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Edison - un piano per il nucleare in Italia

18 Marzo 2008 di Amministratore

Sul quotidiano “La Repubblica” di ieri 17 marzo c’era un articolo di Maurizio Ricci in cui si delineava il piano che avrebbe pronto la Edison se in Italia ci fosse il “via libera” a tornare al nucleare come “arma” per abbattere le emissioni di Co2.

La società milanese Edison prospetta un piano che tiene conto del rapporto tra “consumi attesi” e “produzione disponibile”: secondo le previsioni del governo nel 2030 l’ Italia avrà necessità di un fabbisogno di 545 Twh di elettricità (un terawattora equivale ad un miliardo di kilowattora).

Ma il vincolo posto dalla UE all’ Italia è ridurre del 20 per cento le emissioni rispetto al 1990 e pertanto le centrali elettriche italiane non potranno produrre più di 88 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
La società milanese Edison (al 50% di proprietà della francese EDF) vede quindi il nucleare per l’ Italia come una fonte energetica da affiancare alle rinnovabili e al risparmio energetico.
Edison valuta che ideale sarebbe costruire tra le cinque centrali nucleari per un totale di 10 megawatt di potenza (in grado di produrre circa 80 Twh) e le dieci centrali nucleari per un totale di 20 megawatt di potenza (in grado di produrre circa 140 Twh), avviando la costruzione quanto prima in modo da avere la prima attiva già nel 2019.

Sempre nell’ articolo si dice che la Edison ha anche previsto un’ ipotetica “road map” temporale: un anno di dibattito generale, un anno per scegliere il sito, due anni per avere tutte le autorizzazioni, due anni per preparare il sito, cinque per costruire la centrale.

Gli azionisti di Edison al 17 marzo 2008 sono: EDF 19,4% ; Transalpina di Energia Srl 61,3% ; Carlo Tassara Spa 10% ; altri azionisti (aventi partecipazioni inferiori al 2%) 9,3%



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  • 112 Commenti a “ Edison - un piano per il nucleare in Italia”

    1. daniele scrive:

      Edison è controllata da EDF al 19,36%, da Transalpina di energia srl per il 61,28%, il resto dal mercato.
      Il fatot è che Transalpina di energia srl è una joint venture tra EDF (50%) e Delmi (50%), cioè una società dove ci sono ben 5 banche.
      Edison di italiano ha solo il nome.

      La domanda è semplice.
      Perché i Francesi che ci vendono a caro prezzo la loro elettricità elettronucleare costruirebbero delle centrali nucleari per renderci energeticamente indipendenti?

      Qaulcuno sa rispondermi?

    2. Amministratore scrive:
      Commento ufficiale dello Staff

      salve daniele,
      grazie per la precisazione sulle partecipazioni societarie di Edison

    3. Amministratore scrive:
      Commento ufficiale dello Staff

      in dettaglio elenco qui gli azionisti della Edison al 17 marzo 2008:
      - EDF sa 19,4%
      - Transalpina di Energia Srl 61,3%
      - Carlo Tassara Spa 10%
      - altri azionisti (aventi partecipazioni inferiori al 2%) 9,3%

    4. gauss2 scrive:

      Considera Daniele che però ogni paese della comunità dovrà raggiungere entro qualche anno una forte autonomia energetica come autoproduzione e si potrà importare credo solo dal 10 al 15% dall’estero e non più del 7 da una singola nazione … per i dati precisi però non mi ricordo .. si dovranno vedere siti appositi .. la mia è una logica considerazione.
      quindi visto che l’Italia non è ancora in linea con tali parametri l’affare consisterebbe anche nel costruire secondo Edison centrali in Italia.
      Comunque la domanda non è scontata. Bravo Daniele.

    5. Loris Groppo scrive:

      E’ la dimostrazione, Daniele, che si prospetta un business di proporzioni notevoli. E’ la clamorosa smentita di chi afferma (Rubbia compreso) che il nucleare presenta costi insostenibili.
      La notizia è ottima se non altro perché c’è ancora chi, dall’estero, ritiene che valga la pena investire in Italia. Anche se, sappiamo che qui da noi certi desideri te li fanno passare in fretta (vero Daniele?) :-) .

    6. daniele scrive:

      Grazie Gauss. Anche se sul nucleare siamo su sponde diverse almeno sulla chiarezza e la trasparenza la pensiamo allo stesso modo.

      DELLE RIFLESSIONI CON DOMANDE

      AMBIGUITA’ e NON TRASPARENZA
      Purtroppo si ripete lo stesso cliché: slogan amplificati dai megafono della stampa e nessuna trasparenza verso i cittadini. Edison, Quadrino… tutto italiano! Invece no! Tutto Francese! Almeno il giornalista un riquadro che spiegasse chi è Edison!
      Informazione ambigua.
      Come è ambiguo il nucleare nei programmi dei due partit maggiori.
      Il PDL parla di nucleare subito (lo titolavano anche i giornali) ma poi se vai a leggere i punti fondamentali il riferimento esplicito non c’é.
      Il PD parla di efficienza e rinnovabili, ma poi nel pezzo della Repubblica Bersani parla del nucleare di oggi e non di quello futuro.
      Ambigue anche le protagoniste nucleari (Enel e Edison).
      Se andate nel sito della Edison non parla in nessuna pagina di nucleare!
      Mentre sul sito Enel si pubblicizza molto come Enel è campione dell’efficienza e delle rinnovabili ed il nucleare in secondo pìano. Mentre acquista vecchie centrali sovietiche (Slovacchia) e spende miliardi di euro sul nucleare.
      Una domanda allora:
      1) Perché non si è espliciti? Perché si getta il sasso e poi si ritira la mano?

      L’ASSE FRANCIA - ITALIA
      La Francia si è rivolta all’Italia per avere una collaborazione sulla sua ripartenza nucleare. Non lo ha chiesto alla Spagna, ne alla Germania, ne al Belgio, ne alla Svezia, ne alla Finlandia e all’Inghilterra. Con alcune di queste solo contatti industriali (gli vendono gli EPR). Con l’Italia addirittura compartecipazione nel progetto per ben 5 EPR francesi con i nostri giovani ingegneri che vanno in Francia a studiare!
      Ed ora Edison che ci offre il nostro nucleare. Ma Enel in Francia non vende niente; Prende solo qualche lezione. Sembra quasi che si stia per diventare la nuova colonia nucleare francese.
      1) Perché questo asse nucleare Italia - Francia?
      2) Perché offriamo il nostro mercato in cambio di qualche lezione nucleare?

      Grazie per le risposte.

    7. daniele scrive:

      Leggo solo ora il post di Grosso.

      Gli stessi articoli parlano di costi enormi (40 miliardi di euro). Le stime di Moody’s parlano di 30 - 70 miliardi. Lo stesso Qaudrino parla di consorzio (tipo quello Finlandese) perché nessuna azienda si può permetetre da sola questo investimento. Negli USA l’amministrazione Bush ha dato delle agevolazioni per chi vuole costruire centrali.
      Sarà anche conveniente ma non ti sembra strano che campioni del liberismo sul nucleare parlino di aiuti di stato e consorzi?

      Si il bussiness c’é. C’é perché entro il 2030 il 70% del parco reattori mondiali sara da rottamare. E tra decommissioning e ricostruzione agli “ex petrolieri” già brillano gli occhi.

      Se puoi rispondi alle mie domande. Servono le opinioni di tutti per provare ad avvicinarsi alla verità.

    8. Loris Groppo scrive:

      Bah, Daniele, questa storia del liberismo è finita per diventare una barzelletta. Quella parola è diventata sinonimo di “non ingerenza dello stato nell’economiaâ€. Una gran boiata.
      Solo pochi anni fa c’era qualcuno che si proclamava paladino del liberismo, salvo poi cambiare rapidamente rotta fino ad arrivare a sostenere posizioni addirittura colbertiste(!).
      Gli stessi campioni mondiali del liberismo, gli americani, da anni sostengono economicamente la propria agricoltura con cifre enormi. Senza dimenticare il formidabile apparato militare che di fatto rappresenta un vero e proprio aiuto di stato nei confronti di industria e servizi.

      E’ ovvio che nessuna azienda dispone di tali volumi di capitali da investire a lungo termine. Ma già parlare di “consorzio†mi pare cosa buona e giusta, visto che almeno non si evoca l’intervento statale tout court. Tieni conto, inoltre che chi ci mette i soldi, lo fa in funzione di una redditività che il capitale investito può restituire.

      Quanto alle cifre da impegnare, sembrano enormi, certo. Ma non serve essere un esperto per rendersi conto che in giro c’è una massa di liquidità spaventosa. Una massa di capitali che cerca “solamente†investimenti redditizi ed a basso rischio.
      Ecco, è qui il punto. Nel nucleare la redditività c’è. Il rischio è però alto, proprio a causa dell’ormai proverbiale inaffidabilità del nostro paese.

      I tuoi dubbi sono legittimi, Daniele. Ma è evidente l’ostilità. Una posizione, però, controproducente per tutto il paese. E’ gia stato detto: rinunciando al nucleare, tra le altre cose, perdiamo una formidabile occasione di investimenti che portano lavoro e ricchezza per l’intero sistema.

    9. Edoardo scrive:

      Ragazzi, la sparo grossa ma è solo un mio dubbio:
      che ci sia sotto qualcosa alla vendita di Alitalia ad Air France (io preferivo Air One)? Del tipo: Voi (Francia) mi fate entrare (Italia) nel progetto EPR e noi in cambio vi “regaliamo” la compagnia… certo Aliatlia non è che sia convenientissima (esuberi, perdite continue, ecc.) ma i francesi si toglierebbero di torno un hub rivale non indifferente (Malpensa) Altro che Edison…

      E’ solo una parentesi perchè tutto ciò col nucleare non c’entra.

      Saluti.

    10. Edoardo scrive:

      Comunque sono molto contento che Edison si muova su questa strada (come anche A2A). Spero che il nucleare rientri nel mix energetico italiano.

    11. Loris Groppo scrive:

      Sbando sull’OT, ma non posso trattenermi dal commentare la considerazione di Edoardo. Chi scambierebbe una cosa di valore (partecipazione in un EPR) con una cosa che di fatto vale zero?
      Ah, la nostra povera Alitalia! Flotta obsoleta, conflittualità sindacale imbarazzante, perdite quotidiane da far paura. In un paese normale un’azienda del genere sarebbe già fallita. Air France sta tentando semplicemente un affare; ma, come ha detto ieri Spinetta, loro “non sono obbligati a comprareâ€. Quanto agli altri pretendenti, bastava un’offerta migliore :-) !
      Malpensa? Non può far paura a nessuno. Basta vedere come stanno andando via alla grande tutti gli altri aeroporti del nostro nord Italia…

      (prometto di fare il bravo, basta off-topic)

    12. gauss2 scrive:

      Ciao Daniele,
      ho letto i tuoi post … devo dire che l’anomalia che per te è evidente in realtà nasconde un altro ragionamento a mio parere … premetto che il mio post sarà lungo perchè lunghe sono le considerazioni che farò e pure contorte. Spero vivamente che chiunque intenda leggerlo si armi di buona volontà.
      considera che l’ EDF era qualche anno fà in forte debito .. l’entrata di ENEL in cambio della cessione di Edison ai francesi era fatta per rimpiguare e coprire i debiti della società francese .. da lì la grande amicizia che affondava le radici ai tempi del Phoenix da cui Enel dando i pacco se ne era tolta .. facendo incazzare i francesi all’epoca .. io la sò così la storia. (che poi questa amicizia sia vera o presunta … ricordo che Suez è stata ceduta ad altri enti e non all’Enel quando aveva lanciato l’opa su quella società .. ciò ha fatto incazzare non poco i vertici di Enel (uno smacco alla stessa società che 20 anni prima l’aveva fatto ai francesi?! ) ma questa è un’altra storia .. in mezzo poi c’erano ragini di stato francesi si erano espressicontrari il ministro francese e Chirac stesso… un lavoro molto contorto)
      A quel punto sul piattino c’era la possibilità per Enel di rientrare dopo 25 anni nel settore nucleare dove il know how era stato perso e specialmente tutte le novità, al di là di sapere che c’erano, di fatto non si avevano in mano .. di fatto sapevano delle potenzialità ma mancava il progetto da vedere e da poter costruire e gestire.
      D’altro canto tu considera che tutti gli impianti francesi ragionano su database al top sia per i materiali che per gli studi di neutronica
      - INIZIA LA PARTE CONTORTA -
      gli studi di sezioni d’urto sono conti estremamente complessi sia per la parte sperimentale .. dove devi investire molto per avere i dati sulle XS (abbreviazione di sezioni d’urto) microscopiche accurate e ragionare molto, e quindi avere fatto molta esperienza, per ottenere le XS macroscopiche (considerando che per forza di cose i reattori non si simuleranno solo con codici probabilistici (tipo MCNP) ma si faranno simulare con codici deterministici, ovvero codici che usano l’equazione generale integrodifferenziale del trasporto, e che per l’appunto funzionano con le XS macroscopiche) che sono sezioni d’urto che tengono conto dello spettro energetico del reattore, spettro che però è una incognita del problema e sul quale se hai fatto precedenti studi per precedenti reattori di quella filiera allora avrai già + o - noti e che potrai usare come ipotesi di tentativo iniziale, ipotesi che però, stai attento, sarà non strampalata ma già prossima alla soluzione finale; considerando che però le simulazioni neutroniche sono simulazioni a lentissima convergenza (oltretutto anche per una geometria particolamente complessa quale può essere la geometria reale di un reattore dove andrai a introdurre tutti i particolari realizzativi del reattore che vuoi andare a costruire sino al singolo bullone per intenderci) tutto questo migliorerà notevolmente i tuoi tempi di simulazione .. e ciò non è cosa da poco! anzi … costi in meno!
      .. questo tempo risparimato inoltre lo puoi utilizzare per fare analisi e monitorare quali XS siano da migliorare (e fino ad ora solo i codici deterministici ti permettono di fare una tale analisi ) e quindi su quali materiali dover conseguire ulteriori e approfondite analisi sperimentali che costano molto .. ma che alla fine ripagano per una precisione al dettaglio che si traduce in minori costi e minor tempo impiegato. Alla fine ricordo che tali dati dovranno essere interfacciati in parallelo con simulazioni sulla meccanica e sulla fluidodinamica del reattore .. in modo iterativo fino a convergenza di soluzione che perciò risluterà un compromesso tra tutti i molteplici aspetti del problema “reattore nucleare tipo TIZIO con combustibile tipo CAIO di potenza TAL DEI TALI”.
      Non prendo in causa poi l’analisi dei rischi che meriterebbe sicuramente un capitolo a parte ma della quale ho solo concetti base .. ma che per essere fatta bene richie come è ovvio una database il più grande posibile e tanta tanta sensibilità .. che alla fine si traduce sempre in scelte strategiche con le quali ti presenti di fronte alle autorità e al pubblico che ti giudicherà secondo operato realizativo, e, alla fine, nella messa in opera il tutto verà poi verificato nel momento in cui farai il testing della centrale che tipicamente dura un’anno dove praticamente consumi molta (per alcuni reattori fino a metà) della vita di un reattore (spesso vai in screm (e quindi stressi il materiale del core, che è progettato per 200 cicli) per testare il reattore poi c’è il problema che il primo ciclo di fuel è diverso come carica rispetto a quelli successivi da “reattore a regime” il che porta a una dinamica particolare del reattore neonato).

      Bene Daniele ora capirai che tutti questi dettagli, di cui io spero che tu abbia almeno in parte capito il filo logico, poichè quello prettamente tecnico è ovvio che è particolamente ostico a un neofita della materia, e non ho voluto descriverlo per fare la figura del gradasso ma per rendere l’idea di complicazione insita al lavoro che avrebbe dovuto fare Enel o chi per lei e che cmq Enel avrebbe dovuto pagare in un qualche modo “alla fine della fiera”.
      Probabilmente chi di dovere s’è fatto i calcoli per vedere cosa era più conveniente fare e sempre “alla fine della fiera” ha preferito pagare in questa forma.
      Il fatto poi che Edf abbia cercato Enel è perchè all’epoca Enel dovendo vendere delle centrali italiane a compagnie terze si trovò con una grande liquidità .. e probabilmente Enel era una delle poche società che poteva sopperire senza richiedergli uno sforzo mastodontico, che Edf avrebbe probabilmente ripagato ome forma di assoggettazione se avesse cercato di farlo con altri (Whestinghouse o General Electrics) che magari erano pure esperti nel settore e che quindi non avrebbero accettato da parte di Edf una sua indipendenza, cosa che invece Enel ha lasciato purchè Edf ci desse tutte quelle informazioni senza dire bau!
      Poi c’è l’aspetto politico della cosa .. Italia =Europa … Italia è nostra vicina .. noi forniamo energia a loro da sempre … i politici sono amici sotto varie forme … insomma i presupposti c’erano eccome e alla fine il parto ha avuto luogo .. anche se, se non mi ricordo male, non è stato facile .. anzi! .. ma alla fine sìè fatto … e si è fatto e soprattutto si è fatto nello spirito di integrazione europea! .. che poi con il caso Suez è crollato o quanto meno è stato fortemente ridimensionato.
      Comunque dall’entrata in Edf si è poi passato a dover fare pratica su reattori di un qualsivoglia genere per ingegneri, quelli italiani, a cui non era dato toccare un vero reattore da 20 anni! .. con questo voglio proprio dire che se non si fà della pratica, così come per girare in auto tanto per fare un esempio, non ha senso dire di andare a gareggiare con concorrenti che sono ad alti livelli … il che significa non diventare significativamente importanti sulla scena internazionale .. cioè non parteciapre alle gare più prestigiose e quindi non poter vincere dei bei premi .. e soprattutto essere tagliati fuori dal futuro (cosa che poi dovrai pagare con gli interessi e farà male.. e Enel lo ha capito perchè lo ha provato sulla propria pelle).
      Oltretutto comprando centrali ormai anche da smantellare Enel si farà una esperienza enorme sul decommissioning .. che venderà a caro prezzo! … e siccome è partita per tempo (curioso che ciò che ha danneggiato il settore in Italia, ossia la chiusura delle centrali e il loro decommissionig, possa con il tempo diventare una risorsa preziosa per le aziende che ora si ripropongono al nucleare! un effetto boomerang di un certo livello! .. oltretutto in senso positivo .. il che è quasi un unicum!)
      Comunque l’idea che Edison voglia entrare è anche associata al fatto che a livello politico qualcosa si stà muovendo e tutti volgiono entrare nel treno prima che parta!
      .. purtroppo a mio avviso questa Italia oggi non ha i soldi per fare una grande ripresa al nucleare .. e questo loro lo sanno .. di fatto saranno pochi gli spazi, se ci saranno, e dovranno essere spartiti con le altre fonti rinnovabili per forza di cose .. anche perchè se no Marcegaglia non avrebbe creato più stabilimenti di produzione del fotovoltaico in questi ultimi anni/mesi … si dovrà quindi aspettare ancora perchè il nucleare in Italia riparta a mio avviso in maniera ragionevole ..
      il lato positivo è che sarà una ripresa ragioanta quanto meno e non sul filo di una onda emozionale .. quella si che sarebbe comunque sbagliata .. così come lo fù a suo tempo con il referendum.
      Il tempo comunque non è dalla nostra parte .. e per nostra parte intendo quella degli ingegneri nucleari .. sempre meno e sempre più bistrattati! .. non sò per quanto tempo potremo superare il centinaio di unità, come persone disposte ancora a lavorare in settore … alla fine la vita fà il suo decorso .. metti su famiglia .. e con i figli ecc.. in molti hanno dato un taglio totalemnte diverso alla propria vita .. quando và bene ci si ricicla come esperti qualificati .. quando si è molto fortunati e soprattutto bravi si lavora in Ansaldo, Enel ecc.. quando ci si attacca a tutto il possibile pur di rimanere a fare quelle cose all’università o a enti statali .. però dai ragaz .. lo sapete anche voi .. spesso (in particolar modo per chi continua con la ricerca universitaria ) non è vita .. farsi almeno 5 anni (perchè questa è il tempo minimo per essere definitivi come ricercatori .. il che è un’utopia! ) a paga infima .. praticamente mantenuto dai tuoi ! .. ma dai! .. ti vedi intorno e dopo 5 anni di esperienza un ingegnere normale lo pagano 1700 - 2000 euro… normale che ti cadono i cosidetti e mandi tutti a farsi friggere! .. ci vuole solo una persona ad alto profilo morale e che ami il suo lavoro per dire accetto una cosa così.
      Ogni volta (ormai estremamente di rado) che incontro i miei amici/ex compagni di corso a Bologna che sono rimasti a lavorare in facoltà o all’Enea.. quando mi parlano delle loro difficoltà .. sono sempre più in difficoltà .. a volte non sò più che dire .. batto una pacca sulla spalla .. per dire dai vec non mollare! .. però se mi guardo indietro la scelta di aver detto stop attualmente non la cambierei .. spero che il settore riprenda, al di là dell’aspetto economico, ambientale, ecc, anche e molto pensando a loro! .. mi auguro che queste mie riflessioni non condizionino nessuno di loro (anzi .. che vi siano di supporto morale quanto meno!)!
      Dai oh! Forza ragaz!

    13. daniele scrive:

      Sulle possibilità finanziarie delle banche c’é un’incognita: lo sconquasso che in questi giorni sta avvenendo a livello di borsa a causa dei mutui facili americani.
      Si parla di miliardi di dollari.

      Sul fatto che qualcuno voglia investire in Italia mi sembra che siamo fuori strada.
      Il nucleare non è esportabile. Ognuno ha la sua centrale. Questa “proposta” di Edison è come se Enel dicesse ai Francesi: vi costruisco io le vostre nuove centrali. Capisci che non ha senso?
      Riflettiamo invece su una cosa.
      In questa rinascita nucleare solo la Francia e l’Italia ci sono dentro. E tra Francia Italia si stanno proponendo diversi scambi (anche Alitalia c’entra). Certo sullaproduzione di energia elettrica quelo che fanno i Francesi in casa nostra noi non lo facciamo in casa loro.

      Sul liberalismo m icadono le braccia. Tutti i liberisti si sciacquano la bocca con il liberismo. Privatizzare tutto, concorrenza su tutto e si avranno migliori servizi e tariffe più basse! Ma non vale per il nucleare.

      Qualcosa sul nostro modo di fare nucleare non torna.

    14. Roby scrive:

      Che una compagnia straniera(EDF) voglia investire molto in italia mi fa piacere.
      Poi corregetemi se sbaglio, i reattori non sarebbero EPR(almeno non tutti), da quello che so questi reattori hanno una potenza di 1.6GW nell’articolo si parla 1GW in media, ma posso sbagliarmi.
      Volevo precisare che edf vende all’italia energia all’ingrosso(ai produttori) mentre edison al dettaglio(casa per casa come enel)

    15. Egisto scrive:

      Caro Daniele

      prima di tutto se ci pensi Edison di italiano non ha nemmeno il nome. Poi come sarebbe che il nucleare non è esportabile? forse negli anni 60 si pensava di creare delle centrali italiane, ma poi le abbiamo comprate dagli americani e dagli inglesi. Sarkozy sta girando il mondo come una trottola cercando di piazzare EPR a destra e manca (forse esagerando non si vendono reattori come se fossero enciclopedie). I canadesi pure esportano tranquillamente (Candu in Cina, Romania e S. Corea) e altrettanto americani e russi. Poi non ti dimenticare che il nucleare ripartirà anche in UK e probabilmente partirà in quasi tutti i paesi del Mediterraneo (Turchia, Libia, Marocco, Egitto…)
      Dubito che i francesi ci vogliano vendere qualcosa di diverso dagli EPR (li danno anche a Gheddafi)…

    16. Edoardo scrive:

      Concordo con Egisto.

    17. Renzo Riva scrive:

      Il Nuovo PSI del Friuli Venezia Giulia è lieto di poter pubblicare in anteprima le cosiderazioni del Prof. Franco Battaglia del perché dice no ai rigassificatori e altro sul mix energetico per l’Italia.

      Mandi,

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      349.3464656
      renzoriva@libero.it

      Documento del prof. Franco Battaglia

      Data: Tue, 18 Mar 2008 15:25:27 +0100
      Oggetto: Da franco battaglia
      Da: “Franco Battaglia”
      A: “lauretta.iuretig” , “Renzo Riva”
      PERCHE’ NO AI RIGASSIFICATORI

      L’I è l’unico paese al mondo che brucia così tanto prezioso e costoso gas
      per produrre ee: essa è prodotta al 50% da gas. Usa e Uk lo fanno per circa il 20% (e lo ritengono eccessivo), la D lo fa per il 10% e la F per il 5%.

      Una produzione razionale (scientificamente fondata, economica e rispettosa dell’ambiente) di ee, quindi imporrebbe di diminuire l’uso del gas e non facilitarlo, come i rigassificatori immaginano di fare. Quindi i rig. sono INOPPORTUNI.

      Ma lo fanno, alla fine? NO. Ci stiamo avviando verso un consumo annuo di 100 mld di mc di gas, un rigassificatore ne movimenta sì e no 5 mld di mc, purché sia continuamente rifornito da navi frigorifere. Quindi la supposta funzione dei rig. di servire in caso di chiusura dei “rubinetti” da algeria, russia, mar del nord, non sarebbe implementata. I paesi che liquefano il gas sono una dozzina (tra cui algeria e russia) e non è peregrino attendersi una loro organizzazione a “cartello”, una “OPEC” del gas. Quindi i rig. sono INUTILI.

      Sono anche COSTOSI e il loro interesse nasce da leggi che prevedono di compensare con denaro pubblico per i mancati guadagni i proprietari degli impianti anche quando non rigassificassero neanche una molecola di gas.

