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Alessandro Ortis (Authority energia) lancia un allarme prezzi elettricità

3 Aprile 2006 di Amministratore

Sul “Corriere della Sera” di oggi in un articolo di Elena Comelli con un’ intervista al presidente dell’ “Authority per l’energia elettrica e il gas” Alessandro Ortis, il quale lancia un “allarme prezzi elettricità” poichè l’energia sta diventando un punto debole del sistema Italia e auspica che il prossimo governo faccia qualcosa di concreto.

Alessandro Ortis, presidente dell’ Autorità per l’energia elettrica e il gas, esorta:
- ad una maggiore concorrrenza che si potrà avere solo con una maggiore liberalizzazione del mercato energetico riducendo il potere di mercato degli ex monopolisti
- a una “terziarietà della rete e degli stoccaggi” (oggi per esempio sono ancora quasi del tutto in mano all’ ENI le infrastrutture nel settore del gas e pertanto ogni altro operatore è costretto a utilizzare infrastrutture ENI)
- a una modifica del mix di fonti energatiche, con costruzione di nuovi rigassificatori per importare il gas liquefatto via nave



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  • 10 Commenti a “ Alessandro Ortis (Authority energia) lancia un allarme prezzi elettricità”

    1. frenk scrive:

      le turbine eoliche off-shore sono di competenza
      dello Stato Italiano pertanto una regione od un
      singolo cittadino come il sindaco di Gela non possono
      opporsi al volere di 60 milioni di italiani e mi
      rivolgo a di pietro vatti a studiare le leggi prima di
      prima di crederti il padrone delle acque territoriali
      italiane - sia ben chiaro che i parchi eolici off - shore
      se sono approvati dal governo sono inappelabili
      ritornando a di pietro o i tanti altri irresponsabili
      che si oppongono all’eolico marino dovrebbero pagare
      una multa per aver danneggiato l’impresa ed aver fatto perdere
      tempo prezioso che si riflette sull’economia del Paese
      se il governo non è in grado di risolvere il caro energia
      si deve dimettere se no sciopero ad oltranza fermiamo
      il Paese nord a sud .

    2. frenk scrive:

      ho calcolato che per soddisfare l’energia
      equivalente a petrolio ed energia elettrica consumata
      di tutti gli italiani ci vorrebbero 10 kw a
      persona in pratica basterebbero 6 mila mq. per
      dare energia a tutta l’Italia col fotovoltaico
      a film sottile ed i costi sarebbero inferiori al
      nucleare .
      si possono usare il silicio oppure il tellurio di cadmio
      ricordiamo che il cadmio è pericoloso per la salute
      umana se viene utilizzato da solo ma accoppiato col tellurio
      diventa innocuo …. avrei pensato di utilizzare una
      sostanza organica ad esempio la nicotina + cadmio
      e quindi nicotina di cadmio in sostituzione al tellurio elemento
      chimico molto costoso per abbattere i prezzi è fare
      l’arma vincente per il progetto emissione zero .

    3. Egisto scrive:

      in pratica basterebbero 6 mila mq. per
      dare energia a tutta l’Italia col fotovoltaico

      Perfetto avrei proprio 6.000 mq di terreno soleggiato da affittare… quella di farci energia per tutta Italia è un’idea veramente ganza…

      avrei pensato di utilizzare una
      sostanza organica ad esempio la nicotina + cadmio
      e quindi nicotina di cadmio

      Ottima idea, la nicotina fa benissimo alla salute umana, poi così invece di smaltirli ce li fumiamo…

    4. Edoardo scrive:

      ho calcolato che per soddisfare l’energia
      equivalente a petrolio ed energia elettrica consumata
      di tutti gli italiani ci vorrebbero 10 kw a
      persona in pratica basterebbero 6 mila mq. per
      dare energia a tutta l’Italia col fotovoltaico
      a film sottile ed i costi sarebbero inferiori al
      nucleare .

      Ti dispiace riportare i calcoli che hai fatto e che ti hanno portato alla conclusione che 6000 mq. di pannelli darebbere energia sufficiente a tutta l’Italia?

    5. Edoardo scrive:

      per Frank:

      a 2 giorni non hai ancora avuto la compiacenza di rispondere: aspetto ancora dettaglio dei tuoi calcoli coem richiesto nell’ultimo post…A meno che quello che hai detto non sia solo un’enorme (come credo) fandonia.

