Rifiuti tossici e radioattivi in Basilicata - come è finita la vicenda de il settimanale “L’ Espresso”?
11 Giugno 2006 di AmministratoreSul giornale lucano “La Nuova Basilicata” del 9 giugno c’è un articolo di Giuseppe Cariglia in cui si riprende a distanza di un anno un argomento che nel giugno del 2005 fu oggetto di una grande inchiesta del settimanale “L’ Espresso” (del 9 giugno 2005, pag.34 e successive): alcune rivelazioni fatte da un boss della ‘ndrangheta su un presunto interramento di grandi quantità di fusti contenenti rifiuti tossici e radioattivi in Basilicata.
Nell’ articolo di Giuseppe Cariglia si afferma che nonostante le indaginie effettuate a tutt’oggi e a distanza di un anno da quelle rivelazioni non è stato rinvenuto nulla nel territorio indicato dal boss. Ed è per questo che lo stesso Giuseppe Cariglia si domanda se a questo punto se fosse vero o meno quanto detto dal boss.
Si ricorda infatti che l’ inchiesta de “L’espresso” (”Parla un boss - Così lo Stato pagava la ‘ndrangheta per smaltire i rifiuti tossici ” di Riccardo Bocca) si basava su un memoriale scritto da un ex capo della ‘ndrangheta (di cui però non si fa il nome per motivi di sidurezza di sicurezza) ora pentito e che era stato già in passato collaboratore di giustizia. Comunque tale memoriale nel giugno 2005 era materiale che doveva essere ancora vagliato dai magistrati.
Tale boss pentito della ‘ndrangheta aveva raccontato di una vicenda che avrebbe riguardato ben 600 bidoni contenenti rifiuti tossici e radioattivi provenienti dal centro Enea di Rotondella (in provincia di Matera) e di questi 500 fusti sarebbero partiti per la Somalia, mentre i rimanenti 100 sarebbero stati seppelliti in Basilicata.
Il boss disse anche che l’operazione di seppellimento in Basilicata fu fatta tra il 10 e l’11 di gennaio 1987 in località Coste della Cretagna, lungo l’ argine del fiume Vella (tra i comuni di Pisticci e Ferrandina; in provincia di Matera).
Dopo questa inchiesta giornalistica ci furono indagini (anche da parte dell’ Arpab e del Cnr) nella zona indicata dal boss.
20 Ottobre 2007 alle 20:49
Chi scrive è un ragazzo nato e cresciuto a Pisticci, il paese nelle cui vicinanze sono state probabilmente interrate le scorie.A diffrenza dei dubbi espressi nel vostro articolo io vorrei consegnarvi due certezze:1)Il numero dei morti per tumori e leucemie nel mio paese è impressionante ed è aumentato in modo esponenziale negli ultimi 15 anni. 2)la cosa piu’ impressionante è stata la velocità in cui la vicenda è stata rimossa,dimenticata per tutelare il turismo, o meglio la speculazione edilizia ad esso collegata.Ecco che ancora una volta la logica del “profitto selvaggio” ha trionfato.
20 Ottobre 2007 alle 21:27 Commento ufficiale dello Staff
salve giovanni
va precisato che nell’articolo sopra riportato facevamo riferimento in modo molto “neutrale” all’ articolo pubblicato su “L’ Espresso” senza nè sollevare dubbi nè far insinuazioni sulla validità del contenuto stesso dell’ articolo.
Dico questo solo per precisare che non è nostra intenzione fare informazione faziosa o altro: riportiamo semplicemente quanto già altri hanno detto\scritto.
Sperando che tu possa continuare a venire a trovarci sul sito, ti auguro un buon week-end. ciao
21 Ottobre 2007 alle 00:15
x Giovanni
Forse, tanto per renderti conto di quello che dici, sarebbe il caso di fare due contici di massima, così a livello di ordine di grandezza, in modo da dare una dimensione, anche solo qualitativa, alle affermazioni che fai.