      Infine sono PERICOLOSI come alcuni incidenti dimostrano (in Algeria nel 2004, per esempio, con decine di morti).

      La motivazione più importante per non volerli è la prima: sono INOPPORTUNI e dobbiamo ridurre l’uso del gas.

      Non a caso nel mondo vi sono solo circa 50 di questi impianti (solo 4
      in tutti gli USA!).

      Allego documento sulla produzione razionale di EE.

      ciao,

      f.

      Relazione_Prof._F.Battaglia_ANOMALIE_E_CORAGGIO_Marzo_2008.doc (76k)

      LE 6 ANOMALIE DEL SISTEMA DI PRODUZIONE ELETTRICA ITALIANO
      E LE 6 SCELTE CORAGGIOSE

      Franco Battaglia
      Docente di Chimica Ambientale
      Università di Modena

      Esiste un mix razionale nella produzione di energia elettrica (EE)? La risposta è sì: bisogna fare esattamente il contrario di ciò che si fa in Italia. Il cui sistema di produzione d’energia elettrica è affetto da una mezza dozzina di gravi anomalie che vanno corrette con alcune coraggiose azioni.

      Prima anomalia: (bruciamo troppo petrolio). Siamo l’unico Paese al mondo che brucia così tanto petrolio per produrre EE: il petrolio è una sostanza preziosa e va riservata per la petrolchimica. Dobbiamo avere il coraggio di convertire a carbone gli impianti che producono EE bruciando olio combustibile.

      Seconda anomalia: (bruciamo troppo gas). Siamo l’unico Paese al mondo che brucia così tanto gas per produrre EE: il gas è prezioso e costoso e andrebbe riservato per il settore autotrasporti. Produciamo EE per oltre il 50% bruciando gas, mentre USA e UK lo fanno al 20% (e si avviano a ridurre questa quota), la D lo fa al 10%, la F al 5%. Dobbiamo avere il coraggio di ridurre la dipendenza dal gas e usare più carbone. Dobbiamo avere il coraggio, quindi, di dire NO ai rigassificatori. Essi sono inopportuni perché vorrebbero facilitare l’uso del gas mentre dovremmo ridurre la dipendenza da esso. I rigassificatori sono, inoltre, inutili, costosi e pericolosi. Alla fin fine, in tutto il mondo ce ne sono 50 e in tutti gli USA solo 4: ci sarà pure una ragione.

      Terza anomalia: (abbiamo abbandonato il nucleare). Siamo l’unico paese al mondo che ha scelto di abbandonare il nucleare. La nostra produzione da nucleare è zero, mentre il nucleare, con oltre il 30%, è la prima fonte di EE in Europa. Dobbiamo avere il coraggio di correggere quella sciagurata scelta.

      Quarta anomalia: (non abbiamo rinunciato al nucleare). Avendo abbandonato il nucleare, non vi abbiamo rinunciato: siamo l’unico Paese al mondo che importa ogni anno 50 miliardi di kWh elettronucleare, per i quali paghiamo alla Francia, ogni anno e da anni, più del costo di un reattore nucleare (in pratica, un quarto del parco elettronucleare francese l’abbiamo pagato noi con le nostre tasse). Dobbiamo avere il coraggio di riconsiderare la produzione elettronucleare in casa.

      Quinta anomalia: (pretenderemmo di risparmiare energia). Siamo l’unico Paese al mondo che importa così tanta EE: 50 miliardi di kWh elettrici l’anno. Il bilancio import/export di EE per altri Paesi, in miliardi di kWh annui, è: circa -1 per UK ed E, circa +10 per D e circa +60 per F. Coi nostri -50 siamo un Paese affamato d’energia. Per tutta risposta, ci viene detto che dobbiamo risparmiarla. Come dire a bambini affamati di mangiare di meno. Il risparmio energetico non può aver alcun posto in alcuna politica energetica. Esso è inutile: perché risparmiare energia? Per risparmiarne le fonti? Ma non ha alcun senso risparmiare una fonte finita: farebbe risparmiare pochissimo denaro e pochissimo tempo. Per risparmiare denaro? Certo, ma allora bisogna produrre energia con le modalità più economiche (idroelettrico, nucleare, e carbone) e non con le più dispendiose (eolico e fotovoltaico). Dobbiamo avere il coraggio di dire NO al risparmio energetico, anche se invocarlo è diventato politicamente corretto.

      Sesta anomalia: (incentiviamo eolico e fotovoltaico). Avendo fame (d’energia) e con la dispensa vuota, stiamo pretendendo di rifornire quella vuota dispensa con scatolette di caviale e bottiglie di champagne d’annata. Volessimo soddisfare il Protocollo di Kyoto, dei 40 GWe che il Paese assorbe, 13 GWe dovrebbero essere prodotti senza emettere CO2. Lo facessimo col nucleare, avremmo bisogno di 9 reattori nucleari (tanti quanti ne ha la Spagna) e impegnare meno di 40 miliardi di euri. Volessimo farlo con l’eolico, dovremmo installare 80.000 (80.000!) turbine eoliche e impegnare oltre 80 miliardi e volessimo farlo col FV dovremmo impegnare oltre 800 miliardi. Questo il danno. La beffa è che dopo aver impegnato una cifra compresa fra 80 e 800 miliardi (a seconda del mix eolico/FV scelto) saremmo lo stesso obbligati a installare quei reattori nucleari per quando il vento non soffia o il sole non brilla. Cosa fanno, allora, gli impianti eolici e FV? Fanno solo risparmiare il carburante che si è evitato di bruciare quando il vento soffia e il sole brilla. Quanto? I 400 GW-anno di EE che quegli impianti produrrebbero in 30 anni verrebbero prodotti da 20 miliardi di euri di combustibile nucleare; spendere subito una cifra compresa fra 80 e 800 miliardi a seconda del mix eolico/FV) per risparmiare in 30 anni 20 miliardi: ecco cosa è l’energia dal vento e dal sole. Ci dicono che queste tecnologie creano posti di lavoro. Ma non è la produzione d’energia bensì il consumo d’energia ciò che crea posti di lavoro e ricchezza! Dobbiamo quindi avere il coraggio di dire NO alle tecnologie eolica e FV per la produzione di EE, a costo di non essere politicamente corretti.

      Qual è allora il mix razionale di produzione di EE? Bisogna innanzitutto abbandonare ogni velleità su eolico e FV e sfruttare l’idroelettrico al massimo delle sue potenzialità. Quindi, osservando che il costo degli impianti tradizionali segue l’ordine nucleare > carbone > gas e che il costo del combustibile segue l’ordine inverso, il mix razionale dovrebbe essere:

      1. Quanto alla domanda di base, la EE che il Paese chiede sempre e in ogni istante, essa dovrebbe essere soddisfatta dal nucleare: ha impianti più costosi, che lavorano meglio in continuo, accorciandone i tempi di ammortamento e il combustibile nucleare è il più economico.

      2. Quanto alla domanda superiore a quella di base, ma sempre nella norma, essa dovrebbe essere soddisfatta dal carbone: gli impianti a carbone costano la metà di quelli nucleari, e il carbone è ancora abbastanza economico ed abbondante. Inoltre, si trasporta meglio del gas per navi, che non devono essere cisterne frigorifere né hanno bisogno di impianti di rigassificazione.

      3. Quanto alla domanda nei momenti di picco ed eccezionali, essa potrebbe essere soddisfatta dal gas, i cui impianti, relativamente economici (costano la metà di quelli a carbone), ben si prestano a fungere da riserva “caldaâ€, cioè pronti a partire quando il Paese richiede eccezionali potenze, che potrebbero essere colmate dal costoso gas.

      Non dovrebbe essere difficile.

    18. daniele scrive:

      Quindi per voi due se i francesi costruiscono da noi i reattori e ci vendono l’energia va bene. E’ giusto. Siamo in un libero mercato.
      Ma leggendo le parole di Quadrino (non so perché ma questo nome lo associo a quattrino) Edison vuole fare un patto con gli industriali (quelli dell’acciaio) e le solite banche. Quindi i soldi li mettono le industrie italiane alle quali Edison rivenderà l’elettricità prodotta ad un prezzo definito.
      E le altre industrie? Ogni filiera si consorzierà costruendosi la sua centrale? L’Italaia è piccola, lunga e montagnosa.
      E gli utenti domestici?

      Se ci ragioniamo il ragionamento di Quadrino non regge.
      Nell’intervista dice che il loro piano prevede una produzione di energia elelttric del 25% con il nucleare. Per farlo occorre spendere dai 30 - 70 miliardi di euro. Poi sulle rinnovabili dice di volerci spendere 1 miliardo di lire. Ora se il 25% è nucleare, l’ltro 75% che cos’é? Quanto rinnovabile si fa con 1 miliardo? Il resto è fossile? In confronto ad oggi il migliramento vale la spesa?
      No. Il ragionamento non torna.

    19. Egisto scrive:

      Caro Daniele,

      non non mi va per nulla ma che alternative abbiamo? L’Italia ha ormai perso il treno dell’innovazione e della ricerca. Negli anni 60 eravamo il terzo paese al mondo per produzione elettronucleare e l’industria idroelettrica esportava. Negli anni 80 e primi 90 eravamo all’avanguardia nell’eolico e nel fotovoltaico, il più grande impianto PV del mondo era quello di Serre. Adesso comunque compreremo reattori dalla Francia, pale eoliche dai danesi, pannelli solari dai cinesi.
      Il sistema che Quadrino descrive è quello finlandese: i grandi consumatori si consorziano. Perché non ti va bene? preferiresti forse che pagasse lo Stato? comunque sarà un consumo di fossili evitato. Le grandi fabbriche hanno bisogna di una fornitura di elettricità costante che le rinnovabili non sono in grado di garantire senza accumulo.

      I conti: tieni presente che con l’impennata dei prezzi del petrolio sono saliti moltissimo i costi di qualsiasi impianto di produzione di energia. Penso che siano quasi raddoppiati. I prezzi di un impianto eolico sono schizzati a 1.900 €KW (erano 1.000, quindi ti dico che con 1 miliardo di euro fai 500MW eolici che funzionano se va bene al 20%, ed è la rinnovabile più economica) e penso che questo varrà anche per le centrali nucleari.

      Ovvio che fare il 25% di nucleare e ammettiamo anche il 20% di rinnovabili (se ci aiutano gli dei della pioggia, del sole e del vento) non ci permette di diventare indipendenti dai fossili ma casomai ci permette di ridurre un pochino la dipendenza. Inoltre le dimensioni del problema sono ancora maggiori di quello che rammenti tu perché il consumo di energia elettrica è solo il 30% del consumo di energia totale (siamo dipendenti dai fossili al 86%, con il nucleare forse diventerà il 75%) ma avere un sistema elettrico ben funzionante e il più indipendente possibile è la base della vita di una società moderna.

    20. Edoardo scrive:

      Quindi per voi due se i francesi costruiscono da noi i reattori e ci vendono l’energia va bene.

      Assolutamente no. La scorsa estate anche il presidente di Aem (ora A2A) Zuccoli era favorevole ad un consorzio per la costruzione di centrali nucleari. Parlava del 35% del fabbissogno nazionale da nucleare (circa 10/12 reattori EPR), portare il carbone dall’8% al 35 con nuove centrali a cattura CO2 (avremmo così un mix simile alla Germania ove l’elettricità costa il 30% rispetto che da noi) restante rinnovabili e rigassificatori. Eliminando gradualmente le importazioni di elettricità dall’estero.

    21. Alessandro De Maida scrive:

      Scusate l’ intrusione, ma tra i vari commenti ho perso il filo. Ricapitolando, in cosa consisterebbe lo scandalo, che Edison è praticamente a capitale pubblico, se non ho capito male, attraverso EDF oppure che degli stranieri fanno investimenti in Italia. Nel primo caso potrei pure essere d’ accordo, ma nel secondo mi sembra una sciocchezza, già oggi importiamo abbondantemente nucleare “straniero” (a parte che siamo ormai in Europa e la Francia è territorio straniero fino a dun certo punto), per non parlare del fardello dell’ uso dei combustibili fossili, più dell’ 80% dei nostri consumi energetici

    22. Alessandro De Maida scrive:

      Nell’ articolo principale c’è qualche errore…
      ” Edison valuta che ideale sarebbe costruire tra le cinque centrali nucleari per un totale di 10 megawatt di potenza (in grado di produrre circa 80 Twh) e le dieci centrali nucleari per un totale di 20 megawatt di potenza (in grado di produrre circa 140 Twh), avviando la costruzione quanto prima in modo da avere la prima attiva già nel 2019. ”

      credo che invece di “megawatt” debba essere “gigawatt”

      un’ altra cosa per “edoardo”
      ma a2a ed edison non sono la stessa cosa o no?

    23. daniele scrive:

      Precisiamo.

      Il mercato è libero. Se i Francesi vogliono costruire centrali nucleari in Italia nessun problema.

      Quello che vorrei evidenziare è che quando si parla di nucleare (e Maida lo mette in evidenza) chi ne parla (industriali, politici, sponsor) parla sensa sapere esattamente cosa dice.

      E’ questo che spaventa chi come me non crede in questa tecnologia. Sentire proporla non dagli ingegneri, non dai tecnici ma i dirigenti d’azienda e politici che straparlano.

      Se poi a questo si aggiunge l’assoluta ignoranza del giornalista mandato a far da megafono alle assurdità dell’industriale/politico di turno, io inizio a farmi delle domande su perché si vuole fare. Perché nucleare è bello e pulito? Mi sa di no!

      Come sempre il problema non è l’ingegnere che spiega il procedimento, ma l’industriale (o il politico) che censura le parole del tecnico.

      Per quanto riguarda chi è chi, la cosa che deve essere tenuta ben presente è come se prima esistevano le 7 sorelle petrolifere, oggi esistono grandi gruppi energetici che non sono assolutamente in competizione tra di loro ma, al contrario, si dividono la torta.
      E quella nucleare (non mi stancherò mai di dirlo) tra smantellamento e ricostruzione è la torta più grande di tutte.
      Per quanto riguarda il nostro pos (e quindi chi è chi) la situazione è questa;
      - EDISON è controllata dai francesi (EDF e TRANSALPINA).
      - Ma TRANSALPINA è controllata a metà tra DELMI e EDF.
      - Ma DELMI è controllata a metà da A2A e delle BANCHE.
      - Ma A2A è la fusione tra ASM e AEM.
      Alla fine della fiera Edison è controllata con più del 50% delle azioni da EDF.
      A2A ha qualcosa meno del 50%.
      Quindi EDISON è controllata da EDF (socio di maggioranza), A2A, dalle banche e da un’azionariato popolare.
      Ma il principale socio è EDF.

      Ripeto.
      I Francesi vengono in Italia? Chi se ne frega! Basta ci diano l’elettricità a buon prezzo.

      Ma allora perché si parla di consorzio fatto dagli industriali (acciaio) e i costruttori?

      E’ come se, semplifico, le famiglie italiane che pagano la bolletta più cara d’europa nel PIANO NUCLEARE DI EDISON (per ora l’unico di cui si conosce l’esistenza) non trovano posto. Il consorzio vende ai suoi consorziati l’energia che il consorzio produce. Stop

      Ma il territorio dove si vuol costruire è degli italiani. Così come la sicurezza. Se c’é un incidente ci rimette il popolo italiano. E le scorie dove si stoccano?

      Ecco la questione vera.
      DI COSA STIAMO PARLANDO. Di UN PEN NAZIONALE oppure DI UN ACCORDO INDUSTRIALE PRIVATO?

      Concludo copiando la didascalia sotto la foto delle centrali nucleari italiane presa dall’articolo NUCLEARE D’ITALIA uscito su La repubblica del 17 marzo 2008 scritto dal giornalista di turno (Maurizio Ricci) che rende bene l’idea della “competenza” dei media sull’argomento:

      “LE CENTRALI ITALIANE - Tra gli anni ‘60 e ‘70 l’Italia decise di produrre energia nucleare riconvertendo alcune centrali elettriche come quelle di Latina e Caorso”

      Ma allora voi nuclaeristi mi dite un sacco di bischerate!!!

    24. gambino scrive:

      Daniele!
      Fino ai primi anni 80 italiani e francesi collaboravano in numerosi progetti di ricerca scientifica e tecnologica. Poi, in seguito al nostro bel referendum del 1987, noi ci siamo fermati completamente. I francesi sono andati avanti. Su alcuni progetti (LMFBR) si sono fermati anche loro ma in generale possiamo dire che hanno portato avanti i loro progetti senza peraltro raccontare un sacco di bischerate ai loro connazionali!
      Se ti capitasse di visitare uno dei siti del Ministero dell’ecologia e dello sviluppo francese http://www.industrie.gouv.fr/energie/sommaire.htm, potrai constatare quanto i nostri cugini transalpini abbiano investito in TUTTE le possibili forme di energia compresa, ovviamente, quella nucleare.

      Noi, invece, ci siamo fermati su quasi tutto!
      In un momento in cui da più parti si ricomincia timidamente a parlare di nucleare, in Italia, mi sembra assolutamente naturale che ci rivolgiamo alla Francia e che la Francia si rivolga con interesse all’Italia. Interesse anche e soprattutto economico, mi sembra naturale!!! Dove sta lo scandalo?

      L’unico scandalo che io riesco a vedere è quello commesso per trent’anni dalle nostre classi politiche (TUTTE) che hanno dilapidato completamente patrimoni conoscitivi di eccellenza che esistevano e che avrebbero potuto essere facilmente conservati.

    25. daniele scrive:

      Sarò molto chiaro.

      Leggendo i due articoli usciti su Repubblica e leggendo l’inchiesta uscita sull’Espresso quello che viene fuori è che:

      1) EDISON ha un piano nucleare per l’Italia
      2) a sentire Quadrino l’idea è quella di creare un consorzio tra chi costruisce e distribuisce energia e chi la utilizza. Quindi costruttori (EDISON) acquirenti (INDUSTRIE ACCIAIO).
      3) Di cosa si parla? Di un PIANO ENERGETICO NAZIONALE oppure di un ACCORDO INDUSTRIALE RISTRETTO TRA ALCUNE INDUSTRIE?

      E quindi le domande:
      a) E’ questa l’idea di Edison? Oppure si parla di un PEN?
      b) se INVECE è un accordo tra industrie cosa ne guadagna la famiglia italiana?
      c) ma se gli “onori” sono del consorzio (energia a prezzo concordato) , quindi per gli industriali, gli “oneri” (scorie e problemai di sicurezza) di chi sono?

      Ecco la questione vera.
      DI COSA STIAMO PARLANDO?
      Di UN PEN NAZIONALE
      oppure
      DI UN ACCORDO INDUSTRIALE PRIVATO?

      Delimitiamo la discussione a questa domanda.
      E proviamo a rispondere.
      Grazie

    26. Loris Groppo scrive:

      Lo sforzo di Daniele per trovare argomenti contro il nucleare è encomiabile e direi anche, per certi versi, prezioso. Ma stavolta la sua posizione è davvero incomprensibile.
      Ma dov’è il problema? L’eventuale progetto di Edison sarà semplicemente portato avanti nell’ambito di un PEN e dunque nell’ambito di normative che stabiliranno anche a chi spetta l’onere del trattamento delle scorie.
      “se INVECE è un accordo tra industrie cosa ne guadagna la famiglia italiana?â€. Bella questa. La risposta è “Lavoroâ€. Non sarebbe male che qualche industria rimanesse in Italia. Oppure andiamo tutti a fare gli albergatori a Riccione?

      Sai dov’è il vero problema? Che in Italia non esiste un PEN e che i progetti di Edison sono solo chiacchiere. Tutto qui.

    27. daniele scrive:

      Sul fatto di fare gli albergatori a Riccione non sarebbe poi così male.
      L’Italia potrebbe essere veramente una nazione che nel turismo ha la sua industria principale! Questo insieme alla capacità di fare innovazione in ogni campo ci porterebbe ad un tenore di vita migliore di questo.
      Ma questo è un’altro discorso.

      Prendo atto delle tue parole Loris. Se qualcuno deciderà di investire nel nucleare in Italia lo dovrà fare all’interno di un PEN. Non è possibile altrimenti.
      Ammetto che questa difesa dell’italianità, che non credevo di avere, è scattata perché si parlava di nuclere. Gia non voglio che lo facciano gli italiani in Italia, figurarsi se voglio che lo facciano altri! Pensavo di essere riuscito a rapportare questa tecnologia a livello delle altre (con i suoi pro e i suoi tanti contro) ma a quanto pare per rimuovere il feticcio nucleare ci vuole tempo.

      Comunque è bene che restino chiacchere!

      Prendo atto che la mia paura nonha senso e per me l’argomento è chiuso.

    28. gambino scrive:

      …”rimuovere il feticcio nucleare”…
      che strano modo di esprimersi!

      Come ho provato a scrivere sopra, l’Italia avrebbe bisogno di pianificare, per i prossimi 30 anni, un bel piano energetico nazionale che includa tutte le possibili fonti di energia (compreso il risparmio che è una fonte straordinaria) e che punti ad un futuro di avanzata indipendenza energetica. La Francia ci offre una traccia di come muoversi anche in merito alla riorganizzazione dell’industia nucleare, agli incentivi allo sviluppo delle energie alternative etc etc.

      Daniele, scusami, ma stai parlando di aria fritta! Ma cosa vuoi delimitare? Non abbiamo nulla in questo momento. Drammaticamente nulla! Cosa vuoi che me ne freghi degli “accordi industriali privati”.

      Nucleare o non nucleare (il problema NON è questo) l’Italia ha due problemi dominanti e drammatici:
      a) debito pubblico (contratto per più del 50% con l’estero)
      b) quasi totale dipendenza energetica dall’estero

      Per entrambe le motivazioni stiamo vivendo appesi ad un filo.
      Ti ricordo che qualche mese fa gli autotrasportatori proclamarono uno sciopero. Bastarono DUE SOLI GIORNI di interruzione dei trasporti per svuotare letteralmente quasi tutti i nostri supermercati (da Trento a Palermo, da Aosta a Lecce). DUE SOLI GIORNI E NON AVEVAMO PIU’ DA MANGIARE! Te lo ricordi? E si trattava solamente di una piccola diatriba politica fra il governo nazionale ed una categoria di lavoratori.

      La stessa cosa potrebbe accadere, in forme diverse ma con impatto DEVASTANTE, per un’infinità di motivi “esterni” sui quali non avremmo alcun modo di incidere! Una guerra, un “leggero” aumento dei consumi energetici in Asia, la sfiducia dei risparmiatori stranieri nel sistema Italia, una forte crisi economica (peraltro già annunciata) dei sistemi capitalistici occidentali.

      Non so se potrai concordare con questa brevissima ed incompleta analisi. L’Italia sta correndo dei forti rischi! Ma non se ne è ancora accorta o fa finta di non essersene accorta!
      Una parte degli italiani consuma in maniera disperatamente esagerata: ad ogni piccolo “ponte” sulle strade si riversano 7 - 10 - 12 milioni di autovetture (e chissà dove vanno tutti quanti).
      Una parte degli italiani fatica a raggiungere la fine del mese ma difficilmente rinuncia al telefonino, alla TV al plasma e a tante minchiate di cui si potrrebbe veramente fare a meno.

      Una piccola parte di italiani (piccola ma agguerritissima) ha invece deciso di affossare (e sino ad ora ci è perfettamente riuscita) qualsiasi idea di progresso e di innovazione. Tutto partì, forse, nella seconda metà degli anni 80 proprio con l’avversione al nucleare (pensa che ancora oggi, all’ingresso di qualche città o cittadina, si possono ammirare ancora quegli ameni cartelli dove sta scritto “zona denuclearizzata”: ma cosa significa?!)

      No global, no TAV, no nucleare, no carbone, no inceneritori, no rigassificatori, no discariche, no no no no e poi no.

      L’idea dominante di questa gente è che si possano realmente mantenere gli attuali standard di benessere riciclando i rifiuti, scaldandoci con i pannelli solari ed illuminando le nostre case con i fotovoltaici.
      Io dico: ben venga tutto ciò (la Francia lo fa con intelligenza).
      Io dico: ricicliamo quel che ci conviene riciclare e bruciamo il resto!
      Io dico: il risparmio energetico è la principale FONTE energetica a nostra disposizione.
      Io dico: fra 300, 400 anni il sole sarà probabilmente la principale risorsa energetica a nostra disposizione. Studiamo a fondo questa materia, investiamo.

      Ci vorrebbe una nuova coscienza nazionale unitaria.
      Dovremmo dare un nuovo impulso alla ricerca scientifica e tecnologica.
      Dovremmo guardare senza timore alle esperienze fatte all’estero analizzando successi ed errori ed emulando, ove possibile solo i successi.
      Non si tratta di abbracciare delle “religioni”. Nucleare si, nucleare no. Troppo spesso le argomentazioni, a favore o contrarie, hanno una natura fideistica!

      Guardiamo in faccia la realtà e lasciamo i sogni ad un futuro un po’ meno problematico di quello che abbiamo davanti oggi!

