Tecnologia nucleare - Qualche altro fatto
30 Maggio 2009 di AmministratoreVincenzo Romanello ci ha mandato un documento in merito al contributo dell’ energia nucleare alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, allo smantellamento degli impianti nucleari ed al confronto delle diverse fonti energetiche dal punto di vista delle risorse utilizzate.
Le argomentazioni esposte sono state preparate in seguito alla partecipazione alla conferenza “Jahrestagung Kerntechnik”, tenutasi a Dresda il 12-14 Maggio 2009.
Si può scaricare e leggere per intero il documento “Tecnologia nucleare - Qualche altro fatto” di V. Romanello (maggio 2009)
(file pdf, 12 pagine e circa 3 Mb)
30 Maggio 2009 alle 16:58
Interessante in particolare il discorso dell’ utilizzo delle risorse per energia generata..
a proposito dell’ utilizzo della risorsa principale,cioe l’uranio,mi chedevo,anche se vado un po OT, se non sarebbe meglio promuovere la filiera dei reattori ad Uranio naturale tipo CANDU e similari,che non richedendo arrichimento permettono di “moltiplicare” le riserve di uranio naturale di un fattore 8
(ho trovato questo valore curiosando in rete ,confermatemi se e vero-anche se comunque si trattasse di un fattore 2 o 3 il ragionamento non cambierebbe)…
Se cossi fosse ci permetterebbe di incidere sul problema a mio avviso piu’ serio del nucleare,ovvero la disponibilita’ di risorse(ipotizzando uno scenario di forte incremento di potenza installata nei prossimi 50-100 anni)
e di avere un buon margine di sicurezza in attesa dello sviluppo della gen IV?Grazie
30 Maggio 2009 alle 18:57
x Ing. Vincenzo Romanello
Ottimo lavoro
______________
Sai mica quanto si era attivato l’acciaio del vessel a fine vita?
31 Maggio 2009 alle 22:45
x amlet 2
I CANDU sono bei reattori, ma non moltiplicherebbero affatto le risorse per 8, giacchè è vero che non usano uranio arricchito, però è anche vero che presentano un burnup molto più basso di quello dei PWR (si parla di 8000 MWd/t contro 60000 per i design PWR più moderni).
Quanto al ‘problema’ delle risorse questo è considerato oggi un problema molto sindacabile in sede tecnica, e comunque l’unico serio modo di risolverlo sarebbe quello di ricorrere alla tecnologia dei reattori veloci, isogeneratori o breeder (a seconda dello scenario che si considera).
xPietruccio
Non ho il numero sotto mano, si riferiva all’isola nucleare. In ogni caso non costituisce un problema, in termini di radiotossicità della scoria
1 Giugno 2009 alle 13:22
grazie per la risposta
5 Giugno 2009 alle 13:37
Anch’ io sono abbastanza convinto che per il breve futuro i Candu sarebbero una filiera più adatta per l’ Italia per una seria di motivi (non perchè aumentino di tanto anche se qualche vantaggio c’è, circa un terzo in più), ma per altri motivi qui riassunti
atomicinsights.blogspot.com/2008/03/its-show-time-for-candu....
sono più modulari ed usano una tecnologia meno complessa (i Candu hanno un ottimo record di reattori costruiti in tempo e dentro il budget preventivato), non richiedono l’ arricchimento che sono impianti che non abbiamo, si può sfruttare il torio in prospettiva
5 Giugno 2009 alle 14:26
Premesso che sono sempre stato un ‘fan’ dei CANDU, e che la loro adozione non mi dispiacerebbe del tutto…
‘usano una tecnologia meno complessa’
No, non direi proprio. I contenitori del combustibile sono in lega di zirconio, ad alta pressione, e devono interfacciarsi con strutture di acciaio! Per non parlare della cpomplessita’ della macchina di carico/scarico del combustibile.
Direi che vantaggi sicuramente ce ne sono, soprattutto nell’economia neutronica (utile per molte cose), ma quanto a complessita’ temo proprio non abbiano nulla da invidiare ai PWR…
5 Giugno 2009 alle 18:47
Forse “meno complesso” non è il termine più usato, ma certamente i Candu con i tubi in pressione usano una tecnologia più modulare e sopratutto più economicamente sviluppabile in taglie più ridotte, dell’ ordine dei 650-900 MWe (il Candu che l’ Ansaldo ha contribuito a costruire in Romania è appunto di 650 MWe), contro i 1100-1600 MW dei LWR.