La mortalità per tumori in Italia (dati Istat 2002, non sensibilmente diversi dai dati relativi agli anni precedenti: si trovano facilmente su internet) è molto variabile sia con l’età che col sesso e varia sensibilmente anche da regione a regione. Così ci sono regioni con tassi di mortalità per tumore superiore a 380 morti all’anno ogni 100′000 abitanti e altre, più fortunate, tipo la Basilicata, dove la mortalità è compresa fra 180 e 230: diciamo 200 per fissare le idee. Tradotto in probabilità questo significa che da quelle parti, in condizioni normali, la probabilità di contrarre un tumore in condizioni normali, cioè per l’uomo medio, è circa pari a 0.2% (la media in Italia si aggira intorno allo 0.3%)
Il rischi di contrarre tumore a causa della radioattività ad alte dosi (per le basse dosi ho già detto tante volte che tutto lascia pensare che non faccia niente) è di circa 1 tumore ogni 50-100 Sv.
Se, come dici tu, il numero di tumori nella tua zona è “aumentato in modo esponenziale”, senza quantificare, e attribuisci le cause alla radioattività, questo vorrebbe dire che la radioattività in quella zona produce delle dosi che, in media e col dato fornito sopra, sono in grado di produrre un rischio diciamo pari al numero di decessi per tumore in quelle zone in condizioni normali. Lasciamo perdere il fatto, poi, che una buona parte di tumori, al giorno d’oggi, li curano il che complicherebbe i calcoli, tanto a noi serve solo un dato come ordine di grandezza.
Per produrre un rischio di 0.2% di contrarre tumore (pari al rischio medio in Basilicata) serve allora una radioattività che fornisce una dose pari a circa 0.002*50 = 0.1 Sv/anno cioè 100 mSv/anno. Come termine di paragone si consideri che la radioattività naturale si aggira intorno ai 2 mSv/anno: anche questo è un dato variabile da posto a posto: qui in Trentino, che viene considerato un posto abbastanza radioattivo, lo strumento di cui dispongo, un Geiger, mi dà circa 1 mSv/anno.
In conclusione, se veramente la causa dell’incremento dei tumori fosse la radioattività vorrebbe dire che le scorie hanno prodotto un amento di almeno 50 volte la radiattività naturale (magari perchè si concentra in alcuni settori, o zone, o attività, o alimentari). Il dato dovrebbe essere, allora, facilmente individuabile anche con strumenti non molto sofisticati (un Geiger costa qualche centinaio di €).
Per contro, se non si rileva da qualche parte un netto incremento della radioattività rispetto al fondo naturale vuol dire che le cause dell’incremento dei tumori non sono da attribuirsi alla radioattività.
Si tenga conto che ho fatto proprio dei calcoletti di massima e che mi sono tenuto abbondantemente cautelativo. Fenomeni come quelli che descrivi al tuo paese sono, infatti, prodotti probabilmente da dosi che sono 1000 volte la radioattività naturale perchè nelle zone della terra dove si rilevano tassi di radioattività come quelli che ho appena calcolato non si registrano, in realtà, incrementi misurabili nel rischio di contrarre tumori. In Liguria, invece, in alcune provincie del Sud Piemonte e dell’Emilia Romagna (Ferrara), non ci sono depositi di scorie radioattive ma il rischio di tumore è circa il doppio che dalle vostre parti. Tutto dimostra che non è la radioattività che produce tumori in Italia, ma qui nessuno sembra accorgersene!
21 Aprile 2008 alle 11:55
Volevo solo dire a Pietruccio che lui considera percentuali nazionali senza considerare che la Basilicata è una piccola regione circondata da boschi e quasi del tutto priva di grandi industrie.Se permetti mi sembra palese che qualcosa che non va c’è.Anche nel mio paese,Sant’Arcangelo,negli ultimi anni c’è stato un enorme incremento di malati di tumori.