    29. Edoardo scrive:

      Per Daniele:
      concordo con l’Ing. Gambino, la sua è una vera e cruda analisi della realtà attuale.
      Aggiungo che anche per fare gli albergatori a Riccione e campare di turismo c’è bisogno di energia a costi sostenibli: se siamo impiegati, filosofi, ballerini, attori, pubblicitari è perchè abbiamo avuto un periodo ove, oltre al progresso tecnologico, l’energia era a buon mercato, altrimenti tutti a lavorare nei campi o far legna per scaldarci! Ma di tutto ciò la mi a amatissima Italia se ne frega (o meglio, chi la governa e governata)
      Infine affermo che le bischerate te le racconta quel signore di Repubblica che hai menzionato al quale consiglio di documentrasi un po’ prima di affermare scemenze: Latina (prima centrale elettronucleare un GCR mod. inglese ad uranio naturale) entro in funzione nel 1963 mentre Caorso (BWR, quarta centrale atomica italiana) cominciata a costruire nel 1971 è entrata in funzione nel 1978.
      Se si mentisce su cose banali come queste figuriamoci sugli aspetti tecnici, di sicurezza ed economici relatvi al nucleare.
      L’ultima fesseria che sentito è che un non ben specificato tecnico del CRN di Firenze dice che se oggi in Italia si costruissero centrali atomiche, una volta terminati i lavori non ci sarebbe più uranio per farle funzionare:
      Questo individuo dovrebbe andare a consultare fonti IAEA ove, specialmente con i nuovi giacimenti scoperti nel 2006 in Kazahkistan, c’è uranio per almeno altri 200 anni (come il carbone) Tralasciando che c’è anche il torio (2 più presente in natura rispetto all’uranio) c’è la riconversione delle testate atomiche in combustibile, ecc. tralascaindo gli ADS, lestrazione dell’uranio dall’acqua del mare e così via. Basta anche girare in questo forum per smentire enormi falsità che si raccontano sul nucleare!

      Un Saluto e vivi auguri di buona Pasqua atutti voi ed ai gestori del forum.

    30. Egisto scrive:

      Eccolo qua: il famoso rapporto Meneguzzo (le mappe le trovate anche qua: http://www.ecquologia.it/cms/content/view/798/1/) no comment

      Studi sui rischi dell’uranio impoverito usato durante la guerra nella
      ex-Jugoslavia, una lista per siti che dovrebbero ospitare impianti
      atomici, una rilevazione di tracce di test nucleri effettuati da
      americani, russi e francesi agli inizi degli anni ‘60 sul Monte Rosa.

      Poco importa se nella relazione dello studio Meneguzzo precisa anche che
      ‘’il costo del nucleare e’ molto superiore alle alternative esistenti'’.
      ‘’Siamo nelle condizioni - conclude Roggiolani, che ha partecipato a una
      manifestazione sulle rinnovabili a Firenze - di produrre la stessa
      quantita’ di energia con il solare e l’eolico'’.

      San Benedetto nella lista di quindici siti nazionali idonei ad ospitare
      impianti atomici. Lo dice uno studio del Consiglio Nazionale per le Ricerche

      SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Detta così è una notizia bomba, una
      provocazione. E in effetti lo è. Ma andiamo con ordine.
      In uno studio effettuato da Francesco Meneguzzo del Cnr (Consiglio
      Nazionale delle Ricerche) San Benedetto del Tronto è risultato un sito
      ottimale per la costruzione di un impianto nucleare, valutando la
      popolosità del luogo, il rischio sismico ed il rischio alluvionale.
      La mappa comprende quindici siti per centrali nucleari di piccole
      dimensioni e 12 siti per centrali nucleari più grandi.
      Effettuata dal Cnr, la mappa (e qui sta la natura provocatoria della
      notizia) è stata però commissionata da Fabio Roggiolani, consigliere
      regionale toscano dei Verdi, responsabile nazionale energia del “Sole
      che ride” e candidato alla Camera per la Sinistra Arcobaleno.
      «Abbiamo fatto fare questo studio - afferma Roggiolani all’Ansa - dopo
      il ritorno al nucleare bipartisan, proposto da Guido Possa di Forza
      Italia e subito accettato dal ministro Pierluigi Bersani. Vediamo se gli
      elettori di quelle zone vogliono un futuro nucleare o uno basato sulle
      rinnovabili».
      Nella relazione dello studio, Meneguzzo precisa anche che «il costo del
      nucleare è molto superiore alle alternative esistenti».
      Roggiolani conclude perciò che l’Italia è nelle condizioni di produrre
      la stessa quantità di energia con il solare e l’eolico.
      A San Benedetto la notizia è stata ripresa da Riego Gambini,
      coordinatore del portale di bioclimatologia applicata
      meteorivierapicena.net.
      «Non mi risulta si sia ancora parlato dei siti di stoccaggio delle
      scorie radioattive anche se, questa volta non è uno studio virtuale ma
      realtà, entro il 2025 l’Italia dovrà riprendersi i rifiuti derivanti dal
      processo di trattamento del combustibile nucleare irraggiato depositato
      negli impianti nucleari italiani, e trasferito in Francia nell’ambito
      dell’accordo intergovernativo firmato in data 24 novembre 2006 tra noi e
      il paese transalpino. Dove decideranno di depositarli?», si chiede Gambini.
      «Potremo eventualmente rivolgerci al governo cinese e chiedere uno
      spazio nelle loro discariche nucleari in Tibet, posizionamento logistico
      assolutamente appropriato a questo tipo di necessità».
      Gambini continua poi sulla linea dell’ironia amara: «Una centrale
      nucleare a San Benedetto del Tronto potrà essere utile alla soluzione
      del problema del punteruolo rosso delle palme, che infastidito dal
      “rumore” dalla centrale, preferirà palmizi di altre località lasciando
      quindi agli autoctoni questo importante caratteristico patrimonio
      cittadino. Altro aspetto da non sottovalutare: una centrale nucleare
      crea nuovi posti di lavoro per cui non possiamo non gioire per
      l’opportunità che ci verrà concessa. Invito la cittadinanza tutta ad
      attendere con ansia l’inizio dei lavori».
      Nello studio del Cnr, gli altri siti risultati idonei ad ospitare una
      centrale nucleare sono Trino (Vicenza), Fossano (Cuneo), Caorso
      (Piacenza), Monfalcone (Gorizia), Chioggia (Venezia), Ravenna, Scarlino
      (Grosseto), Latina, Garigliano (Caserta), Termoli (Campobasso), Mola
      (Bari), Scanzano Jonico (Matera), Palma (Agrigento) e Oristano.

      sambenedettoggi.it/2008/03/21/53128/centrale-nucleare-in-riv...
      il-cnr-e-possibile/

      Le commissioni parlamentari di inchiesta “sui casi di morte e gravi
      malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle
      missioni militari all’estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui
      vengono stoccati munizionamenti, nonché le popolazioni civili nei teatri
      di conflitto e nelle zone adiacenti le basi militari sul territorio
      nazionale, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di
      proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di
      nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di
      materiale bellico” durate anni sono state capaci di produrre una
      conclusione miserevole: “La Commissione formula infine l’auspicio che,
      in base al principio di precauzione, l’uranio impoverito non sia
      utilizzato a fini bellici, stanti la sua natura radioattiva e
      genotossica ed i sicuri effetti di inquinamento ambientale, come
      confermato dalla letteratura internazionale, e indica la necessità di un
      approfondimento della ricerca sui suoi meccanismi d’azione, soprattutto
      in relazione agli aspetti sinergici”.
      http://www.difesa.it/Approfondimenti/Uranio+Impoverito.htm

      Durante il convegno “Le montagne testimoni dei cambiamenti globali.
      Ricerche in Himalaya e Karakorum”, organizzato dal Comitato Ev-K2-Cnr,
      annunciati il ritrovamento di tracce di test nucleari sul Monte Rosa e
      un programma intercontinentale di monitoraggio del mercurio

      Trovate tracce di test nucleari sul Monte Rosa: l’annuncio è stato dato
      nel corso del Convegno ‘Le montagne testimoni dei cambiamenti globali.
      Ricerche in Himalaya e Karakorum: il progetto Share Asia’, in corso a
      Roma e organizzato dal Comitato Ev-K2-Cnr. Durante l’incontro,
      annunciata anche la stipula di un accordo di collaborazione per il
      rilevamento del mercurio tra Consiglio nazionale delle ricerche e
      organismi cinesi e americani.
      “Abbiamo trovato tracce di trizio derivato dai test nucleari effettuati
      da americani, russi e francesi fra il 1959 e il 1963″ ha detto Carlo
      Barbante, dell’Istituto di dinamica dei processi ambientali(Idpa) del
      Cnr di Venezia. “L’isotopo dell’idrogeno trovato potrebbe essere quello
      derivato dagli esperimenti effettuati in Algeria, ma non escludiamo che
      si tratti del deposito radioattivo di test compiuti in Kazakhistan o
      addirittura nel Pacifico, che grazie alle correnti ha percorso migliaia
      di chilometri”. Durante lo stesso studio dell’Idpa sul Monte Rosa sono
      state trovate anche tracce di Cesio 137 derivato dall’incidente nucleare
      di Chernobyl.
      Rivolto alla tutela dell’ambiente l’accordo tra Italia, Cina e Stati
      Uniti con l’obiettivo è ‘caratterizzare’ l’inquinamento da mercurio,
      l’elemento non radioattivo più tossico esistente sulla terra, secondo
      solo al plutonio. A promuovere il sodalizio è stato l’Istituto
      sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Roma che, per conto del
      Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio italiano (IMET),
      ha dato il via ad un accordo trilaterale con la SEPA (State
      Environmental Protection Agency of China) e la US-EPA (Environmental
      Protection Agency). Sono, infatti, Asia, Europa e America i continenti
      dai quali provengono le maggiori emissioni di mercurio.
      In particolare l’accordo è stato reso possibile dall’esistenza di due
      importanti cooperazioni già esistenti fra Italia-Cina da una parte e
      Italia - Stati Uniti dall’altra, in cui l’Iia-Cnr è significativamente
      coinvolto. Il Programma di cooperazione Sino-Italiano per la protezione
      dell’ambiente è stato lanciato da IMET e SEPA nel 2000 e vede l’Istituto
      del Cnr attivo dal 2001 in ricerche, monitoraggio e valutazione dei
      principali inquinanti atmosferici in diversi territori chiave cinesi: le
      due aree metropolitane di Pechino e Shanghai, la Provincia del Jiangsu e
      l’area urbana e periurbana di Lanzhou. La collaborazione Italo-Americana
      è stata avviata nel 2002 con un accordo bilaterale firmato fra IMET e
      US-EPA per il supporto delle decisioni dello UNEP-Governing Council
      nella elaborazione di una strategia mondiale di valutazione del mercurio.
      In questa prospettiva è auspicabile l’attivazione di reti di
      monitoraggio in zone di montagna, lontane da emissioni dirette, in
      particolare in Cina e India che sono, nel panorama mondiale, fra i
      principali Paesi a rischio di contaminazione da mercurio. Tali reti e
      stazioni si riveleranno significative per la soluzione di un grande
      problema di contaminazione ambientale costituito dal trasporto a livello
      emisferico di mercurio, per il quale l’Unione Europea ha già attivato
      una “task force” in cui l’Istituto ha un ruolo rilevante.

    31. Enrico B. scrive:

      Suppongo che ci sia un errore…non 10-20 MW ma 10-20 GW…per 10-20 MW non vale neanche la pena di scomodarsi!

    32. fabrizio scrive:

      Il Prossimo governo che si insediaera’ , che sia di sinistra o di destra , dovra’ prendere in seria considerazione che nostro paese deve immediatamente rientrare nel settore nucleare senza perdere tempo ne vale il nostro futuro tecnologico ed energetico , ovviamente dovra’ inizialmente avviare una campagna di sensibilizzazione della popolazione per far conoscere l’energia nucleare alla gente per far capire alle masse che si tratta di una energia a basso costo , pulita e sopratutto innocua che si tratta dell’energia del futuro , le metropoli diventano sempre piu’ grandi si espandono sempre di piu’ l’unica fonte di energia che riuscira’ a soddisfare questo fabbisogno e’ l’energia che proviene dall’atomo . Questi concetti deve capire la gente deve comprendere quanto possa essere pericoloso in una grande citta’ ,per esempio come Milano , rimanere anche un solo giorno senza corrente elettrica , deve capire che dobbiamo svegliarci che se si dovesse verificare una fuga di radiazioni da una centrale nucleare francese che si trova al confine la nube radioattiva arriverebbe comunque anche da noi , la nube non farebbe nessuna distinzione ” beh l’Italia ha detto no al nucleare allora devio verso al Svizzera” no ci colpirebbe comunque . Allora perche’ continuare a pagare l’energia il doppio del suo valore per far contenti un gruppo di ambientalisti che non capiscono niente di nucleare e che durante l’inverno , molto ipocritamente , si scaldano grazie all’energia nucleare proveniente dall’estero. Io sono sicuro che se oggi si riproponesse il referendum passerebbe il si al nucleare di grande misura magari scrivendo e sottolineando sulla scheda elettorale i grandi vantaggi che abbiamo perso in questi 20 anni . Speriamo che in futuro si possa crescere mentalmente ed arrivare ad una indipendenza energetica di cui questo paese ha veramente bisogno. W IL NUCLEARE.

    33. Roby scrive:

      Una domanda agli esperti di nucleare.
      Voi dite spesso che bisognerebbe installare reattori epr, ma perchè esludete altri tipi di reattore come abwr o reattori più collaudati ed economici?
      Perchè non si possono comprare navi con reattori di bassa e media potenza(la russia vuole commercializzare queste installazioni, si parla di 3milioni$(2 di M €) a MW) da piazzare nei porti in cui sorgono grandi complessi industriali?

      Si eviterebbe un sacco di tempo e proteste per la scelta del sito.
      Le portaerei nucleari ed i sommergibili stazionano nei nostri porti e nessuno si lamenta.
      Oppure usare navi con 4-5 reattori A4W da 140MW ciascuno.
      Bisogna valutare quanto è il risparmio burocratico e quanto il maggior costo realizzativo.

    34. Renzo Riva scrive:

      renzoriva@libero.it

      Mercoledì 26 Marzo 2008

      Il professore Franco Battaglia
      sarà ospite
      della trasmissione di Antenna 3 (area Triveneto)
      “La Piazza”
      di Luigi Gandi
      dalle ore 20:40 alle ore 22:40

      Si parlerà di energia, nucleare, sicurezza, bruciamento e confinamento rifiuti radioattivi”

      Mandi,
      Renzo Riva

    35. Renzo Riva scrive:

      archiviostorico.corriere.it/2008/marzo/20/Nucleare_riforme_A...

      L’iniziativa bipartisan

      Nucleare, riforme, Africa: l’agenda 2020 della Farnesina

      ROMA — L’ineluttabilità del nucleare per far fronte al fabbisogno di energia evitando le insidie della geopolitica, lo sguardo rivolto ai Balcani e al Mediterraneo per essere un Paese leader nell’area senza rinunciare alla vocazione di partner economico di rispetto per i colossi come Cina, India, Brasile, l’idea di andare a cercare mercati in Africa, dal Sudafrica all’Angola. E poi le riforme: dall’allargamento del G8 (idea non condivisa da tutti) alle innovazioni istituzionali per l’Europa, dal gruppo di contatto con Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Polonia alla consapevolezza che solo un Paese «sano» oggi conta nell’Unione. La scelta di
      «includere la Cina» perché il protezionismo dimezzerebbe la crescita soprattutto in Europa, la rivendicazione del ruolo italiano nelle missioni di pace. Sono gli spunti della politica estera del prossimo decennio, presentati ieri alla Farnesina nel «Rapporto 2020», l’agenda della politica estera italiana dei prossimi dodici anni, elaborata da una commissione di esperti del ministero e indipendenti, guidati da Marta Dassù e Maurizio Massari. «Non un programma di partito ma una base di discussione politica e istituzionale, in parte incompiuto per la fine repentina della legislatura», ha spiegato Massimo D’Alema che lascia in eredità alla Farnesina questo tentativo di delineare le linee di politica estera in modo bipartisan e indipendente «dalle fragilità dei governi». L’idea di un cambio di marcia e di un adeguamento alle nuove esigenze internazionali lascia un segno anche dentro il ministero: in questi giorni si stanno mettendo a punto le ultime norme per aprire le ambasciate ai «privati» e per dotarle di un’autonomia finanziaria che permetta di gestire al meglio gli interessi nazionali nelle diverse parti del mondo.
      G. Fre.

      Pagina 17
      (20 marzo 2008) - Corriere della Sera

      Mandi,
      Renzo Riva

    36. egisto scrive:

      Io pero’ volevo far notare la scorrettezza del politico verde, che basandosi su uno studio dalla dubbia provenienza (il CNR?? ma puo’ fare studi su commissione di un partito?) cerca di raccattare qualche voto agitando lo spettro delle centrali nucleari. Notate che nell’elenco oltre ai vecchi siti si trova Scarlino in provincia di Grosseto che e’ nel collegio di tale politico. Perche’ mai bisognerebbe fare una centrale a Scarlino e non a Montalto, un sito che ai tempi ha gia’ avuto una licenza? forse perche e’ Toscana e non in Lazio?

    37. Roby scrive:

      A parte la scorrettezza(spero almeno che lo studio lo abbia pagato di tasca sua) almeno avesse messa le province giuste, nello studio c’è scritto Trino (vicenza).
      Mentre a me risulta che Trino sia a vercelli, boh la geografia non è mai stata il mio forte.

    38. Edoardo scrive:

      Questo Meneguzzo non so chi sia (sarà uno dei tanti “tecnici”alla greenpeace che conosco solo loro)

      So, essendo toscano, chi è il Sig. Roggiolani: uno che affermava nel 2005 su La Nazione che Larderello con i suoi 400 Mw di geotermico era il “Kuwait” della Toscana e che sarebbe passato dal 20% del fabbisogno regionale al 35% in pochi anni… Mah, l’importatne è essere convinti!

    39. Renato scrive:

      Vorrei fare a tutti gli esperti di questo forum una domanda:

      in questo video RUBBIA dichiara qualcosa che mi ha lasciato allibito:

      video.google.it/videoplay?docid=-1778020387968556290&q=R...

      Dice testualmente “Il prezzo di una centrale nucleare si ripaga in 40 anni”

      E’ vera questa affermazione? Mi sembra di aver letto su questo forum il contrario!

      Ciao

    40. Renzo Riva scrive:

      Edoardo scrive:

      Questo Meneguzzo non so chi sia (sarà uno dei tanti “tecniciâ€alla greenpeace che conosco solo loro)

      So, essendo toscano, chi è il Sig. Roggiolani: uno che affermava nel 2005 su La Nazione che Larderello con i suoi 400 Mw di geotermico era il “Kuwait†della Toscana e che sarebbe passato dal 20% del fabbisogno regionale al 35% in pochi anni… Mah, l’importatne è essere convinti!

      Caro Edoardo,
      se è per questo Chicco Testa

      http://it.wikipedia.org/wiki/Chicco_Testa

      da presidente di Lega Ambiente di venti anni fa, prevedeva un contributo dell’energia eo­lica al fabbisogno energetico del Paese del 10% entro l’anno 1995.

      Fu nominato da Prodi presidente dell’Enel nel 1996 e non si sa per quali meriti (c’entra forse Goldman & Sachs e Rothschild).

      Ebbene quando lasciò l’incarico all’Enel l’apporto dell’eolico sapete a quale vetta percentuale giunse?
      Non fu il 10%, non l’1 % e nep­pure l’1 per mille: fu invece soltanto del 4 0/0.000 (per centomila).

      Oggi è Presidente del Kyoto Club.

      Ça va sans dire.

      Per Renato:

      Un gruppo nucleare da 1 GW costa 3÷3,5 Mld di Euri.
      Dura 60 anni e mediamente lavora 8.000 ore l’anno.
      Fai un po’ d’aritmetica e otterrai la risposta.
      Quello che è interessante nel nucleare è che i costi sono così ripartiti:

      80% impiantistica;
      20% costo combustibile, confinamento rifiuti radioattivi, e dismissione dell’impianto a fine vita.

      Ed il costo è competitivo. Vedi tabella del CIRN al seguente link:

      http://www.giorgioprinzi.it/nucleare/rilli/tabella.pdf

      Nel caso del petrolio invece i fattori si ribaltano:

      20% impiantistica;
      80% costo combustibile.

      Il nucleare pertanto fa bene alla bilancia commerciale dello Stato che se ne dota.

      Ogni anno con il 15% d’importazione d’EE da nucleare dalla Francia le regaliamo un reattore e rotti.
      negli ultimi vent’anni le abbiamo regalato 20 reattori, un terzo del parco nucleare francese, e per altri 59 anni i costi d’ammortamento non esistono più: tutto va all’utile EDF e allo Stato.
      Una parte di questi utili sono anche della FIAT che detiene un pacchetto azionario EDF del 2,8% acquisito quando dirottava il cash-flow del settore automobilistico in tale operazione e contemporaneamente a pié di lista presentava le perdite allo Stato Italiano che doveva pagare.
      Finanza creativa dell’Ad Romiti.

      Mandi,
      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      349.3464656
      renzoriva@libero.it

    41. Edoardo scrive:

      Se una centrale viene fatta funzionare per il periodo stabilito (50/60 anni agli standard attuali) alla fine si avrà accantonato cifre più che sufficienti per il decommissionig e lo stoccaggio delle scorie. Dati Iaea stimano che il costo della centrale già dopo 5 anni dall’inizio attività è stato coperto (infatti sul costo della Kwh nucleare incide peril 60% il costo finanziamento, 15% costo del combustibile, 20% qta decommissioning e stoccaggio scorie e 5% per manutenzione ordinaria e starordinaria, spese generali/amministrative)
      Questo perchè le centrali nucleari continuamente (salvo i fermi per il cambio del combustibile) producono moltissimi Kwh avedno un rendimento del 90 95% annuo.
      In Italia il nucleare è divenuto costosissimo perchè dall’oggi al domani fu deciso di fermare e smantellare tutto (il famoso “smantellamento accelerato” voluto da Bersani nel 1999), non avendo ancora il deposito definitivo per i materiali radioattivi, fermando impianti che si stavano ripagando da soli generando elettricità (vedi Caorso che ha funzionato per soli 7 anni!) ed ignoarndo che lo smantellamento degli impianti più è protratto nel tempo e più che è ecomomico (bastano ed avanzano i fondi accantonamti durante la vita della centrale) e sopratutto è infinimtamente più sicuro per il personale addetto a tale opera.

    42. Edoardo scrive:

      C’è comunque nel forum un dettagliatissimo resoconto con calcoli, fonti e dati economici, forniti dall’ Ing. Romanello, che dimostrano come la Kwh nucleare sia più conveniente anche se il costo dell’uranio triplicasse (dal 1970 ad oggi l’uranio è quintuplicato e rimane concorrenziale a fronte di gas, petrolio e carbone)

    43. Renato scrive:

      Ciao Edoardo Grazie x la risposta.

      potresti però scrivermi il link ai Dati Iaea secondo i quali il costo della centrale già dopo 5 anni dall’inizio attività viene ripagato?

      Se fosse confermata questa stima Rubbia ha commesso un errore piuttosto clamoroso nella trasmissione annozero.

    44. Pietruccio scrive:

      A proposito di Meneguzzo e del documento della SA che parla anche in dettaglio dei consumi e della produzione francese di energia non mi pare che ci sia riportato il totale del fabbisogno energetico Francese: è da un po’ che ho la curiosità di saperlo ma non riesco a travarlo, così, tanto per confrontarlo coi 200 Mtep italiani.

      Qualcuno che lo conosce mi potrebbe aiutare?

      Grazie

    45. Ing. Vincenzo Romanello scrive:

      x Roby

      “Promuoviamo” l’EPR solo perche’ e’ un progetto europeo ed e del tipo Gen. III+. Ma in realta’ non ci sarebbe motivo per non considerare anche la scelta di opzioni come l’ABWR, l’AP-600, l’AP-1000, il PBMR, ecc.
      Quanto allo sfruttamento dell’energia nucleari da navi sarebbe tecnicamente forse fattibile, ma andrebbe scrupolosamente regolamentata (e nel nostro Paese non la vedo semplice)

      x Renato

      Si, si assume di accantonare una data cifra su ogni kWh venduto in modo da ripagare i costi di impianto entro la sua vita operativa (40 anni per i vecchi impianti, 60 per i nuovi). Rubbia ha detto una cosa vera (una volta tanto), e ben nota ai tecnici del settore. Per i dettagli si puo’ vedere il mio articolo sui costi: http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf

    46. Stefano Panebianco scrive:

      x Pietruccio

      Il consumo totale di energia primaria in Francia è stato nel 2006 pari a 275,3 Mtep, con un calo dello 0,3% (dopo un piccolo aumento dello 0,2% nel 2005). l consumo finale di energia ha visto invece un aumento dello 0,6%, portandosi a 177,1 Mtep, dopo un -0,3% nel 2005 e un +0,9% nel 2004. I dati sono estratti dal rapporto del ministero dell’industria, consultabili al sito industrie.gouv.fr/energie/statisti/pdf/bilan2006.pdf
      Nel documento si possono trovare tutti i dettagli del caso!

    47. Pietruccio scrive:

      x Stefano

      Grazie mille

    48. Edoardo scrive:

      Per Renato:
      spiacente ma ho capito male io.
      La centrale si ripaga accantonando una data cifra su ogni kWh venduto in modo da ripagare sia i costi di impianto sia anche decommissionig e trattamento scorie (vedi documento Romanello) entro la sua vita operativa.
      Avevo capito che Rubbia intendesse che dopo 40 si era ripagato SOLO il costo dell’impianto.
      www-nds.iaea.org; Iaea.org; nucleartourist.com;

    49. Domenico scrive:

      per Daniele, è ora di smetterla con la bufala delle energie rinnovabili, vale più un € speso nel nucleare che 1 miliardo d i€ nelle rinnovabili.

