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Joint-venture Enel e Edf per lo sviluppo del nucleare in Italia

4 Agosto 2009 di Amministratore

Il 3 agosto è stata comunicata la notizia di una nuova “joint-venture” tra l’ italiana Enel e la francese Edf che opererà nel settore del nucleare civile in Italia: si chiamerà “Sviluppo nucleare italia Srl“.

“Sviluppo Nucleare Italia Srl†avrà il compito di realizzare gli studi di fattibilità per la costruzione in Italia di almeno 4 centrali nucleari con la tecnologia di terza generazione avanzata EPR, come previsto dal “Memorandum of Understanding” firmato da Enel ed EDF il 24 febbraio scorso durante il summit Francia-Italia di Roma.

Enel ed Edf possiederanno il 50% ciascuno della joint venture e la società, una società a responsabilità limitata di diritto italiano, avrà la sua sede a Roma.

Completate le attività di studio e prese le necessarie decisioni di investimento, è prevista la costituzione di società ad hoc per la costruzione, proprietà e messa in esercizio di ciascuna centrale EPR.

In concomitanza con la costituzione della società “Sviluppo Nucleare Italia Srl†sono stati definiti gli impegni delle due parti e le regole di corporate governance della joint venture.
In particolare, la gestione di “Sviluppo Nucleare Italia Srl†sarà affidata ad un consiglio di amministrazione composto da otto membri: quattro espressione di EDF, tra i quali il Presidente ed il Vice Presidente e gli altri quattro designati da Enel, tra i quali sarà individuato l’amministratore delegato.

La costituzione di Sviluppo Nucleare Italia segna un concreto passo in avanti nella realizzazione del progetto nucleare italiano, dopo l’approvazione della Legge Delega del 9 luglio 2009 che ha creato le condizioni per il ritorno del nucleare in Italia.



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  • 70 Commenti a “ Joint-venture Enel e Edf per lo sviluppo del nucleare in Italia”

    1. Giacomo scrive:

      Questa notizia ha scatenato l’uragano in giro per il web.Figuratevi,molti a chiedere delle spiegazioni per il referendum del 1987.
      In merito a questo vi segnalo un bellissimo intervento da parte di Sergio Romano sul corriere della sera:

      http://www.corriere.it/romano/09-03-02/01.spm

    2. Renzo Riva scrive:

      Caro Giacomo,
      repetita iuvant
      come dicevano i nostri progenitori latini.
      Sei dello stesso parere?

      http://www.corriere.it/romano/09-03-02/01.spm

      Lunedi’ 2 Marzo 2009
      REFERENDUM SUL NUCLEARE UNA DECISIONE SCADUTA

      L’accordo Italia-Francia mi sembra fuori legge: nel 1987 sono stati approvati a larghissima maggioranza dagli italiani tre testi sottoposti a referendum popolare. Uno dei tre vieta accordi di co-finanziamento di centrali nucleari all’estero. La conseguenza è stata l’uscita dell’Italia dal reattore Superphoenix, localizzato in Francia ma cofinanziato al 33% anche dall’Italia. Quel testo, approvato nel 1987, è tuttora legge italiana e non può essere violato da un accordo inter-governativo; può eventualmente, essere modificato da un nuovo referendum.
      Michele Boato
      Ecoistituto del Veneto
      micheleboato@tin.it

      Il capo del governo, Silvio Berlusconi, ha sempre dato grande rilevanza al consenso che proviene dalle elezioni democratiche. È infatti alla base di questo consenso che si dichiara nel pieno diritto di modificare anche la Costituzione. Non si spiega quindi la sua affermazione rispetto al referendum sul nucleare il cui esito Berlusconi ha imputato alla solita fazione iper-ecologista. Il referendum popolare mi risulta essere quanto di più democratico e meno fazioso possa esistere in uno stato di diritto. L’affermazione del premier equivarrebbe quindi a dire che lui è stato eletto a causa della solita fazione iper-liberista. Le chiedo inoltre: perché i giornalisti sembrano così restii a mettere la classe politica di fronte alle proprie contraddizioni?
      Alberto Osella
      company@osellapartners.com
      Michele Boato - Alberto Osella

      Cari lettori, Non c’è peggiore dibattito di quello che muove da premesse sbagliate e costruisce su di esse il castello delle sue argomentazioni. Con il referendum del 1987 gli italiani non poterono dire no al nucleare. Non era quella, infatti, la domanda che trovarono sulla loro scheda. I quesiti erano tre. Volevano abrogare la legge che attribuiva al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il potere di determinare le aree dove insediare le centrali elettronucleari, nel caso non lo facessero le Regioni? Volevano abrogare la legge che autorizzava l’Enel a versare contributi a Regioni e Comuni in proporzione all’energia prodotta sul loro territorio con centrali nucleari o a carbone? Volevano abrogare la legge che consentiva all’Enel di “promuovere la costruzione” di impianti elettronucleari “con società o enti stranieri” o anche “assumere partecipazioni che abbiano come oggetto la realizzazione e l’esercizio di impianti elettronucleari” all’estero? Gli elettori dissero sì, a grande maggioranza, e la loro risposta ebbe l’effetto di cancellare quelle norme. Ma il governo avrebbe potuto costruire centrali con altre regole, diverse da quelle abrogate, e avrebbe dovuto, a giudizio di molti osservatori, completare la costruzione degli impianti in corso d’opera. Avevamo investito molto denaro e creato le condizioni per la nascita di imprese che avrebbero dato un notevole contributo al nostro progresso tecnologico. Ma la classe politica preferì cavalcare pigramente e pavidamente le paure di Cernobyl, smantellare il lavoro già fatto, e buttare via spensieratamente, insieme a parecchio denaro, una somma difficilmente quantificabile di esperienze scientifiche. Naturalmente il prezzo di quella sconsiderata decisione venne pagato dai contribuenti soprattutto con le bollette dell’Enel. L’8 novembre 1987 fu il giorno in cui un’alleanza tra la demagogia e la paura mise in ginocchio contemporaneamente l’economia, la scienza e la politica del Paese. Quanto dura la validità legale di un referendum? Per quanto tempo siamo tenuti a rispettarne le conclusioni? Mi sembra di comprendere che giuristi e costituzionalisti hanno su questa materia pareri diversi. Mi limito a osservare che ogni consultazione referendaria riflette le tendenze e le condizioni prevalenti in una precisa circostanza storica. Nel 1987 votammo dopo la caduta del prezzo del petrolio e all’ombra del disastro di Cernobyl. La situazione oggi è alquanto diversa. Conosciamo meglio le potenzialità e i limiti delle energie alternative. Sappiamo quanto sia pericoloso dipendere da fornitori stranieri. Siamo circondati da centrali nucleari, spesso costruite con nuove tecnologie. Importiamo energia nucleare a buon prezzo dai Paesi vicini per una quantità pari al 20% del consumo nazionale. Viviamo in un mondo in cui il nucleare è all’ordine del giorno anche per coloro che, come la Gran Bretagna, se n’erano allontanati (i laburisti hanno recentemente varato un programma per la costruzione di nuove centrali). E infine, come è stato ricordato da un altro lettore (Mauro Lauro) in una lettera molto documentata, l’Enel non è più una industria pubblica. È una società per azioni a cui non possiamo legare le ali impedendole di muoversi sui mercati internazionali con la stessa libertà con cui si muovono i suoi concorrenti. Sino a quando dovremmo continuare a rispettare le ambigue decisioni del 1987? Se gli oppositori del nucleare lo vorranno potranno sempre, in futuro, proporre altri referendum. Ma non possono trincerarsi dietro quello di 22 anni fa.

    3. Pietruccio scrive:

      Per chi allora non c'’era ancora vorrei ricordare un episodio.
      I referendum sul nucleare è vero che passarono con una larga maggioranza (intorno all’80%) ma furono votati da ben poche persone (meno del 60% circa degli aventi diritto). In totale fu dunque una minoranza degli italiani a dire No al nucleare (l’80% del 60% fa meno del 50%).

      Il grosso delle pressioni contro il nucleare venne dai socialisti con gli allora potentissimi Craxi e Martelli

      Pochi mesi dopo venne fatto un referendum su questioni politiche (non ricordo l’oggetto del contendere) in Polonia dove vi fu un risultato analogo anche numerico: pochi i votanti rispetto agli aventi diritto al voto e quasi tutti schierati da una sola parte.

      Ricordo che Martelli, a cui non piaceva il risultato, si sbracciò a spiegare che un referendum con un numero di astensioni di quel genere non aveva senso né valore politico.

      Naturalmente, data la sudditanza dell’informazione nei confronti delle lobby antinucleari, nessuno fece notare al potente politico che lo stesso doveva dirsi dei referendum sull’energia atomica: non avrebbero dovuto avere valore sul piano politico visto che la maggioranza degli italiani non era affatto contraria al nucleare.

    4. Edoardo scrive:

      Sino a quando dovremmo continuare a rispettare le ambigue decisioni del 1987? Se gli oppositori del nucleare lo vorranno potranno sempre, in futuro, proporre altri referendum. Ma non possono trincerarsi dietro quello di 22 anni fa.

      Concordo con le opinioni di Sergio Romano. Trincerarsi è la parola esatta: questa gente non ha più niente di nuovo da dire.

    5. energianuclearenograzie scrive:

      “non possono trincerarsi dietro un referendum di 22 anni fa” e allora il referendum monarchia o repubblica non è più valido?

    6. gb scrive:

      “Questa gente non ha più niente da dire” perchè non c’è niente di nuovo da dire, infatti il nucleare è tecnologia vecchia. Roba di 50 anni fa.

    7. Egisto scrive:

      Senza tirare in ballo la monarchia, ricordo che nel 1993 è stato abolito il ministero dell’agricoltura ed i finanziamenti pubblici ai partiti, cose tutte allegramente ripristinate in seguito. Il ministero della agricoltura si è rivelata una cosa necessaria di cui non si poteva fare a meno, il finanziamento ai partiti, beh lasciamo perdere…

    8. Pietruccio scrive:

      Al di là degli aspetti burocratici, che conta è sempre l’aspetto politico.

      Se, ad esempio in seguito a un forte aumento dei costi dei prodotti petroliferi, la gente volesse il nucleare, si inizierebbe a farlo in meno di un mese e nessuno parlerebbe più dei referendum oltretutto ben poco significativi come ho detto sopra (vista la bassa affluenza di allora).

