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Il Sole 24 Ore - Energia - Senza i reattori Kyoto si allontana

20 Gennaio 2008 di Amministratore

Come detto in precedenza, martedì 15 gennaio con “Il Sole 24 Ore†si aveva il supplemento “Energia - Rapporti†ed erano presenti alcuni articoli anche sul nucleare: il secondo articolo che andiamo ad analizzare è un’ intervista a Renato Angelo Ricci

Si trova a pagina 2 infatti un articolo di Azzurra Paces dal titolo:
Dalle centrali convenzionali emissioni di gran lunga superiori.
Senza i reattori Kyoto si allontana

Seguono ora alcuni estratti dall’ articolo:

Anche l’estrazione del metano, del petrolio e del carbone comporta emissioni di CO, complessivamente superiori a quelle che si devono mettere in conto per la raffinazione dell’ uranio. Quindi chi paragona l’efficienza ambientale di centrali termoelettriche a quella di impianti nucleari, riferendosi ai processi estrattivi solo nel secondo caso, fa ragionamenti di parte, con argomentazioni pittoresche». Così Renato Angelo Ricci, presidente dell’ Associazione italiana nucleare, ribatte a chi mette in dubbio le potenzialità pro-Kyoto delle centrali nucleari.

(…) Per far funzionare una centrale nucleare dalla potenza di mille Mw vengono movimentati annualmente circa 20 tonnellate di combustibile, pari a due carri ferroviari l’anno mentre una centrale termoelettrica della stessa potenza movimenta ogni anno da uno a due milioni di tonnellate di combustibile, un flusso quantificabile in mille carri ferroviari al giorno nel caso del carbone

(…) Anche se una centrale nucleare - spiega Ricci - producesse 2mila tonnellate di CO2 all’anno, anziché le 219 tonnellate realmente emesse secondo l’ultimo rapporto del Wwf in materia, si tratta di un valore minimamente paragonabile ai 4-7 milioni di tonnellate di anidride carbonica prodotte da una centrale termoelettrica convenzionale

(…) Discorso a parte va fatto, invece, sulle critiche che riguardano il costo dell’uranio, sestuplicato dal 2000 al 2007, che attualmente viaggia sui 120 dollari per libbra (453,6 grammi, ndr). In questo caso, Ricci concorda: «Il prezzo sta aumentando, è vero, ma si tratta di un fattore che ha un incidenza minima, pari al 12%, sul costo di produzione di un KWh; nulla se paragonato all’impatto del gas, che ammonta al 75%».



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  • 5 Commenti a “ Il Sole 24 Ore - Energia - Senza i reattori Kyoto si allontana”

    1. Daniele scrive:

      Non viene fatto un paragone su ciò che rimane a valle del processo. Vorrei sapere quali sono gli scarti e qual’è il materiale esausto per entrambi i processi (nucleare e termoelettrico), come vengono smaltiti e qual’è il tempo di decadenza dell’uranio esausto. Vorrei inoltre sapere quali metodologie vengono utilizzate per stoccare gli scarti di produzione.
      L’articolo, a parere mio, non risulta esaustivo, deficitando delle suddette informazioni.

    2. Alessandro De Maida scrive:

      Ci sono tonnellate di studi seri che ci indicano chiaramente
      che il nucleare, anche valutato nel suo intero ciclo del combustibile, è
      inequivocabilmente una fonte a bassa produzione di gas serra ed inquinanti
      vari, ovvero come molti fonti rinnovabili o se vogliamo almeno due ordini di grandezza inferiori ai combustibili fossili. E’ davvero incredibile
      constatare come una simile porcheria sia divenuta così popolare su tutta
      l’usenet !

      http://www.theoildrum.com/story/2006/8/7/195721/3132?page=1
      http://www.uic.com.au/nip57.htm
      ist-socrates.berkeley.edu/~kammen/er100200/lectures/er100pet...
      (dati Iaea, pag. 10/11)
      http://ec.europa.eu/research/energy/pdf/externe_en.pdf
      poweron.ch/upload/cms/user/Pomeriggiodistudioeolica.pdf
      …. e tanti altri ancora ce ne sono

      Come si vede il nucleare ha in realtà un ritorno energetico e una
      corrispondente produzione di CO2 persino migliore rispetto a molte fonti
      rinnovabili, con poche eccezioni (lungi da me
      sostenere che per questo bisogna sostituire le fonti rinnovabili con il
      nucleare, sono utili entrambe).
      E’ interessante notare come il passaggio dell’arricchimento
      dell’uranio ove richiesto (l’attività di gran lunga più energivora di tutto
      il ciclo del combustibile nucleare) dalla diffusione alla centrifugazione
      (oggi quasi tutto l’uranio al mondo è arricchito in tal modo)
      abbia diminuito le richieste di elettricità da 2500 a 50 kWh per unità di
      lavoro separativo e come il trasporto del gas naturale liquefatto sprechi
      dal 30 fino al 50% del potere calorifico del combustibile tra le fasi di
      liquefazione (fino a 160 gradi sottozero) e trasporto del gas liquefatto a
      temperature criogeniche

      Ancora faccio notare come una delle miniere di uranio attive più povere al
      mondo, quella di Rossing in Namibia (vedi primo link) con un ore grade di
      appena centinaia di parti per milioni (0,035 %, oggi usualmente le miniere
      hanno ore grade dell’ ordine del % o di frazioni di %) abbia un ritorno
      energetico di più di 500 volte (elettricità prodotta dall’uranio ricavato /
      energia
      primaria investita nell’ estrazione e trattamento dell’ uranio)