    6. Edoardo scrive:

      Visto che non hai risposta per i tuoi “calcoli” te ne fornisco una io, dopa aver sottoposto la tua ipotesi ad un Ingegnere:

      a parte il fatto che si parla di energia e poi si cita il kW, che invece è una misura della potenza (!!!), faccio notare che se si ricavano 200 W a mq, moltiplicato per 6000 fa poco più di 1 MW, ossia circa 1/40 000 esimo della richiesta nazionale (calcolando ‘a spanne’, ordini di grandezza). Quindi l’affermazione, per quanto mi riguarda, equivale a dire che ieri nel bosco ho visto i puffi blu!
      (V. Romanello)

    7. frenk scrive:

      gli italiani consumano si e no solo circa
      24 twh delle 324 twh in energia elettrica
      per abitazione le rimanenti 300 sono consumati
      dal terziario , agricoltura ed industria quindi
      la lampadina a basso consumo non risolve la
      terribile situazione degli alti consumi in Italia .
      Se i nostri governanti avranno buon senso cercano di
      fare risparmio energetico tra il terziario , agricoltura ed
      industria : prima di tutto le ferrovie non debbono
      essere tassate da ponti sullo stretto o dall’Alitalia
      per il semplice motivo che se la crisi petrolifera
      è un problema persistente gli italiani non sono ricchi
      abbastanza da potersi permettere di viaggiare a prezzi
      esorbitanti nè tanto meno le merci .
      trovo invece giusto che si dia una sistemata alle ferrovie
      per far viaggiare merci e persone con un minor consumo
      energetico quindi non tanto la lampadina a basso consumo
      ma ci vorrebbero ferrovie a minor consumo energetico .
      con una sistemata alle ferrovie potremmo sperare la
      realizzazione di treni a levitazione magnetica in grado
      di dare le stesse prestazioni di velocità degli aerei .
      per quanto riguarda l’agricoltura ad esempio in sicilia
      si spendono enormi consumi di energia per la irrigazione
      di piante che richiedono molta acqua mentre invece potrebbero
      benissimo essere coltivate piante come ulivo vite o fico
      d’india , ed allora il governo dovrebbe dare degli incentivi
      a bravi imprenditori che ad esempio creano una industria della
      mostarda che è un dolce fatto da fichi d’india incentiverebbe
      la coltivazione di fico d’india .
      infine per l’industria eliminiamo i rami secchi che sperperano
      energia faccio un esempio diminuire le industrie che producono
      azoto come fertilizzanti ed aumentare le tecniche diversificate
      faccio un esempio coltivi le ulive ? a novembre ottobre pianta
      le fave in cambio di mettere fertilizzanti , poi esistono nuove tecniche
      che vanno dai lieviti ecc… quindi il governo dovrebbe dare incentivi
      ad una maggiore distribuzione delle coltivazioni e degli allevamenti
      per il semplice motivo che le fave prodotte da quel contadino siciliano
      non vadino a finire negli allevamenti del veneto .

    8. Edoardo scrive:

      Al di là del tuo ultimo post (mi sembre che cerchi di cambiare argomento di discussione) a conferma dei tuoi errati (secondo me) calcoli sul solare, riporto alcune considerazioni, relativi ai suddetti, del Prof. di Fisica Pietruccio Soraperra:

      Naturalmente, sul nonsenso di Frank, vale quanto detto da Vincenzo. Per puro “edonismo scientifico” vediamo alcune considerazioni e associazioni che si possono fare fra le grandezze fisiche in gioco.

      Alcune premesse:
      - Non mi pare del tutto corretto, quando si parla di pannelli fotovoltaici, ragionare in termini di kWp (chilowatt di picco) in quanto la grandezza non segue la fisica del fenomeno essendo un valore che “produrrebbe il pannello se …” mentre sarebbe più logico arrivare a calcolare quanto produce un pannello andando a vedere quanto arriva, quanto vale la componente diffusa, quanto quella diretta, con che angoli, con quale rendimento viene trasformato il tutto in energia utile all’uscita dall’inverter. I kWp generano confusione in chi è poco addentro nelle questioni legate all’energia e illudono la gente: ad esempio, dopo l’annuncio di questi giorni che l’Italia avrebbe raggiunto i 140 MWp installati nel 2008, tutte le persone con cui ho parlato erano convinte che si trattasse di potenza effettivamente generata e confrontabile con quella, che so, di un impianto termoelettrico o idroelettrico. Oltretutto ho notato che la quantità di 140 MWp viene percepita come molto importante, quasi decisiva, in relazione all’approvvigionamento energetico nazionale, mentre, in realtà, si tratta di una quantità assai modesta, se si pensa che sono valori “di picco” (cioè non reali) e che per le centrali “serie” si parla di mille e più megawatt. Il fatto è che sono poche le persone che (per mestiere) sono abituate a dare un senso ai numeri che leggono nell’ambito della tecnologia: i più deducono la reale entità di una grandezza fisica dal tono del discorso. E’ chiaro che in questa situazione ha buon gioco chi argomenta nella maniera “della pubblicità” e non chi cerca di impostare il discorso in termini un po’ più scientifici. Per evitare stupide polemiche (qualche mese fa un, chiamiamolo fotovoltaista, mi ha preso in giro perché impostavo il discorso in termini di superfici, rendimento, irraggiamento… chissà, forse era Frank???) ragionerò anch’io in termini di kWp piegandomi alla cultura dominante (quella commerciale) che permea (e distrugge) il mondo in questo sfortunato periodo storico.

