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Acciaio radioattivo sequestrato in Italia

5 Marzo 2008 di Amministratore

L’ 1 marzo molti mass media hanno riportato la notizia del sequestro di trenta tonnellate di acciaio radioattivo da parte del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente.

L’ acciaio è risultato essere contaminato da Cobalto 60 ed era giunto in Italia come “prodotto semilavorato” che doveva poi essere lavorato da fonderie italiane.
La contaminazione (secondo gli inquirenti) è probabilmente avvenuta durante la fase di fusione presso il grande impianto siderurgico della cinese Tysco (proprietaria della più grande fonderia al mondo): una sorgente radioattiva “orfana” (ovvero una sorgente radioattiva sfuggita al controllo delle autorità) è stata accidentalmente fusa assieme all’ acciaio. Tra l’altro, fanno notare gli inquirenti, il cobalto è usato proprio nelle fonderie per misurare lo spessore dei refrattari rivestenti gli altiforni: una mancata manutenzione potrebbe anche aver provocato che la sorgente di cobalto si sia fusa con l’ acciaio.

Dalla Cina poi questo acciaio è arrivato quindi in Italia nel porto de La Spezia e poichè si trattava di “prodotto semilavorato” non è stato sottoposto ad alcun controllo radiometrico come avviene invece per i “rottami metallici”.
In Italia tale acciaio era destinato alla produzione di manufatti per uso industriale (condotte, camini, ciminiere, cappe, pulegge…) e proprio le successive verifiche sugli scarti di lavorazione hanno rilevato la presenza di contaminazione da cobalto 60.

Il sequestro di acciao è stato compiuto nelle province di Brindisi, Campobasso, Treviso, Milano, Lucca, Frosinone, Latina e Mantova.
I carabinieri hanno affermato che con il sequestro sono stati scongiurati danni per i lavoratori, per l’ambiente e per la popolazione italiana, ed anche se parte del materiale dopo esser stato lavorato in Italia è stato esportato in altri Peasi la situazione comunque non preoccupa in quanto le polizie degli altri paesi è stata già prontamente informata.



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