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Giancarlo Aquilanti - breve intervista al responsabile del nucleare Enel

15 Maggio 2006 di Amministratore

Sul “Corriere della Sera” di oggi c’è un articolo di Elena Comelli che contiene un’ intervista a Giancarlo Aquilanti non da molto a capo del settore nucleare dell’ Enel.

Ovviamente il discorso della discussione verte sulla partecipazione dell’ Enel alla costruzione del reattore di terza generazione (reattore epr) in Francia (a Flamanville, in Normandia), l’ acquisizione di quattro reattori in Slovacchia e altri due reattori da completare nella stessa Slovacchia.

Tra le altre cose Giancarlo Aquilanti afferma che “Dopo il referendum dell’87 in Enel siamo rimasti in pochi, non più di una quarantina. Al momento del referendum ero impegnato nella progettazione dei nuovi reattori che l’ Enel voleva costruire in diversi siti già individuati, come Trino Vercellese II o Avetrana in Puglia, ma sono stati bloccati dalla reazione popolare”.

Giancarlo Aquilanti, come detto, è stato nominato da poco come responsabile del nucleare Enel, che è composto da una squadra di ingegneri nucleari della “vecchia generazione precedente al 1987″ che è stata riorganizzata dalla fine del 2005 all’ interno dell’ Enel. Finora per il settore nucleare l’ Enel ha recuperato le risorse umane all’ interno della propria struttura ma è probabile che l’ Enel assuma nuove leve che attualmente lavorano all’ estero oppure che hanno da poco terminato gli studi nelle università di Milano, Torino, Pisa e Roma. La squadra di addetti al settore nucleare dovrebbe essere in totale composta da circa quaranta di persone.

Infine Giancarlo Aquilanti manifesta la sua soddisfazione della partecipazione di Enel nel progetto Epr.
Si ricorda che l’ Epr (European Pressurised Water Reactor, cioè “reattore europeo ad acqua pressurizzata”) nasce da un progetto franco-tedesco sviluppato fin dal 1992 da Siemens e Framatome-ANP (ora gruppo Areva). E in questo momento l’ Epr dell’ Areva rappresenta una delle tecnologie più avanzate per i nuovi reattori nucleari (sono reattori ad acqua leggera e con un miglior sfruttamento del combustibile) e dovrebbe diventare il nuovo reattore standard d’Europa. Il suo sviluppo è in avanti rispetto le altre due tecnologie concorrenti: il reattore Ap 1000 della Westinghouse e il reattore Vvr 1000 della russa AtomStryExport.



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  • 9 Commenti a “ Giancarlo Aquilanti - breve intervista al responsabile del nucleare Enel”

    1. Giuseppe Cornacchia scrive:

      Non sarebbe male organizzare anche gruppi di lavoro autonomi: la materia è davvero vasta e c’è possibilità di crescere costantemente per poi lavorare magari in proprio. Le fonti informative sono in gran parte reperibili tramite un uso intelligente di Internet, il resto è prassi politico-commerciale, buona pratica ingegneristica ed esercizio di lobby. Passa anche da qui il nuovo rafforzamento del settore in Italia: va bene recuperare le risorse disperse dopo il referendum, ma il futuro sono i giovani, la nuova generazione.

    2. Edoardo Trevisiol scrive:

      Tra i gruppi di lavoro se ne potrebbe proporre anche uno che si occupi di preparare e diffondere a livello nazionale materiale informativo che spieghi ed aggiorni costantemente l’opinione pubblica sui risultati raggiunti dalla ricerca (purtroppo quasi completamene svolta fuori Italia) in modo da dissipare inutili paure e consentire una scelta obiettiva nei confronti della risorsa nucleare. Rendere l’opinione pubblica edotta sui reali rischi legati all’uso del nucleare con le recenti tecnologie, gli attuali sistemi di sicurezza e le nuove prospettive riguardo il trattamento delle scorie richiederè un tempo altrettanto lungo rispetto al tornare competitivi da un punto di vista energetico a livello internazionale. Mi sembra impensabile impostare un lavoro di ricerca di questa portata senza l’appoggio dell’opinione pubblica che purtroppo è rimasta ferma alle immagini del 1986 ed è perciò facilmente influenzabile.

    3. Giuseppe Cornacchia scrive:

      Non sarebbe male un ufficio stampa attrezzato per combattere la guerra dell’informazione sui media (valga magari come proposta all’Associazione Italiana Nucleare). Un grosso problema sarà senz’altro “coinvolgere” la popolazione: pregiudizi ideologici a parte, non c’è dubbio che il business sia per pochi e molto molto grandi. Insomma, per il peggio del turbocapitalismo: multinazionali del settore + grandi erogatori di capitale. Voglio dire, non c’è la minima possibilità che gente comune possa inventarcisi un reddito, al contrario di altre fonti energetiche, per le quali i finanziamenti a pioggia ammortizzano a basso know-how intellettuale la povertà stagnante e consentono la sopravvivenza di numerose piccole aziende di montatori-installatori-progettisti. E’ questo un grosso ostacolo.