      Lo stesso varrebbe per la monarchia: se la stragrande maggioranza degli italiani di oggi la rivolessero, state certi che verrebbe ripristinata. Non è certo per una questione di burocrazia o di decisioni prese 60 anni fa che non ritorna.

      La particolarità del nucleare è che prima di far ridiventare l’Italia uno stato che fa uso pacifico del nucleare servirebbero molti anni e se gli italiani chiudessero tutto oggi e si accorgessero fra qualche anno che le rinnovabili sono una bufala (nel senso che possono solo dare un contributo ma non possono corpire da sole il fabbisogno) e i prezzi delle fossili sono diventati insostenibili, saremmo nei guai grossi. Quella del nucleare non è una scelta che può essere fatta in modo isterico, come quasi tutto in questo benedetto paese, un giorno sì e un giorno no: richiede programmazione, conoscenze, strutture, cultura, ecc…

    9. Pietruccio scrive:

      …Lo stesso varrebbe per la monarchia: se la stragrande maggioranza degli italiani di oggi la rivolesse…

    10. Renzo Riva scrive:

      energianuclearenograzie scrive:
      6 Agosto 2009 alle 07:32

      “non possono trincerarsi dietro un referendum di 22 anni fa†e allora il referendum monarchia o repubblica non è più valido?

      Ecco la risposta alla domanda capziosa e strumentale.

      http://www.libero-news.it/articles/view/561484

      Nel pomeriggio del 10 giugno 1946, alle ore 18, nella Sala della Lupa a Montecitorio, Giuseppe Pagano, primo presidente della Corte Suprema di Cassazione convocata per la cerimonia di proclamazione dei risultati del referendum istituzionale, si limitò a leggere ai presenti il numero dei voti a favore della Repubblica (12.672.767) e quelli a favore della Monarchia (10.688.903). Rinviò a una ulteriore seduta, fissata per il 18 giugno, l’integrazione dei risultati con i dati delle sezioni mancanti e l’indicazione del numero complessivo degli elettori votanti e dei voti nulli, oltre al giudizio definitivo sulle contestazioni, le proteste e i reclami. Insomma, contro ogni aspettativa, quel pomeriggio non fu proclamata la Repubblica. Furono, tuttavia, gettate le premesse per un duro scontro istituzionale destinato a concludersi con una vera e propria forzatura giuridica che ha fatto parlare persino di «colpo di stato».

      Quella sera stessa, infatti, si riunì il Consiglio dei ministri ed emerse subito il tentativo di far passare la tesi secondo la quale non sarebbe stato necessario attendere una ulteriore pronunzia della Corte di Cassazione perché la vittoria della Repubblica era ormai un dato incontrovertibile. Vi fu un frenetico andirivieni con il Quirinale. Fu presa in esame anche l’ipotesi, nata negli ambienti dei consiglieri del re ma gradita anche all’ammiraglio Ellery W. Stone, di nominare come Luogotenente generale del Re, fino alla preannunciata seconda e definitiva riunione della Cassazione, Alcide De Gasperi.

      La nota del consiglio dei ministri
      Questa prospettiva però venne subito meno perché durante la notte il Consiglio dei ministri, con il voto contrario del liberale Cattani, emise un comunicato che prendeva atto del fatto che la proclamazione dei risultati da parte della Corte di Cassazione assicurava la maggioranza alla Repubblica. Le ore e i giorni successivi furono frenetici. De Gasperi si era persino convinto che quel comunicato gli avesse già conferito i poteri di capo dello Stato e giunse a offrire al ministro della Real Casa il suo intervento per ottenere dal Consiglio dei ministri una risoluzione che congelasse la situazione: un accordo in base al quale né il Re né De Gasperi avrebbero firmato alcun decreto fino al 18 giugno quando la Corte di Cassazione avrebbe dovuto emettere la decisione definitiva. Era una proposta ridicola che finiva, di fatto, per riconoscere una assurda coesistenza di poteri.

      Ancora di notte, fra il 12 e il 13 giugno, il Consiglio dei ministri, nuovamente riunito, approvò, sempre con il voto contrario di Cattani, una dichiarazione che riprendeva il comunicato della notte del 10, ma lo radicalizzava affermando che la proclamazione dei risulti del referendum aveva «portato automaticamente alla instaurazione di un regime transitorio», durante il quale l’esercizio delle funzioni di capo dello Stato sarebbe spettato ope legis al presidente del Consiglio. Si trattava di una vera e propria forzatura giuridica, un «colpo di Stato». Al Re furono prospettate più ipotesi, tra le quali quella che prevedeva il dimissionamento dei ministri e il loro arresto, ma egli preferì partire diffondendo un proclama che denunciava l’atto rivoluzionario. Così finì la Monarchia.

      Su tutti questi eventi è appena uscito un bel libro scritto da un magistrato, Guido Jetti, dal titolo Il referendum istituzionale tra il diritto e la politica (Guida, pp. 240, euro 16): un libro denso ed equilibrato che ripercorre, sotto il profilo giuridico e non soltanto storico, quegli avvenimenti. Gran parte della letteratura sull’argomento, soprattutto quella di ispirazione monarchica, ha sottolineato l’esistenza dei brogli, dei soprusi, delle irregolarità che furono poi anche denunciati da Luigi Barzini nella sua celebre inchiesta su La verità del referendum (Le Lettere). L’opera di Jetti si muove su un terreno diverso da quello della polemica politica, ma proprio per questo le sue osservazioni di natura giuridica sono fondamentali per una corretta lettura storica degli avvenimenti.

      Anche Jetti lascia ben intendere - pur se non si esprime in questi termini - che la partenza di Umberto dall’Italia sia stata la conseguenza di un “colpo di Stato†al quale il Re, per il suo senso di responsabilità, non volle opporsi, rinunciando ad attendere la pronuncia definitiva della Corte di Cassazione prevista per il 18 giugno. Una rinuncia che finì per influenzare e spingere in una certa direzione le scelte della suprema Corte chiamata al controllo delle schede e dei verbali nonché alla definizione dei numerosi ricorsi. Un illustre giornalista, Enzo Selvaggi, che aveva guidato la campagna elettorale dei monarchici, avvisò il Re: «Finché Vostra Maestà resta a Roma la Cassazione potrà giudicare con animo sereno; ma una Sua partenza avrà un’influenza negativa su parecchi membri della Suprema Corte».

      Il nodo degli “elettori votantiâ€Mai previsione fu più azzeccata. Il punto maggiormente controverso era quello relativo all’interpretazione dell’espressione «elettori votanti» e alla sua equiparazione con il concetto dei «voti validamente espressi»: un punto, questo, importante perché implicava la sorte delle schede nulle o bianche ai fini della determinazione del quorum. La maggioranza dei giuristi propendeva per la tesi che «elettori votanti» fossero da ritenersi anche coloro che avevano annullato la scheda o l’avessero riconsegnata in bianco, poiché si trattava pur sempre di una manifestazione di volontà. Contro il parere dello stesso procuratore generale della Corte, però, prevalse l’orientamento contrario. Il motivo, a rileggere oggi quei fatti, è soltanto politico. L’inclusione delle schede bianche o nulle nel computo per la determinazione della maggioranza avrebbe ridotto il vantaggio della Repubblica sulla Monarchia a poco più di 250.000 voti. Una maggioranza risibile. Ma non solo: una maggioranza che avrebbe potuto essere ribaltata dal momento che attendevano di poter votare circa 900.000 elettori delle province di confine che sarebbero dovuti andare alle urne con elezioni suppletive. L’opzione della Corte, malgrado la requisitoria del procuratore generale, era una forzatura giuridica. Necessaria per sanzionare la nascita della Repubblica. Una forzatura che dà ragione a Togliatti, il quale, proprio a proposito del referendum istituzionale, ammise che «i parti difficili vanno assistiti».

    11. Giacomo scrive:

      @nonucleare @gb

      “Mi limito a osservare che ogni consultazione referendaria riflette le tendenze e le condizioni prevalenti in una precisa circostanza storica.” “La situazione oggi è alquanto diversa.”

      E’ esattamente in questo passo che,come del resto e’ stato spiegato in altri commenti ,risiede la differenza.
      La repubblica e’ ancora valida perche’ la situazione non e’ cambiata in questi 50 anni e credo non cambiera’ nel prossimo futuro.

      Diverso il discorso del nucleare.Si legge ancora:

      “Conosciamo meglio le potenzialità e i limiti delle energie alternative” e “Nel 1987 votammo dopo la caduta del prezzo del petrolio e all’ombra del disastro di Cernobyl”

      Questo basta ed avanza per il ripensamento che per inciso non ci dovrebbe neanche essere perche’ il nucleare NON e’ mai stato bloccato per legge.

      A mio avviso,in generale,un referendum non e’ valido all’infinito,ma viene di fatto ratificato con un silenzio/assenso costante.Oggi,visti i mutamenti in atto da diverso tempo,le condizioni molto blande e diverse che lo reggevano sono venute a mancare.Per questo si ricomincia.

    12. egisto scrive:

      Certo GB ha ragione: le vere tecnologie innovative sono l’eolico e le biomasse!!!!

    13. Renzo Riva scrive:

      Eddaie! Egisto non forzare la mano su Giacomo che è una persona che cerca almeno di informarsi.

      A Giacomo ricordo che i risultati di ogni referendum hanno validità coercitiva per legge per un tempo di anni 5 dal loro esito.
      Dopo il parlamento e/o il governo possono fare leggi e decreti anche ripristinando le condizioni ante.

    14. Giacomo scrive:

      @renzo

      “repetita iuvant
      come dicevano i nostri progenitori latini.
      Sei dello stesso parere?”

      Assolutamente.

      Non perdonero’ mai quel silenzio assordante che si avverte all’ Opposizione.Che una volta per tutte i sostenitori dell’atomo si facciano avanti e si assumano quelle responsabilita’ di cui il paese ha estremamente bisogno.Il nucleare non e’ una scelta politica ma un percorso condiviso che puo’ e deve essere sostenuto da tutti!

    15. Giacomo scrive:

      @Renzo
      Grazie per il chiarimento.

      @tutti
      Vi rimando a youtube per un video dal titolo: “Maledetta Chernobyl:la vera storia del nucleare in Italia” della fondazione La Malfa.

      youtube.com/view_play_list?p=E164D6FEDF42C2C2&search_que...