    50. Michele scrive:

      scusate se mi permetto,
      ma sono completamente ignorante su tutti questi, credo complessi, argomenti.
      Sono approdato in questo sito alla ricerca di info sull’offerta di Edison.
      Mi domandavo in particolare:
      1) è veramente più conveniente di Enel?
      2) è veramente energia da fonti rinnovabili?
      3) se la risposta ai due punti precedenti è “SI”… Come è possibile?
      Mi scuso se mi sono permesso di sottoporre alla vostra attenzione temi forse troppo lontani dal centro della vostra discussione; Spero possiate aiutarmi a capire
      Grazie
      Michele
      PS: Io personalmente “da giovane” ero a favore del nucleare ora, con gli anni credo di essere diventato contrario; Probabilmente è stato un errore chiudere le centrali che avevamo belle e pronte e d’avanguardia ma forse lo sarebbe anche tornare sui que passi…

    51. Renzo Riva scrive:

      Michele, Michele!
      Da giovane, … da vecchio ecc.
      Leggiti:
      L’ILLUSIONE DELL’ENERGIA DAL SOLE
      di Franco Battaglia

      e poi visita il sito
      http://www.galileo2001.it/

      I COSTI DELLE SCELTE DISINFORMATE: IL PARADOSSO DEL NUCLEARE IN ITALIA
      Galileo 2001
      a cura di Franco Battaglia e Angela Rosati

      di cui puoi scaricare in .pdf
      galileo2001.it/materiali/pubblicazioni/paradosso_nucleare.pd...

      inoltre

      GALILEO 2001
      I COSTI DELLA NON SCIENZA: il principio di precauzione
      A cura di Franco Battaglia e Angela Rosati

      di cui puoi scaricare in .pdf
      galileo2001.it/materiali/pubblicazioni/costi_non_scienza.pdf

      Mandi,

      Renzo Riva
      renzoriva@libero.it
      349.3464656

    52. Egisto scrive:

      Per quanto riguarda le offerte di Edison non entro nel merito degli aspetti economici, rispondo alla questione numero 2. Le offerte di fornitura di energia rinnovabili sono qualcosa che assomiglia ad una truffa. L’elettricità che ti arriva è sempre la stessa ed è prodotta con un mix di fonti. Nessuno può garantirti una fornitura di energia rinnovabile. Il meccanismo è questo: se un’utility ha 10 consumatori su 100 (che consumano 100kwh su 1000 venduti dall’azienda) che scelgono l’energia rinnovabile si impegna a produrre e comprare 100 kwh da energia rinnovabile. Se altri 5 consumatori scelgono la tariffa rinnovabile dovrà produrne 150 KWh e per farlo dovrà installare impianti di produzione di energia rinnovabile innescando così un circolo virtuoso (o vizioso se, come me, ritieni l’energia rinnovabile una disgrazia). Questo in teoria, in pratica il discorso è diverso. Grazie alla produzione idroelettrica l’Italia ha una produzione di energia rinnovabile notevole rispetto alla media europea e sufficiente a fornire l’energia a buona parte delle famiglie senza aggiungere nessun nuovo impianto. Quindi si dirà con un tratto di penna che l’energia idroelettrica andrà alle famiglie e la sporca energia termoelettrica alle industrie (che non hanno nessuna voglia di pagare di più l’energia già ultracostosa perché pure rinnovabile) . In Italia non ci sarà nessuna aggiunta (fortunatamente…) di produzione di energia rinnovabile grazie a tali tariffe. Oppure la Svizzera potrà venderci una quota maggiore di energia idroelettrica e tenersi per se l’energia nucleare. Naturalmente tutti questi sono giochini contabili che non cambiano di una virgola la produzione di energia.

    53. Michele scrive:

      Grazie Renzo, grazie Egisto per il vostro apporto.
      Renzo, confesso che le svariate centinaia di pagine che mi hai suggerito di leggere sono un costo (in termini di tempo) che non posso permettermi. Credo però che in estrema sintesi un messaggio forse lo ho colto: ha poco senso non produrre nucleare per poi importarlo dai paesi subito dietro confine…. se c’è un incidente in francia è un incidente in casa e così pure il discorso smaltimeto scorie. Ti prego, se puoi, di integrare/correggere quello che volevi trasmettermi.
      Circa l’energia rinnovabile vorrei capire meglio perchè nonn sia, mi pare di capire, da voi benvisa. Quali sono le criticità legate alle varie forme di rinnovabile? Perchè, se non vi ho fraintesi la vedete come, nella migliore delle ipotesi, come una illusione se non peggio?
      Grazie
      Michele

    54. Pietruccio scrive:

      x Michele

      Almeno da parte mia, ma mi sembra una posizione largamente condivisa fra i “nuclearisti”, nessuna ostilità nei confronti delle rinnovabili, anzi.

      Intanto ti dico, però, che non sono tanto d’accordo sul discorso che fai “a favore” del nucleare perchè penso che i vantaggi nel produrre energia atomica siano ben maggiori e il rischio connesso infinitamente inferiore a quello che sottintendi. Non ho dati alla mano ma probabilmente è il mezzo più sicuro e fra i meno inquinanti (e meno costosi) per kWh di energia elettrica prodotta. Poi quello che dicono i giornali è un’altra cosa ma loro devono sopravvivere in un mondo in cui prevalgono le esigenze di tipo commerciale su ogni altra cosa e, in particolare in questo caso, sugli aspetti scientifici del problema.

      Chiaramente un discorso sulle rinnovabili e sul risparmio energetico, non dico completo, ma anche solo abbozzato, sarebbe lunghissimo. E’ in ogni caso importante, per inquadrare correttamente il problema, tener presenti alcuni aspetti che, a quanto pare, non sono di dominio pubblico. Sopratutto nel periodo elettorale appena finito ho, infatti, letto di tutto da improvvisati esperti sulla questione che le sparano talmente grosse che di più non si può: da chi è convinto che i consumi energetici siano sostanzialmente rappresentati dal solo settore trasporti a giornalisti che affermano, con assoluta certezza e sostenuti da insigni professori, che l’Italia non ha assolutamente bisogno di nucleare, basta “ridurre gli sprechi sulle linee elettriche”!

      Vediamo allora di fare un discorso breve ma (spero) organico.

      1) Quando sui media si parla di energia governa l’ambiguità. L’Italia ha un fabbisogno energetico intorno ai 200 Mtep che soddisfa solo per l’8% con le rinnovabili e 5% con energia elettrica direttamente importata dall’estero: il resto, 87%, sono fonti fossili. Di questi 200 Mtep circa un po’ meno di metà è assorbito dal settore residenziale (riscaldamento) e il resto se lo dividono industria, trasporti e agricoltura (il che significa che senza energia non si mangia). Solo un terzo di quest’energia primaria consumata serve a produrre energia elettrica. L’energia elettrica prodotta e consumata è poi grossomodo la metà di quella che si spende per generarla (la cosa è normale e inevitabile dato il 2° Principio della Termodinamica). In conclusione quando si parla di energia elettrica (che è quella consumata dagli utenti) si sta parlando di circa il 15% del fabbisogno energetico totale (cioè poca roba). Voglio dire che se anche fosse possibile, come spara qualcuno, produrre tutta l’energia elettrica con fonti rinnovabili, alla fine dovremmo comunque trovare da qualche altra parte il restante 70% dell’energia totale che consumiamo, il che non è poco. Non mi dilungo poi su tutta una serie di complicazioni che creano non pochi equivoci e che derivano dal fatto che l’energia primaria consumata per certe tecnologie, tipo il termoelettrico o il nucleare, deve essere da 2 a 3 volte maggiore di quella prodotta, mentre per certe rinnovabili, tipo l’eolico, è già tutta “buona”. Il dato da tener presente è però che le rinnovabili “di moda”, cioè l’eolico e il fotovoltaico, sono a oggi quasi del tutto trascurabili, fanno tanto chiasso, tanto giro di soldi, e poca energia: quelle che producono quantità significative sono sostanzialmente le biomasse e l’idroelettrico.

      2) Quando si parla delle rinnovabili non si parla mai dei loro difetti ma solo dei loro pregi: piuttosto scorretto direi, no? Per esempio, è giusto parlare di scorie quando si parla di nucleare, ma allora si deve anche parlare delle pericolose scorie chimiche che vengono prodotte nella fabbricazione dei pannelli fotovoltaici (quante ne vengono prodotte? dove vengono smaltiti quei materiali? da chi? quale sicurezza fra 10, 100, 1000, 10000 anni?) Se si fa per il nucleare si deve fare anche per gli altri! Ad esempio a me risulta che le dighe (idroelettrico) siano molto dannose per il territorio: prendo dell’acqua in quota e la deposito centinaia di metri più a valle e così lascio a secco quei versanti alpini. Certo, sembra un aspetto da niente ma mi pare che i forestali abbiano parecchie cose da ridire sui danni prodotti. Ecc…

      3) Il modo in cui vengono “utilizzate” le rinnovabili è spesso scorretto.
      a) Le sovvenzioni alle rinnovabili creano spesso ingiustificate speculazioni (è uscito proprio di recente un articolo sull’espresso a proposito dell’eolico). Il fotovoltaico è, ad esempio, sicuramente una tecnologia da incentivare e sviluppare, anche se per il momento non è conveniente (sul piano ambientale e tecnico intendo, non sul piano commerciale). Gli incentivi dati sul fotovoltaico sono però smisurati e non ne favoriscono certo lo sviluppo sul piano tecnico (se a fornitori e utenti va già di lusso così, chi glie lo fa fare di cambiare qualcosa per migliorare quella tecnologia: tanto strapaghiamo tutto noi consumatori, quelli senza il fotovoltaico intendo).
      b) Le rinnovabili vengono usate come un totem per tener lontano il nucleare: salvo poi avviare politiche che sono l’esatto opposto del “contenimento dei consumi†e di una “produzione virtuosa con fonti rinnovabili†ma il puro e semplice smaltimento di quantità gigantesche di petrolio e gas (85 km cubi importati all’anno, un volume di rilevanza “geologica” pari a quasi il doppio del lago di Garda). In pratica i sostenitori delle rinnovabili sembrano prestarsi volentieri ad essere la foglia di fico per le manovre speculative sulle fonti fossili: dal mio punto di vista, allora, non posso vederli in altro modo che come agenti pubblicitari della “concorrenza”. Niente di male, ognuno fa il suo interesse, l’importante è non presentarsi come verginelle, perchè non è serio.

      In conclusione il punto è che, speculazioni a parte, per questo paese e per la necessità che abbiamo di diversificare le fonti e la dipendenza da petrolio e gas, ci vogliono anche le rinnovabili e non solo le rinnovabili, come sostengono certi (falsi) ambientalisti, così come ci vuole anche il nucleare, ma il nucleare non basta e ci vuole anche il resto, fossili comprese.

    55. Domenico scrive:

      i nodi vengono al pettine, petrolio a 120 $ barile si stima possa arrivare a 200,

      la scellerata politica che ci portò fuori dall’opzione nucleare ci a messo in una situazione drammatica.

      Incertezza estrema per il futuro, auspico un pronto ed immediato ritorno al nucleare, per tentare di salvare il salvabile ecologisti compresi, perchè poi l’energia ,finiranno, per usarla anche loro.

      io proporrei 10 EPR + 5 Abwr + una pari potenza in carbone pulito, il metano così risparmiato usarlo per l’autotrazione, termovalorizzatori e 7-8 grandi rigasificatori.

      direi che basta.

      distintamete

    56. Edoardo scrive:

      Per Domenico:

      Basterebbe eccome!
      Si è insediato il nuovo governo e già Scajola (Sviluppo Economico) ha parlato di un ritorno al nucleare.
      All’ambiente non c’e’ più Matteoli che, spero, anche se è il ministro delle infrastrutture, non si opponga all’atomo come ha sempre fatto (l’ideologia purtroppo è anche di destra)
      Auspico che la Prestigiacomo, al dicastero dell’Ambiente, non si opponga anche lei con false idee eco-ideologiche.

      Saluti

    57. Renato scrive:

      La Prestigiacomo quando sottoscrisse un patto con legambiente precisò che non condivideva il NO al nucleare.

      Scajola si è sempre dichiarato favorevole al nucleare.

      Berlusconi in campagna elettorale disse “Decisi verso il nucleare”…(capisco che è una persona poco credibile però è già qualcosa)

      Udc è favorevole, anche alcuni del Pd non sono contrari.

      L’unico inconveniente è Matteoli….sempre contrario a riprendere a breve il nucleare… anche se cmq con il petrolio a 120$ in continua salita non penso abbia altre scelte.

      I comunisti e i verdi sono FUORI dopo un DISASTRO alle elezioni.

      Ci sono tutti i prerequisiti per un rilancio, sperando che Berlusconi non decida di Specularci sopra a modo suo…

    58. Egisto scrive:

      Per Domenico:

      Perché diamine fare i termovalorizzatori? la quantità di energia prodotta è marginale. Io non credo molto ai problemi per la salute ma mi sembrano opere inutili. Se manteniamo costante il consumo di metano non abbiamo bisogno di 7-8 rigassificatori, ne bastano molti meno.
      Se oltre al nucleare ci mettiamo a costruire centrali a carbone siamo fuori dal protocollo di Kyoto in ogni caso. E poi il carbone non ha molto senso per l’Italia che lo deve importare. Sul carbone pulito regna la più totale confusione, se si intende lo stoccaggio di anidride carbonica mi sembra una follia, se si intende la riduzione degli inquinanti e l’aumento dell’efficienza ben venga se sostituisce le centrali a olio combustibile, in dosi limitate.

      Sui reattori: perché oltre agli EPR non costruire un certo numero di CANDU che offrono una grande flessibilità nel combustibile, ottima per un paese che ha poco uranio?

      E non dimentichiamo neppure le rinnovabili, soprattutto in termini di ricerca.

    59. Egisto scrive:

      Matteoli è sempre stato molto legato alla lobby dell’eolico (per non dire di peggio…) che vuole in sostanza tenere l’Italia legata al metano.

    60. Egisto scrive:

      Per Renato:

      se si vuole fare seriamente sul nucleare bisogna lavorare per avere un consenso bipartisan. Altrimenti se tra 5 anni o 3 anni cambia il governo e blocca tutto si avrà un disastro colossale. In UK il rilancio del nucleare è partito dai laburisti, in Italia se il Pd non è d’accordo solo un folle potrebbe investire.

    61. Loris Groppo scrive:

      Speriamo che nella vera e propria task force indicata da Renato ci sia almeno qualcuno con le idee chiare. Perchè se le premesse sono queste…
      http://www.youtube.com/watch?v=l8iFXd0bzz4
      :-)

    62. Renzo Riva scrive:

      Michele,
      ti risponderò più in dettaglio in seguito.
      Per ora:

      socialistalab.it/lettere.asp?id_elemento_lettere=846

      la seguente lettera ebbe la risposta di Granzotto su “il Giornale”
      Tu cosa mi dici in proposito?
      Quale sarebbe la tua risposta?
      Mandi,

      Renzo Riva
      renzoriva@libero.it
      349.3464656

      Scienza e metodo galileiano oggi
      In allegato alcune massime che danno la cifra di paragone di cosa gli ita(g)liani intendono per scienza e metodo galileiano.
      «Pàrmi d’aver per lunghe esperienze osservato, tale essere la condizione umana intorno alle cose intellettuali, che quanto altri meno ne intende e ne sa, tanto più risolutamente voglia discorrerne, e che all’incontro, la moltitudine delle cose conosciute ed intese renda più lento e irresoluto il sentenziare» (Galileo).
      «La politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda. In un’epoca successiva si aggiunse l’arte di constringerla a decidere su ciò che non capisce» (Paul Valéry - da Sguardi sul mondo attuale).
      «Il punto sorprendente che è venuto fuori è che, nel prendere una decisione sull’energia nucleare, ci si debba guardare dai competenti in quanto possono essere non completamente obiettivi. L’argomento è veramente straordinario, soprattutto se eretto a norma di comportamento di fronte a importanti decisioni: esclusi i competenti restano i meno competenti, cioè gli incompetenti. Al limite, più grave è il problema da affrontare e risolvere e più incompetenti debbono essere le persone maggiormente ascoltate o che si debbano assumere la responsabilità delle decisioni. In qualsiasi Paese del mondo questa sarebbe un’ottima barzelletta, ma, qui da noi, tale orientamento trova chi gli dà voce e trova ascolto da parte di un’ampia fascia dell’opinione pubblica». Così Edoardo Arnaldi alla Conferenza sulla sicurezza nucleare (Venezia, 25-27 gennaio 1980).
      Nel leggere l’articolo del professor Franco Battaglia, che dava una tirata d’orecchie al politologo, professor Giovanni Sartori, mi sono ricordato della considerazione svolta dal professor Edoardo Amaldi e che ho riportato sopra assieme ad altre due massime di Galileo e Paul Valéry. Sollecito, se possibile, le sue considerazioni in proposito.
      Renzo Riva-Buja(Ud)

    63. Michele scrive:

      amici del forum, queste tematiche per persone a corto di competenza (e forse anche passione) come me continuano a essere troppo costosi (in termini di comprensione e tempo)
      Mi domandavo se da parte di persone appassionate come voi non si potesse arrivare alla produzione di un breviario tipo:

      nucleare, efficenza economica 8, efficienza ecologica 9
      eolico, efficenza economica 7, efficienza ecologica 10
      fotovoltaico, efficenza economica 6, efficienza ecologica 7
      etc. etc.

      Mi rendo conto che è un progetto di enorme complessità e che presterà il fianco a cretiche di ogni sorta ma credo che forse possa essere un modo efficace per aiutare la gente a scegliere.
      Quanti italiani (e non) hanno la pazienza, la passione e la capacità di documentarsi come fate voi?
      Io sicuramente non sono fra questi e finirò probabilmente (a causa della mia incompetenza) con l’aquistare energia rinnovabile da un qualche operatore “sperando” che sia la scelta giusta….

      Ciao a tutti
      Michele

    64. Pietruccio scrive:

      Puoi dare un’occhiata qui

      christinasponza.it/christinasponza.it/speciale_nucleare/noti...

      In ogni caso, il mio personale parere, è che l’energia rinnovabile che un singolo cittadino produce o che consuma è sempre una bella cosa sopratutto se accompagnata dal risparmio energetico. Diverso è il discorso sulla politica energetica che si deve (che si dovrebbe) dare uno stato.

    65. Egisto scrive:

      I dati di Cristina Sponza mi sembrano poco aggiornati e contestabili in molti punti, anche se la sostanza non cambia. I costi sono ormai sballati e raddoppiati per quasi tutte le fonti di energia a causa dell’aumento di materie prime come cemento, acciaio e rame. Questo è vero in particolare per eolico e nucleare. L’eolico non rende il 30% ma il 20% in Italia. Che l’eolico provochi forti danni a flora e fauna è vero che lo faccia il fotovoltaico è contestabile. Dire che il nucleare non pone problemi di proliferazione è sbagliato, i problemi esistono e vanno gestiti, non vanno ignorati come se non esistessero.

      Segnalo anche l’ultimo numero di Wired in inglese:

      wired.com/science/planetearth/magazine/16-06/ff_heresies_int...

    66. Roby scrive:

      I problemi di proliferazione sono per stati come iran o altre dittature, anche se l’italia costruisce la bomba non penso ci siano problemi per gli altri stati visto che ne abbiamo già decine che dipendono da nostri ufficiali.

    67. Egisto scrive:

      Ovvio che non penso che l’ITalia potrebbe farsi la bomba, potrebbe farsela comunque se volesse come qualsiasi altro Stato ma del materiale potrebbe essere trafugato in Italia e portato altrove…

    68. Roby scrive:

      non è così facile, ci sono modi moolto più semplici per fare dei danni molto maggiori.

    69. Renzo Riva scrive:

      per Michele

      Se tu leggessi gli articoli e gli editoriali del prof. Franco Battaglia non faresti più certe domande.

      http://www.ilgiornale.it/la_aut.pic1?ID=5750

      http://www.galileo2001.it/materiali/archivio.php

      galileo2001.it/materiali/documenti/Franco_Battaglia/index.ph...

      Mandi,
      Renzo Riva
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      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

      ==================

      Giovedì 22 maggio 2008

      dalle ore 20:40 alle ore 22:40

      nel programma
      “Le Quarantie”
      condotto da Luigi Gandi

      puntata dedicata al NUCLEARE

      Sarò ospite in studio.

    70. Renzo Riva scrive:

      Dimenticavo!

      A TeleNordEst TNE

      emittente ammiraglia del gruppo Panto che trasmette da Rubano-Padova

      Mandi,
      Renzo Riva
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    71. lcimmin scrive:

      Intervengo brevemente!

      Sulla questione cifre ho redatto una analisi sintetica sul mio blog aStrangeRing, raggiungibile all’indirizzo http://astrangering.blogspot.com. Li ho cercato di chirire dovre andranno a finire i soldi derivanti dal nucleare.

      Il legame economico italo-francese e’ molto fitto soprattutto nel settore energetico ed il fatto che qualunque potenza economica abbia voglia di investire da noi nno dovrebbe costituire un vanto ma piuttosto un dubbio, o piu’. Io abbraccio il pensiero di Rubbia e non cedero’ mai a quello della gente comune che vede nel nucleare una sorta di soluzione ai problemi italiani, dove questi sono altrove. Da noi nn funzionano le poste, figuriamoci una centrale nucleare!

      Ad ogni modo al di la del mio parere, il problema reale del nucleare è costiutuito dalle scorie. E qui credo che nessuno possa trovare una ragionevole convenienza nell’accumulo di immondizia radioattiva. Se per bloccare la produzione di CO2 (ragioni EDISON - UE) dobbiamo inquinare mari e territori, onestamente credo non abbiamo risolto niente ed in piu’ abbiamo fatto arricchire a nostro scapito qualche magnate dell’economia., perche’ gli investimenti ce li ritroviamo in bolletta tali e quali, quindi il risultato non e’ vantaggioso per le nostre tasche.

      Prima di domandarsi se sia il caso di costruire centrali, bisognerebbe domandarsi se forse nn sia il caso di imporre una certa disciplina ai consumi. E poi la cosa sconcertante e’ che si citino fonti passate. Bisognerebbe guardare all’oggi e abbandonare il mito dell’attaulita’ del passato. Ogni epoca ha i suoi mostri!

      LC

    72. Edoardo scrive:

      Sempplici opinioni personali sui discorsi di Luigi:

      Io abbraccio il pensiero di Rubbia e non cedero’ mai a quello della gente comune che vede nel nucleare una sorta di soluzione ai problemi italiani, .

      noi gente comune… E tu chi sei per non essere di noi “comuni”?

      Da noi nn funzionano le poste, figuriamoci una centrale nucleare!
      … luogo comune: noi siamo i più brutti, sporchi e cattivi!… Allora secondo te visto che siamo nella m… dobbiamo rassegnarci a restare nella suddetta?
      Prima di domandarsi se sia il caso di costruire centrali, bisognerebbe domandarsi se forse nn sia il caso di imporre una certa disciplina ai consumi.

      Esempio: facciamo che per 50 anni tutto il petrolio o gas che ci serve, invece di utilizzarlo, lo mettiamo al sicuro in qualche “cassaforte”. Intanto per 50 anni ci aspetterebbe vita grama: morti, malattie, regeresso industriale (senza energia non si vive!)
      Passati 50 anni decidiamo di utilizzare le riserve che avevamo accantonato… Allora la nostra fame di energia sarebbe talmente grande che in un anno poco più le avremmo finite tutte: 50 anni di sacrifici per aver allungato di un anno la disponibilità delle fonti… più che disciplina dei consumi bisognerebbe parlare di diversificazioni delle fonti.

      perche’ gli investimenti ce li ritroviamo in bolletta tali e quali, quindi il risultato non e’ vantaggioso per le nostre tasche.
      E allora cos’è vantaggioso? Continuare a bruciare petrolio a 143 $ il barile?
      Oppure puntare su sole e vento che, se non fossere STRAFINANZIATI dallo stato, sarebbe energie costosissime? (come sfamare i bambini africani con il ostriche e caviale)

    73. Edoardo scrive:

      Chiedo venia per gli errori di battitura nel precedente post.

      Saluti.

    74. Renzo Riva scrive:

      Caro Edoardo,
      noto con piacere che hai letto tutto quanto è stato scritto da Battaglia.
      I suoi aforismi sono spassosi ma talvota disegnano una realtà tragica del pensiero corrente omologato.

      Mandi,
      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
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      Ecco un articolo che ho passato ad una giornalista perché vuole fare un articolo.
      Le ho messo a disposizione anche le mappe dell’ENEA degli anni ‘70 sui siti nucleari individuati all’epoca.

      Traccia a disposizione della giornalista Paola Treppo per un articolo da pubblicarsi su “Il Gazzettinoâ€

      Energia, questa sconosciuta

      Nell’anno 2001, dopo varie esperienze lavorative nei Paesi dell’Europa, mulinava nella mia testa una sorta d’allarme per le conseguenze dovute alle scelte, sarebbe meglio dire non scelte, del nostro Paese in campo energetico.
      Scorrendo un’intervista effettuata da Celso Gallina a pre Saverio (Monsignor Saverio Beinat parroco di Avilla di Buja fino alla morte sopraggiunta nell’anno 1997) sulla “Mozione del clero friulano†dell’anno 1967 m’imbattei in una considerazione originata dal seguente passo:

      Da “Mai vé pore di vé coragjo†(poi pubblicata in “Buje pore nuje!â€)
      La mozion dai predis furlâns dal 1967
      di Celso Gallina

      Domande - Pre Saverio cemût nassie cheste mozion?
      Rispuéste - Le paternitât ‘e jê di pre Londero. Mi confidave â€Da timp ‘stoi pensant che il prossim an o dovin tornâ a votâ chei ch’e laran al parlament; duc’ i predis, cun a capo il lôr Vescul, ‘e varessin di firmâ une letare pal guviâr di Rome e par chel de Region, dulà che si à di sberlâ che il Friûl, zone depresse, al è plen di miseriis e di dibisugnis».