      Inoltre, come ordine di grandezza, si tenga presente che per produrre un
      GWanno di elettricità si deve movimentare per il nucleare appena 150-200
      tonnellate di uranio (pochi mc di materiale), per i combustibili fossili
      invece milioni di tonnellate di carbone o petrolio o alternativamente
      miliardi di mc di gas

      Solo due ultime considerazioni a margine : 1) la Vattenfall in Svezia opera
      sia impianti nucleari che impianti da fonte rinnovabile, compresi
      solare, biomassa ed eolico : secondo loro meno di 3,5 grammi di CO2 per kWh
      (comprese le perdite di distribuzione dell’ elettricità) è la produzione
      dal nucleare, mentre 400 g/kWh dal gas in ciclo combinato e 700 g/kWh dal
      carbone (valori riferiti al solo potere calorifico dei combustibili,
      ovviamente, non al loro intero ciclo del combustibile) ; secondo altri, come l ‘IPCC è dell’ ordine dei 15-20 g/kWh, persino per un’ organizzazione anti-nuclearista come in Usa l’ union of concerned scientist riconosce che le emissioni di CO2 sono le stesse di fonti rinnovabili come l’ eolico,

      2) in più, è molto semplice anche con gli impianti esistenti o con le
      tecnologie
      attuali (quindi senza breeders o cose strane del genere) raddoppiare
      l’elettricitÃ
      prodotta per unità di massa di combustibile, a differenza dei combustibili
      fossili che
      possono solo farlo con miglioramenti della efficienza termica, che come noto
      ha limiti fisici e tecnologici pressocchè insormontabili

    3. Pietruccio scrive:

      Tanto perchè nessuno si faccia illusioni vorrei solo aggiungere che anche il bioetanolo, sopratutto se prodotto dal mais, presenta un bilancio energetico disastroso come conferma un articolo su “Le Scienze” di qualche mese fa (l’energia contenuta nell’etanolo è di poco superiore a quella del metano consumato per far fermentare la biomassa). Le altre rinnovabili sono più o meno in linea.

      Nel frattempo tutti “spendono e spandono” senza “remissione” (penso a cina e stati uniti in particolare…) e si inventano falsi problemi (le scorie nucleari) per speculare alla grande sui capriccetti di una popolazione viziata.

      Difficile capire dove stiamo andando. Ho paura che il motto di molti governanti sia quello della pubblicità “Life is now”: i guai se li cuccheranno i nostri figli (i problemi di Napoli su scala mondiale)! Nel frattempo demagogia a tutta manetta.

      Solo adesso mi rendo conto di quanto sbagliata fosse l’educazione che mi è stata data per vivere in questi tempi. Un’educazione che considerava positivi valori come l’onestà, la serietà, il lavoro ecc… è invece con gli atteggiamenti parassitari, l’irresponsabilità e le pagliacciate ben orchestrate sui media che si fa una montagna di soldi (le rinnovabili sono un affare, no?).

    4. Daniele scrive:

      In risposta al commento di Alessandro De Maida.

      La ringrazio per la spiegazione molto interessante. Le chiedo sepuò anche spiegare quali sono i flussi in uscita, in termini di materiale esausto e rifiuti, da una centrale nucleare e quali sono le modalità di smaltimento degli stessi.

    5. Alessandro De Maida scrive:

      Dunque, ogni anno una centrale da un GW (che funzioni sempre per 8760 ore all’anno) consuma dai 150 alle 200 tonnellate di uranio naturale; ora, o questo materiale viene arricchito a qualche per cento per produrre qualche decina di tonn di U leggermente arricchito o viene usato direttamente in reattori ad acqua pesante funzionanti ad U naturale (nessun arricchimento richiesto).
      Nel primo caso, valori tipici sono tassi di combustione 50 MWg (megawattgiorno = 24 mila kWh termici) per kg di U arricchio al 4,5%, nel secondo circa 7-8 MWg per kg di uranio.
      Nel primo caso, quindi occorrono 365/(50*0,35) = circa 21 tonn di U arricchito per 1000 MWanno di elettricità (con il 35% dell’ efficienza termica) che una volta “consumate” producono l’ 1% di plutonio e transuranici (vita media decine e centinaia di migliaia di anni), circa il 5-6% di prodotti di fissione a bassa o a lunga vita media come cesio, stronzio,iodio e tecnezio, il rimanente essendo uranio impoverito, ma ancora con arricchimento > 1%, quindi superiore del livello naturale

      Chiaramente, esistono tutta una serie di molto più voluminosi rifiuti radiaottivi a bassa o media attività che si producono nell’operazione dell’ impianto, diciamo qualcosa come 100 mc all’anno, compreso lo smantellamento della centrale stessa

      Sono essenzialmente due le strategie di stoccaggio delle scorie prese in considerazione: una è quella geologica in siti di profondità che garantisca il contenimento contro il rilascio futuro di prodotti radioattivi per periodi molto lunghi; l’altra è quella temporanea in siti superficiali appositamente ingegnerizzati (per es. in siti del demanio mlitare) che prevede di posporre al futuro una soluzione definitiva al problema delle scorie

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