      Saluti.

    16. Pietruccio scrive:

      x Giacomo

      Interessante. E bravo La Malfa.

      Ricordo anche il bellissimo documentario

      cise2007.eu/Le%20origini/Filmati/GliAnniDellAtomo/GliAnniDel...

    17. Renzo Riva scrive:

      Adriano Forti è uno pseudonimo.

      Di nome fa Flavio e lavora all’ex-Cesi ricerca
      ora ENEA - Ricerca sul Sistema Elettrico S.p.A.
      in forma breve ERSE S.p.A. dal 29 Aprile 2009

    18. stefano scrive:

      Pietruccio wrote:
      … le rinnovabili sono una bufala (nel senso che possono solo dare un contributo ma non possono corpire da sole il fabbisogno)…

      Di quale fabbisogno partli?

      Hai sostituito gli infissi con quelli doppio vetro e PVC?
      Hai reso ermetica la tua porta d’ingresso?
      Hai reso ermetici eventuali spiragli dal sistema ad avvolgibili?
      Hai installato un cappotto termico alla tua abitazione?
      Hai messo un tetto ventilato?
      Hai installato pannelli solari termici per ACS e/o riscaldamento?
      Hai installato una pompa di calore reversibile ad alto rendimento?
      Hai installato un impianto fotovoltaico?

      Se la tua abitazione te lo permette tecnicamente e lo hai fatto, allora hai ridotto di una percentuale significativa, se non quasi azzerato, il tuo fabbisogno di energia primaria e/o elettrica per le abitazioni.

      Questi interventi costano dal migliaio di euro a varie decine di migliaia di euro.
      Con una buona campagna di informazione per ottenere una vasta adesione (pubblico e privato) e gli incentivi già in corso (conto energia e 55%), non servono le centrali nucleari, ma nemmeno altre centrali ad “altro” (olio, carbone, metano, biomassa, RSU) e rigassificatori.

    19. Pietruccio scrive:

      x Stefano

      Conosco bene le potenzialità del risparmio energetico visto che (come ingegnere nucleare) oltre a insegnare fisica da più di 20 anni faccio il professionista proprio in ambito edilizio.

      Difficle che mi sbagli coi calcoli, anche perchè nel mio lavoro, a differenza di quei quattro pagliacci che sparano numeri a vanvera per fare politica antinucleare, io, con “firma e timbro”, da tecnico, come tutti quelli veri, sono abituato ad assumermi la responsabilità di quello che dico. Quelli che ti hanno intortato no! Oggi dicono quello che gli conviene dire, domani faranno lo stesso. Senza assumersi mai nessuna responsabilità: come si dice? Si dice irresponsabili?

      Il problema è che le cose di cui parli coprono solo una frazione del fabbisogno energetico del futuro prossimo, e anche il nucleare non è certo una soluzione. Anche lui può dare solo un contributo: non siamo in condizione di buttare via niente, né nucleare, né rinnovabili, né efficienza, né carbone ecc… Se avrai la pazienza di seguire questo sito per un po’ di tempo dovresti riuscire a inquadrare il problema.

      Io purtroppo adesso non ho tempo neanche per impostare il discorso.

      Dai un’occhiata a questi siti

      http://www.iea.org/Textbase/techno/etp/index.asp

      http://www.withouthotair.com/

    20. Renzo Riva scrive:

      Bravo! 7+ Stefano.
      Accipicchia! Tu sì che sai prendere il thorio per le corna.

    21. Giacomo scrive:

      @Pietruccio

      Hai linkato (Gli Anni dell’Atomo) un documento di straordinaria importanza.Non l’ho trovato assolutamente di parte e sicuramente completo.Diverse cose non le conoscevo neppure io ed e’ un grandissimo peccato non poterlo nemmeno acquistare.Credo che a molta gente scettica farebbe bene ascoltarne le vicende,soprattutto le parti 1976-1981 (Presidenza Carter) e il 1987-1992 lo smatellamento rapito del nucleare a favore della metanizzazione del paese.

    22. Renzo Riva scrive:

      Giacomo,
      Fammi avere un tuo recapito postale e t’invierò “Gli Anni dell’Atomo” e altro.

    23. Pietruccio scrive:

      x Renzo Riva

      Potresti inviare “Gli anni dell’atomo” anche a me?

      Grazie

    24. Renzo Riva scrive:

      Certamente!

      Mandami mail con il tuo recapito postale al seguente indirizzo

      renzoslabar@yahoo.it

    25. Giacomo scrive:

      @Renzo
      Ah ehehehe dovevo immaginarlo che eri in mezzo pure te! :-) ))
      Ok provvedo subito in posta elettronica.Grazie!

    26. Massimo scrive:

      Un piccolo commento alle argomentazioni di Stefano
      Sento molte volte dire da chi come te è contrario alle centrali nucleari, che la soluzione a tutti i problemi energetici, sia quella di piazzare sulla propria abitazione una bella specchiera fotovoltaica o simile. Questo vostro modo di vedere le cose a me sinceramente sembra un po’ ristretto, se non addirittura egoistico. Sembra che siate convinti, che una volta sistemata l’indipendenza energetica della vostra casa ogni problema è risolto, dato che se tutti facessero così il problema energetico manco esisterebbe!!
      Ma ti rendi conto che ci sono ben altri consumi energetici che non quelli della propria piccola casa? Tra l’altro ti rendi conto che per la maggior parte della giornata a casa non ci siamo nemmeno dato che siamo o in ufficio o in fabbrica? A casa per di più ci siamo la sera quando il sole non c’è più..
      Non mi sembra che per avere un pizzico di buonsenso bisogna essere ingegneri o superintelligenti…

    27. Pietruccio scrive:

      Distribzione consumi di energia elettrica (basta andare sul sito di TERNA)

      49% Industria
      21% Domestico
      18% Terziario e pubblica amministrazione
      10% Trasporti
      2% Agricoltura

      Il settore edilizio richiede circa il 40% dell’intero fabbisogno energetico, ma il riscaldamento è solo una parte di questo 40%

      Quello che nessuno dice mai è che una casa a basso consumo costa un’occhio della testa e una casa passiva ancora di più, oltre a richiedere molto spazio (non è ipotizzabile una città “passiva”).

      E poi, quanti decenni ci vorrebbero per rifare tutto il patrimonio abitativo italiano considerando che ci sono circa 11 milioni di edifici? I soldi dove li prendiamo?

      Il problema è che non sono pochi quelli che sostengono le affermazioni di Stefano, anche gente “del mestiere” che su internet (non in questo sito) mi ha anche ricoperto di insulti perchè ho osato contraddire… Eppure, come dice Massimo, è tutto evidente, basta anche solo prendere un paio di informazioni e fare mente locale per capire che non può essere così.

    28. Renzo Riva scrive:

      world-nuclear-news.org/NN-Reactors_ready_for_first_floating_...

      Ecco la solizione: Navi con centrali elettronucleari ambulanti da dislocare lungo le coste italiane.

      È una boutade ma potrebbe anche accadere qualora la potenza elettrica fosse adeguata: almeno 400 MW.

    29. Giacomo scrive:

      OT
      Volevo farvi vedere questo video impressionante dove mostra lo scoppio di aerogeneratore danese durante un temporale con presenza di vento molto forte.Tuttavia sembra essere un caso non isolato.Come dire:la sicurezza vale per qualsiasi produzione energetica….

      world-nuclear.org/blog.aspx?blogmonth=2&blogyear=2008&am...

    30. Pietruccio scrive:

      Sarei curioso di sapere cosa succede se arriva una tromba d’aria su un campo eolico, magari non molto distante da una città.

    31. mirko scrive:

      @pietruccio,
      per questo era PIU utile che l’ENEL investisse in smartgrid…
      comunque se dicono che l’ accordoe ‘ tra enel ed edf…non e’ vero
      enel edf 51% e grandi consumatori 49% , che avranno a prezzo di costo l’ elettricita’, ma lasceranno a carico pubblicop le spese di compensazione…
      secondo me’ e’ un governo di “GALEOTTI”, ma ce ne se accorgera un futuro…prossimo!

    32. Renzo Riva scrive:

      Dati di fatto
      Perché tanti rigassificatori in Italia?

      Riprendo quanto scritto dal mio presidente ing. Paolo Fornaciari recentemente scomparso e riporto alcune cifre da un suo rapporto.
      Rigassificatori esistenti oggi nel Mondo sono 54 (4 negli Usa e 15 in Europa). Le navi metaniere per il trasporto del GNL (gas naturale liquido) con stazza da 143.000 mc a 253.000 mc oggi in servizio sono 192. In tutta Italia sono state depositate richieste per la realizzazione di altri 12 rigassificatoriper che assieme agli esistenti porterebbe il loro totale a 15.
      Ora da tecnico ed abituato a ragionare con i numeri e non a darli, elenco chi produce elettricità con il gas e la percentuale sul fabbisogno totale prodotto. L’Italia al primo posto con oltre il 50%, gli Usa al pari con gli inglesi con il 20%, la Germania col 10% e fanalino di coda la Francia col 5%.
      Questi dati danno già la misura dell’anomalia italiana che nel 1987, in epoca di prezzi del gas irrisori, spense l’ATOMO a Montalto di Castro e nel resto d’Italia.
      Oggi le centrali a gas a ciclo combinato (CGCC) con la loro resa massima del 65% e di peggio le centrali turbogas (TG) con rendimento massimo del 37% sono la causa del costo proibitivo del kWh che gli utenti utilizzano e pagano (inclusi i balzelli dei costi per l’uscita dal nucleare insieme a quelli originati dalle insensatezze delle energie alternative sponsorizzate dai Verdi che poi sono contrari a tutto: idraulico, biomasse e termovalorizzatori ecc. dove proposto.
      A favore del turbogas (TG) però c’è la sua versatilità nel rispondere in termini relativamente brevi, da freddo può andare in servizio nel tempo da una a due ore al massimo, alle richieste di aumento di carico e perciò utili per periodi di picco dei consumi nonostante il loro basso rendimento energetico: il caso del loro utilizzo in Germania e Francia.
      Ma la ciliegina sulla torta dell’insensatezza italiana nel massiccio uso del gas sta nella delibera n. 178/2005 e successive integrazioni dell’autorità dell’energia e gas che assicura, anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto, la copertura di una quota pari all’80% di ricavi di riferimento RLC. Tale copertura è riconosciuta dal sistema tariffario del trasporto e ha durata per un periodo di 20 anni.
      Che cosa vuol dire? Che se non c’è metano da rigassificare (come accadrà: vedasi i numeri sopra riportati), il gestore incasserà comunque ed ecco perché tutti vogliono venire in Italia a costruire e/o installare i rigassificatori.
      Ovviamente a fronte dell’utente-cliente della rete gas a cui toccherà la parte di Pantalone cioé di pagatore.
      L’ironia della sorte vuole che l’importazione di energia elettronucleare, per grande parte dalla Francia al prezzo di 7÷8 €cents col suo 15% del nostro totale fabbisogno, compie una calmierazione del prezzo di produzione nostro che altrimenti sarebbe ancora più elevato.
      Sapere poi che la bolletta che abbiamo pagata alla Francia negli ultimi vent’anni ha finanziato, per loro a costo zero, un terzo dei loro 59 reattori del loro parco elettronucleare dà la misura della nostra dabbenaggine, di gente dedita al buonismo e alla “politically correctnessâ€.
      Ultima considerazione che “taglia la testa al toro†è che dal prossimo anno andrà in servizio il gasdotto Nabucco e proprio questa settimana sono stati firmati gli atti ufficiali per la costruzione del gasdotto South Stream portando perciò le canne del gas che arrivano in Italia al numero di sei: caso unico al Mondo e che pertanto rende inutili i rigassificatori per le nostre necessità che richiedono anzi d’affrancarci dalla quasi totale dipendenza del carente mix energetico del Paese.
      Se proprio volessimo poi perché non considerare “tout-court†l’importazione diretta dell’energia elettrica da chi in Europa o sulle sponde del mediterraneo è in grado di fornircela economica ed abbondante come invece noi non siamo capaci d’assicurare al sistema delle imprese e delle famiglie?
      Renzo Riva
      C.I.R.N. F-VG
      Buja