      - La superficie necessaria a generare un kWp dipende dal rendimento che è piuttosto variabile col tempo, con la temperatura e col tipo di pannello e che può andare, in opera, dal 6% al 16% (a me risultano questi valori: si accettano volentieri valori più precisi) per pannelli che vanno al tipo amorfo al mono- o poli-cristallino. Assumendo un valore ragionevole del 12.5% si può dire che ci vogliono circa 8 mq di pannelli per fare 1 kWp. Per i pannelli ad alto rendimento tipo il SuntoGrid, si parla anche del 40-50% (2 mq per kWp) ma è tutto da realizzare e bisognerà vedere l’impatto del sistema di microspecchi o altri sistemi di concentrazione (Boeing) quale effetto avrà sull’effettivo “costo” dell’impianto montato in opera.

      - Ragionare in termini di potenza elettrica con una energia intermittente non ha senso perché l’unico conto possibile per determinarne la dimensione minima, in assenza di un sistema di accumulo, sarebbe quella di dimensionarlo per l’istante più severo, cioè quello che produce meno energia se rapportata a quella consumata: ma siccome per diverse ore della giornata il sistema FV non produce niente, neanche una superficie infinita di pannelli riuscirebbe a soddisfare le esigenze minime dell’utenza. In ogni caso il FV può solo essere un’energia “integrativa” (come dice Vincenzo) che si appoggia a una rete robusta che funziona di per sé e di cui non può che rappresentare una frazione limitata. Interessante notare, sull’ultimo link fornito da Egisto, che queste energie, rinnovabili ma irregolari, “forzano” gli impianti termici che si affacciano alla rete, costringendoli a lavorare lontano dal loro massimo rendimento, al punto da eliminare, di fatto, i vantaggi sul risparmio di CO2 immessa in atmosfera: alla fine, cioè, la CO2 prodotta è la stessa di quella che si produrrebbe senza quel tipo di rinnovabili (a meno di non compensare l’irregolarità con l’idroelettrico). Oltretutto avere potenze intermittenti per alimentare utenze sparse su superfici dell’ordine di una nazione, dove i consumi possono essere dislocati anche a migliaia di km dalla fonte che in quel momento funziona e che segue un andamento statistico, richiede una rete iperefficiente (mi pare che la Germania sia in difficoltà su questo punto).

      Fatte queste premesse, possiamo partire con un calcoletto.

      La potenza consumata dagli italiani è molto variabile sia durante le ore del giorno, sia da giorno a giorno, durante il corso dell’anno. Se si guarda i grafici di Terna si vede che il massimo, nel 2008, si ha per un valore intorno ai 55.000 MW e, durante il giorno, si hanno variazioni che possono arrivare anche a 23.000 MW (circa). Siccome in Italia siamo circa 60 milioni, al massimo, il consumo per abitante vale 55.000.000 kW/60.000.000 = 0,92 kW (poco no? Meno dei 10 kW di cui parlava Frank).
      Naturalmente questo NON significa, in termini di FV, che basterebbero 0,92 kWp per abitante. Il calcolo potrebbe essere fatto solo se si immagina che esistano dei sistemi di accumulo. Immaginiamone uno perfetto su base giornaliera (un sistema che non disperde energia e l’accumula quando viene prodotta, liberandola quando serve): l’energia consumata nel giorno più “scalognato” potrebbe essere intorno ai 1.100 GWh (potenza media 46 GW) e potrebbe verificarsi a dicembre, come nel 2007, periodo in cui c’è poco irraggiamento solare (a me risulta che potrebbe essere anche solo un 30% della media) per cui, ragionando in termini di kWp, bisognerebbe considerare che il pannello è come se lavorasse 1,1 ore a pieno regime (e poi niente): in definitiva servirebbero 1,1*10^9kWh/1,1h = 10^9 kWp, cioè 16,7 kWp per abitante, che in termini globali significa 8 mq/kWp * 10^9kWp = 8000 kmq (cioè 8 mila chilometri quadrati di pannelli fotovoltaici).