22 Aprile 2008 alle 18:43
Ho riletto il mio post e ho visto che non sono stato per niente chiaro. Purtroppo la stanchezza, e sopratutto la mancanza di tempo, mi costringono a scrivere i pensieri così come mi vengono in mente, senza pensarci su troppo. Me ne scuso e ci riprovo: vediamo se riesco a farmi capire.
La prima cosa da sapere è che radioattività NON è qualcosa di nascosto e misterioso che colpisce all’insaputa la popolazione inerme: si può misurare facilmente con strumenti comuni (dosimetri, contatori Geiger, alcuni sono anche pubblicizzati su un link di questo sito) che ormai costano quanto una buona calcolatrice e quindi sono accessibili a tutti. La radioattività funziona da tracciante ed è visibilissima e facilmente individuabile e misurabile.
La radioattività è una cosa naturale, tutto ciò che ti circonda è radioattivo, te compreso. Il sole, da cui traiamo la vita, non è altro che un immenso reattore nucleare (a fusione). La vita stessa è nata e si è sviluppata sulla terra con tassi di radioattività anche superiori a quelli che ci sono oggi.
La pericolosità dell’effetto delle radiazioni a basse dosi, come quelle naturali, è tutta da dimostrare, perché, anche se ci fosse, sarebbe talmente bassa da non essere misurabile. Se ti prendi la briga di andare sul sito dell’ISTAT dove riporta la distribuzione delle cause di decesso, vedrai bene che in Italia non c’è correlazione tra la radioattività e l’insorgenza di tumori: la correlazione c’è, casomai, con altre cose, di cui questo sito non si occupa.
Adesso fai attenzione ai numeri: le unità di misura che userò probabilmente per te non significheranno niente ma servono per fare delle proporzioni che aiutano a capire.
La radioattività naturale (volendo essere corretto, questo dato si chiama “intensità di dose”) in Italia varia, a seconda delle zone, grossomodo da 1 a 5 mSv/anno: per intenderci 5 mSv/anno è tanto e corrisponde alla radioattività che si misura adesso nella zona, tuttora interdetta, di 30 km intorno a Chernobyl. In Piazza S. Pietro si arriva a 7 mSv/anno e non è mai morto nessuno. Dove abito io, a seconda delle stanze, lo strumento indica una intensità di dose che va da 1 a 1.8 mSv/anno. Quella che ho citato è la radiazione ambientale. Altrettanta dose, anzi un po’ di più, la prendiamo attraverso la radioattività interna, le cure mediche, il sole e, soprattutto, i prodotti di decadimento del Radon che si fissano nei polmoni. Ogni notte, quando dormo tranquillamente nel mio letto, vengo colpito da circa tre miliardi di radiazioni (non è un dato teorico ma l’ho misurato con lo strumento messo in modalità Geiger-Muller, fatte le debite proporzioni). La dose media mondiale è di circa 3 mSv/anno ma ci sono zone tipo Ramsar (Iran) e Kerala (India) con valori medi sì pari a 10.2 e 3.8 mSv/anno, ma che presentano dei picchi rispettivamente di 260 e 35 mSv/anno, così come in alcune zone del Brasile si raggiungono i 50 mSv/anno: in nessun caso si nota una particolare predisposizione al tumore nella popolazione.
In conclusione si può affermare che la radioattività dà effetti sensibili (cioè misurabili) solo se presa ad altissime dosi: in quel caso, c’è il rischio di contrarre tumore. Quanto? Per i tassi che indichi tu, in modo qualitativo, si può parlare, sempre in modo qualitativo, di centinaia di volte la radioattività naturale cioè qualche centinaia di mSv/anno: sono valori assolutamente ben distinguibili che non lasciano adito a scuse, giustificazioni o coperture. Quindi, se vuoi avere la conferma che dalle tue parti hanno inquinato la zona con sostanze radioattive non fai altro che procurarti uno strumento come quelli che ho citato oppure trovi il modo di far fare delle misure da qualche ente pubblico che lo possiede tipo scuole, usl, arpa (Agenzia regionale per la prevenzione e l´ambiente). Se lo strumento a, diciamo, 50 km di distanza segna un valore (ad esempio quello di casa mia è 0.12 microSv/ora corrispondenti a 1 mSv/anno) e nel tuo paese non segna almeno 100 volte tanto (cioè 12 microSv/ora corrispondenti a 100 mSv/anno) allora vuol dire che la radioattività non centra assolutamente niente coi tumori di cui parli.