    33. mirko scrive:

      @pietruccio,
      per questo era PIU utile che l’ENEL investisse in smartgrid…
      comunque se dicono che l’ accordoe ‘ tra enel ed edf…
      non e’ tutto vero
      enel edf 51% e grandi consumatori 49% , che avranno a prezzo di costo l’ elettricita’, ma lasceranno a carico pubblicop le spese di compensazione…
      secondo me’ e’ un governo di “GALEOTTIâ€,
      ma ce ne se accorgera un futuro…prossimo!

    34. Edoardo scrive:

      “Questa gente non ha più niente da dire†perchè non c’è niente di nuovo da dire, infatti il nucleare è tecnologia vecchia. Roba di 50 anni fa.
      Hai perso un’occasione per stare zitto:

      l’origine dei mulini a vento e lo sfruttamento dell’energia eolica ebbe luogo in Persia circa 3.000 anni prima di Cristo, anche se secondo altre fonti il mulino a vento fu inventato nel VII secolo d.C.
      Uno può dire: la tecnica è migliorata nel tempo per lo sfruttamento del correnti…100 volte di più nel nucleare. Prova a confrontare le prime centrali degli anni 50/60 con un EPR di terza generazione.
      Inutile sprecare tempo solo con chi parla per slogan ideologici.

    35. Edoardo scrive:

      Per Mirko:
      Smart Grid… magica parola! Pensavo di essere uno dei pochi che si ricordasse ancora la famosa “rete intelligenteâ€
      Essa consentirebbe a più dispositivi di funzionare su una rete comune, condivisa, inter-operabile, in poche parole in modo simile al concetto che sta dietro Internet oggi: informazioni in tempo reale sul web, qui energia in tempo reale. Quindi una rete molto flessibile. La Smart grid, di fatto, sarebbe in grado di inviare il surplus di energia di determinate aree in deficit.
      Fin qui tutto bello, buono e foriere di bei sogni relativi ad un mondo libero finalmente dai black out o altri guasti.
      Ricordo che nel 1987 i signori radicali, dopo il referendum antinucleare, già né parlavano e affermavano che, grazie alle rinnovabili, al risparmio e ad un rete dinamica di questo tipo avremmo raggiunto la dipendenze energetica già a fine anni ’90.
      Il progetto era iniziato già negli anni ’60 ’70 in America ove si pensava di utilizzare il surplus energetico di alcuni stati per coprire i vuoti o i deficit di altri… ma poi, visti i costi e le difficoltà tecniche di allora (vedi anche lo shock petrolifero del 1973) il progetto fu abbandonato. Tentò qualcosa la Siemsens in Germania negli anni ’80 ma anche lì tutto si fermò. Si capisce ora anche i tentennamenti odierni dell’Enel a cui si riferisce Mirko.
      Ne ha parlato spesso anche il buffone Grillo, descrivendolo come un qualcosa già sfruttabile ed attuabile su vasta scala.
      Più realisticamente, Il Presidente Usa Obama , lessi tempo fa, che farà partirà un prototipo di smart grid solo per la città di Miami.

      Ci sono però delle difficoltà di non poco conto e, per un vostro riscontro, riporto un estratto di uno studio dell’Enra/Cesi Ricerca del 2006:
      “Le Smart Grid però pongono notevoli problemi a livello basso (elettrotecnico e dei dispositivi relativi) ed in particolare alle medio-basse tensioni (15KV-400V).
      Alla grande generazione si aggiungono infatti:
      generazione alle medie tensioni (inceneritori ed alcune grandi industrie)
      generazione alle basse tensioni (ad esempio il condominio che genera tramite cogenerazione nella caldaia e vende la propria energia alla rete)

      La generazione a basse tensioni, per ora, è piccola e non dà ancora problemi.
      Quando arriverà e supererà il 10-20% si porrà il problema di gestire flussi inversi e quindi il modello attuale di rete sarà inadeguato.

      Un esempio:
      Per capire i problemi “tecnici†legati ad un simile cambio di scenario, consideriamo l’esempio della ricerca di tronco guasto su una rete elettrica. In caso di guasti sulla rete, infatti, per individuare dove è avvenuto il problema si aprono e si chiudono degli interruttori (modificando così la topologia della rete e trovando, per tentativi, il tronco non funzionante). Questo però danneggia eventuali generatori distribuiti. Essi, infatti, scollegati dalla rete si sfasano rispetto ad essa. A questo punto ricollegare due parti con fase differente è in pratica un corto circuito.
      Occorre dunque gestire il procedimento con il supporto informatico.
      Inoltre c’è anche il problema (principale) del il monitoraggio inteso come:
      - Misura delle performance delle componenti del sistema in termini di efficienza
      - Metering della corrente nelle due direzioni.

      Deve cambiare l’infrastruttura dei contatori. Quelli attuali hanno una banda troppo stretta e la linea è disturbata. Dunque occorrono tre giorni per riuscire a coprire il 98% dei contatori con traffico che si svolge da contatore a contatore fino al nodo della stella che è al centro. I tempi, che per le smart grids diventano importantissimi, sono troppo lunghi. Si sta lavorando a contatori di seconda generazione e si sta provando a capire se si può ancora utilizzare la rete elettrica per tali comunicazioni powerline [1] oppure se è meglio utilizzare una rete wireless pubblica o privata. Inoltre tali contatori dovranno essere bidirezionali.
      Tali contatori di seconda generazione
      - permetteranno anche la lettura integrata di acqua, gas, ecc.
      - saranno in grado di tener conto di come l’energia è stata prodotta (se ad esempio il consumatore produce energia fotovoltaica e la immette in rete, essa avrà un determinato prezzo); ma anche di verificare se siano rispettate condizioni (fotovoltaica prodotta di notte non accettata).
      Partendo dal fatto che la rete seguirebbe tutto il ciclo dell’energia (produzione, trasmissione al punto di distribuzione e trasmissione al punto di consumo) e che questa porterebbe l’energia dov’è richiesta, quest’ultima dev’essere comunque prodotta o dai combustibili fossili, o dal nucleare o dalle rinnovabili ma soprattutto da fonti continue con alto rendimento; presumo che se ci si affidasse solo alle rinnovabili, energie diluite, intermittenti e a bassa potenza prodotta, succederebbe quello che successe in Germania nel novembre 2006 quando, sia per guasti sia perché i parchi eolici non davano sufficiente potenza alla rete, ci fu un’enorme black out che colpì anche il nostro paese (alcune regioni del sud rimasero al buio per poche ore)

      Chiedo comunque anche il parere di Pietruccio e dell’ing. Romanello al riguardo.

    36. Edoardo scrive:

      NB: le fonti riportate sono solo quelle in corsivo.

    37. Pietruccio scrive:

      E bravo Edoardo

      Mi pare che il tuo post dai una idea della complessità della rete e di cosa possa significare farla diventare intelligente. Un conto è farne una piccola locale come quell’esempio che aveamo discusso tempo fa (non trovo più l’articolo) e un conto è far andare avanti una nazione. Chi parla di applicare una “smart grid” all’Italia non sa quello che dice: basta andare sul sito di Terna e vedere quello che stanno facendo, quanto tempo ci vuole e quanto costa per capire che rivoluzionare la rete facendo andare i GW da una parte all’altra della nazione non è uno scherzo. Certo col tempo la rete diventerà sempre più efficiente (chi la gestisce non è fesso) in modo da ridurre una parte di queli 21 TWh che lì vengono persi (su 340 di fabbisogno di energia elettrica) ma da lì a pensare che allora possono bastare le rinnovabili, che di energia complessivamente ad oggi forniscono 55 TWh (sempre sui 340 di fabbisogno), ce ne corre.

      Se la coperta è corta (in questo caso copre meno del 20%) uno può ottimizzare ed essere “smart” quanto vuole…

    38. Pietruccio scrive:

      Eccolo qua l’articolo del mitico Bardi (il chimico antinucleare di ASPO)

      aspoitalia.blogspot.com/2008/03/il-futuro-tutto-rinnovabile....