      Al che semplicemente mi posi questa domanda:
      Qual ise le disbisugne di ué dal Friûl?
      La risposta che mi diedi fu: l’ E N E R G I A

      Oggi sperimentiamo gli effetti del mercato energetico sui nostri stili di vita che consideravamo acquisiti ed intangibili.
      La dissennata politica energetica dei “Verdastri†di produrre il biocarburante (vedasi mia lettera pubblicata da “Il Gazzettino†del Friuli in data martedì 28 Agosto 2007 a pagina XV ed un corsivo sul mensile “Il Piave†del mese di settembre 2007 a pagina 9), ottemperante, al loro dire, di non essere inquinante ci fa oggi sperimentare un aumento dei prezzi dei generi alimentari che prevedo entro un anno potranno essere raddoppiati rispetto al 2007.
      Perché ciò? Semplicemente perché sul mercato vi è una consistente rarefazione delle granaglie causa la nuova domanda che superando l’offerta porta alla rincorsa vertiginosa dei prezzi.
      Inoltre la speculazione sul fronte dei prezzi petroliferi, a mio modo di vedere per mantenere chiuso il coperchio della cloaca dei subprime, ingenera un’ulteriore spinta al rialzo degli stessi perché tutti i beni che noi utilizziamo, prima cosa il cibo per gli umani e gli animali inglobano in sé e per la maggior parte, prezzi energetici e costi finanziari.
      Da molti anni sto conducendo una campagna per il rilancio del nucleare nella veste di responsabile del settore Energia e Ambiente nel Nuovo PSI del FVG e da referente del C.I.R.N. del FVG (Comitato Italiano Rilancio Nucleare).
      Ricordo come fosse oggi quando, in piena campagna referendaria nell’anno 1987, ammonivo gli antinuclearisti a non esportare le nostre contraddizioni.
      Poverini, non capivano che bloccarne la produzione in Italia per poi importare dalle nazioni confinanti energia elettrica prodotta con il nucleare era una scelta schizoide.
      Tant’è oggi siamo giunti al capolinea e dopo avere esaurito tutte le carote ci renderemo conto che ci è rimasto solo il bastone: democraticamente inteso.
      L’ultimo fatto accaduto nella centrale slovena mi dice che bisogna ancora insistere nello sfatare il nucleare come il “male assoluto†che ancora permea alcune frange d’irriducibili.
      Conforta comunque che le ultime elezioni hanno decretato l’espulsione dal parlamento italiano dei massimalisti Verdi e Comunisti, e sia chiaro: per volontà del cittadino-elettore che ne aveva ormai fin sopra la testa del loro no a tutto.
      Dopo alcuni tentennamenti si vede oggi una compagine governativa proiettata alla risoluzione dei troppi problemi accantonati per troppo tempo ed anche le ultime mosse del Presidente della nostra regione Renzo Tondo fanno ben sperare per il futuro. Lo stesso dicasi del suo omologo della regione Veneto, Galan.
      Al rientro dalle ferie nella terza decade di settembre è mia intenzione cominciare una campagna d’informazione; sono in attesa della risposta del prof. Franco Battaglia al riguardo di essere lui il relatore tecnico unico e perciò ho interessato anche l’assessore all’ambiente di Buja, di Forza Italia, dott. Stefano Bergagna che paventa la possibilità di coinvolgere anche il Presidente Tondo.

      Continuo nelle considerazioni ed a ruota libera

      Non c’è domanda più imbarazzante che chiedere oggi a uno scienziato cos’è l’energia.
      Abbiamo acquisito la capacità di utilizzarla e trasformarla degradandola (per il dettame del 1° principio della termodinamica: l’energia si conserva, né si crea né si distrugge) ma di spiegarne la natura intima ancora no.
      Bisogna fare una premessa fondamentale: l’uomo ha sì bisogno dell’energia ma ad una data potenza.
      Pertanto più che d’energia è necessario parlare di potenza.
      Ecco perché il Sole non potrà esserci utile per produrre energia alla potenza necessaria. Pertanto voglio trasmettere un concetto che il prof. Battaglia ha sapientemente saputo infondere con il suo libro “L’illusione dell’energia dal Sole†quando afferma che, dati alla mano e con un po’ d’aritmetica, l’energia del Sole è l’energia del passato; non volendo con questo significare che potremmo fare a meno del Sole ma che dobbiamo rassegnarci al fatto che se un contributo potrà dare alle odierne esigenze energetiche dell’umanità potrà essere solo marginale, irrilevante, insignificante.
      Ciò non significa che non sia lodevole aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’energia stessa ma quando sento parlare di risparmio energetico comincia a ribollirmi il sangue: ma chi può essere oggigiorno così dissennato da sprecare energia e per giunta ai costi attuali?
      Chi propugna la strada del risparmio lo invoca per gli altri e non per sé stesso: vedi i consumi del Lenny italiano fustigatore dei costumi (non i suoi) ovvero il “Beppe nazionale†che risponde al cognome Grillo; per non parlare poi de “er piotta†Paolo Cento che se ne scorazza per Roma con un suv.
      Nel campo dell’efficienza energetica la “Palma d’oro†va all’industriale Giovanni Arvedi presidente dell’omonimo gruppo che tramite la tecnologia Esp (Endless Strip Production) per la produzione di rotoli laminati, detti comunemente “coilsâ€, sviluppata con il partner Siemens, ha tagliato i costi del 30% con un risparmio d’energia fino al 75% per tonnellata prodotta.
      Tutto questo senza un becco d’un quattrino di pubblico denaro.
      Se pensiamo alla follia del conto energia 2 che di fatto regala gli impianti con i soldi d’ignari cittadini supertassati è tutto dire: è come se i possessori della vecchia panda fossero obbligati a finanziare al 100% le voglie di chi per moda vuole dotarsi dell’ultima BMW di grido che può anche darti un passaggio quando a lui comoda e del quale a questo punto non sai cosa fartene.
      Peggio ancora. Dopo che in Italia sarà installata una potenza di 1.000 MW con la tecnologia fotovoltaica allora, e solo allora, qualcuno capirà che non potremmo chiudere un impianto tradizionale di potenza equivalente perché l’energia del sole ha delle pessime/buone abitudini:
      -è intermittente (giorno/notte)
      -è diluita nel tempo
      -è diluita nello spazio
      -è inaffidabile (non sempre il Sole brilla)
      A questo punto aver speso una montagna di soldi per dover poi tenere di riserva al parco del fotovoltaico l’impianto tradizionale è troppo: ça suffit, bestemmierebbero i francesi; loro che hanno un parco nucleare pagato da noi italiani per oltre un terzo con delle bollette salate e che sono elettricamente quasi autosufficienti.
      È pertanto urgente ripartire con il nucleare, per adesso di generazione III+ (3a plus) che può essere operante e dare elettricità 36 mesi dopo l’nizio dei lavori. Se poi la “politica†per decidere il sito in cui collocare alcuni reattori ci mette dieci anni l’opera comunque comporterà sempre 36 mesi per la sua realizzazione e non tredici anni come sostengono alcuni. Saremmo così pronti domani per la quarta e quinta generazione in attesa che il progetto ITER sulla fusione nucleare possa decollare nel giro dei trenta/quaranta anni oggi ipotizzabili.
      Che poi Zapatero voglia chiudere il nucleare in Spagna, perché l’aveva promesso durante la campagna elettorale, è una notizia che mi rallegra. Quando l’economia spagnola subirà i contraccolpi, che già noi abbiamo subito per la scellerata decisione del 1987: perdita di competitività, delocalizzazioni ecc., allora potremo beneficiare delle “stupidaggini†spagnole perché il nostro Paese diverrà più appetibile per gli investitori esteri purché siamo capaci di offrire anche serietà, stabilità, sicurezza e certezza dei costi.

    75. Edoardo scrive:

      Per Renzo:

      il Prof. Battaglia (ma anche il Prof. Spezia Resoluti) hanno pubblicato spesso articoli e documenti che dimostrano l’esempio di prima. Più che risparmio nei consumi, al limite, si può parlare di risparmio delle fonti.

    76. lcimmin scrive:

      Per Edoardo

      In ambito nucleare nn posso essere denotato come persona comune, come Casini o la mia vicina di casa. Non fosse altro che sono fisico di titolo e di fatto. Teorico per l’esattezza. La differenza tra una persona comune o un appassionato ed un titolato riguarda le conoscenze. Certo io non ho competenze in reattori e quando i cugini ingegneri parlano a riguardo non posso fare che ascoltare. Ma le questioni che provo a sollevare io sono di carettere etico (le scorie) e di carattere sociale (l’esempio delle poste). Purtroppo e dico purtroppo io sono convinto che in Italia il nucleare non funzionerebbe e soprattutto non risolverebbe i nostri problemi.

      Per quanto riguarda il petrolio, non bisognaessere laureati per capire che nn centra con l’energia. E per quanto riguarda l’energia aime’ noi fisici sappiamo cosa voglia dire. Quelle sono nozioni che servono a non dare troppe spiegazioni. Che il solare da solo non possa accontentarci questo e’ certo, ma che accompagnato ad altre fonti (movimento nel senso piu’ generale del termine) possa risolverne questo e’ altrettanto certo.

      Il problema inflattivo della nostra economia non dipende dal petrolio, come la crisi economica mondiale. Il petrolio e’ il capro espiatorio, ma la causa e’ nella scelleratezza degli investimenti che vengono fatti in ambito finanziario in una economia sempre piu’ globale (si veda il recente scandalo dei mutui subprime o l’aumento del costo del denaro approvato dalla bce ieri di 0,25 punti percentuali).

      Dietro al nucleare, così come lo si vuole fare da noi, ci sono solo interessi economici delle banche e di qualche magnate della nostra economia. E non e’ solo un mio sospetto!

      Quello che so da persona comune e non da fisico e’ che dobbiamo assolutamente risolvere un problema. Il modo per risolverlo e’ creare una rete energetica alternativa ed organizzata e soprattutto ridurre i consumi. Questo e’ cio’ che la ragione consiglia, non di abbandonarsi in piani di nuclearizzazione che produrranno ulteriore miseria per lo stato e la richezza di qualcuno.

      Bene premesso cio’ vi faccio fare un breve calcolo, ma dovrete rispondere alle mie domande. Così non saro’ io a darvi i miei dati ma voi a darli a me!!!

      Quale è il consumo annuo in MW di energia elettrica in Italia???
      Quale è la percentuale di energia di cui siamo produttori???
      (vi prego di dare una risposta e citare la fonte in modo da consentire a tutti di reperire la stessa informazione)

      a presto, LC

    77. Edoardo scrive:

      In ambito nucleare nn posso essere denotato come persona comune, come Casini o la mia vicina di casa. Non fosse altro che sono fisico di titolo e di fatto. Teorico per l’esattezza. La differenza tra una persona comune o un appassionato ed un titolato riguarda le conoscenze.

      Allora, scusate, ma ha sempre avuto ragione l’Ing. Romanello. Spero che anche lui legga il tuo post.

    78. Edoardo scrive:

      Su circa 55/56.000 Mw di fabbisogno (fonti Enel 2006), l’Italia, grazie all’idroetelettrico ed geotermia nel produce appena il 15% (sole e vento contribuiscono per lo 0,02%)
      Essendo il 20% da rinnovabili la quantità di energia stabilita in Europa per ridurre le emissioni di CO2 da produrre da qui al 2020, noi ci saremmo quasi.
      Secondo me, utilizzando anche il nucleare (30%) il carbone (30%) ed il gas (rigassificatori 20%) sarebbe una diversificazione di fonti che porterebbe tanti benefici sia all’ambiente sia ai portfogli degli italiani

    79. lcimmin scrive:

      Scusa Edoardo

      non capisco a cosas ti riferisci, se e’ per le competenze si ed io e l’Ing. Romanello abbiamo avuto gia’ modo di confrontarci e di mentere conversazioni civili ed obiettive riguardo al nucleare, anche se su versanti opposti.

      Cmnq Attendo le cifre così facciamo un bel calcolo tutti insieme!!!

      a presto, LC

    80. Renzo Riva scrive:

      lcimmin scrive:

      4 Luglio 2008 alle 16:21
      Scusa Edoardo

      non capisco a cosas ti riferisci, se e’ per le competenze si ed io e l’Ing. Romanello abbiamo avuto gia’ modo di confrontarci e di mentere conversazioni civili ed obiettive riguardo al nucleare, anche se su versanti opposti.

      Cmnq Attendo le cifre così facciamo un bel calcolo tutti insieme!!!

      a presto, LC

      Rispondo:

      Con un tuo indirizzo mail potrei inviarti due presentazioni in .ppt
      Una del prof Battaglia ed un’altra mia.
      La mia riporta dati, tabelle e grafici da fonte CorrierEconomia.
      Attendo?

      Mandi,
      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

    81. lcimmin scrive:

      Ok Edoardo,

      accolgo le tue stime , piu’ o meno mi trovo con i 56GW… bene il 30% dei 56GW equivalgono a 16,8 GW provenienti dal nucleare… giusto, no???

      bene, quale e’ la produzione globale annua di un reattore o di un numero n di reattori di III generazione???

    82. lcimmin scrive:

      salve Renzo

      ti ringrazio ed accetto volentiri l’invito

      puoi inviare a
      cimmino AT na.infn.it

      attendo e a presto, LC

    83. Renzo Riva scrive:

      Chi era quello che chiedeva dati su consumi e altro?

      http://www.freefoundation.com/copertine/copertina19.pdf

      freefoundation.com/libri/Verdi_fuori_Rossi_dentro.pdf

      Mandi,
      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

    84. Egisto scrive:

      Quale è il consumo annuo in MW di energia elettrica in Italia???
      Quale è la percentuale di energia di cui siamo produttori???
      (vi prego di dare una risposta e citare la fonte in modo da consentire a tutti di reperire la stessa informazione)

      Caro Luca,

      trovi i dati sull’energia elettrica relativi al 2007 sul sito di Terna, cercando i “Dati provvisori di esercizio del sistema elettrico nazionale 2007″

      La produzione nazionale è pari a 314 TWh, il fabbisogno (consumi+perdite) è pari a 339 TWh, la differenza è il saldo tra importazioni e esportazioni (quest’ultime irrilevanti).

      Essendo il 20% da rinnovabili la quantità di energia stabilita in Europa per ridurre le emissioni di CO2 da produrre da qui al 2020, noi ci saremmo quasi.

      La produzione idroelettrica è stata 39 TWh, quella geotermoelettrica e eolica 9,7 Twh (di cui geo 5,5). Quindi l’eolico non è trascurabile (è pari a poco più dell’1%, ma considera chi in Italia ci sono già 3000 torri con una potenza installata pari a più di 4 volte quella geotermica).

      Sfortunatamente l’obbiettivo per l’Italia non è il 20% da rinnovabili dell’energia elettrica, che come dice Edoardo sarebbe facilmente raggiungibile ma il 17,5% su rinnovabili dell’energia totale., quindi incluso il riscaldamento, i trasporti e gli usi industriali. Raggiungere questo obiettivo è molto più complicato e a mio parere, con le tecnologie attuali, impossibile.

      Un reattore EPR che funzioni 8000 ore annue produrrà 12,8 Twh pari al 3,7% del fabbisogno elettrico nazionale.

    85. lcimmin scrive:

      Caro Egisto

      Non riesco ad avere accesso ai dati della terna ma bene o male mi trovo con le tue valutazioni. Bene come valuti questo 3.7%. E per ragiungere il 30 % di cui parlava Edoardo cosa bisognerebbe fare???
      Moltiplichiamo per 10??? il che significa avere stando alle tue stime ben 10 centrali nucleari???

      a presto, Luigi Cimmino

    86. Egisto scrive:

      Moltiplichiamo per 10??? il che significa avere stando alle tue stime ben 10 centrali nucleari???
      Esattamente con 10 reattori facciamo il 37%.
      Tieni presente che la tendenza attuale è realizzare grandi siti nucleari dove mettere 3 o 4 reattori per ottimizzare alcuni servizi, quindi 3 siti basterebbero.

    87. lcimmin scrive:

      Allora faccio bene le moltiplicazioni…

      3.7% x 3 = 11.1%

      giusto???

    88. Egisto scrive:

      giusto.

      Se su ogni sito metto 3 reattori ho l’11,1%, se faccio tre siti raggiungo il 33,3% utilizzando 9 reattori, se in un sito metto 4 reattori arrivo al 37%.

    89. lcimmin scrive:

      Bene Egisto, ti ringrazio per il tempo che dedichi a rispondere alle mie domande
      e spero continuerai a farlo.

      Quanti anni occorrono per mettere in funzione e a regime il sito?

    90. Egisto scrive:

      Quanti anni occorrono per mettere in funzione e a regime il sito?

      Purtroppo qua si entra nel campo delle politiche, i migliori progetti asiatici hanno impiegato 3-4 anni. La mia stima in Italia è di 10 anni.

      Se vuoi fare un confronti con altri progetti energetici tieni presente che per un impianto eolico di medie dimensioni ci vogliono circa 4 anni e che da quando è partito l’eolico in Italia ovvero nel 1995 abbiamo installato circa 3.000 MW equivalenti alla produzione di mezzo EPR. Gli anni migliori hanno visto l’installazione di 700 MW pari alla produzione di 1/8 di EPR. Faccio i conti dell’eolico perché è la più immediatamente disponibile tra le rinnovabili.

    91. Edoardo scrive:

      non capisco a cosas ti riferisci, se e’ per le competenze si ed io e l’Ing. Romanello abbiamo avuto gia’ modo di confrontarci e di mentere conversazioni civili ed obiettive riguardo al nucleare, anche se su versanti opposti

      Mi riferivo al fatto che, quando giustamente l’Ing. Romanello affermava che gli “addetti ai lavori” (ingegneri, tecnici , fisici) visto che il nucleare era la loro professione, avevano l’ultima parola su tante chiacchiere ed ideologie, veniva additato da alcuni (non da te) come persona superba ed arrogante. Tutto qui.

    92. PIMBY scrive:

      Per Egisto

      La tendenza attuale è realizzare grandi siti nucleari dove mettere 3 o 4 reattori per ottimizzare alcuni servizi, quindi 3 siti basterebbero

      Caro Egisto, penso sia il caso di valutare anche quanto sia realistico concentrare in un unico sito, poniamo, ben 3 reattori EPR.
      Facendo un conto spicciolo, avremmo una potenza installata per sito di 1600×3=4800 MWe, che corrispondono (con un rendimento termico della centrale del, poniamo, 36%) ad una potenza termica di 4800/0,36=13.300 MWt. Ora, come sappiamo, tutta la potenza termica che non viene convertita in potenza elettrica dev’essere smaltita nell’ambiente, e questo si fa utilizzando per il raffreddamento i corsi d’acqua disponibili oppure delle torri di raffreddamento (o tutt’e due). Questo discorso vale tanto per le centrali convenzionali che per quelle nucleari.
      Ora, non mi risulta che il nostro parco termoelettrico possa disporre di un Rio delle Amazzoni…per cui penso proprio che oltre il singolo reattore EPR per sito non si possa proprio andare. Non dimentichiamo che già la stessa potenza di 1600 MWe è notevolmente accresciuta rispetto a quella media (370.000/439 = 843 MWe) dei reattori nucleari oggi in funzione. E, comunque, hai notizia di qualche sito italiano su cui insistano unità produttive di quella potenza totale?
      A me risulta che la policombustibile di Montalto di Castro (3300 MW) sia una, se non la più grande: ma lì si utilizza l’acqua di mare per il raffreddamento.
      Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi.

      Please In My Back Yard

    93. Renzo Riva scrive:

      Per PYMBY

      Se vuole le mappature fatte a suo tempo dall’ENEA sulla localizzazione dei siti nucleari in Italia posso inviargliele assieme a due documenti sui criteri adottati per la scelta.
      I criteri d’allora erano molto restrittivi pertanto le mappe possono essere anche superate nel senso che oggi non serve più nemmeno prevedere un piano d’evacuazione anche in presenza del peggior incidente (Cernobyl per intenderci).
      Che di preferenza si vogliano piazzare i siti lungo i litorali marini è lapalissiano.
      Nulla vieta comunque, in presenza di bacini idrici e grandi fiumi, di costruirli con annesse torri di raffreddamento.

      Mandi,

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

      Allego i due documenti:

      Doc. DISP (79) 7COMITATO NAZIONALE PER L’ENERGIA NUCLEARE
      DIREZIONE SICUREZZA NUCLEARE E PROTEZIONE SANITARIA
      CARTA DEI SITI
      (art. 23, legge 2 agosto 1975, n. 393)
      Relazione
      Roma, settembre 1979
      Edito dall’ENEA, Direzione Centrale Relazioni,
      Viale Regina Margherita 25, Roma, Stampa Arti Grafiche S. Marcello, Roma