Non per deluderti, ma ti posso assicurare fin da ora, però, che non registrerai un dato del genere, perché, se così fosse, sarebbe talmente eclatante che il tuo paese sarebbe probabilmente invaso non solo da giornalisti ma anche da ogni tipo di controlli, con persone dei servizi ambientali vestite come nel film di E.T. che girano con strumenti di ogni tipo, e pellegrinaggi di ambientalisti antinucleari stile “pace verde” che inscenano le solite rappresentazioni, come dire, di arte circense, avendo trovato l’eden in cui amplificare al massimo il loro desiderio di teatralità.
Fai le tue misure e poi chiediti chi e perché ti ha inculcato questo ingiustificato terrore per tutto ciò che ha a che fare col nucleare. Siamo in un mondo in cui, mancando un qualche tipo di controllo sull’informazione e una qualche garanzia alla pluralità, sembra che abbia ragione solo chi grida più forte. Un buon vaccino a questa malattia, e in particolare alla mistificazione dell’informazione scientifica, la trovi in questi due divertenti articoli tratti al sito delle Scienze:
bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/...
bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/...
29 Maggio 2008 alle 09:30
egregi signori, Pisticci non è l’unica eccezione. Ecco comuni dove praticamente c’è un morto alla settimana (almeno il 50% è gente sotto i 40-50 anni): Rotondella, Policoro, Nova Siri, Tursi, Colobraro, Scanzano jonico, Montalbano Jonico…In totale non si arriva a 50.000 abitanti, e dove la presenza di altre fonti di inquinamento è praticamente nulla. Meditate…
29 Maggio 2008 alle 13:11
Rotondella, Policoro, Nova Siri, Tursi, Colobraro, Scanzano jonico, Montalbano Jonico…In totale non si arriva a 50.000 abitanti, e dove la presenza di altre fonti di inquinamento è praticamente nulla. Meditate…
Scusa, ma sei proprio sicuro che un morto al giorno solo per la radioattività? (spero tu abbia escluso i casi di vecchiaia o gli incidenti stradali)
Poi mi sorge il dubbio: allora a Bosco Marengo, Trino, Caorso ecc. oppure a La Hauge in Francia (depositivi di superficie delle scorie) dovrebbero essere già tutti morti o contaminati… Mah!….Meditiamo….
29 Maggio 2008 alle 16:27
Io volevo solo precisare per l’ennesima volta che non parliamo di scorie radioattive ma di rifiuti tossici, e della possibilità che vadano a finire nella falda acquifera.Spero si capisca perchè è quello il problema di cui dobbiamo preoccuparci
29 Maggio 2008 alle 16:32
Mi spiace Luca, non avevo capito.
Pensavo ti referissi solo e soltano alle scorie nucleari.
Saluti
31 Maggio 2008 alle 18:49
l’inspiegabile aumento di malattie tumorali devono avere certamente una causa scatenante e dopo aver letto di siti abusivi di materiali tossici di ogni genere sparsi nella nostra regione, mi viene il timore che anche nella mia zona di Maratea o comunque nel lagonegrese, c’è ne possano essere. Apparentemente da noi si respira aria ossigenata dai tanti boschi, si mangia ancora in maniera genuina, qualcuno ancora fa il suo orticello..
allora mi chiedo: non sarebbe bene fare qualche indagine sul territorio per verificare che non ci siano anche da noi rifiuti tossici regalateci da persone senza scrupoli di fronte a guadagni facili
Saluto tutti i corregionali. Marco
10 Ottobre 2008 alle 19:45