    39. mirko scrive:

      beh, in USA i dati che ha fornito il (ex) min. dell energia Samuelson, che il diavolo lo porti…era di 4000 000 di TEP in meno al giorno di consumo al giorno (il consumo di francia e austria assieme). ma ancor piu la ristrutturazione della rete indiana…
      per quanto riguarda l’italia, certamente la rete delle isole a bassa tensione e’ sovrastrutturata, quelle che si chiamano microgrid, “a isola”.
      mantre problemi di OVERFLOW perche devono soddisfare Just in Time la richiesta, si riscontrano sulle reti HV, e quindi la struttura con accumulatore di zona che serve l’”ISOLA” , potrebbe far si che anche queste siano sovrastrutturate.
      energeticambiente.it/accumulazione-di-energia/14715522-smart...
      come per esempio in un sistema idrico, se a me’ servono 1000Lt al minuto, o strutturo tutte le ramificazioni fino all utenza per questa Call, oppure metto un serbatoio vicino all utenza che faccia da POLMONE al momento del picco di call…
      bacioni Mirco Sangalli
      “God save the water! …pubblic”

    40. mirko scrive:

      ha…io sono hammuraby (nick)
      e il sistema a isola , che ha l’ accumulatore alla base, puo far sembrare un “isola” quasi come un Off-grid.
      in cui le rinnovabili vanno all accumulatore (pompe o compressori) in continua e;
      dall eccumulatore vanno all utenza in alternata, usando il filo in due sensi!
      credo che i contatori bianchi gia siano strutturati per far questo.
      ma enel preferisce fare le cose a meta’, che cedere la comptenza di zona alle compagnie idroenergetice sul territorio…

    41. Pietruccio scrive:

      Segnalo questo bell’articolo di Stagnaro

      chicago-blog.it:80/index.php/2009/08/breaking-news-le-rinnov...

      sul costo delle rinnovabili. Inizia così:

      “Il libro bianco del governo britannico sulle fonti rinnovabili lo dice chiaro e tondo: a fronte di un costo di incentivazione per raggiungere gli obiettivi stimato fra 57 e 70 miliardi di sterline nei prossimi 20 anni, il beneficio ambientale generato dalle fonti verdi sarà di appena 4-5 miliardi di sterline. Metteteci dentro tutto quello che volete: il costo evitato di generazione elettrica da altre fonti, i green jobs, shakerate, e troverete comunque le cifre impietose di un fallimento annunciato.”

    42. Davide scrive:

      Non sono un antinuclearista, ma questo accordo tra enel-edf appoggiato dai relativi governi a me non convince molto. Perché gli altri produttori (tra cui AEM con endesa) sono stati tagliati fuori? Il governo non dovrebbe solamente porre le regole e poi lasciare che i grandi investitori privati trovino i fondi necessari per finanziarsi? A me sembra tutto questo molto poco liberale. Ma poi l’energia nucleare è davvero competitiva? Cosa ha detto l’MIT sul futuro dell’energia nucleare? In un mercato deregolamentato può essere conveniente, altrimenti meglio il turbogas. E infatti cosa è successo poco tempo fa in inghilterra? Il governo ha emanato un bando x la realizzazione di ben 9 nuovi impianti nucleari. Chi si è presentato? Nessuno. Perchè con le regole che hanno loro non conviene ai privati produrre energia col nucleare. Meglio se c’è dietro invece il governo a finanziare. Chi pagherà alla fine saremo sempre e solo noi. Io spero che non accada questo ma i segnali forti e chiari ci sono. A proposito, il ministro Tremonti ha già detto che per la prox finanziaria i soldi non ci sono. Se così piace a voi….

    43. Giacomo scrive:

      @davide

      Ti voglio rispondere a mio modo.Tralasciamo un momento il pro ed il contro sul nucleare.
      Noto che molti ragionamenti si basano sul fatto di dare quasi per scontato la disponibilita’ energetica dei fossili cosi’ com’e’ oggi anche per il futuro.
      Forse non e’ chiaro che se gia’ adesso per il petrolio siamo messi male (difatti tutti gli impianti ad olio combustibile nostri,o non funzionano oppure sono stati convertiti a carbone),fra poco piu’ di una decina d’anni avremo il problema del gas (2020-2025).Sapendo bene che buona parte della produzione elettrica nostrana e’ a gas sarebbe come puoi immaginare l’orlo del baratro.
      Questo vale ovviamente per tutti ed in particolare per noi.
      Certo di petrolio e gas ne abbiamo ancora molto ma sempre piu’ difficile estrazione per il primo e lontano dalle disponibilita’ che pretendiamo avere oggi.Ecco perche’ si e’ alla ricerca disperata di diversificare la produzione energetica contenendo i consumi di fossile per mantenere i prezzi di produzione bassi evitando contraccolpi alle energivore economie industrializzate.Dobbiamo solo ringraziare quel 20% di nucleare importato che in questi anni ci aiuta a mantenere prezzi ancora fra i piu’ alti d’europa ma non proibitivi e fuori mercato.
      Il Picco della Produzione del petrolio se non ricordo male era calcolato esserci in questo decennio.Non a caso molti progetti nucleari di levatura internazionale sono datati intorno il 2000 ed i piani energetici nazionali che comprendono una quota crescente di nucleare proprio in questo decennio.I frutti di quest’impegno li vedremo gia’ nel prossimo e ancor di piu’ nei successivi.
      La disponibilita’ dei fossili a basso costo e’,se non era chiaro,terminata in questi anni.
      Dobbiamo considerare tutto quello che abbiamo a disposizione in una nuova ottica,superando definitivamente i vecchi schemi dell’antinuclearismo che se gia’ in passato non si sono dimostrati validi rischiano domani di creare seri danni.Saluti

    44. mirko scrive:

      si, e invece se si cominciasse a chiamare il nucleare che si intende normalmente, con nome e cognome….nucleare a fissione di uranio, sarebbero molti di piu i nuclearisti!
      e il problema della scarsita’ di fonti fossili, serve solo come per fare della competizione, ma con la manifestazione di potere per salvaguardare la partenza della POSIZIONE DOMINANTE…..
      da notare che se noi abbiamo due persone e un panino a cui venderlo, otterremo 4 euro , mentre se avremo tre panini e due persone . ci avanza un pane (costo) e otterremmo 1+1=2 euro.
      MORALE: l’immoralita’ del “mercato” ha leggi piu complesse di quelle puramente logiche che vengono diffuse e condivise…dietro ci sono gli affamatori di popoli, senza contare che la trasferibilita’ di questa finanza cartacea, ci rende tutti ricattabili.

      SOLUZIONE sviluppo ed economia durevole….. “superando definitivamente i vecchi schemi e limiti dell’antinuclearismo” e superando ASSIEME i vecchi schemi dei nuclearisti….clean nuke solve all needs!!

    45. Renzo Riva scrive:

      mirko scrive

      “superando definitivamente i vecchi schemi e limiti dell’antinuclearismo†e superando ASSIEME i vecchi schemi dei nuclearisti….clean nuke solve all needs!!

      Cosa vuoi?
      Chiamarmi correo delle cazzate degli antinuclearisti coprendo le lore vergogne con la tipica foglia di fico?

      Quello che dici sono problemi tuoi non miei.

      Se poi leggi le dichiarazioni antinucleariste di ieri della eurodeputato Serracchiani, che i media vogliono dipingere come il nuovo che avanza, allora dico:
      Meglio STALIN!
      Viva STALIN!

    46. Davide scrive:

      @Giacomo
      Non faccio stime sulla data dell’esaurimento degli idrocarburi nel nostro pianeta.
      L’MIT ha fatto uno studio nel 2003 chiamato “The future of nuclear power” http://web.mit.edu/nuclearpower/ , nel 2009 lo ha aggiornato, vedi anche la tabella in neinuclearnotes.blogspot.com/2009/05/2009-update-to-mits-200... . Il nucleare potrà avere importanza sotto altri punti di vista, ma al momento, con le regole che ci sono, non è chiaro se sia realmente competitivo contro le centrali termoelettriche o le turbogas. Difatti, investitori pricati pronti a metterci i soldi di tasca propria e a scommettere su questa tecnologia, non ce ne sono e a finanziare c’è dietro il tesoro del governo. Oltretutto non sono particolarmente daccordo con la politica scarsamente liberale impostata a favorire solo ed unicamente l’enel. (A2A e Edison chi sono?) Certe cose non cambiano mai è inutile.

    47. mirko scrive:

      il “problema del nucleare pulito . e’ la straordinaria abbondanza di materiali adatti…dall idrogeno al ferro…e l’iperproduttivita’, in modo da non erodere signitivificamente le “scorte”!
      e qua e’ il problema: (lo ripropongo perche sopra solo slogan…)
      da notare che se noi abbiamo un SOLO panino e DUE persone a cui venderlo, otterremo 4 euro; mentre se avremo tre panini e due persone . ci avanza un pane (costo) e otterremmo 1+1=2 euro.

      le quotazioni dell energia e di tutte le materie prime,come di option e futures….sarebbero sconvolte, a meno che la politica diventi responsabile sull economia! ma il tuo viva stalin, dice tutto…

    48. Giacomo scrive:

      @Davide

      Allora guarda prometto che leggero il pdf del MIT per poter rispondere al meglio.

      Per quanto riguarda costi e sicurezza qui trovi del materiale:

      http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf

      www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Note%20sulla%20Sicurezza%20Nuc...

      Qui invece trovi notizia di qualche giorno fa’ sul prossimo impianto statunitense:

      http://www.ens-newswire.com/ens/aug2009/2009-08-11-091.asp

      che riflette la recentissima politica energetica americana:

      world-nuclear.org/info/inf41.html?ekmensel=c580fa7b_702_739_...

      e qui la situazione attuale descritta dall’enel:

      enel.it/attivita/novita_eventi/energy_views/doc/Tabella_cent...

      Ci sara’ pure lo studio del MIT ma a quanto pare un po’ tutti i governi se ne fregano e procedono con i loro piani.Cosa devo pensare?

    49. Pietruccio scrive:

      x Davide

      Vedo che insisti parecchio sull’aspetto economico del nucleare. Così mi offri l’occasione di far notare una contraddizione in chi attacca il nucleare daquesto punto di vista.

      Qualcuno, qualche tempo fa faceva notare che la potenza installata in Italia è di quasi 90 GW mentre il fabbisogno al massimo arriva a meno di 60 GW e quindi non ci sarebbe nessun bisogno di fare centrali atomiche che, fra il resto, produrrebbero energia a costi altissimi (diceva lui).

      Ma allora come mai importiamo 46 TWh prevalentemente nucleare dalla francia (cioè l’equivalente di poco meno di 4 centrali tipo EPR, 8 volte la produzione eolica, 180 volte quella fotovoltaica)?

