PROGETTO MANHATTAN. Capitolo 1 - parte prima
21 Novembre 2006 di Marco Di MarcoDalla radioattivitĂ naturale alla pila di Fermi
Le vicende scientifiche che segnarono lââŹâ˘inizio della fisica nucleare e della meccanica quantistica, a partire dalle prime scoperte dei raggi X e della radioattivitĂ naturale, rappresentano uno dei capitoli piĂš affascinanti e complessi della storia della scienza.
In queste pagine, divise in capitoli e sottoparagrafi per esigenze editoriali, si ricostruisce, sinteticamente ma esaurientemente, tutta la vicenda che ruotĂ² attorno al disastro di Hiroshima e Nagasaki, le due cittĂ messe in ginocchio dalle bombe sganciate dagli Stati Uniti al termine della seconda guerra mondiale.
Per completezza, si inquadreranno dapprima, molto brevemente, questi fatti nel panorama teorico e sperimentale dellââŹâ˘inizio del secolo scorso, analizzando piĂš nel dettaglio le scoperte e i personaggi cruciali per la realizzazione delle bombe che segnarono, in maniera indelebile, la storia del mondo. Questo anche per rendere onore ad una generazione di fisici straordinariamente prolifica ed alla rivoluzione scientifica che essa ha realizzato.
In seguito, piĂš nel dettaglio, si parlerĂ del progetto Manhattan, dal punto di vista scientifico, storico, politico.
LââŹâ˘utilizzo delle testate nucleari era davvero necessario? E lââŹâ˘uranio utilizzato per la loro realizzazione, da dove proveniva? I nazisti erano davvero prossimi a realizzare anchââŹâ˘essi un ordigno nucleare? Che fine fecero gli ex ufficiali nazisti dopo la fine della guerra?A queste ed altre domande cercheremo di dare risposte, seguendo alcune ricostruzioni storiche recenti e scoprendo vicende ancora poco conosciute dal grande pubblico.
Capitolo 1: dalla radioattivitĂ naturale alla pila di Fermi
Il nucleo apre nuove vie: nasce la meccanica quantistica.
Nel febbraio del 1896 Henri Becquerel, conducendo studi sulla fluorescenza, si accorse che lââŹâ˘uranio, anche in assenza di fenomeni ad essa riconducibili, emetteva radiazioni nuove e sconosciute. La scoperta, avvenuta per caso quando lo scienziato ritrovĂ² lastre fotografiche impressionate da uranio contenuto in un cassetto, aprĂÂŹ le porte ad una vasta e prolifica serie di studi.
Subito dopo Becquerel, infatti, i coniugi Curie scoprirono che se lââŹâ˘uranio era puro emetteva radiazioni in misura minore, e conclusero che le impuritĂ dovevano contenere elementi ancora piĂš radioattivi: erano il polonio ed il radio.
Un grande protagonista della storia della radioattivitĂ , forse sottovalutato dal grande pubblico, fu senza dubbio Ernest Rutherford, il quale sbarcĂ² in Inghilterra alle dipendenze di un ancora giovane Thomson ed intraprese subito un lavoro sperimentale sul magnetismo prima e, dopo la scoperta di RĂÂśntgen, sui raggi X. Da qui, sulla scia del lavoro dei Curie, si dedicĂ² alla radioattivitĂ dellââŹâ˘uranio.
Fu Rutherford a distinguere i raggi ĂÂą e Ă² in base alla loro diversa assorbibilitĂ , e a giungere alla conclusione che i Ă² sono elettroni e gli ĂÂą nuclei di elio. Insieme a Soddy chiarĂÂŹ il concetto di probabilitĂ di decadimento di un atomo radioattivo ed effettuĂ² un lavoro sperimentale sulle particelle e sui nuclei di proporzioni enormi.
A lui si deve il primo tentativo, poi formalizzato meglio e ampliato da Niels Bohr, di giustificare una struttura planetaria per lââŹâ˘atomo, sebbene con calcoli classici.
Ancora, fu Rutherford ad identificare la prima disintegrazione nucleare, e giunse persino ad ipotizzare lââŹâ˘esistenza di una particella di massa uguale al protone ma con carica elettrica nulla (il neutrone), anche se non formalizzĂ² mai una teoria a questo proposito. Nel 1911 Rutherford incontrĂ² Bohr: da questo incontro il giovane Bohr trasse lââŹâ˘interesse per le particelle alfa ma, soprattutto, iniziĂ² a dedicarsi agli studi teorici sul modello dellââŹâ˘atomo, poichĂŠ il modello planetario, che affascinava il fisico danese, sembrava perĂ² contraddire la fisica classica (lââŹâ˘elettrone sarebbe dovuto cadere nel nucleo) sollevando notevoli interrogativi e problematiche.