Inoltre (ed è poco noto) non necessitano dei complessi contenitori in pressione che oggi vengono costruiti da una sola azienda in tutto il mondo, la Japan steel works
Va da sè poi che l’ essere indipendenti da forniture estere di uranio arricchito è un grosso vantaggio politico (mai ci metteremo a costruire in Italia impianti di arricchimento, anche se dovessimo pesantemente ritornare al nucleare), per cui a parte l’ uso di uranio naturale come combustibile i Candu ci permettono di sfruttare una tecnologia nucleare che è totalmente sviluppabile all’ interno del Paese, in tutto il ciclo del combustibile, con enormi benifici economici e pratici
5 Giugno 2009 alle 20:19
Il governo canadese ha anche deciso di privatizzare l’AECL il che potrebbe essere una ghiotta occasione per l’Italia pe riportare un po’ di competenze.
6 Giugno 2009 alle 14:34
“si può sfruttare il torio in prospettiva ”
volevo saper se i reattori CANDU permetterebbero di sfruttare il torio gia’ nelle attuali condizioni,e se no,quali sfide tecnologiche ci sono da affrontare?
6 Giugno 2009 alle 17:55
Certo, si può ottenere l’ autofertilizzazione in campo termico dal torio in reattri tipo Candu, probabilmente con qualche compresso, vedi il paragrafo “Thorium Fuel Cycles ”
http://www.nuclearfaq.ca/brat_fuel.htm
Personalmente credo tuttavia che risultati molto migliori in temrini di minore complessità ed infrastrutture necessarie si possano ottenere con la tecnologia dei reattori a sali fusi (MSR), ho aperto un thread sul forum sull’ argomento (”reattori a sali fusi”)
http://www.nuclearmeeting.com/forum/showthread.php?tid=50
12 Giugno 2009 alle 18:47
Il governo canadese ha anche deciso di privatizzare l’AECL il che potrebbe essere una ghiotta occasione per l’Italia pe riportare un po’ di competenze.
Buona notizia.
Speriamo davvero che l’Italia riesca a sfruttare questa opportunità .
16 Luglio 2009 alle 10:24
segnalo che secondo un “candidato al nobel” citato dall’unità a smontare una centrale ci vogliono 50-100 anni:
risorse.legambiente.eu/rassegna_stampa/10683-12076.png
ed è pure mio collega, sic!
16 Luglio 2009 alle 19:46
Anche se l’ha detto un candidato premio nobel la ritengo una panzana.Anzi mi chiedo come ancora si perda tempo nonostante ci siano fatti provati e comprovati proprio del contrario….
Evidentemente o sei d’accordo con le loro idee oppure sei un nemico da abbattere a tutti i costi e con tutti i mezzi.Insomma la devi pensare come loro.
Nel mio campo,quello informatico,questo tipo di operazioni si battezzano FUD (Fear, Uncertainty and Doubt) (paura, incertezza e dubbio) e servono a screditare un concorrente,forse superiore, che deve essere eliminato a tutti i costi….
E’ solo l’inizio ma questa volta sara’ diverso.Ci vedremo in piazza cari verdastri.Saluti.
16 Luglio 2009 alle 19:50
Dimenticavo:
FUD => http://it.wikipedia.org/wiki/Fear,_uncertainty_and_doubt
:-)
17 Luglio 2009 alle 22:50
Non dimentichiamo che un conto è essere nominati al nobel, un altro è prenderlo.
Le nomine non sono un processo rigoroso, la scelta del premio nobel si. Nel 1939 Hitler era stato nominato al premio nobel per la pace.
18 Luglio 2009 alle 09:42
giusto. aggiungerei che le idee vanno valutate in sé, non in base a chi le propone. altrimenti torniamo all’ipse dixit.
io ho imparato a diffidare di articoli che iniziano elencando i titoli veri o presunti dell’intervistato: spesso segnalano che di dsostanza ce n’è poca
19 Luglio 2009 alle 19:57
http://fusione.altervista.org/guestbook.htm
Franco Battaglia Docente Chimica dell’Ambiente Università di Modena
scrive ( domenica 9 marzo 2008, ore 16.05):
Ricordo che nella scienza non è ammessa alcuna autorità - neanche quella di un nobel - diversa da quella dei FATTI.