      Se abbiamo lì pronti 30 GW di potenza inutilizzata e ciononostante la andiamo a comprare nucleare dall’estero vuol dire che in pratica poi così cara non è. Forse bisognerebbe tener conto che una volta ammortizzato l’impianto coi primi 20 anni, negli anni successivi, che si apprestano ad essere ben più di 20, il costo dell’energia nucleare è bassissimo, intorno a 1 centesimo di € per kWh, compresi smantellamento e deposito scorie in formazione geologica profonda (tutti costi che non vengono considerati per le altre: chi mette in conto il costo della demolizione delle basi enormi in cemento delle centrali eoliche e lo smaltimento dei pannelli? e lo smantellamento delle centrali a carbone? e i costi indiretti dell’inquinamento dell’aria delle centrali a gas?).

      ——–

      Se poi vogliamo dire che l’energia atomica per le sue caratteristiche intrinseche si adatta male al mercato libero, sono pienamente daccordo. Infatti a spingere per l’atomo in Italia, negli anni 50 e 60 erano proprio i partiti di sinistra e il motivo era proprio quello lì (portava alla conclusione che conveniva statalizzare la produzione di energia elettrica).

      Il fatto emerge anche dal link proposto da Giacomo

      world-nuclear.org/info/inf41.html?ekmensel=c580fa7b_702_739_...

      “The reason for investment being predominantly in gas-fired plant was that it offered the lowest investment risk. Several uncertainties inhibited investment in capital-intensive new coal and nuclear technologies…”

      Cioè nel mercato libero gli attori sono sono sotanzialmente costretti a fare solo tattica e non possono porsi obiettivi strategici.

      E allora?

      Infatti spetta alle nazioni, cioè alla politica (quella buona intendo, non agli affaristi infiltrati in politica), fare scelte strategiche e orientare il mercato in modo che non si vada a schiantare contro la prima difficoltà: ma te lo immagini come può reagire il mercato se lo lasciassimo libero a se stesso (come succede adesso) di fronte alla crisi di esaurimento delle scorte di petrolio? Prezzi bassi ad ogni piccola crisi e isterismo non appena scatta la paura che un bene scarseggia. Adesso che è da un anno che ci sono prezzi relativamente contenuti dei prodotti petroliferi tutti sembrano essersi dimenticati che in passato è bastata una tempesta nei mari del nord o un guaio a una petroliera che i prezzi sono subito schizzati su 10 e più punti percentuali: vogliamo lasciare il nostro futuro in mano a un sistema instabile così?

    50. Giacomo scrive:

      Nel frattempo le operazioni procedono:

      Dal Sole 24 si legge:

      Megaconsorzio Enel-Edf per il ritorno al nucleare

      RIMINI – Un mega-consorzio guidato dalla joint venture Enel-Edf ma aperto alla partecipazione di tutti gli operatori energetici italiani, finanziato anche dai grandi consumatori di energia che si impegneranno a rilevare elettricità prodotta con l’atomo a prezzi prefissati per almeno 10-20 anni. Prenderà spunto dal modello industriale e finanziario adottato in Finlandia il nuovo piano per il ritorno all’energia nucleare italiana.

      Lo propone, nella giornata del meeting di Rimini dedicata in gran parte ai temi dell’energia e dello sviluppo sostenibile, l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti. E un aperto sostegno viene dal capo di Edison, Umberto Quadrino, pronto dunque a cedere direttamente all’azionista francese Edf il delicato ruolo di “copilota” della suggestiva ma complicata operazione.

      Operazione suggestiva perché si gioca in gran parte sul nostro rinascimento nucleare la nuova strategia energetica messa in campo dal Governo Berlusconi. «La gente ci sta dando fiducia. L’atomo non fa più paura. E finalmente - azzarda il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola - diventa realistico l’obiettivo di riequilibrare la nostra dipendenza energetica limitando al 50% il ricorso alle fonti fossili, con il 25% di rinnovabili e il 25% di nucleare». Via con la costruzione della prima centrale entro il 2013 per “accendere” il primo elettrone atomico antro il 2020, insiste Scajola.

      Operazione complicata, però. Lo sottolinea anche Quadrino facendo appello al governo perché si proceda in poche settimane al varo degli innumerevoli decreti attuativi necessari a dare corpo e sostanza alle intenzioni nucleariste tracciate nella legge “sviluppo” entrata i vigore il 15 agosto. Dalla costruzione della nuova agenzia per la sicurezza nucleare alla costruzione del nuovo polo industriale e istituzionale che dovrà mettersi al servizio della sfida, con una drastica riforma di Enea (ricerca) e Sogin (decommissioning degli impianti e gestione delle scorie): molti gli adempimenti in attesa. Nucleare ma anche rinnovabili, insiste Quadrino. Che dà il buon esempio proprio qui al Meeting, fornendo energia a certificazione “verde” a tutta la poderosa macchina dell’evento.

    51. Davide scrive:

      È proprio questo il punto Pietruccio. Io non credo tanto nelle scelte del governo di finanziare il nucleare di tasca propria. Per me il governo dovrebbe limitarsi a porre delle regole che permettano ai privati di operare senza aiuti. Se no si crea un immenso conflitto d’interesse. Lasciamo che siano le banche a finanziare. Il governo, secondo le regole dei paesi che fanno parte dell’IAEA dovrebbe limitarsi a mettere un autorità di ispezioni e controllo per la sicurezza e il rispetto delle regole. Se tanto bene ha fatto per il mercato elettrico e del gas, favorendo la libera concorrenza, non capisco perché per il nucleare abbia deciso di favorire così drasticamente un unica azienda. Anzi so benissimo il perché. Per di più questo è un periodo d’interrogazipne x il nucleare. Con le regole troppo strette, la burocrazia ultra pesante, ed i parametri ambientali secondo me assurdi se comparati ad altre attvità, un po’ in tutto il mondo, non è chiaro se sia economicamente vantaggioso o meno. In linea teorica io sono convinto che sia l’energia a minor impatto ambientale e economicamente più vantaggiosa; nella pratica non ho questa certezza che mi deriva dalla fisica. Il nucleare è il settore maggiormente controllato e sottoposto ad ispezioni più di frequente. Io sono convinto cje questa sia la causa che può maggiormente rendere svantaggioso l’investimento nell’atomo. Di certo enel potrà in qualche modo fregarsene di tutto questo, in quanto parte dei soldi vengono direttamente da chi la dovrevbe controllare. Per me è il solito affare solo per pochi, io la vedo così. Spero che le cose non prendano questa piega, ma i presentimenti restano tali. Saluti.

    52. Pietruccio scrive:

      x Davide

      Ognuno può avere le proprie convinzioni e tu hai le tue, ma per quel che mi riguarda escludo categoricamente che possa avere un qualunque fondamento quello che mi sembra di aver capito tu voglia sostenere.

      Come può esserci conflitto d’interessi fra l’Enel e l’Enea? Perchè dipendono dallo stato?

      A parte il fatto che mi risulta che l’Enel sia ormai legato con un cordone ombelicale ben debole a mamma-italia (ma gli aspetti finanziari della questione francamente mi interessano poco), il fatto che quando si parla di sicurezza e/o disonestà ci possano essere connivenze solo perchè a monte c’è un flebile legame dovuto alla dipendenza dallo stesso governo mi sembra veramente un’affermazione senza fondamento e ognuno di noi ne ha conferma tutti i giorni in ogni attività. Secondo te se io nella mia attività di insegnante faccio qualcosa che non va bene dal punto di vista sanitario le USL che verrebbero a controllarmi (ed eventualmente a sanzionarmi) ciuderebbero un’occhio e anche due solo perchè la sanità dipende dal governo come la scuola? Andiamo…

      —–

      Già che ci sono vorrei ribadire ulteriormente il concetto della mia sfiducia nei confronti non del mercato in se ma nell’idea (per me assurda) di vedere il mercato come un dio che regola, equilibra e aggiusta ogni cosa, come punto di riferimento, mezzo e fine per ogni attività umana e organizzazione sociale.

      A parte il fatto che il mercato produce anche delle aberrazioni assurde anche in contesti limitati come il mondo occidentale (basti pensare agli stipendi dei calciatori e a spagna e inghilterra che addirittura li detassano, come se i privilegi di quella gente non fossero già astronomici) il problema principe che abbiami nel nostro povero paese risiede secondo me nel fatto che non tendiamo a equilibrare ruoli, risorse, importanza e impegni che dovrebbe avere ciascuno. C’è chi vince e impone il suo punto di vista su tutto e tutti (potere, risorse, cultura) mentre gli altri che devono stare zitti, subire ed adeguarsi. Questo è il periodo del predominio culturale “dell’economia” (cioè del modo di ragionare degli attori di quel mondo che impongono la loro mentalità, i loro stili di vita, i loro ideali e la loro forza a tutti gli altri).

      Ma non è sempre stato così e non sarà sempre così (nel 1600 chi avrebbe immaginato la fine del predominio della nobiltà). Per il problema energetico, demografico, ambientale servono scelte strategice che il miope punto di vista delle sole politiche economiche, dei limti e degli obiettivi imposti dal mercato libero (ed egoista) impone.

      Una civiltà matura, in grado di affrontare (seriamente intendo) i gravi problemi che la opprimono sa dare il giusto ruolo e porre nella giusta considerazione ogni aspetto del complicato sistema che la compone: l’aspetto sociale, quello tecnico, quello economico, quello sanitario ecc… e soprattutto quello legato alla sfera dei sentimenti e delle aspirazioni chiamiamole spirituali (poi ognuno le vede a modo suo) perchè, come diceva qualcuno, “non di solo pane vive l’uomo”.

      Invece qui chi vince fa man bassa di tutto.

      E se un giorno, per esempio, vincessero gli ingegneri nucleari, come aveva scritto un americano in un libro che andava di moda una trentina di anni fa, subito dopo l’incidente di TMI, dove ci descriveva come il demonio che si impossessava della terra? Ve lo immaginate che incubo per certa gente? Sapone radioattivo per sterizzare bene le mani, piatti fatti solo di vetro all’uranio ecc…

      E se vincessero i pizzaioli? Quali drammi ci aspettano? Sicuramente proibirebbero la produzione di vino perchè si accompagna male con la pizza e darebbero incentivi ai produttori di birra…

      Praticamente, dal mio punto di vista, non mi pare che in ambito ambientale il modo di decidere certe cose (tipo gli incentivi al PV) sia tanto diverso.