      PREMESSA
      L’art. 23 della Legge n. 393 del 2 agosto 1975 ha dato mandato al CNEN di redigere, d’intesa con l’ENEL e con le Regioni, la carta dei siti suscettibili di insediamento di impianti nucleari.
      Ai fini dell’espletamento di tale mandato il CNEN ha predisposto una se­rie di documenti (Doc. DISP (77) 1, 2, 3, 4) in cui sono chiariti i presupposti logici e i criteri di selezione dei siti, derivanti dalla considerazione dell’ubicazio­ne di centrali elettronucleari sotto il profilo della sicurezza nucleare e della pro­tezione della popolazione e dell’ambiente. Il CNEN ha inteso infatti che il legi­slatore, nell’affidare all’Ente di controllo delle attività nucleari la funzione pri­maria nella pianificazione dei siti su base nazionale, senza alcuna ulteriore indi­cazione dei criteri da seguire, abbia voluto dare priorità agli aspetti di specifica competenza dello stesso Ente di controllo, vale a dire quelli della garanzia di si­curezza delle popolazioni e alla protezione dell’ambiente.
      Detti documenti sono stati inviati nell’agosto 1977 alle Presidenze delle Giunte Regionali e all’ENEL. Successivamente si è tenuta una serie di incontri con le Regioni sia per illustrazioni e aggiornamenti sullo stato del lavoro che per problemi connessi allo scambio di informazioni su parametri territoriali.
      In particolare sono state indette riunioni a cui hanno partecipato delega­zioni di tutte le Regioni italiane, suddivise in gruppi per motivi sia prettamente logistici che legati ad aspetti territoriali comuni a più Regioni come è il caso delle Regioni interessate al bacino del Po.
      In quest’ultimo caso, su suggerimento delle Regioni stesse, è stata costi­tuita una Commissione rappresentante le Regioni Padane, avente lo scopo di studiare i problemi di localizzazione nel bacino del Po. In tale sede si è riscon­trato lo stato relativamente preliminare di aggiornamento dei lavori di censi-mento delle condizioni del Po (portate fluenti, derivazioni d’uso, stato di inqui­namento, ecc), il cui completamento generale relativo a tutta l’asta del fiume comporta tempi lunghi.
      Il livello di collaborazione e di intesa raggiunto con le Regioni, d’altra parte, non ha consentito di giungere a considerazioni sufficientemente definite per quanto riguarda gli aspetti più strettamente connessi con la gestione del ter­ritorio, quali piani di sviluppo, riflessi socio-economici, vocazioni comprenso-riali, ecc.
      Si è quindi ritenuto opportuno approfondire e portare a termine lo studio del territorio per quegli aspetti di natura più strettamente protezionistica e che comunque rientrano nella sfera di competenza del CNEN e dell’ENEL.
      Il presente rapporto presenta i risultati di tale lavoro. Va rilevato peraltro che il raggiungimento dell’intesa con le Regioni, con la considerazione di tutti gli aspetti connessi con la gestione del territorio, è presupposto indispensabile per l’adempimento dell’art. 23 della citata Legge n. 393.
      Anche sulla base del risultato a cui si è pervenuti, in termini di aree adat­te, si ritiene che detta intesa vada ricercata a livello politico, per cui il presente lavoro, che costituisce il livello finale a cui il CNEN può pervenire nelle more dell’intesa di cui sopra, viene trasmesso alle Autorità di Governo.
      1. GENERALITÀ
      Nell’affrontare il compito demandatogli dall’art. 23 della Legge 393 il CNEN si è mosso nell’ottica della pianificazione, su scala nazionale, di siti per centrali nucleari. Era necessario infatti definire il problema, riferendolo ad una classe di impianti sufficientemente caratterizzati ed omogenei tra loro. Il fatto poi di dover procedere ad una selezione su scala nazionale in un intervallo di tempo limitato, ha imposto di ricercare una metodologia basata su parametri territoriali quantizzabili e su un livello di informazione il più preliminare possi­bile.
      Ciò, se da un lato ha permesso di condurre il lavoro in termini di tempo ragionevoli, dall’altro impone di sottolineare come un processo di selezione così impostato (che d’altronde è l’unico possibile nei termini del citato art. 23 della Legge n. 393) non possa e non debba intendersi sostitutivo del processo di qua­lificazione del sito puntuale che venga prescelto per l’installazione di una cen­trale nucleare. Si pensi ad esempio alle approfondite indagini sulla struttura fi­ne del territorio, sempre richieste in sede di qualificazione di un particolare si­to, che hanno rilevanza primaria per la sicurezza dell’impianto e per la determi­nazione del suo impatto ambientale (caratteristiche geomorfologiche di detta­glio, caratteristiche geotecniche, tettonica fine, climatologia locale, idrologia su­perficiale e sotterranea in relazione alle utilizzazioni delle acque, ecc.) e che ri­guardano aspetti che vengono dibattuti a fondo per un sito destinato ad ospita­re una centrale nucleare, fornendo dati di ingresso fondamentali per il proget­to, e che certamente entrano in un processo di ottimizzazione delle scelte a li­vello di siti puntuali.
      È ovvio d’altra parte che informazioni del tipo di quelle sopra citate non sono disponibili su scala nazionale. È per tale ragione che il lavoro svolto, anzi­ché tendere alla definizione dei siti qualificati ai fini della installazione di cen­trali elettronucleari conduce piuttosto alla indicazione di aree caratterizzate da favorevoli caratteristiche insediative in relazione alle analisi effettuate, aree sul­le quali andranno ottimizzate le scelte puntuali al momento della qualificazione del sito.
      In merito va anche detto che esiste la eventualità che, in sede di qualifica­zione del sito all’interno di una delle aree risultanti, lo studio di dettaglio pon­ga in luce elementi che precludano l’utilizzo dell’intera area. Tuttavia la scelta dei parametri, che sono stati trattati in questa fase, il fatto di prendere in con­siderazione solo aree al di sopra di certe dimensioni minime (e quindi relativa­mente non condizionate dalle caratteristiche di un sito puntuale), la relativa
      adattabilità del progetto di una centrale nucleare a condizioni di sito diversifica­te, rendono tale eventualità piuttosto improbabile.
      Da tutto quanto precede discende che il compito del CNEN ai fini della redazione della «carta dei siti» è quello della indicazione di «aree ottimizzate», nell’ambito delle scelte disponibili su scala nazionale, in relazione ai parametri rilevanti dal punto di vista della sicurezza e della protezione ambientale.
      I criteri che sono alla base del lavoro effettuato sono illustrati nei già cita­ti documenti del luglio 1977, e segnatamente nel Doc. DISP (77) 2, (Requisiti e criteri di scelta dei siti suscettibili di insediamento di centrali e impianti nuclea­ri) in cui sono indicate anche le variabili prese in considerazione nella ricogni­zione sistematica del territorio (demografia, geologia, sismica, agibilità tecnica, eventi limite, ecologia). Al fine dello studio territoriale, ciascuna variabile è sta­ta rappresentata con uno o più parametri (indici di popolazione, intensità sismi­ca, pendenza percentuale, ecc.) di cui è stato studiato l’andamento. Sono stati stabiliti i valori di taglio per lo scarto della porzione di territorio caratterizzata dalla banda di valori sfavorevoli e sono quindi state costruite le «carte temati­che» (con rappresentazione si-no) che determinano le zone suscettibili di inse­diamento di centrali elettronucleari sotto il profilo del particolare parametro considerato.
      L’indagine territoriale è stata condotta, per le valutazioni di maggiore ri­levanza protezionistica, su tutto il territorio nazionale (sulla base dei dati dispo­nibili) senza una preventiva riduzione del territorio stesso in base a considera­zioni relative all’agibilità tecnica od all’economia. Ciò per una serie di motivi e principalmente per l’esigenza di una visione d’insieme del territorio in un’ottica protezionistica; al fine di non condizionare i risultati allo stato attuale della tec­nologia, ma renderli utilizzabili anche in relazione a future possibilità che venis­sero a maturare (p. es. torri a secco, utilizzazione del calore in ciclo chiuso, ecc); ed infine per rendere disponibili le analisi compiute a beneficio di un più ampio quadro di pianificazione territoriale, non limitato allo stretto ambito del­le localizzazioni energetiche.
      Tra le diverse variabili considerate, quella che ha determinato le più rile­vanti riduzioni di territorio utile è stata la variabile demografica. Data l’impor­tanza che in tal modo essa assume ai fini delle scelte disponibili, si richiama qui quanto già illustrato nel citato Doc. DISP (77) 2. Come già detto, in assenza di altri criteri decisionali propri della sfera politica, in un processo di selezione programmata delle aree su scala nazionale il CNEN ha perseguito condizioni ottimali (nell’ambito delle opzioni disponibili) dal punto di vista protezionisti­co. Ciò conduce, coerentemente con la dottrina della minimizzazione del ri­schio, per quanto piccolo esso sia, ad orientare le scelte verso ubicazioni suffi­cientemente remotizzate. Tale remotizzazione è ottenuta imponendo che il valo­re dell’indice di popolazione pesata su corone circolari non ecceda il valore cor­rispondente alla media nazionale della densità di popolazione e limitando l’ad­densamento per settori circolari.
      Inoltre, per assicurare una sufficiente stabilità della dinamica della popo­lazione residente nelle aree considerate e garantire che le buone caratteristiche insediative vengano mantenute nel tempo anche in assenza di interventi vincoli­stici o limitativi del naturale sviluppo su vaste aree, vengono richieste distanze non inferiori a 10 km dalla periferia di centri con molte decine di migliaia di
      abitanti. Va rilevato che tali valori (specie quelli relativi alla limitazione del nu­mero di abitanti) vanno intesi come traduzione operativa di un criterio pruden­ziale e vanno visti in relazione al requisito di stabilità demografica sopra detto, piuttosto che come criteri assoluti.
      Una ulteriore non trascurabile riduzione di territorio è stata determinata dalla esclusione di zone caratterizzate da elevata sismicità. In merito va osserva­to che, stante la non disponibilità di dettagliate informazioni sismotettoniche relative a tutto il territorio nazionale, tale esclusione è stata effettuata (con l’ec­cezione della zona sismotettonica del Friuli, per la quale si dispone di una mes­se di studi recenti) solo in base alla sismicità storica. La determinazione dei pa­rametri sismici di progetto andrà effettuata sulla base di correlazioni ricavate da studi di dettaglio in sede di qualificazione dei siti. I parametri sismici così ri­cavati, unitamente alla caratteristica dei terreni di fondazione, potrebbero de­terminare la successiva esclusione di siti nell’ambito di aree risultanti dalla pre­sente analisi.
      Oltre che dai criteri direttamente derivanti da considerazioni di sicurezza e protezione, la selezione dipende ovviamente da requisiti di agibilità tecnica ri­chiesti per le centrali, primo fra tutti, allo stato attuale, la disponibilità di ac­qua di raffreddamento. In merito l’ENEL ha fornito i requisiti, da questo pun­to di vista, ai fini dell’ubicazione delle centrali del Programma Energetico Na­zionale, in termini sia di portate da derivare che di distanze. Ciò ha permesso di rappresentare su una separata «carta tematica» le zone che soddisfano i pre­detti requisiti. Vale la pena di sottolineare come la disponibilità di un corpo idrico sufficiente all’esercizio della centrale garantisca a priori, in linea genera­le, la possibilità di trovare adeguate soluzioni di progetto, nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza e protezione, per i problemi del raffreddamento di emergenza e di smaltimento degli effluenti liquidi.
      Il lavoro di selezione è stato sviluppato in varie fasi successive, che posso­no così raggrupparsi:
      raccolta e archiviazione dei dati territoriali;
      elaborazione dei dati secondo i criteri stabiliti e organizzazione della
      banca dei dati elaborati;
      e) rappresentazione del territorio, finalizzata specificamente al problema dell’ubicazione di centrali elettronucleari, mediante carte tematiche relative alle variabili studiate;
      d) analisi incrociate delle varie carte tematiche.
      Il lavoro di cui ai punti a) e b), di carattere strettamente tecnico, è illu­strato nell’Appendice; quello di cui ai punti e) e d) è trattato nel successivo Cap. 2.
      2. CARTE TEMATICHE
      Tra le prerogative della metodologia adottata per lo studio del territorio, vi deve essere quella di consentire delle rappresentazioni dei risultati delle anali­si effettuate che si differenziano di volta in volta a seconda del problema af­frontato.
      A tal fine sono stati messi a punto diversi codici di calcolo che consento­no, tra l’altro, di interagire con la banca dati in maniera interattiva, di ottenere degli output grafici, tabellari, etc.
      In particolare è stato elaborato un metodo di visualizzazione video­grafico, supportato dal sistema T.S.O. (Time Sharing Option) che consente di rappresentare su di uno schermo zone di territorio prescelte e di analizzarle in-terattivamente (in tempo reale) sotto il profilo di uno o più parametri, così co­me è possibile l’analisi comparativa di due o più zone.
      In questo paragrafo, comunque, vengono illustrate le carte tematiche rela­tive ai parametri menzionati, le quali per il loro alto contenuto sintetico sono particolarmente idonee alla rappresentazione di analisi che hanno come oggetto l’intero territorio nazionale.
      Le carte prodotte a questo scopo sono state ottenute assegnando ai para­metri associati alle variabili ambientali i valori di taglio di cui al citato Doc. DISP (77) 2, per consentire la discriminazione tra zone con caratteristiche posi­tive e negative ai fini dell’ubicazione di centrali elettronucleari sia per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza e protezione, sia per quanto concerne i proble­mi connessi con l’agibilità tecnica di tali impianti.
      La graficazione è stata affidata a sistemi completamente automatizzati che, a parte la perfetta riproducibilità e sovrapponibilità di più carte, consento­no di produrre dallo stesso elaborato carte tematiche con diversi fattori di sca­la.
      Per gli elaborati presentati è stato fissato un fattore di scala pari a 1:1.500.000 che permette una rappresentazione dell’intero territorio nazionale in dimensioni ancora adeguatamente maneggevoli (fogli di 70×80 cm).
      Va, inoltre, aggiunto che, dovendosi utilizzare tali carte per analisi di in­tersezione che comportano la sovrapposizione di più fogli, si è rinunciato all’uso di carte monotematiche, riproducendo insieme i risultati delle analisi ef­fettuate secondo più parametri che vengono discriminati ricorrendo all’impiego di colori diversi.
      Nella prima carta tematica (Tav. I) sono riportate, oltre ad alcune carat-

      teristiche cartografiche quali laghi e confini, che del resto sono presenti in tutte le successive, i risultati delle analisi effettuate sulle variabili:
      demografia I
      sismica
      e) vulcanismo d) tettonica
      In particolare per la demografia sono rappresentati i punti del reticolo territoriale caratterizzati da:
      indice di popolazione pesata in corone circolari superiore a 20.000;
      indice di popolazione pesata (in settori di 22.5° fino ad una distanza
      di 50 km) superiore a 6.500;
      popolazione residente entro 1 km superiore a 200 abitanti.
      Per i parametri ai punti (b), (e) e (d) sono rappresentati i punti del terri­torio interni a:
      isosisme storiche del X grado della scala M.C.S. (*);
      zone sismotettoniche nel senso descritto al paragrafo (2.2.2);
      zone caratterizzate da vulcanismo recente (Pleistocene superiore).
      Nella seconda carta (Tav. III) è riportato il risultato di una ulteriore ana­lisi effettuata sulla variabile demografica che, come detto nella introduzione, è volta a garantire che le buone caratteristiche insediative (dal punto di vista de­mografico) vengano mantenute nel tempo.
      A tal fine sono rappresentati tutti i punti del reticolo che distano fino a 10 km dalla periferia di centri con oltre 20.000 abitanti e fino a 20 km dalla pe­riferia di centri con più di 100.000 abitanti.
      Le elaborazioni rappresentate sulle due carte tematiche successive (vedi Tav. III e Tav. IV) sono finalizzate a mettere in evidenza quelle zone di territo­rio che più si prestano ad accogliere impianti nucleari sotto l’aspetto dell’agibi­lità tecnica.
      In particolare nella prima di queste carte sono messi in evidenza tutti i punti del reticolato territoriale che presentano almeno una delle due caratteristi­che seguenti:
      distano non più di 10 km da corsi d’acqua con portata minima rileva­
      ta su 355 giorni/anno di almeno 12 m3/sec, in base ai dati degli Annali Idrolo­
      gici del Ministero dei Lavori Pubblici;
      appartengono alla fascia costiera (3 km) e la loro altitudine sul livello
      del mare non supera i 25 m.
      Nella carta tematica di Tav. IV è stata riportata l’analisi clinometrica ef­fettuata sul territorio con la rappresentazione di tutte le maglie del reticolo ca­ratterizzate da una pendenza superiore al 10%.
      (*) Non è riportata l’esclusione per sismicità storica nella zona del Friuli, in quanto tutta interna alla più estesa area di esclusione sismo-tettonica.
      3. CONCLUSIONI
      L’intersezione delle varie carte tematiche fornisce una serie di aree risul­tanti che, nell’ottica protezionistica dell’Ente di controllo e secondo i requisiti di agibilità tecnica indicati dall’ENEL per le centrali del PEN, risultano suscet­tibili di insediamento delle stesse, alla luce della applicazione dei criteri di cui al citato Doc. DISP (77) 2 relativi alle variabili menzionate in precedenza, subor­dinatamente allo studio di dettaglio in sede di qualificazione di siti puntuali. Tale risultato è riprodotto nella carta di Tav. V.
      Sui risultati di tale intersezione, in base alle informazioni disponibili è sta­to effettuato, di intesa con l’ENEL, un successivo riscontro, conformemente con quanto detto al paragrafo 2.2, rispetto ad altre variabili territoriali di carat­tere meno generale e più localizzato, individuando in particolare le aree caratte­rizzate da intenso uso residenziale o turistico del territorio, da vincoli naturali­stici o fortemente interessate da vincoli militari, ovvero presumibilmente affette da caratteristiche sismotettoniche particolarmente sfavorevoli. Tali caratteristi­che, che fanno ritenere a priori problematica la localizzazione (pur nell’ambito delle aree risultanti dalle analisi effettuate), sono indicate sulla carta con simbo­li particolari chiariti nella legenda.
      Per quanto riguarda le aree risultanti lungo l’asta del fiume Po, va osser­vato che esse debbono essere considerate interdipendenti, in relazione ai limiti di ricettività termica del fiume.
      Ovviamente vi è tutta una serie di considerazioni attinenti agli aspetti più strettamente connessi con la gestione del territorio (piani di sviluppo, riflessi socio-economici, vocazioni comprensoriali, ecc.) che rientrano nella sfera di competenza propria delle Regioni. Per tali considerazioni e nel rispetto del di­sposto di legge il CNEN, dopo aver trasmesso alle Presidenze delle Giunte Re­gionali i documenti informativi e i criteri di selezione già citati, ha intrapreso una serie di contatti con tutte le Regioni, sollecitando un apporto positivo in sede di applicazione dei criteri stessi e una serie di indicazioni in merito agli aspetti più attinenti alla pianificazione del territorio.
      Va rilevato che il raggiungimento dell’intesa con le Regioni è presupposto indispensabile per l’adempimento dell’art. 23 della citata legge 393.
      Lo stadio del lavoro presentato nel presente rapporto costituisce il livello finale a cui il CNEN può pervenire nelle more di tale intesa.

      A PPENDICE
      METODI DI STUDIO DEL TERRITORIO
      A. 1 - Metodo di archiviazione
      Analisi territoriali, atte a valutare l’idoneità di aree o siti e ad ottimizzare le possibili opzioni ai fini dell’installazione di grossi impianti industriali, quali le centrali nucleari, che comportano condizionamenti sul piano dell’assetto del territorio, necessitano di una conoscenza sufficientemente dettagliata delle ca­ratteristiche locali, nonché delle possibili alternative e quindi l’acquisizione di un rilevante numero di informazioni relative a tutto il territorio nazionale.
      L’esigenza di acquisire, catalogare e gestire una notevole mole di dati, contenendo i tempi di elaborazione, nonché la necessità di disporre di rappre­sentazioni ai fini di rapidi ed efficaci valutazioni dei risultati hanno portato a compiere le seguenti scelte:
      costituzione di una banca di dati territoriali basata su di un sistema di
      memoria aperto e prontamente aggiornabile;
      ricorso all’elaborazione elettronica;
      suddivisione del territorio mediante un reticolo a maglie quadrate su
      base chilometrica;
      in prima approssimazione semplificare l’analisi del territorio riducen­
      dola all’esame dei fattori di localizzazione principali rinviando l’esame degli al­
      tri parametri ad approfondimenti sulle aree residue.
      A tal fine il territorio nazionale è stato suddiviso in circa 400.000 maglie quadrate di un chilometro di lato mediante sovrapposizione del reticolo chilo­metrico UTM adottato dall’Istituto Geografico Militare per la redazione della carta d’Italia.
      Il tipo di codifica adottato comporta l’associazione ad ogni maglia di un vettore, le cui componenti rappresentano i valori dei parametri associati alla maglia stessa.
      Il vettore, che è applicato nel vertice alto a destra della maglia, costituisce così un elemento («record») della banca dati («data set») e le coordinate del punto di applicazione ne determinano la chiave di archiviazione.
      In figura 1 viene riportato un esempio per rendere più chiaro il tipo di co­difica adottato.

      Fig. 1 - Esemplificazione della modalità di codifica.

      a)
      dato di chiave popolazione
      codice dato
      idrico altimetrico

      b)
      Nella parte (a) di tale figura è rappresentata una piccola zona di territorio in cui sono presenti un piccolo centro abitato ed un tratto di corso d’acqua, con la sovrapposizione del grigliato chilometrico.
      Nella parte (b) è possibile osservare come le informazioni riguardanti ogni singola maglia vengano immagazzinate nella banca dati mediante record carat­terizzati dalla chiave (x, y).
      A tal proposito si fa osservare che i dati riportati in ogni record possono essere sia «freddi» (ovvero rilevati direttamente sul territorio) che «elaborati» (come ad esempio la densità media di popolazione, entro una determinata di­stanza, vista da ogni nodo del reticolato).
      Tecniche di screening analoghe sono state o vengono applicate sia all’este­ro che in Italia (Regione Emilia-Romagna, Regione Toscana).
      L’adozione di un reticolo con maglie di 1000 metri di lato è sembrato me­glio rispondere alle diverse esigenze, come quella di avere una rappresentazione abbastanza dettagliata dei parametri ambientali e, nello stesso tempo, ottenere un giusto compromesso tra un sufficiente grado di risoluzione dei parametri stessi, il numero totale di dati da memorizzare ed elaborare e la capacità di ri­soluzione dei metodi di elaborazione.
      La geometria regolare del reticolo consente un’alta efficienza e versatilità dei programmi di gestione e di elaborazione contenendone i tempi di risposta. Infatti, qualora sia necessario elaborare numerosi dati relativi ad una vasta area, si ha la possibilità di applicare ripetitivamente matrici preordinate ai di­versi nodi del reticolo.
      In definitiva l’intero territorio viene visto come un insieme di vettori pa­ralleli, applicati nei nodi del reticolo con le seguenti proprietà:
      se si parte da un determinato punto (x,y) del territorio e ci si muove
      lungo il vettore, è possibile ottenere i valori di tutti i parametri, caratteristici
      della maglia (1 km2) associata al punto stesso;
      l’insieme dei piani paralleli che intersecano i vettori secondo le varie
      componenti descrivono l’andamento dei vari parametri per l’intero territorio.
      Così, ad esempio, se si tagliano i vettori lungo il parametro idrico sul pia­no corrispondente, saranno rappresentate tutte le caratteristiche idriche del ter­ritorio. Se poi si fissano delle classi di valori per un determinato parametro si ottiene una carta tematica relativa al parametro stesso. È chiaro che un tale ap­proccio può essere applicato sia all’intero territorio che a zone ridotte.
      Il metodo si propone l’analisi del territorio per ognuno dei parametri pre­scelti, determinando una graduazione di zone. L’analisi incrociata dei singoli ri­sultati permetterà di evidenziare le aree in cui viene riscontrata la coesistenza degli «indici» migliori.
      A.2. Banca dati
      Come su ricordato, nell’affrontare lo screening del territorio, si è focaliz-zata l’attenzione, per quanto concerne la presente fase, sui fattori di localizza­zione principali; ciò non toglie che successivamente la banca dati possa arric­chirsi con altre informazioni più dettagliate, vista la sua già ricordata natura

      modulare, con un aumento del numero di componenti dei vettori.
      Le variabili prese in considerazione in questa fase per l’analisi su scala na­zionale sono le seguenti: caratteristiche demografiche, geo-sismotettoniche, geo-morfologiche, idriche. Sono stati altresì archiviati dati connessi ad alcuni altri aspetti relativi all’uso del territorio, senza peraltro farne uso nella successiva rappresentazione mediante carte tematiche generali. Ciò in quanto le riduzioni di territorio legate alle variabili sopra menzionate sono risultate predominanti e pertanto si è ritenuto più pratica una verifica a posteriori sulle aree residue alla luce di filtri legati ad ulteriori parametri (presenza di infrastrutture, vincoli na­turalistici, ecc).
      A.2.1 Caratteristiche demografiche
      Il tipo di codifica comporta, per l’archiviazione dei dati demografici, la determinazione del numero di persone residenti all’interno di ogni maglia del reticolo.
      Fin dall’inizio, quindi, si è riscontrata la necessità di provvedere all’acqui­sizione dei dati demografici per l’attribuzione del dato di popolazione in manie­ra quanto più congrua col grado di dettaglio prescelto.
      L’ENEL, che aveva provveduto all’acquisizione dei dati demografici rela­tivi all’ultimo censimento (1971) ISTAT, associando le coordinate chilometriche (UTM) dei baricentri dei circa 70.000 centri abitati censiti al numero di abitanti residenti, ha messo a disposizione del CNEN tali dati codificati secondo un proprio sistema.
      Con appropriati codici di calcolo si è quindi provveduto alla conversione dei dati secondo la codifica precedentemente descritta. In particolare s’è dovuto affrontare il problema della ridistribuzione degli abitanti residenti in case sparse per le quali non è stato possibile determinare l’esatta dislocazione geografica nell’ambito del Comune di appartenenza.
      A tal fine è stato condotto uno studio statistico relativo alla consistenza degli abitanti residenti in case sparse e dei vari centri abitati per ogni Comune d’Italia. Tale analisi ha permesso di determinare una legge per la ridistribuzione della popolazione in case sparse ai centri abitati che formano i Comuni.
      Il primo dato, associato al parametro demografico, è stato pertanto il nu­mero di abitanti residenti nelle circa 400.000 maglie del reticolo; dato che può essere visto al tempo stesso come freddo ed elaborato, poiché fornisce l’anda­mento della densità media di popolazione puntuale (abitanti/km2) sull’intero territorio nazionale.
      Le ulteriori informazioni associate alle caratteristiche demografiche deri­vano tutte da elaborazioni effettuate su detto parametro, che sono legate al ti­po di analisi che si vuole effettuare sul territorio.
      Nel caso attuale sono stati effettuati quattro tipi di elaborazione:
      popolazione residente in corone circolari pesata con la funzione peso
      riportata in figura 2, riprodotta dal citato Doc. DISP (77) 2;
      popolazione pesata con la funzione peso r—3/2 in settori di corona di
      22.5° e 50 km di raggio, con determinazione del valore più alto tra i 16 settori

      Fig. 2 - Fattore di peso della popolazione per corone circolari

      in cui è suddiviso il cerchio;
      popolazione residente in un cerchio di un chilometro di raggio;
      popolazione residente in corone di settore di 22,5° tra 1 e 3 km, con
      determinazione del valore più alto dei 16 settori in cui è suddivisa la corona.
      Tali elaborazioni sono state effettuate per tutti i nodi del reticolato ed i valori determinati sono stati associati alla maglia relativa,
      A.2.2 Caratteristiche geo-sismotettoniche
      Nell’affrontare l’analisi territoriale relativa a tali caratteristiche sono stati presi in considerazione, essenzialmente, tre parametri:
      sismico
      sismo-tettonico
      vulcanico
      per i quali, come nel caso della demografia, sono stati archiviati sia dati freddi (gli eventi sismici storici) che dati elaborati.
      In particolare, a partire dai vari cataloghi sismici esistenti, è stato creato un archivio, in cui sono stati raccolti gli eventi sismici rappresentati mediante le seguenti caratteristiche:
      data dell’evento (anno, mese, giorno, ora, minuto, sec.)
      indicazione dell’area colpita
      coordinate epicentrali (espresse in gradi e primi)
      intensità del sisma espressa in gradi M.C.S.
      magnitudo del sisma
      richiami bibliografici.
      Inoltre per tutti i terremoti di intensità pari o superiore al X grado, sono state determinate le curve che racchiudono le aree dove l’evento si è verificato con la stessa intensità (isosisme), quando le informazioni bibliografiche hanno permesso tale studio. Agli eventi sismici di X grado di intensità o superiore per i quali erano note le coordinate epicentrali ma che non presentavano sufficienti informazioni bibliografiche per la determinazione delle isosisme, è stata associa­ta un’isosisma circolare di X grado di dimensioni variabili in funzione dell’in­tensità del sisma. Le curve di inviluppo delle isosisme di X grado sono state poi digitalizzate e archiviate. L’archiviazione è consistita nell’attribuire un determi­nato codice alla componente, corrispondente a tale parametro, dei vettori delle maglie territoriali interessate dalle isosisme.
      Per quanto concerne il parametro sismo-tettonico, lo stato attuale dell’in­formazione non consente di effettuare una analisi dettagliata sull’intero territo­rio nazionale.
      L’unico caso, che è stato studiato, è relativo alla zona del Friuli, colpito dal terremoto del maggio 1976 e per il quale sono disponibili analisi geologiche recenti e approfondite. Per tale regioni è stata delimitata un’area di eguali ca­ratteristiche tettoniche ove è presumibile che si possa verificare un evento sismi­co del X grado o superiore. Il contorno di tale area è stato digitalizzato, con­sentendo la determinazione delle maglie territoriali interne cui è stata attribuita, in fase di archiviazione, tale caratteristica.

