva fare lo stesso. Sappiamo benissimo cosa non ha fatto SOGIN dal 1999 al 2007 pur facendoci spendere quasi 500 milioni di euro.
      Una scusa. Solo una scusa per tagliare un ramo secco.
      Nel 1999 PER L’ENEL IL NUCLEARE ERA DA NON PRENDERE NEMMENO IN CONSIDERAZIONE

      La verità è che l’ENEL (e il governo) si sono fatti una verginità scordandosi apposta dell’immondizia radioattiva asciata sul territorio. DAL 1987 AL 1999 LA SPAZZATURA E’ RIMASTA NEL CASSONETTO MALEODORANTE.
      Se ha fatto finta di pensarci è stato perché serviva una scusa per dismettere e rottamare il suo reparto tecnico nucleare, ormai un ramo secco oneroso.

      Oggi, 2007, 8 anni dopo, l’AD di Enel (ma chi lo dice è poco importante essendo il governante e non il padrone) parla di un’azienda pronta a far ripartire il nucleare in Italia.

      Se 8, solo 8 annifa, per ENEL il nucleare era merda, adesso, dopo soli 8 anni, il nucleare è ORO, il vero bussiness per l’azienda. Che fa incetta di centrali (vecchie) pagandole a caro prezzo e, unica azienda europea, si getta a capofitto nella realizzazione del nuovo nucleare, il reattore EPR, sborsando centinaia di milioni di euro per aiutare la Francia che, per necessità di raggiunta vecchiaia dei suoi impianti, deve forzatamente costruirne di nuovi.

      Nessun accordo con Germania, Spagna, Belgio, Svezia, Svizzera, Inghilterra… dimentico qualcuno? Solo l’Italia crede in questo progetto. Perché? Perché ci insegneranno a costruire gli EPR! Perché le altre nazioni non sono interessate?
      Per intenderci: la Finlandia fa da se!

      E allora si riparte. Ma per ripartire servono ingegneri. Ed ecco le assunzioni di 60 giovani laureati per costruire un reparto nucleare che, per adesso, gestisca il nucleare acquistato all’estero.

      Ma un’ufficio c’era già. E’ la SOGIN che sa condurre gli impianti non smontarli.
      Chi meglio di chi ha fatto il nucleare in Italia può essere la base formativa per costituire un nuovo ufficio nucleare? Anche se la SOGIN del generale Jean ha pensionato i tecnici e gli ingegneri e assunto laureati in scienze politiche per lavori impiegatizi, ci sono ancora figure professionali.

      INVECE SI RIPARTE DA ZERO. CON COSTI MAGGIORI. COME SE QUELLO FATTO PRIMA NON ESISTESSE.

      Si pensa di ripartire con il nucleare e non ci si preoccupa di pulire dal sudicio fatto con la prima esperienza? Ci si arroga il diritto di dire che siamo pronti per ripartire facendo finta di non vedere cosa abbiamo fatto prima?

      Aprite gli occhi e mandate a fanculo queste persone che parlando sapendo di mentire con il nucleare si sciaquano la bocca.
      Se veramente ci sarà una rinascita nucleare italiana, diffidate delle parole di questi vecchi boardi parrucconi pronti a girare dove vuole il padrone (ora a sinistra, ora a destra).

      Con indignazione
      Daniele

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