      Ma forse sono io che gli abbagli.

    53. Pietruccio scrive:

      Ma forse sono io che ho gli abbagli.

    54. Pietruccio scrive:

      sempre dal sole 24 ore

      ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Economia%20e%20Lavor...

      c’è un link a un sondaggio

      per carità non sarà oggettivo mancando i requisiti di affinità del campione con la media italiana (e non mi pare neanche d’aver visto il numero) ma si può notare come i favorevoli al nucleare siano molti meno dell’anno scorso, in cui ogni sondaggio dava i consensi in crescita. il prezzo basso dei prodotti petroliferi e la massiccia propaganda antinucleare stanno dando i loro frutti

    55. Edoardo scrive:

      Riporto un interessante articolo:

      Fotovoltaico, pannelli invenduti e guerra dei prezzi
      di Giuseppe Carovita (da il Corriere dell Sera Aprile 2009)

      Solo ottanta giorni fa sembrava ancora in crescita esponenziale. I consuntivi del 2008, per l’industria fotovoltaica, si erano appena chiusi a oltre 20 miliardi di dollari, cinque volte quelli del 2005. «Eppure, da allora, è cambiato tutto – spiega Paula Mints, analista della Navigant Consulting, azienda di ricerca sul fotovoltaico globale – oggi l’industria vive un clima completamente diverso, di sovraccapacità produttiva, di moduli e pannelli invenduti e accumulati nei magazzini, e di vera e propria guerra dei prezzi». E’ lo scenario presentato durante l’ultima conferenza dell’Epia (European Photovoltaics Industry Association) a Francoforte, centrata sull’impatto della crisi sull’industria fotovoltaica.

      Che cosa è successo in questi ottanta giorni? Primo, è improvvisamente finito il boom fotovoltaico spagnolo. L’anno scorso il governo di Madrid ha generosamente incentivato, con danari pubblici, la bellezza di oltre 2 gigawatt di campi solari, per ben il 42% di tutto ciò che di fotovoltaico si è istallato nel mondo nel 2008. E massima parte di questi moduli provenivano dall’Asia e dalla Cina (che ormai fanno il 40% della produzione). Poi, a fine 2008 (anche a causa dello scoppio della sua bolla immobiliare e finanziaria) il governo Zapatero ha drasticamente deciso un tetto di un quarto agli ammontari incentivabili. Risultato: un pari taglio secco nelle istallazioni e decine di migliaia di posti di lavoro in libertà. E proprio nel momento in cui numerose nuove fabbriche solari entravano a regime, finanziate dal boom degli anni precedenti. «Con una capacità produttiva quasi raddoppiata - spiega Kai Malkwitz di PvXchange, il maggior portale online sul settore – da 5 gigawatt nel 2008 a circa nove stimati quest’anno».

      «Aggiungiamo al menu la crisi finanziaria globale – continua Mints – il crollo dei corsi immobiliari, la caduta dei consumi delle famiglie e il credito congelato. I fondi oggi sono più scarsi per tutti i partecipanti al mercato, siano essi piccoli investimenti immobiliari su tetti solari quanto grandi campi fotovoltaici. Senza contare i flussi di capitale alle start-up».
      Risultato: all’inizio del 2009 Navigant stimava circa 1,4 gigawatt di celle, moduli e pannelli accumulati e invenduti nei magazzini, lungo tutta la filiera, dai maggiori produttori fino agli istallatori. «E ciascuno di essi è in concorrenza con tutti gli altri. Di qui la forte spinta al ribasso dei prezzi». Che, tra i produttori asiatici, supera il 20%. Mentre, tra i produttori tedeschi (attestati su un mercato più stabile) per ora non scende oltre il 10%. Ma le punte dei ribassi spesso arrivano al 50%.

      Bolla fotovoltaica quindi? È ancora presto per dirlo. Di sicuro i primi effetti del grande programma di stimolo sulle rinnovabili deciso dall’amministrazione Obama non si faranno sentire prima dell’estate, con l’avvio dei primi finanziamenti da parte del Doe (Dipartimento dell’Energia Usa), orientati però più al sostegno della Ricerca e Sviluppo che alla ripresa del mercato. «Che si muoverà davvero - dice Mints - soltanto quando la crisi di fiducia e di credito verrà superata».

      Intanto, della guerra dei prezzi dovrebbero in parte avvantaggiarsi i mercati europei. Oltre alla Germania che, secondo Eupd Research, anche nel 2009 dovrebbe continuare a crescere al 6% (fino a quasi 1,8 gigawatt) entreranno in scena la Francia (+43% a 540 magawatt) e l’Italia (+8% a 450 megawatt) mentre la Spagna resterà praticamente ferma. Previsione conservativa, quella di Eupd Research sull’Italia. «Un mercato che negli anni scorsi si è mosso soprattutto sui tetti fotovoltaici delle imprese - spiega Markus Wackerbeck, analista capo – mentre il residenziale non è decollato e i grandi campi fotovoltaici trovano oggi forti difficoltà sia nelle autorizzazioni amministrative che nei finanziamenti».

      Esito finale: almeno nel 2009 l’Italia non conoscerà quantomeno il boom drogato spagnolo, che l’anno scorso di fatto ha imposto al governo il blocco degli incentivi. Però, anche, un’opportunità persa: con i prezzi in rapida caduta la possibilità di accelerare sul fotovoltaico (ancora più conveniente, oggi in Italia, nel rapporto tra costi e rendimenti ventennali da tariffa incentivata) limitando il valore importato e anche con un effetto di rafforzamento delle imprese che producono in Italia i moduli, i sistemi, installano e certificano gli impianti.
      Durerà non più due - tre anni questa crisi fotovoltaica da sovrapproduzione relativa e da discesa dei prezzi - prevedono gli analisti. Nel frattempo vi sarà una sicura selezione tra le imprese (a favore dei maggior nomi, come Q-Cells, Suntech, Sharp, First Solar e Kyocera) ma poi il mercato ripartirà. «E l’Italia, prevede Winfried Hoffman, presidente dell’Epia (l’associazione fotovoltaica europea) all’appuntamento tra due anni si presenterà probabilmente in condizioni di «grid parity», quindi con la possibilità di ridurre nettamente le tariffe incentivate. Magari destinando i fondi pubblici verso interventi strutturali sulla rete elettrica (compresi cruciali sistemi di storage) in grado di sfruttare pienamente l’energia solare fotovoltaica divenuta adulta».

      Faccio notare che già nel 1987 si affermava senza ombra di dubbio che il solare e tutte le altre fonti rinnovabili sarebbero diventate “adulte” (espressione coniata proprio all’epoca) ed avrebbero permesso si spegnere la quasi totalità dei reattori nucleari (solo quelli, le centrali a gas, petrolio e carbone NO… Boh!)

    56. Davide scrive:

      x Gianpietro, non voglio entrare troppo in questioni politiche e filosofiche. Per quanto riguarda la produzione di ricchezza (non di etica, morale o di giustizia), il libero mercato per me non si discute.
      Conti ha dichiarato: «Noi saremo i leader, no a logiche di condominio».
      Qui siamo semplicemente alla dittatura. C’è un’arroganza di fondo in queste dichiarazioni che è allarmante. Soprattutto dopo che si era fatto tanto per rendere il mercato dell’energia più libero e meno monopolizzato.
      Poi per quanto riguarda la sicurezza ed il controllo, io ci vedo un conflitto di interesse enorme, il governo è finanziatore e promotore di questa immensa manovra. Oltretutto se cambia il governo, rischia come al solito di saltare tutto, anche se questa eventualità, almeno nel breve periodo è molto remota.

    57. Pietruccio scrive:

      Eh già, “il libero mercato, per quanto riguarda la produzione di ricchezza, non si discute.”

      Le scienze Novembre 2007-11-03
      Dove vince la fame di Per Pinstrup e Fuzhi Cheng

      Denutrizione

      il 18% dei denutriti sono bambini sotto i 5 anni (circa 150 milioni)

      820 milioni nei paesi in via di sviluppo
      25 milioni nei paesi in transizione (ex unione sovietica)
      9 milioni nei paesi industrializzati

      dati fao (citati dall’articolo)
      ogni anno
      -12 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono per cause legate alla denutrizione
      -mezzo milione di bambini diventano parzialmente o totalmente ciechi per effetto della carenza di vitamina A

      link
      www.fao.org
      www.ifpri.org

    58. Pietruccio scrive:

      x Edoardo

      Interessante. Ho trovato un link

      cened.it/c/document_library/get_file?p_l_id=10575&folder...

      Per la situazione attuale in Italia (condito con qualche cattiveria antinucleare, ma con alcuni dati interessanti)

      http://www.bnrenergia.it/leggi_news.asp?id=743

    59. mirko scrive:

      il PROBLEMA del SISTEMA finanziario cartaceo (volatile e “trasferibile” oltre a basarsi sul CONSUMISMO-USURA fisica)
      sta’ in piedi solo per una strozzatura dell offerta energetica, e la competizione susseguente.
      e questo significa
      causare migrazioni di massa e fame ai popoli (dove lo stato conta poco)
      e alle persone delle “categorie deboli” (dove lo stato ha poca “sensibilita’”e MOLTA COLPA! ).

      COMUNQUE il problema sara’ risolto nel far “saltare” e far guerra alle COMMODITYes, che sembrano “solo” comprendere le quotazioni OIL…
      per un panorama obiettivo..
      http://it.wikipedia.org/wiki/Commodity
      il punto di contatto tra il potere economico, politico, commerciale e di CONTROLLO sull UMANITA’ da parte del…
      CIAO!

    60. Giacomo scrive:

      @Davide

      Io invece noto, e questo non solo riferito a te ma in generale a molti,una certa insistenza nel trovare problemi OVUNQUE quando il soggetto e’ il nucleare.Tante di queste cose non sarebbero nemmeno considerate quando si parlerebbe d’altro (a ragione o torto).
      Nel caso specifico le regole le fa lo stato ed il resto le compagnie elettriche.
      Non mi sembra che Conti abbia vietato nulla all’Edison ma in ogni caso converrai con me che il mercato elettrico italiano (per il nucleare) e’ troppo piccolo per tanti attori.Forse se fossimo gli Stati Uniti le cose sarebbero diverse…..