      Lo studio territoriale relativo al parametro vulcanico ha permesso di indi­viduare le aree interessate da vulcanismo recente (Pleistocene Superiore). I ri­sultati di questa analisi sono stati codificati e archiviati come nei due casi su menzionati.
      A.2.3. Caratteristiche geo-morfologiche
      La definizione del metodo di codifica di tale parametro e la successiva ar­chiviazione ha presentato notevoli difficoltà in relazione, essenzialmente, all’enorme mole di dati ad esso associata; basti pensare che in ogni maglia del reticolo possono cadere anche molte decine di curve di livello.
      Anche in questo caso, pertanto, in relazione allo scopo immediato da per­seguire, si è ridotto il problema focalizzando l’attenzione in particolare sui dati relativi alla clinometria per l’intero territorio nazionale e all’altimetria delle co­ste.
      Per quanto riguarda la clinometria è stato intrapreso, da parte dell’ENEL, lo studio del territorio ai fini della determinazione della distribuzio­ne delle pendenze per problemi connessi essenzialmente con la realizzazione di reti di trasmissione. Tale studio, nell’attuale fase, è stato utilizzato per la discri­minazione del territorio dal punto di vista clinometrico, determinando le zone con pendenze inferiori al 10%.
      Anche nel caso dell’altimetria costiera si è impostata la codifica in relazio­ne alla particolare finalità perseguita.
      In particolare, per ogni punto di costa ovvero per ogni maglia costiera, è stata determinata la distanza entro la quale l’altezza massima s.l.m. non supera un valore prefissato (25 m) (1).
      A tal proposito si vuol precisare che tra i vari dati codificati e memorizza­ti vi sono i dati cartografici. Infatti tra le varie componenti dei vettori associati alle maglie del reticolo ve n’è una che descrive le caratteristiche strettamente cartografiche della maglia stessa, come ad esempio la presenza di confini nazio­nali e regionali, di tratti di costa, etc.
      È stata utilizzata proprio questa componente del vettore per memorizzare il dato relativo all’altimetria della costa, nel senso che, nell’associare un deter­minato codice alle caratteristiche cartografiche osservate, è stato fissato per la costa un intervento di valori.
      In altre parole a tutti i valori compresi tra C1 e C2 di tale componente corrisponde presenza di costa nella maglia ed in particolare, a valori compresi tra Ci e Ci+1, corrisponde un tratto di costa con ben determinate caratteristiche altrimetriche (nel senso su menzionato).
      Uno schema di codifica semplificato dei dati cartografici è riportato di se­guito:
      (1) All’atto della codifica non sono stati presi in considerazione dislivelli a carattere puntuale dovuti ad esempio di eventuale presenza di dune o altre formazioni a carattere locale.

      DATO CARTOGRAFICO CARATTERISTICA ARCHIVIATA CODICE
      Confini regionali Presenza 1
      Confini nazionali » 2
      Territorio nazionale » 0
      Territorio di Stati
      confinanti » —1
      Mare » —2
      Curva di livello 25 m
      a distanza dalla costa 500 m 10
      Costa » 500÷1500 m 11
      » 1500÷2500 m 12
      » 2500 m 13
      A.2.4 Caratteristiche idriche
      Le informazioni relative al parametro idrico sono di molteplice natura e vanno ad esempio dalla conoscenza della dislocazione geografica di corpi idrici alla determinazione degli usi che se ne fanno.
      Nella fase attuale non tutte queste formazioni sono state catalogate anche se è in corso un continuo ampliamento ed aggiornamento dei dati. Si è invece focalizzata l’attenzione sulle caratteristiche di portata e di capacità di corsi d’acqua e di bacini (naturali e artificiali). In particolare sono stati catalogati e archiviati i percorsi di tutti i corsi d’acqua che presentano almeno in un tratto una portata media annua superiore a 3 m3/sec (come risultante dagli Annali Idrologici del Ministero Lavori Pubblici), le coordinate dei centri dei bacini ar­tificiali nonché la perimetrazione dei principali laghi (bacini naturali), associan­do ad ognuno di questi corpi idrici le caratteristiche idrometriche salienti.
      Il metodo seguito nel codificare tale parametro è leggermente diverso da quello adottato nel caso del parametro demografico. Considerando, infatti, che ad ogni corpo idrico deve essere associato un grosso numero di informazioni (anni di osservazione, dati di portata, dati di capacità, etc.) e che la percentuale di maglie interessate da corpi idrici è piccola (circa 1%), si è ritenuto opportu­no, per motivi di economia, attribuire alle maglie un solo indice legato al para­metro idrico, il cui valore fornisce al tempo stesso due informazioni:
      presenza (valore diverso da zero) o assenza ( = 0) di corpi idrici nella
      maglia;
      indirizzo (in caso di presenza) in un archivio supplementare dei dati
      caratteristici del corpo idrico presente.
      Il valore dell’indice associato non è stato fissato arbitrariamente ma in maniera da consentire un’immediata preliminare discriminazione tra i diversi corpi idrici. Infatti per il mare, di cui nella fase attuale è stata determinata la sola presenza, il valore di tale indice è stato fissato pari a —2; per i bacini valo­ri compresi tra 1 e 999 in funzione della capacità espressa in 106 m3 e per le aste di fiumi valori superiori a 1000 in funzione della portata media annua. I fiumi, pertanto, sono stati suddivisi in aste comprese tra due stazioni idrometriche, o

      dall’origine alla prima stazione o dall’ultima stazione idrometrica alla foce.
      Uno schema di classificazione indicativo, riportato per chiarire quanto detto, è il seguente:

      CORPO IDRICO CARATTERISTICA INDICE NOTE
      Mare Presenza —2
      volume (106 m3)
      0÷1 1 ÷ 100
      1 ÷ 10 101÷300 Indirizzi dei re-
      10 ÷ 20 301÷300 gistri in cui so-
      Bacini 20÷50 401÷ 500 no state memo-
      50÷100 501÷700 rizzate le carat-
      100 700 ÷999 teristiche idro-
      metriche asso-
      ciate al corpo
      Portata media idrico.
      annua (m3/s)
      Aste fluviali 3 1000 ÷ 5000
      3 ÷ 10 5001÷6000
      10 ÷ 30 6001÷7000
      30÷100 7001 ÷ 8000
      100 8000
      Pertanto il valore —2 della componente relativa al parametro idrico del vettore associato ad una determinata maglia indica la presenza di mare, il valo­re, ad esempio, 150 indica la presenza nella maglia, di un bacino con volume compreso tra 106 e 107 m3 e rinvia al centocinquantesimo record di un archivio sussidiario per le ulteriori informazioni ad esso relative.
      Così archiviato questo parametro può dar luogo ai più svariati tipi di ela­borazione di cui alcuni esempi sono riportati di seguito:
      carte tematiche indicanti aste di fiumi e/o bacini suddivisi per caratte­
      ristiche di portata e/o di capacità d’invaso;
      luoghi geometrici dei punti entro una data distanza da un determinato
      corpo idrico o da tutti i corpi idrici con prefissate caratteristiche idrometriche
      (ad esempio portata su 355 giorni/anno per le aste fluviali superiori ad un dato
      valore);
      ricerca per determinati punti di tutti i corpi idrici con indicazione della
      distanza dai punti stessi nonché delle caratteristiche idrometriche (ad esempio
      per un’analisi comparativa ai fini di localizzazione di impianti in detti punti).

      ============================================

      Doc. Disp(77)2

      COMITATO NAZIONALE PER L’ENERGIA NUCLEARE
      CENTRAL DIRECTORATE FOR NUCLEAR SAFETY AND HEALTH PROTECTION
      Nuclear Power Plant Site Requirements and Selection Methods
      Rome, July 1977TABLE OF CONTENTS
      FOREWORD……………………………………… Page 1
      I. APPROACH TO THE PROBLEM AND SELECTION METHODS… ” 4
      II.SELECTION REQUIREMENTS AND CRITERIA…………. ” 15
      1.Population and land uses……………………….. ” 15
      1.A - Requirements……………………………… ” 15
      1.B - Criteria………………………………… ” 18
      2. Geology, seismology and soil mechanics………….. ” 20
      2.A - Requirements……………………………… ” 20
      2.B - Criteria………………………………… ” 22
      3. Engineering suitability………………………. ” 23
      3.A - Requirements…………………………….. ” 23
      3.B –Criteria…………………………………. ” 25
      4. Extreme events from human activities…………… ” 27
      4.A - Requirements……………………………. ” 27
      4.B - Criteria………………………………. ” 29
      5. Extreme natural events………………………… ” 31
      5.A - Requirements……………………………. ” 31
      5.B - Criteria……………………………….. ” 32
      6. Ecology……………………………………… ” 34
      6.A – Requirements……………………………. ” 34
      6.B - Criteria………………………………… ” 35
      FOREWORD
      This document sets forth the criteria for the selec tion of the areas capable of providing nuclear power plant sites, to be included in the “National Site Map” envisag ed in Section 23 of Law No.393 of August 2, 1975.
      It is the product of a careful and thorough investi-gation of the various aspects of the problem of nuclear power plant siting, in the present state of technology,as regards both the impact of the plants on the environment and the influence of the latter on the plants.
      In this connection, it should be stressed that the requirements which were derived from this analysis, and on which extensive consultations were held with other re gulatory Agencies of European countries (in particular France, Great Britain and West Germany), ensure an opti mization of the choice of areas from the viewpoint of sa fety and health protection.
      It is in effect CNEN’s opinion that the intent of the above cited Section 23, assigning to CNEN, the nuclear regulatory agency, the task of drawing up, in a greement with the Regions and with ENEL, the Map of Sites, without any further indication of particular criteria to be followed, is to give to the populations the fullest
      2.
      safety assurances, priority being given to the aspects within the regulatory Agency’s specific province. A dif ferent purpose of the choice optimization would not be within the scope of a technical body like CNEN and would rather be a political responsibility.
      The Map of Sites will therefore include those areas, of a size tentatively ranging from a minimum of 25-30 square kilometers to a maximum of 100-150 sq.km., which will meet the requirements set forth herein, the needs of ENEL and such other specific requirements as each Region may deem necessary in relation to land use planning and management problems. The choice of point sites, instead, will have to be made at a later stage, in relation to the time required for their full technical qualification. In some parts of this document the criteria are developed to include requi­rements more proper to point sites, in order to actually provide a perspective picture of such later work.
      The problems which the Regions will have to evaluate, for the purposes of an adequate planning of projects, in­clude the particular one of the local effects (favorable and unfavorable) of a physical kind (construction activi­ties extending over a few dozen acres, infrastructures, etc) and socio-economic nature(labor employment, immigration flows, use of local resources, etc), connected with the siting of a nuclear power plant, just as of any other indu
      3.
      strial establishment of comparable size. This problem can, in fact it must, interfere with the purely tech­nical considerations made on a site-selection level, from the viewpoint of a conscious land-planning poli­cy. It is from this viewpoint that the responsibilities of the nuclear regulatory agency are best combined with those of the Regional authorities.
      The criteria set forth in the following chapters have been formulated in such a way to require no spe -cial actions by the Region or other local governments in the field of land-use restrictions, other than on a local scale after the point site is decided on. Actions can therefore be reduced to a problem of Commune land-use plans.
      Together with the Regions, it will be necessary to determine any further legislation as may be needed for those aspects that could not be dealt with on the level of land-use plans.
      4.
      I. APPROACH TO THE PROBLEM AND SELECTION METHODS
      In order to determine the requirements and characteri stics that an areas should possess to be suitable to re­ceive a nuclear power plant, it is necessary to start from a consideration of the ways in which site and plant can in teract.
      We shall discuss briefly here the interactions that pertain to the aspects of nuclear safety, health protection of the population and environment conservation, the only preliminary being the obvious consideration that in any event the area must possess the minimum requirements of “engineer ing acceptability”, whithout which any siting arguments are nullified by the fact that the plant would not be feasible through the use of available technologies and in economical ly acceptable terms.
      If we wish to deal, as intended in this report, with the siting of plants sufficiently characterised and homogeneous with each other from the viewpoint of interactions with the environment, as in the case with proven-type nuclear power plants, the problem is well enough defined to allow a syste matical approach.
      It should be noted in the first place that site-plant interactions maybe divided into two categories: (a) influence of the site on the plant, and (b) influence of the plant on the site. While category (a) relates mainly, if not exclusi vely, to the matter of plant safety, (b) is essentially con cerned with the aspects of population health protection and
      5.
      environmental protection. These two categories are obvious ly interlinked, since the assurance of plant safety condi­tions is a basic precondition for any considerations of health and environmental protection.
      The possible effects that the environment may produce on the safety of the plant, and that are a function of plant location, are attributable to natural events(seisms, floods, exceptional meteorological events) or to accidental events connected with the presence of man’s works or activities (e. g.: incidents involving the release of toxic materials or energy by chemical industries or explosive—storage facilities, aircraft crashes, dam failures, etc).
      Some of these effects can be controlled under any circum stance through an appropriate design work which will not pre sent aspects of special complexity if, as it happens in eve ry instance, the design parameters are adequately defined in the point site qualification stage. Other events, instead, when their possible magnitude exceeds certain limits, may in volve plant protection problems that find no adequate solu­tion in the designing of commercial nuclear power plants. In a survey for sites, therefore, the areas in which the latter condition occurs are to be ruled out.
      As regards the influence of the plant on the environment, it presents “conventional” aspects, common to any industrial facility of comparable size and to major engineering projects of various kinds.
      6.
      This type of environmental impact takes place mainly during the construction stage, which involves excavations and earth movements, alteration of the appearance of the location, involvent of an area larger than that actually to be occupied by the plant, continous transfers of equip ment and materials, etc . In these stages occur the great est alterations of the natural environment involving both the soil and the subsoil (grass cover and natural vegeta­tion, position of water tables and related balances). Ade quate attention should therefore be paid to the possibili ty of restoring the environmental features, to the fullest possible extent, upon completion of the work. When selct-ing the areas, therefore, it is necessary to look with special caution at areas subject to nature-protection re strictions, in the proximity of which special modes of action should be previously studied, which will minimize the irreversible effects on the local ecosystems and on environmental values during the construction stage.
      In the course of their normal operations, then, nuclear power plants release into the environment a certain amount of radioactive materials, both liquid and gaseous. The technology now available in the field of liquid and gaseous effluent treatment makes it possible to reduce to very low levels the amounts of such wastes released into the environ ment, and therefore to involve to a very low degree the “ra
      7.
      diological receptivity” of that environment.(1)
      Moreover, measurement techniques tested through an ex tensive experience make it possible to maintain a strict check on the rates of such discharges. A discussion of the radiological impact of the normal operation is contained in a document covering this subject(2).
      That discussion shows that, as a consequence of the normal discharges of a nuclear power plant, the most es-posed individuals receive an annual whole-body dose which, in the most unfavorable cases, amounts to about 20% of that due to the average natural radiation background in Ita ly(3).
      (1) In the nuclear field, “radiological receptivity”
      means the greatest amount of radionuclides that can
      be released into the environment in a given period
      of time, without exceeding the dose limits set by the law (say, 500 mrem for the whole body) for the most exposed members of the population, when taking into account all possible ways of return of radiocontamina tion to man, accumulation processes, etc.
      For the purposes of the reduction of any undue hazard, the amount of the various radionuclides actually released into the environment during the operation of the plant, however, is governed by a “discharge formula” so comput ed as not to involve more than a modest fraction (a few per cent points) of the radiological receptivity as de fined above.
      Doc.DISP(77)3 - Scarichi radioattivi di esercizio delle
      centrali elettronucleari - Luglio 1977.
      The average annual whole—body dose from the natural back
      ground in Italy amounts to about 150 mrem, of which
      120 mrem from external irradiation only (cosmic rays and soil). This external irradiation ranges from a minimum of about 50 to a maximum of about 240 mren.
      8,
      Such exposure levels are not regarded, from the health standpoint, as being of any significance in terms of either immediate or statistical (somatic and genetic) effects, es­pecially when the number of persons affected by such dischar ges is reasonably limited, so that the annual collective do­se will not exceed a few hundred mrem • man (1).
      The foregoing facts concerning the limitation of man’s exposures to the radioactive discharges from a nuclear power plant ensures, for greater reason, also the protection of ecologic systems. Indeed, the discharge rates are too small to cause any ecologic disturbance, even if allowance is made for the possibilities of certain radionuclides accumulating in some environmental media.
      Also connected with the normal operation of the plant is the dissipation of a substantial amount of heat. It should be stressed that a sound environment-protection poli cy (as well as a correct approach to energy economics) requi res in the near future that every effort be made to reduce the thermal impact of the plans (nuclear and non-nuclear) on the environment, reusing waste heat to the greatest possible degree. It is therefore much to be hoped that methods for the recovery and utilization of this heat will be developed and applied. For the moment the goal that can reasonably be
      (1) The containment of discharges within the limits men­tioned above can be obtained also for plants with se veral units, through an appropriate design of the treatment and disposal systems.
      9.
      pursued is to limit the effects of such discharges on the environment(1).
      As methods for the cooling of the plant condenser, a choice exists between the practically total dissipation of the heat into particularly receptive water bodies (once through cooling), and dissipation largely into the atmosphere (wet towers). Development work is also in progress on the dry-to wer technology, with studies on its environmental impact.
      This makes it appropriate to begin now to take into con sideration also areas possibly suitable for the siting of nuclear power plants cooled by means of dry towers, waiting for them to be adequately tested on the required industrial scale.
      There remains now to be considered the health impact due to the plant under hypothetical accident conditions. The cautious attitude taken by the regulatory agencies and tech nical operators in the various countries with respect to the development and use of nuclear technology has led to the de­velopment of nuclear power plant analysis, design, construc-
      (1) The limits that must in all cases be respected are those laid down by Law no.319 of May 10,1976. Beyond such limits imposed by law, CNEN tends to make a more accurate assessment of the effects, through studies of the receiving environment.
      The line followed is that of estimating, as is being done for radioactive discharges (see Note(1), page 7), the possi ble significance of the release into the environment of the waste heat from the plant, through the introduction of a concept of “thermal receptivity”, defined with referen­ce to the possible disturbance of certain ecologic balan­ces recognized as significant in the receiving environmen tal context. In this case, an adequate protection of the environment could be more effectively ensured by only par tially utilizing this actual thermal receptivity.
      10.
      tion and control, that make it possible to prevent the oc currence of accidents and to limit the effects on the ex­ ternal environment of hypothetical events even of extremely low occurrence probability.
      The safety features of light-water nuclear power plants, which can be obtained in this way, are discussed at lenghth in another document(1).
      It can be mentioned here in brief that a release into the external environment of 1000 Curies of I-131 and asso­ciated nuclides may be assumed, for accident sequences with probabilities up to the order of 1/100,000 per plant ope­rating year, as an upper limit, certainly not to be exceeded, for the assessment of the effects on the environment around the plant under accident conditions. The consequences of such releases, characterised for all plants of the present generation by considerably long emission times (of the order of days or weeks), in terms of individual doses, can be esti mated as being in the order of one rem to the whole body and a few rem to the thyroid for the most exposed individuals.
      Such exposures are substantially below the dose thresholds that involve graduated damaging effects. As regards the sta­tistical effects, they would constitute in any case, regard­less of the number of persons involved, a small and undetec-table fluctuation in the natural pathologic picture in the de cades immediately following the hypothetical accident.
      (1) Doc.DISP(77)4 - La sicurezza delle centrali elettronu-cleari ad acqua leggera - Luglio 1977.
      11.
      In any event, the criterion of remoting the nuclear power plant sites, pursued from the viewpoint of the unaccepta-bility of any avoidable risks, produces a situation in which, even in absolute terms, the health impact of such a release, bearing in mind its very low probability, has little significance.
      It should be noted, at this point that the accidents re ferred to above do not encompass all the situation which, in wholly theoretical terms, could arise. The assumption could be made, for instance, that in one of the accident conditions envisaged, all safety systems intended to control them will fail to operate properly, resulting in an uncontrolled ra­dioactivity release.
      The occurrence probabilities of such events, however, for the reasons mentioned above, are less than 1/100,000 per plant operating year. The practical impossibility of i dentifying and quantifying all physical mechanisms that might cause them rules out the feasibility of ensuring fur ther probability reductions, even through a hypothetical recourse to additional protective systems. For these reasons, the risk associated with such events is defined as “residual
      risk”.
      It should be noted that the “residual risk” is not asso­ciated with nuclear plants alone, but is always present and implicitly accepted in all human activities. In the case of nuclear power plants this risk, given the probability values mentioned above, can assume no significance from the stand-
      12.
      point of the individual risk. Consideration should be gi­ven to it, however, from the viewpoint of the social risk, in the context of this paper and within the framework of a consistent effort to reduce risks to the lowest reasonably attainable levels, according to the basic principle of ra­diation protection, as mentioned above. This means consider ing how much can the social risk he further reduced through a correct plant-siting policy.
      Having summarily reviewed the various types of site-plant interaction, the premises are clear for the development of the methods of selection of the areas that may be proposed for the siting of nuclear power plants.
      Of course, the finding of point sites, subsequent to the area selection process, involves a process of engineering qualification, with detailed field surveys, besides conside rations properly pertaining to the land structure and uses.
      It should be noted that, as regards the area selection criteria, special care was taken to avoid any approaches that might of themselves preclude the adoption of proven plant de­signs.
      Therefore, unconventional engineering and plant solutions, as may be required for the acceptability of certain sites,are not taken into consideration, also on the basis of the prin­ciple that any solution not sufficiently tested involves in practice a reduced margin of confidence in safety assurances.
      For the same reason we shall not consider in this paper any requirements connected with as yet improven solutions,
      13.
      such as offshore (floating) plants, nuclear parks, under­ ground plants.
      As regards the selection criteria, we have taken an information level as preliminary as possible, consistent with a completeness sufficient to ensure a low probability of being unable to use the chosen area. In effect, efforts should be made to ensure that a possible initial shortage of information will not result in failure to spot in time problems that cannot be solved through e_____llished designs and solutions based on proven and economically accepted technologies.
      The requirements and features to be considered for the purposes of the above mentioned selection, from the parti cular viewpoint of nuclear safety and of population and en vironment protection, concern the following aspects:
      Population and Land Uses
      Geology, Seismology and Soil Mechanics
      Engineering Suitability
      Extreme Events from Hunan Activities
      Extreme Natural Events
      Ecology
      Each of the aspects listed above is covered in this re­port by a chapter divided into two sections. The first sec­tion sets forth and discusses the requirements and characte ristics relating to the aspect considered, to the degree of detail necessary to define the selection criteria. The second section defines the criteria which are to be followed, in the
      14.
      selection of areas. It is understood that the values of the parameters, which constitute the practical translation of the criteria relating to each individual aspect considered, are working tools and not of themselves absolute criteria. They can therefore be subjected to review and adjustment, provided this is done in accordance with the requirements identified in the first section of each chapter and in the ways consistent with the intents set forth therein.
      From the standpoint of the general methodology of the se lection process, the choice of the areas suitable for the siting of nuclear power plants takes place through the suc cessive elimination of land areas against values of the characteristic parameters, quantified as indicated above to obtain practical working tools in an initial approach to the problem. Based on the results of an initial selection, the values may be changed as it appears necessary to conver ge towards optimized solutions.
      15.
      II. SELECTION REQUIREMENTS AND CRITERIA 1. Population and land uses
      1.A - Requirements
      As indicated above, the operation of a nuclear power plant involves necessarily radioactive dis­charges, albeit limited and strictly controlled, into the surrounding environment. Accidental releases are also a possibility, although characterised by very low probabilities. It was also mentioned that the radiological impact on the population under nor nal operating conditions or under reasonably concei vable accidental conditions remains within limits of low significance from the health viewpoint.
      It was stressed, however, that in the field of radiation protection no risk, however small, is considered in principle as acceptable if it can be reasonably further reduced.
      In this sense, particular care was taken in se­curing from research and introducing into the re­gulatory practice all engineering features meet­ ing the requirements of soundness and technological reliability, which can further reduce the amount of the discharges to the limits of strict operating necessity.
      On the other hand, indpendently of this techno logical approach, it should be recalled that it is
      16 .
      constant practice, in terms of health protection against ionizing radiations, to limit as far an reasonably achievable the number of people expo­sed to any radiological impact, no matter how low.
      In consideration of this and bearing in mind that, as mentioned in the Foreword, in a process of planned area selection on a nationwide scale, the optimization of siting conditions must be pur sued within the scope of the available options, the choices can only be turned towards adequately re_ moted locations.
      The low density of the populations residing in the vicinity of the plant also constitutes a major defence against activities which may interfere with the safety of the plant and of the implementation of actions in the case of accidental releases.
      Attention should also be paid to the cautionary aspect of the site-remoting choice, also with re­spect to the above mentioned residua.l risk of nu­clear power plants.
      In land studies, the population parameters should be considered in relation to the effects that are to be minimized, and which in any case relate to the diffusion of plant effluents into the atmosphere.
      17.
      Therefore, the resident population has a re lative “importance” which varies with the distan ce from the plant, connected with the characte­ristics of atmospheric dilution. This statement is based on the fact that, in the evaluation of the population parameter, what should be taken into consideration is not so much the number of people, but rather the collective dose associated with a generic radioactivity release (or the “re_ sidual social risk” in the case of considerations on this aspect).
      This leads to the use of population weighting methods (originally developed in Great Britain by Bell and Charlesworth with the introduction of the Site Population Factor). In the area selec tion process a limitation is placed on the popu­ lation factor, weighted by both circular rings (li mitation pertaining to the effects of normal dis­charges and to residual-risk considerations) and by sectors of circle, ir order to keep the value of the collective dose resulting from the worst reference accident within the limits allowed in plant-permit procedures. This is done by assuming an accidental release standardised at 1000 Ci of I-131 and associated nuclides, which are regarded as limits certainly not to be ex

    94. Renzo Riva scrive:

      Per chi lo desidera posso inviare mail con

      mappe
      documenti

      Mandi,

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

    95. Pietruccio scrive:

      Vorrei aggiungere al discorso di PIMBY che…

      a proposito dell’acqua che può consumare una centrale (osservazione che ogni tanto viene fatta dagli antinucleari) si può calcolare che un EPR da 1600 MW con rendimento 36% deve smaltire 2844 MW di energia termica e lo può fare con un corso d’acqua da 135 mc/sec (non è poco, la portata media del Po alla foce è 1450 mc/s ma quella del Tevere è di 270 e quella dell’Adige 235 mentre per il Ticino è 355 e per l’Arno è di 50 e pure molto variabile) scaldando l’acqua di 5°C (se accettassimo di scaldarla di 10°C allora basterebbero 67.5 mc/s ma non mi pare una buona soluzione).

