L’uranio diviene bene di rifugio
12 Marzo 2007 di enrico73Sul numero odierno del quotidiano La Stampa Luigi Grassia commenta l’impennata del prezzo dell’uranio nel mercato delle materie prime, dovuto essenzialmente all’interesse da parte di fondi internazionali d’investimento.
Il fenomeno, accentuatosi nell’ultimo quadriennio, ha comportato una moltiplicazione per 8 del prezzo del metallo, giunto alla soglia degli 85 dollari per libbra.
A giudizio dell’autore sono almeno quattro i fattori che consentono di spiegare tale innalzamento (o la speculazione economica a seconda dei punti di vista) :
- il fabbisogno dei 442 reattori in funzione nel mondo che consumano 65000 t di uranio all’anno contro una estrazione annua di 42000 t;
- il progressivo esaurimento dell’uranio proveniente sia dallo smantellamento delle testate nucleari in seguito ai trattati di non proliferazione e riciclato come combustibile per i reattori civili commerciali sia da scorte strategiche opportunamente accumulate a mò di espediente per pareggiare domanda e offerta ;
- la costruzione di nuovi impianti (vedi Finlandia) e gli nuovi ordinativi per l’immediato futuro (capofila la Cina con 60 ordini e in prospettiva anche gli Stati Uniti) prefigurano uno scenario di incremento della domanda di combustibile nucleare;
- infine il fattore squisitamente più speculativo in quanto fondi di investimento internazionali, fiutando l’affare, hanno acquistato grandi quantitativi di uranio rivednednoli a prezzi maggiorati.
L’articolo si conclude citando ancora una possibile concausa dell’innalzamento del pezzo dell’uranio : ovvero il suo sempre più diffuso impiego come “zavorra” mobile per equilibrare gli aeroplani, in virtù della sua elevata densità .
19 Marzo 2007 alle 11:40
E’ forse questo l’articolo?
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