      @ x tutti
      Non noto nessun tipo di progresso culturale da parte degli ambientalisti che,come vent’anni fa’,continuano a fare i medesimi ragionamenti inconsistenti e privi di realismo.La responsabilita’ delle scelte non e’ di casa.

    61. Pietruccio scrive:

      x Davide

      Naturalmente davo per scontato, ma forse è meglio precisarlo, che l’Italia deve ubbidire a certi criteri di sicurezza imposti dall’unione europea, per cui non è che l’ente normativo e di controllo italiano può inventarsi regole “fantasiose” per favorire gli amici degli aici, come sembra voler dire il tuo intervento.

    62. mirko scrive:

      consentitemi una provocazione, ma certamente portando rispetto…
      un po di vivacita’ , mica fa’ dei danni!
      cominciamo dal commento di giacomo, che dice che noi ambientalisti…e dato la logica “matematica di platone” significa che lui si ritiene un devastatore ambientale! sigh…
      a me’ sembra anche che il nucleare pulito sia la soluzione ambientalmente e LOGICAMENTE piu auspicabile. ma data l’ abbondanza di ferro per il piezonucleare, o, dell idrogeno-deuterio (nelle profondita’ marine), il problema non sia contro il nucleare, ma contro il SISTEMA che regge sulla competizione a VALLE della strozzatura di disponibilita’ energetica…
      @pietruccio….
      “Denutrizione

      “il 18% dei denutriti sono bambini sotto i 5 anni (circa 150 milioni)

      820 milioni nei paesi in via di sviluppo
      25 milioni nei paesi in transizione (ex unione sovietica)
      9 milioni nei paesi industrializzati”
      l’ITALIA deve ubbidire a criteri di regole commerciali WTO, che sono dettate da cervelli OBESI e APPESANTITI.”

      non potrei mai essere contro un nuclearista con questi scrupoli…ma non si potra mai neanche pensare che gli abitanti del congo, vadano ad abitare fuori dalla centrale nucleare, dato la scarsa antropizzazione e dunque l’ elevato costo procapite per le linee elettriche!
      o no?

      whatever news will came! GUERRA alle COMMODITY

    63. Giacomo scrive:

      @mirko

      Dammi la definizione di “devastatore ambientale”

    64. Giacomo scrive:

      @mirko

      Vuoi che ti dica quello che penso? I devastatori ambientali sono proprio quelli che NON DECIDONO e lo fanno da due decenni.E’ ipocrita dopo vent’anni di silenzio cercare di smuovere le montagne all’ultimo minuto proponendo cose di ogni genere che non stanno ne’ in cielo ne’ in terra ma con l’unico scopo comune di avversare il nucleare che per inciso lo abbiamo abbandonato SOLO NOI.
      Ti suggerisco di chiamare in causa tutti i paesi del mondo come DEVASTATORI AMBIENTALI visto che NESSUNO ad oggi ha seguito la nostra strada.Questa e’ la realta’ il resto sono CHIACCHERE DA BAR.
      Invece no,anche di fronte l’evidenza dei fatti ancora si insiste poiche’ di fondo non vi e’ alcuna proposta concreta ma sempre un netto rifiuto al limite del religioso.
      Mirko la logica del nucleare pulito,come lo chiami tu,ammesso che esista,che diventi una tecnologia industriale e pure valida dovra’ passare un sacco di tempo nei laboratori ed e’ certo che proporre genericamente ricerca AL POSTO dell’opzione nucleare non sposta ad oggi il NOSTRO problema energetico anzi lo aggrava equivalentemente ad un NO.
      Quindi a conti fatti dire di no da subito oppure proporre qualcosa di non realizzabile a breve E’ LA STESSA COSA.Il risultato non cambia.Hai solo un modo piu’ furbo di gestire le cose.
      E’ questa l’arma del moderno ambientalismo?
      L’unica cosa veramente certa ad oggi e’ che l’unica strada percorribile e’ il nucleare da fissione perche’ E’ GIA’ DISPONIBILE e ci permette DI RISOLVERE i problemi di oggi e dell’immediato futuro.

      Se nel futuro prossimo arrivera’ qualcosa di migliore lo accetteremo a braccia aperte senza remore cosi’ come buon senso vuole.

      MA I PROBLEMI DI OGGI VANNO RISOLTI NON STUPIDAMENTE SPOSTATI.

    65. Giacomo scrive:

      P.S. Come mai questa mirabolante “tecnologia” del nucleare pulito cosi’ vantaggiosa per l’umanita’ viene solo proposta come ALTERNATIVA al nucleare e MAI un accenno come alternativa alle costosissime rinnovabili oppure all’inquinante fossile?

      NON E’ CHE LA TECNOLOGIA SIA PIU’ POLITICA CHE SCIENTIFICA???

    66. Pietruccio scrive:

      x mirko

      “…ma non si potrà mai neanche pensare che gli abitanti del congo, vadano ad abitare fuori dalla centrale nucleare…”

      no, logico: il nucleare può essere fatto solo in paesi avanzati che sono in grado di gestirlo, non certo in congo e in altri paesi dove l’arretratezza rende indispensabili tecnologie semplici come le fonti fossili. se, infatti, come paesi avanzati fossimo seri adotteremmo noi le tecnologie complicate, tipo il nucleare, per lasciare a loro quelle che facilitano lo sviluppo tipo le fossili, invece monopolizziamo quasi tutto il mercato dei prodotti petroliferi gonfiandone i prezzi. l’atteggiamento degli antinucleari non fa altro che peggiorare la situazione e affondare i paesi del terzo mondo… per non parlare della vergogna dei biocombustibili… per i finto-ambientalisti qui in occidente è tutto un gioco e laggiù si muore di fame (non solo per colpa del mercato dell’energia, naturalmente).

      il discorso che stavo facendo con davide era volto a dimostrare che non è il caso di prendere il mercato libero come parametro buono per valutare ogni cosa

      in particolare il fatto che la tecnologia nucleare non sia adatta alle esigenze degli investitori di questo sistema (richiede grossi investimenti con tempi di ritorno lunghi e sotto la minaccia dell’incognita politica rappresentata dai movimenti popolari antinucleari) non significa che il nucleare non sia “buono”, significa solo che non è adatto a un mercato come questo (che a me e a quelli come me non piace anche sappiamo bene che non c’è niente di meglio… ma almeno correggerne le aberrazioni…)

    67. Davide scrive:

      x Pietruccio
      Io credo che l’Italia non debba ubbidire così tanto, ci sono solo delle direttive europee da applicare più o meno bene, ma le leggi le fanno pur sempre nel parlamento italiano. Inventarsi regole fantasiose no, però ci sono mille altri modi più o meno astuti; e le sfumature e le interpretazioni possibili che si possono dare sono tante.
      L’agenzia per la sicurezza nucleare, così come la hanno voluta, è fortemente dipendente dalla politica, nonostante direttive europee che specificavano il contrario. (http://www.i-com.it/DocumentiArea/319.pdf).

      x Giacomo
      Riguardo alle dimensioni del mercato elettrico italiano, non mi sembra che siamo così piccoli (http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=HtsROtq0A1E%3d&tabid=418&mid=2501) (più degli stati uniti ma non meno di Inghilterra, Francia, Spagna, etc. L’Enel non ha vietato nulla alla Edison e non ha nessuna autorità per farlo, le parole di Conti, “no a logiche di condominio”, sono solo il suo parere personale (anche se lasciano presagire quale sia l’aria che tira). Il problema è che il governo ha fortemente appoggiato l’Enel, sia nell’accordo con EdF (l’incontro a 4, 2 presidenti e 2 amministratori delegati), e sembra intenzionato ad avere un unico operatore per il nucleare, questo sì. Potrei sbagliarmi, l’Enel dopotutto è stata privatizzata tempo fa, anche se però alla fine, grosse quote della proprietà sono ancora del ministero del tesoro. (http://www.impresaoggi.com/it/d_en.asp?cacod=24 discutibile ma non infondata storia energetica italiana tra il 50 e il 70).
      E’ da vedere come andrà, però ci sono dei presupposti che non mi convincono più di tanto.
      Saluti
      Davide

    68. Renzo Riva scrive:

      x Davide
      - http://www.i-com.it/DocumentiArea/319.pdf -
      - terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=HtsROtq0A1E%3d&tabid=...
      - http://www.impresaoggi.com/it/d_en.asp?cacod=24
      Sempre uno spazio prima e dopo un collegamento.

    69. Pietruccio scrive:

      Segnalo questo bell’articolo

      titano.sede.enea.it/Stampa/skin2col.php?page=eneaperdettagli...

      —–

      x Davide

      http://www.i-com.it/DocumentiArea/319.pdf

      Per quanto ne so io sono decisamente fuori strada nel senso che la sicurezza nucleare è proprio un’altra cosa.

      Col conflitto d’interessi o con una dipendenza dell’agenzia dal governo incidi sull’aspetto ecnomico (discorso che a me sinceramente non interessa - non mi pare certo che le lobby del gas o delle rinnovabili mi pesino poco sulle spalle) ma la sicurezza sul piano tecnico non dipende da questo, mica stiamo parlando di una ditta che produce materiale informatico, che al massimo se qualcosa non funziona si becca qualche maledizione.

      L’ho già detto, in ambito nucleare la responsabilità è personale, la struttura dei controlli è estesissima e preponderante rispetto all’attività. Non è che corrompi uno e fai l’edificio di contenimento con sabbia invece che con cemento certificato e non se ne accorge nessuno.

      E allora cosa pensi, che l’agenzia amica del governo farà leggi del tipo “non si fanno controlli sulle pompe del primario”, “il vessel può non essere antisismico”, “le centrali italiane che fanno accordi privati per lo smaltimento dei rifiuti saranno esentate dai controlli” ecc…

      Il grande rammarico nel documento che citi mi pare che si rivolga soprattutto al fatto che nel quadro normativo tracciato diventa difficile per i soliti furbi fare l’ostruzionismo politico: è invece esattamente ciò che piace a me.

    70. Edoardo scrive:

      Per Pietruccio:
      bell’articolo davvero!
      Si ribadisce anche l’ammontare delle scorie prodotte annualmente dalle attività umane:

      10 milioni di m3 di industriali tossici all’anno contro 40.000 m3 di m3 di scorie radioattive di cui 4.000 ad alta attività da avviare al deposito geologico.

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