      Smaltendo il calore per mezzo di torri di raffreddamento basterebbero invece solo 1.2 mc/sec (circa 100 volte meno).

      Ma ci sono anche torri di raffreddamento che non emettono vapore, sono in pratica dei grossissimi scambiatori di calore con l’aria. L’acqua contenuta continua a circolare al loro interno ma non esce. Naturalmente costano di più ma hanno un effetto meno impattante sull’ambiente.

      Per avere un’idea delle dimensioni si può guardare la (bellissima) proposta per una centrale Svizzera della Atel

      atel.eu/it/images/Praesentation_Niklaus_20080610_it_tcm64-48...

      Consiglio anche la lettura della presentazione dell’intero progetto

      http://www.atel.eu/it/group/

    96. PIMBY scrive:

      Per Pietruccio

      Grazie, sei un “grande”!
      I tuoi dati sulle portate di raffreddamento sono assolutamente utili e indicative. Già che ci sei, mi potresti anche dire le tue fonti in merito?
      Se, invece, come dici all’inizio, sono frutto di calcoli, li potresti in qualche modo scrivere qui? (Hai già fatto molto di più con il calcolo della cubatura delle scorie con e senza ritrattamento…)
      Grazie!
      Ciao

      Please In My Back Yard

    97. Renzo Riva scrive:

      Chissà perché uno deve anche dimostrare!
      Io direi: se vi va cosi, bene altrimenti ciccia.
      Quali dimostrazioni hanno prodotto quelli che hanno speso i soldi di Pantalone per le rinnovabili?
      Quando conti alla mano il prof. Battaglia aveva dimostrato l’insensatezza del FV ed eolico.

      Sarebbe ora di finirla con queste pretese assurde: da parte di chi poi?

      Così è se vi pare.

      Mandi,

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

    98. Renzo Riva scrive:

      Venerdì 11 luglio 2008

      ore 18:30

      all’hotel Minerva a Pordenone

      Conferenza del prof. Franco Battaglia e prof. Umberto Tirelli

      Argomento: intuitelo.

      Mandi,

      Renzo Riva
      Via Avilla, 12/2
      33030 Buja - UD

      renzoriva@libero.it
      349.3464656

    99. Ing. Vincenzo Romanello scrive:

      x Pietruccio

      Che io sappia si accetta di restituire l’acqua nell’ambiente con un salto fino a 10 gradi Celsius. A pag. 665 del Glasstone&Sesonke (IV edizione) c’è un conto secondo il quale per un impianto da 1000 MWe sono necessari 40 mc/s (il salto considerato è di 12 gradi). Credo quindi la tua valutazione sia esatta.

    100. Pietruccio scrive:

      x PIMBY

      In realtà il post l’avevo scritto con tutti i santi crismi, poi mi è saltato il computer… quindi ho fatto un riassunto veloce. Giusto, però, dare qualche spiegazione (lascio solo fuori le unità di misura perchè mi portano via troppo tempo e tengo un livello per i meno esperti in modo che possa seguire il maggior numero di persone)

      EPR 1600 MW al 36% vuol dire che la potenza totale emessa dal nocciolo è 1600/0.36 = 4444 MW, di questa 1600 diventano elettricità e il resto 2844 MW, giocoforza, restano calore che va smaltito all’ambiente.

      1. CORRENTE D’ACQUA
      Un metro cubo di acqua è formato da 1000 kg di acqua il cui calore specifico è 4186 J/kg*°C (ci vogliono 4186 Joule per scaldare un kg di 1°C). Quindi per scaldare 1 mc di acqua di 5°C ci vogliono 1000*4186*5 = 21 milioni di Joule = 21 MJ

      2844 MW da smaltire vuol dire che dobbiamo smaltire 2844 MJ/s cioè milioni di Joule al secondo (1 Watt = 1 Joule/secondo)

      considerando che ogni metro cubo di acqua mi porta via 21 MJ mi servono 2844/21 = 135 metri cubi al secondo

      1. PER EVAPORAZIONE
      Comunque io costruisca le mie torri di raffreddamento a evaporazione (wet) alla fine il calore lo porterà via il vapor d’acqua che esce dalla ciminiera (primo principio della termodinamica sui bilanci di energia). All’interno delle torri succedono tante cose. Entro con una corrente d’acqua abbastanza calda (NOTA: non serve che questa sia la portata del corso d’acqua che basta vada a integrare quello che perdo in vapore, più, ovviamente, i servizi vari e il ricambio per diluire le sostanze chimiche che altrimenti si accumulerebbero). L’acqua entra abbastanza in alto e cadendo viene polverizzata. Una parte relativamente piccola evapora portandosi via il calore (quella che resta è sensibilmente più fredda, anche diverse decine di gradi). A sua volta il vapore viene portato via da una corrente d’aria che può innescarsi naturalmente o può essere forzata. I parametri in gioco sono molti ma alla fine quello che porta via il grosso del calore è sostanzialmente il vapore. Il problema è farne uscire abbastanza per unità di tempo, perché, nel vapore, di massa d’acqua per unità di volume, non è che ce ne sia tanta: ordine di grandezza frazione di etto per mc di aria umida che esce. Per far uscire mille e passa kg al secondo di acqua sotto forma di vapore ho bisogno di velocità non trascurabili, dell’ordine di qualche m/s e di superfici dell’ordine dei 10000 mq come hanno appunto le torri del link che ho citato, con diametri da 100 e passa metri (ordine di grandezza).
      Calcoliamo allora quanto calore è necessario per far evaporare un metro cubo di acqua: il calore latente dell’acqua (Joule che servono per far evaporare un kg di acqua) dipende dalla temperatura: assumiamolo pari a 2.4 MJ/kg corrispondente ad acqua sotto i 40°C, quindi per far evaporare un metro cubo, che sono 1000 kg mi servono 2400 MJ

      Ripetendo il ragionamento fatto prima dirò che considerando che ogni metro cubo di acqua mi porta via 2400 MJ mi servono 2844/2400 = 1.2 metri cubi al secondo

      Notare che la torre a raffreddamento senza evaporazione (dry) che mostra il link della “atel†la trovi su
      en.wikipedia.org/wiki/Neckarwestheim_Nuclear_Power_Plant
      definita in realtà come torre ibrida (che capisco può funzionare in modalità wet e anche dry) che ha una taglia tipica di 2500 MW che è per l’appunto quello che serve (ordine di grandezza) per una centrale atomica.

    101. Pietruccio scrive:

      x Vincenzo

      Ti ringrazio per la precisazione, in effetti il dato su un esempio concreto mi mancava.

    102. lcimmin scrive:

      Salve a tutti

      Vi riporto il testo di una notizia ansa fresca fresca
      questo e’ il link per la verifica
      ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/vi...

      e qui il testo
      PARIGI - Sono state mantenute per tutta la notte le misure di sicurezza precauzionali nei comuni intorno alla centrale nucleare di Tricastin, nel sud della Francia, dopo che ieri, durante il lavaggio di una cisterna, parte di 30 metri cubi d’acqua usata, contenente 12 grammi di uranio per litro, era accidentalmente finita in due fiumi vicini.

      Divieto di attività nautiche, bagno e pesca lungo il Gauffiere e l’Auzon, blocco della distribuzione di acqua potabile e dei prelievi privati dai due fiumi, oltre che dell’irrigazione dei campi nelle aree interessate dalla fuoriuscita. Intanto arrivano critiche alla gestione della vicenda. La Commissione di ricerca e d’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad) ha denunciato la “mancanza di affidabilità” della centrale di Tricastin, spiegando che “il rischio sanitario è effettivamente lieve, ma questo incidente, non trascurabile, giunge in seguito a un numero crescente di altri incidenti, che mostrano un degrado della gestione delle scorie su un sito destinato invece a svilupparsi”.

      Criticato anche il modo di dare informazioni sull’accaduto: “l’utilizzo dell’unità di misura della massa (il grammo) - ha aggiunto il Criirad - invece di quella della radioattività (il becquerel) non rende conto dell’ampiezza della fuga”. La perdita, conclude la commissione, avrebbe riversato nei fiumi “uno scarico più di 100 volte superiore al limite annuale”. Si è fatta sentire anche l’organizzazione ‘Uscire dal nucleare’, secondo la quale “é impossibile che una tale fuga, contenente uranio, non abbia conseguenze importanti sull’ambiente e sulla salute delle persone”.

      al momento sono impegnatissimo
      ma appena potro’ commentero’ un po le ulime evoluzioni nei commenti

      a presto, LC

    103. Pietruccio scrive:

      E’ già da ieri che gira questa notizia e ho già risposto su un blog: riporto il post qui sotto.

      Siccome hanno dato la massa dispersa ma non i Bq, (poi su un sito ho trovato il dato ma era palesemente sbagliato per cui la radioattività me la sono calcolata io) voglio ribadire che l’atteggiamento un po’ omertoso dell’azienda che ha combinato il guaio è demenziale: è esattamente quello che serve per allarmare al massimo la popolazione e fare il gioco degli antinucleari che a quel punto, in assenza di informazioni precise, hanno campo libero per fare tutti i danni che vogliono, poi smentire è impossibile perchè la gente, dei giornali, legge praticamente solo i titoli che fanno notizia e non certo le noiose precisazioni degli ingegneri fatte magari una settimana dopo.

      Mi pare nessuno stia chiedendo lo smantellamento degli ospedali per quello che è successo al S.Rita di Milano quindi chiedere il no-nuke ogni volta che c’è un problema non mi sembra molto sensato. Non voglio minimizzare, né dire che non servano serietà e controlli, ma la moratoria nucleare è un’altra cosa, ed è ingiusta e non conveniente per l’Italia.

      Nel caso specifico dell’impianto di Tricastin in Francia, 74 kg di uranio non arricchito sono caduti in acqua e 150 kg per terra. In totale fanno 224 kg pari a una radioattività di circa 5.7 GBq che non è molto (infatti l’uranio non è un pericoloso emettitore). Tanto per avere un termine di paragone, siccome di uranio in natura ce n’è dappertutto, quei 224 kg rappresenta l’uranio che mangiano i francesi in 10 anni o quello contenuto in 0.068 km cubi di acqua di mare (un parallelepipedo che ha come base un quadrato di un km per lato e un’altezza di 68 metri: in pratica appena arrivano in mare quei 224 kg si disperdono senza alterare, di fatto, la concentrazione attuale). 5.7 GBq è anche la radioattività contenuta, ad esempio, nei muri di una ventina di case in tufo o un centinaio di case in mattoni. Quindi se quell’uranio non si concentrerà da qualche parte (e che si concentri è assolutamente improbabile, diciamo impossibile), è praticamente innocuo.

      Come al solito: tanto rumore per nulla. CHIARO CHE SONO COSE CHE NON DEVONO SUCCEDERE, ma non deve neanche succedere che gli antinucleari (che NON sono ambientalisti) si avventino come falchi ogni volta che c’è da polemizzare.

    104. lcimmin scrive:

      Salve Pietruccio

      parole sante, e che cndivido pero’ sono errori che ormai rappresentano l’ordine del giorno in una impiantistica che non e’ tanto esente da falle. Los tesso Arc. Nuc. riportava altri fatti del genere, di entita’ minore sicuramente. Il problema e’ come hai precisato in lettere maiuscole SONO COSE CHE NON DEVONO SUCCEDERE ed io aggiungo NELLA MANIERA PIU’ CATEGORICA. Questo da conferma ai miei sospetti che non si e’ in grado di gestirli perche’ il personale potra’ essere specializzato ed accorto quanto vuole ma prima o poi, e sarebbe una utopia ritenere il contrario, qualche guaio accadra’. Ora il discorso che faccio io da anti-nucleare e’ quello che se accadono cose così stupide come quella da me riportata nel commento precedente, ci sono ottimi indizzi che accadano cose peggiori.

      La frase su cui bisogna che riflettano i piu’ ottimisti tra i sostenitori del nucleare e’ “il rischio sanitario è effettivamente lieve, ma questo incidente, non trascurabile, giunge in seguito a un numero crescente di altri incidenti, che mostrano un degrado della gestione delle scorie su un sito destinato invece a svilupparsi”. Questa e’ la chiave di tutto il discorso, non sono le stime o il pericolo sanitario , su cui hai perfettamente ragione, ma e’ il crescente numero di INCIDENTI che MOSTRANO UN DEGRADO etc etc

      spero di avervi fatto focalizzare il problema
      a presto, LC

    105. Edoardo scrive:

      Molti aerei sono caduti e treni deragliati per incidenti, sbagli, casualità, distrazioni, ecc…Smettiamo di volare o di andare in treno? In questi casi ci sono stati dei morti, putroppo invece nel caso di ultimi incidenti nucleari (tutti con epiloghi trascurabili) in Giappone, a Krsko ed quest’ultimo in Francia nessuno è morto o è stato contaminato.

      Il problema è tutto psicologico: il nucleare non lo controllo io degli altri non mi fido quindi è insicuro.
      Allora il guidare l’auto? Lì siamo noi che guidiamo e, fidandoci di noi stessi, tutti i giorni ci esponiamo a potenziali rischi di incidente (6000 morti l’anno per incidenti)
      Oppure il fumo. Tutti sappiamo che è dannoso per la salute ma i fumatori dicono : “Eh, tanto quanto voglio smetto….”

    106. PIMBY scrive:

      Come al solito, Pietruccio ha fotografato perfettamente la situazione.

      In aggiunta, va rilevato che l’uranio decade emettendo particelle alfa, che rappresentano un rischio sanitario grave solo nel caso di irradiazione interna. Per irradiazione esterna non presentano alcun rischio, in quanto generalmente (dipende dalla loro energia) sono fermate in meno di 10 cm di aria o da un semplice foglio di carta e devono avere più di 10 MeV per superare i 70 micron di strato corneo della pelle e raggiungere lo strato germinativo della cute (l’energia delle particelle alfa del decadimento dell’uranio è di circa 4 MeV).
      Ti dirò, anzi, Pietruccio, che a me la radioattività di quei 224 kg di uranio risulta perfino inferiore a 5,7 Gbq (mi viene circa la metà: 2,8 GBq). Infatti, sapendo che in 238 g di U ci sono 6,025×10(exp23) nuclei e quindi che in 224.000 g ci saranno 5,67×10(exp26) nuclei, e che dal tempo di dimezzamento T1/2 dell’U di 4,4×10(exp9)anni si ricava una costante di decadimento lambda di (0,693/T1/2)=1,575×10(exp-10)anni(exp-1), avremo in 224.000 g di U un totale di 5,67×10(exp26) x 1,575×10(exp-10) = 8,93×10(exp16) disintegrazioni all’anno, cioè 2,83×10(exp9) disintegrazioni al secondo, cioè appunto 2,83 GBq.
      Mi sa però che nel giro di pochi minuti mi confuti completamente questi calcoli…!
      Ciao

      Please In My Back Yard

    107. Pietruccio scrive:

      x PIMBY

      Concordo col tuo calcolo. E’ che hai tenuto conto solo dell’U238 (a me risulta 12.4 kBq/g, di massima). Insieme ci sono l’U235 (che fa circa 0.57 kBq/g perchè è poco e ha una vita media poco più corta dell’U238 quindi alla fine decade un po’ più in fretta ma ce n’è molto meno) e l’U234 che fa circa come l’U238, cioè circa 12.7 kBq/g perchè è vero che è poco (0.0055%, cioè 18 mila volte meno) ma ha anche una vita media 18 mila volte più piccola e quindi decade altrettanto più velocemente. I due fenomeni si compensano.

      Ciao

    108. Pietruccio scrive:

      x lcimmin

      Si. Credo che il problema che pone le difficoltà maggiori nel campo nucleare, sia proprio la “gestione” dell’intero processo, non tanto la sicurezza dei singoli impianti, processi o strutture (tipo quelle di confinamento delle scorie). Quello che è successo in Francia ha dell’incredibile. Evidentemente l’assuefazione ad una certa situazione porta a delle “distrazioni” pericolose.

      Se si va a vedere questo è un dato che ha validità generale (non lo dico io, l’ho studiato): a produrre gli incidenti, in tutti i campi, sono sempre le “distrazioni” o meglio la sottovalutazione del pericolo, per cui fare la casalinga è quasi tanto pericoloso quanto fare il pilota di formula uno e, d’estate, in montagna, la gente muore sui sentieri, mentre sono pochissimi gli incidenti in roccia (100 a 1 circa, basta prendere il bollettino del CAI a fine stagione, solo che sui giornali fanno notizia i secondi: naturalmente c’è molta più gente sui sentieri, non sto parlando di probabilità; ma chi avrebbe paura a camminare su un sentiero? Invece se uno si distrae …).

      Il problema della sicurezza è grosso anche in campo non nucleare, e diventa sempre più importante mano mano che l’uomo realizza opere sempre più “ardite”, e contrasta spesso con gli interessi che muovono la costruzione delle opere stesse. Che si faccia o no il nucleare, è allora indispensabile predisporre dei sistemi che obblighino TUTTI (altrimenti chi sgarra è stra-avvantaggiato) a rispettare le regole, che però, non devono essere assurde (come capita spesso, magari perchè vengono fatte per avvantaggiare qualcuno). Si torna sempre lì: il problema è nel manico (il parlamento). Io credo che la via d’uscita sia la partecipazione popolare e la trasparenza assoluta: ogni atto, decisione, delibera, norma, verbale o documento pubblico dovrebbe essere disponibile immediatamente a tutti che devono poterlo consultare senza dichiarare la propria identità, come, mi risulta (una puntata di report) succeda in Svezia. Servirebbe anche in Italia, solo di più!

    109. Salvo scrive:

      In Europa le centrali nucleari si smantellano e in Italia si costruiscono? Ma cosa è questa assurdità?
      L’Italia è soggetta a tutte le calamità naturali tipo terremoti e vulcani che esplodono, pensate se ne avessero costruita una nel centro Italia che cosa sarebbe successo in seguito al terremoto avvenuto in Abruzzo? L’Italia ha una situazione privilegiata per l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. L’Italia ha il sole, il mare, i fiumi, il vento. Perché chi governa sta facendo una fissazione sul nucleare allora che il problema dello stoccaggio delle scorie altamente radioattive per 100.000 anni in modo sicuro non è stato ancora risolto? Pensate per i prossimi 100.000 anni che fardello lasciate alle prossime generazioni? State rubando loro il pianeta……
      E perchè accettate passivamente la decisione di quei pochi che per soldi venderebbero anche le loro madri.
      Bisogna organizzare una petizione su un sito internet dedicato e raccogliere il più possibile di firme.

    110. Renzo Riva scrive:

      Che bello! Come al Grande Fardello”
      Arriva per ultimo e sclera.

    111. Pietruccio scrive:

      x Salvo

      Magari informati un po’ prima di sparare sentenze, e non farti intortare troppo da certa gente che si diachiara ambientalista: l’abito non fa il monaco.

      archivionucleare.com/index.php/2009/02/24/intesa-nucleare-it...

      archivionucleare.com/index.php/2008/10/29/report-rai-tre-ere...

    112. Edoardo scrive:

      Per Salvo: sicuramente il tuo accecamento ideologico non ti invoglierà a documentarti meglio ma, qualora cambiasi idea, riporto un po’ di notizie che forse non hai mai voluto sapere (causa noia di riscrivere tutto mi aiuto anche di estratti da precedenti post che rispondevano alle domande)

      In Europa le centrali nucleari si smantellano e in Italia si costruiscono?
      Non è assolutamente vero in Francia, Finlandia, Inghilterra (già individuati 11 siti vedi notizia sul forum) ed in Germania, ove il 55% dei tedeschi è favorevole alle centrali atomiche, si sta ripensando all’uscita dal nucleare programmata dal governo Schroder.

      ansa.it/ambiente/notizie/notiziari/energia/20090407190334856...

      L’Italia è soggetta a tutte le calamità naturali tipo terremoti e vulcani che esplodono, pensate se ne avessero costruita una nel centro Italia che cosa sarebbe successo in seguito al terremoto avvenuto in Abruzzo?

      Altra cosa sbagliata.
      Ai tempi dell’Irpinia (terremoto tre volte più intenso di quello dell’Abruzzo) la vecchia centrale del Garigliano, spenta già tre anni prima per problemi al generatore di vapore, resistette benissimo: è ancora lì.
      gli impianti nucleari possono benissimo essere costruiti in tutta sicurezza in territorio sismico, basta tener conto delle forze del sisma: naturalmente più il territorio è sismico e più costa la centrale. Ad esempio, a Caorso, era stato appurato che il massimo terremoto che mai si potrà verificare nella zona è del 7° grado della scala Mercalli e quindi la centrale è stata progettata, con ampi margini, per resistere in totale sicurezza a un terremoto dell’8° grado della scala Mercalli (non deve stupire l’uso della scala Mercalli anziché quello della Richter, perché la Mercalli è legata alle accelerazioni e quindi alle forze d’inerzia che si verificano durante il sisma).
      E’ comune credenza credere che le centrali nucleari siano costruite con i criteri delle abitazioni civile dimenticando che:
      sono strutture formate da blocchi prefabbricati; due cupole (una dentro l’altra) di cemento armato, con muri schermati in piombo, contenenti bare di acciaio aventi un spesso di 150 cm.
      sono strutture progettate per resistere a 10 volte il massimo sisma registrato nel paese: da noi ci si basa sul terremoto più disastroso, che provocò anche un maremoto, ovvero quello di Messima del 1908 (talmente forte ce ci fu anche un maremoto)
      Sono strutture progettate anche su altre due valori di magnitudo: un valore si riferisce all’intensità del sisma che permette di continuare a tenere acceso il reattore; l’altro al valore di magnitudo che, se raggiunto, il reattore si spegne automaticamente (spegnimento in sicurezza)
      Tutto questo spiega perché il Giappone, 5 volte più sismico dell’Italia, ha 50 reattori funzionanti oltre a una densità di popolazione più alta di noi: Giappone 300 abitanti km2 contro i 190 ab/km2 dell’Italia.
      Nel 2007 un terremoto fortissimo, causa di smottamenti, strade crepate, palazzi rasi al suolo, non intaccò minimamente la centrale di Kashiwaki-Kariwa: fuoriuscì dalle piscine che contengono le barre di combustibile un metro cubo di acqua (la stampa diceva 1000 litri…. Fa più effetto!) con una radioattività bassissima 60000 bq/mc: si tenga presente che nel normale terreno (es. cantina) il radon presente da una radioattività di 100000 bq/mc

      L’Italia ha una situazione privilegiata per l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. L’Italia ha il sole, il mare, i fiumi, il vento. Perché chi governa sta facendo una fissazione sul nucleare allora che il problema dello stoccaggio delle scorie altamente radioattive per 100.000 anni in modo sicuro non è stato ancora risolto? Pensate per i prossimi 100.000 anni che fardello lasciate alle prossime generazioni? State rubando loro il pianeta……

      Ma di cosa parli? L’Italia in 22 anni ha investito in sole (fotovoltaico e termodinamico) e vento 53 milioni di Euro (fonti Enea 2007) raggiungendo la quota di copertura del fabbisogno nazionale dello 0,02%
      le scorie nucleari sono pericolose solo per ingestione o inalazione e che come quantità sono una piccolissima parte delle scorie totali (perchè come abbiamo visto i prodotti di fissione più pericolosi tipo I131, Cs127, Sr90, spariscono dopo qualche centianio di anni) e sono diluite in materiali che sono o ceramici o vetri;
      - che tali scorie saranno protette e depositate a notevole profondità in siti geologici stabili per i quali anche un milione di anni è da considerarsi un periodo “breveâ€;
      - non è seriamente pensabile immaginare una forma di utilizzo di tali prodotti che ne preveda l’ingestione, ne ora ne mai;
      - la radioattività esiste anche in natura con una variabilità anche di un fattore maggiore di 100 volte (da 1.5 a 260 mSv) e cionostante, per dosi di questa dimensione, non si notano effetti sulla popolazione;
      - noi stessi siamo sorgenti radioattive (circa un miliardo di disintegrazioni al giorno);
      si dovrebbe dedurre che la presenza di scorie radioattive nel sottosuolo profondo non è da considerarsi come qualcosa di innaturale e particolarmente pericoloso. Alla luce di quanto detto sopra, a me sembra del tutto illogico ipotizzare un qualche danno a persone o cose derivante da tali scorie, che si presentano certo non più pericolose di una qualunque resto post industriale derivante da qualsiasi altra forma di produzione di energia (per esempio quali provvedimenti hanno preso i produttori di energia elettrica a metano?) sia nell’ipotesi:
      Le scorie nucleari possano indurre leucemia o tumori in futuro….Mah!: bisognerebbe pensare a gente che scava 500 metri in profondità, trova dei fusti sigillati da materiali metallici, i fusti sono immersi in fosse circondati da un materiale impermeabile morbido e la fossa è chiusa con un tappo di cemento armato. Li apre, trova vetro o materiali ceramici (ossido di uranio), li frantuma e ne ingerisce in qualche maniera le polveri.

      www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/La%20sistemazione%20in%20sicur...

      Saluti e prima di venire a lanciere invettive (tanto non convinci nessuno) informati meglio

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