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Belgio - fuga di Iodio-131 radioattivo

4 Settembre 2008 di Amministratore

Il 23 agosto è stata registrata una “fuga radioattiva” di Iodio-131 dall’ “Institut National des Radioéléments” (IRE) presso la cittadina di Fleurus, non lontana da Charleroi, in Belgio.

L’ istituto IRE è noto per essere uno dei principali produttori europei di radioisotopi per uso medico.

A seguito dei controlli effettuati successivamente, l’ incidente è stato attribuito ad una serie di errori umani e di problemi tecnici.
Dei prelievi a campione effettuati nei terreni circostanti all’ impianto hanno rivelato che la fuga di elementi radioattivi si è diffusa in un’ area più grande di quanto inzialmente previsto ed ha mantenuto un livello medio di radio attività.

I controlli effettuati su oltre 1.400 persone hanno dato tutti esito negativo.

La “FANC-AFCN” (l’ agenzia federale del Belgio per il controllo nucleare) ha classificato l’ incidente come INES 3 (la scala internazionale Ines va da 1 a 7).



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  • 5 Commenti a “ Belgio - fuga di Iodio-131 radioattivo”

    1. Egisto scrive:

      Interessante notare la differenza di trattamento riservata dai media rispetto agli “incidenti” di Tricastin. Questo è sicuramente più grave, con la dispersione di iodio 131, che è abbastanza pericoloso anche se di breve durata. Tuttavia nessuna prima pagina sui giornali on line solo un breve trafiletto su Repubblica.it.
      Evidentemente la radioattività è cattiva se viene da una centrale nucleare, ma è buona se viene da un centro di produzione di materiale medico? perché non si levano le voci chiedendo la cessazione dei trattamenti medici con radioisotopi?

    2. Edoardo scrive:

      Per Egisto:

      stavo per dire anch’io la stessa cosa. Spero che questo caso (come molti altri) induca la gente a pensare e riflettere più autonomamente invece di affidarsi a sciocche ideologie.

      Saluti.

    3. Renzo Riva scrive:

      Sottoscrivo

    4. Pietruccio scrive:

      Interessante articolino sul sito di Le Scienze

      Da una ricerca condotta presso la Harvard University a Boston, fra il resto, risulta che

      “Quando a Dublino venne proibita la vendita del carbone, le concentrazioni di particolato crollarono del 70 per cento in 72 mesi, e le morti per malattie cardiovascolari del 10 per cento”

      lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_particolato_fin...

      Cosa succederebbe se qualcosa del genere succedesse per effetto di rilasci radioattivi provenenti da centrali nucleari?

    5. Pietruccio scrive:

      Naturalmente ricordo che

      lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_PM10_favorisce_...

      “Il PM10 favorisce la trombosi venosa profonda e per ogni aumento medio di 10 microgrammi di particolato per metro quadrato della zona in cui si vive, il rischio aumenta del 70 per cento”

      Eppure, senza nucleare, il futuro sarà tutto a carbone (con un po’ di rinnovabili). Ricordo anche che i processi di trattamento del carbone sono energivori e quello del confinamento della CO2 è drammatico quanto a percentuale di energia consumata, per non parlare degli altri problemi che potrebbe generare.

      Ho scritto queste cose come memo per gli antinucleari che si credono ambientalisti (tanto per tenerci allenati).

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