    4. Vincenzo Romanello scrive:

      Noi, nei limiti delle nostre possibilità , abbiamo continuato a lavorare con serietà ed in silenzio, facendo ricerca anche se stiamo in Italia (e pubblicando i nostri lavori a livello internazionale: es. http://www.nea.fr/html/science/meetings/ARWIF2004/6.02.pdf ), producendo un codice unico nel suo genere messo a disposizione della comunità internazionale nel database della NEA ( http://www.nea.fr/abs/html/nea-1735.html ) e pubblicando anche una serie di articoli divulgativi in merito ai temi riguardanti le scorie, i costi, la sicurezza, ecc. ( http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/gcir.htm ).

      Credo che se c’è l’entusiasmo e la buona volontà si possa continuare a lavorare comunque, anche se fra mille difficoltà …

    5. Giuseppe Cornacchia scrive:

      Un’altra questione sull’aspetto informativo, anche secondo quanto riferisce Aquilanti a proposito dei siti papabili bocciati dalle sollevazioni popolari. Bisogna tutti disporsi all’idea che, data la continua penetrazione delle forme di democrazia partecipata in materia di pianificazione territoriale e ambientale (esempio in voga: “Agenda 21″, dal livello planetario a quello nazionale a quello locale), risulta strategicamente errato calare decisioni dall’alto, come è accaduto nel caso di Scanzano. L’agguerrito ufficio stampa di cui sopra dovrebbe dunque non solo insistere sull’efficacia/efficienza tecnico-economica comparativa, che è un prerequisito indispensabile, ma soprattutto “ingentilire” il mostro che viene percepito a livello popolare. E’ un discorso culturale e di immaginario che, in tempi di non emergenza (come sarebbe invece un black-out che ci lasciasse al buio un mese), precede tutto il resto. Esiste gente nel nucleare in Italia che ha la percezione di questo tipo di necessità comunicativa e il potere decisionale per agire di conseguenza?

    6. Edoardo Trevisiol scrive:

      Sono andato a vedere i link proposti: direi che mostrano un elevato livello scientifico unito, mi riferisco al terzo link, alla capacità di rendere comprensibile anche a chi non opera nel vostro stesso campo (io mi occupo di fisica sanitaria e radioprotezione in ambito medicale) concetti interessanti e, spero, utili in tempi non biblici… Sicuramente questa è la strada da seguire e da incrementare. Buon lavoro.

    7. Edoardo Trevisiol scrive:

      Per quel che riguarda l’ormai ribattezzato “agguerrito ufficio stampa”, sono d’accordo sul fatto che molto probabilmente non si può prescindere da un confronto con l’opinione pubblica/enti locali ma l’ingentilimento del mostro deve passare anche da un aumento dell’informazione in possesso dell’uomo della strada… Questa è la parte veramente difficile. La gente prima del 1986 non si poneva in modo così negativo nei confronti del nucleare pur essendoci il timore innato nei confronti delle invisibili radiazioni, semplicemente ignorava tutto ciò che non la riguardava direttamene come avviene generalmene nei confronti degli altri processi di produzione di energia (basta poter accendere la lampadina alla sera). Dopo il 1986 nel pensiero delle stesse persone ci sono le immagini che tutti conosciamo (cfr SuperQuark et similia). Ovviamente a questo si uniscono campagne di informazione approssimative e, spesso, scientificamente scorrette (altrimenti non mi spiego il motivo per cui questo rifiuto a 360° sia una prerogativa italiana). Il problema è che cancellare questo shock dalla memoria collettiva è un azione quasi disperata, me ne accorgo lavorando tutti i giorni in medicina nucleare… l’unico modo forse sarebbe quello di coinvolgere chi è meno vincolato dai preconcetti ed in questo sono d’accordo con chi punta soprattutto sui giovani (scienziati e non) per una rilettura libera da vincoli e, soprattutto per proporre nuove soluzioni.

    8. Enrico Barberis scrive:

      Sono Ingegnere Meccanico ad Indirizzo Nucleare, desidererei entrare in contatto con Ing. Giancarlo Acquilanti

      possibilmente via e-mail

      mi potete aiutare? grazie

    9. Amministratore scrive:
      Commento ufficiale dello Staff

      Salve sig. Enrico Barberis,
      provi a contattare l’ ENEL via mail.
      Saluti.

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