La risposta a questi problemi stava nel quanto dââŹâ˘azione di Max Plank, e fu proprio Bohr a formalizzare questo aspetto, ipotizzando la discretizzazione delle orbite consentite (stati stazionari):
1) lââŹâ˘equilibrio dinamico dei sistemi in stati stazionari si puĂ² trattare con la meccanica ordinaria, mentre il passaggio da uno stato stazionario ad un altro non puĂ² esser trattato su questa base.
2) QuestââŹâ˘ultimo processo è accompagnato dallââŹâ˘emissione di una radiazione omogenea per la quale sussiste la relazione tra frequenza ed energia data da Plank:
W2-W1=hĂ½
Per muoversi in questo inesplorato terreno, Bohr propose un embrione di quello che oggi è il principio di corrispondenza: grazie a questi presupposti ricavĂ² raggi ed energie delle orbite e formulĂ² una teoria che venne suffragata, sebbene non fosse ancora completa, da numerose evidenze sperimentali. Siamo nel 1913.
Dopo la guerra, il suo lavoro e le conferme alle sue teorie resero Bohr un fisico celeberrimo, e lo condussero nellââŹâ˘Olimpo della fisica mondiale, ove conobbe Einstein (col quale divennero celebri le dispute sulla meccanica quantistica), Plank, Pauli e Heisenberg. Con questââŹâ˘ultimo, in particolare, si instaurĂ² un rapporto professionale importante e controverso, che influenzĂ² notevolmente la storia del progetto Manhattan.
Molti dei perfezionamenti alla teoria di Bohr vennero dalla Germania, in particolare Frank e Hertz (il nipote dellââŹâ˘Hertz che dĂ il nome allââŹâ˘unitĂ di misura della frequenza) mostrarono lââŹâ˘esistenza degli stati stazionari e studiarono il modo in cui gli elettroni, secondo le previsioni di Bohr, compiano salti da unââŹâ˘orbita ad unââŹâ˘altra. Stern e Gerlach rivelarono la quantizzazione spaziale e vennero formulati il principio di esclusione prima e lââŹâ˘esistenza del numero quantico di spin poi, entrambi per opera di Pauli.
Tra la Germania e la Danimarca, negli anni che vanno dalââŹâ˘20 al ââŹâ˘33 nacque la meccanica quantistica. LââŹâ˘Italia, tuttavia, divenne un centro di riferimento importantissimo nel panorama della fisica mondiale dopo lââŹâ˘avvento di Enrico Fermi, che a pieno diritto si puĂ² ritenere uno dei piĂš grandi fisici di sempre.
In realtĂ la meccanica quantistica venne formulata in tre maniere differenti: Heisenberg, assieme a Jordan e Born propose un legame tra la coordinata spaziale q e i momenti coniugati p:
pq-qp=h/2ĂâŹi
p e q per Heisenberg erano matrici, per SchrĂÂśdinger q era un numero e p un operatore, per Dirac erano particolari numeri che obbediscono ad unââŹâ˘algebra non commutativa. I risultati delle tre teorie sono i medesimi, anche se mostrarlo non fu proprio una passeggiata. Si deve ad Heisenberg anche il famoso principio dââŹâ˘indeterminazione: qualora si tenti di determinare allo stesso tempo velocitĂ e posizione di una particella si deve tener conto di una incertezza proporzionale alla costante di Plank che ne proibisce la determinazione al di lĂ di una certa precisione. Tale relazione si estende ad altre grandezze quantistiche che non commutano, ad esempio energia e tempo. LââŹâ˘importanza del principio di Indeterminazione per la fisica è enorme: sulla lapide di Heisenberg campeggia la scritta: ââŹĹGiace qui, da qualche parteââŹÂ.
Altri contributi importanti alla nascente teoria quantistica vennero ancora da Heisenberg, che risolse lââŹâ˘atomo di elio e da Dirac, il quale formulĂ² per primo una teoria relativisticamente invariante sebbene nel solo caso di spin Ă½.
Dopo questa breve introduzione storico-scientifica, nel prossimo paragrafo entreremo finalmente nel vivo della fisica nucleare, parlando della scoperta del neutrone, di Enrico Fermi e dei ragazzi di via Panisperna e della pila atomica realizzata nel 1942.