      Frank parlava di 6000 mq, e di 10 kW: a parte l’aver confuso i “kW” coi “kWp” e i “mq” coi “kmq”, i valori sono un po’ inferiori perché probabilmente lui si riferiva alla media annuale con valori di rendimento un po’ più bassi dei miei. In quel caso (su base annua) il calcolo, a me, risulta così: il fabbisogno italiano ammonta a 340 TWh e le “ore equivalenti” di funzionamento dei pannelli in un anno ammontano a 1300, per cui sarebbero necessari 340*10^9/1.3*10^3 = 260*10^6 kWp forniti da 260*8 = 2100 kmq di pannelli, che corrispondono a 4.3 kWp per abitante. A parte il fatto che è impensabile accumulare per l’inverno l’eccesso di energia fornita dai pannelli d’estate (quindi i calcoli che hanno un po’ più senso sono i primi) bisognerebbe pensare che con dimensioni di questo tipo (migliaia di kmq: una percentuale non trascurabile del territorio italiano, di 301.338 kmq, con tempeste, polveri ecc…) una parte di pannelli sarebbe senz’altro indisponibile per guasti o manutenzione e che un qualunque sistema di accumulo perderebbe comunque una parte dell’energia: ad esempio quello proposto di recente, con produzione di idrogeno e successiva riconversione in energia elettrica, avrebbe un rendimento intorno al 35% (la novità sta nel fatto che queste “batterie” sarebbero prodotte con materiali “poveri” e quindi abbinabili a ciascun pannello). Ammettendo, allora, un 5% di indisponibilità e un 35% di rendimento del sistema di accumulo risulterebbero realisticamente (8000/.95)/0.35 = 24.000 kmq (cioè il 7,9% del territorio Italiano che, sia chiaro, è una misura astronomica). Si potrebbe osservare che corrispondono a 3*10^9 kWp in totale pari a 50 kWp per abitante e, considerando che gli edifici in Italia sono 11 milioni, si ottiene un valore pari a 24*10^9 mq/11*10^6 = 2.180 mq per ogni edificio. Mi ricordo che in un post di qualche tempo fa un fotovoltaista diceva che “loro” hanno fatto i conti e che basterebbe mettere abbastanza pannelli sugli edifici per coprire il fabbisogno nazionale di elettricità. Ai ritmi di produzione del 2008 (140 MWp cioè 140.000 kWp) sarebbero necessari 3*10^9/1,4*10^5 = 21.400 anni (il tempo necessario a “disinnescare” le scorie radioattive).

      Il tutto nell’ipotesi che esista un sistema di accumulo almeno giornaliero (che, a oggi, non c’è).

      La pretesa poi di coprire anche le altre esigenze energetiche che (uniformando le unità di misura e tenendo conto che l’Italia consuma 200 tep pari a circa 2300 TWh di cui 700 destinato alla produzione di queli 340 TWh di energia elettrica di cui sopra) ammontano a 1600 TWh porterebbe (qui bisogna pensare a sistemi di accumulo annuali) il fabbisogno di pannelli a 1600*10^9/1300 = 1,23*10^9 kWp che coprirebbero altri 10.000 kmq, sempre nell’ipotesi di sistemi di accumulo perfetti, e circa tre volte tanto, 30.000 kmq (10% dell’Italia) ipotizzando il solito sistema a idrogeno (ammesso che regga).

      Che problema c’è!

    9. frenk scrive:

      caro Berlusconi io abito in Sicilia è sono
      decisamente contrario al ponte sullo stretto
      di messina o meglio al mega progetto presentato
      dal governo , ma siamo impazziti ?
      chi deve pagare le ferrovie dello stato ?
      in pratica il governo vuole scaricare alle ferrovie
      i debiti del ponte e dell’alitalia senza guardare
      che le ferrovie riescono, se sono efficenti, a dare consumi
      di energia ridotti e minor spesa delle merci che
      viaggiano : quale motivo spinge i nostri governanti
      a preferire il commercio su gomma se il petrolio
      sale a prezzi esorbitanti e sappiamo che continuer
      a salire .
      si tratta di un suicidio collettivo andranno in crisi
      i produttori ed i consumatori si vedranno triplicare
      i prezzi .
      ed allora io esorto la popolazione italiana di
      indurre il governo a non mettere tasse sulle
      ferrovie ed di fare un progetto di ammodernamento
      basato sul MagLev per far viaggiare ad alta velocit
      gli italiani -
      per quanto riguarda il ponte si potrebbe optare
      per un microponte largo sufficente per una linea ferroviaria
      a due campate e costerebbe di meno di comprare una barca per
      8 famiglia .
      non è necessario un ponte largo kilometri per far sbandierare
      con le auto blu i nostri governanti .
      un ponte con una linea ferroviaria potrebbe far passare le persone
      comodamente e ci sarebbe più sicurrezza del controllo antiterrorismo .
      infine faccio un esempio con un MagLev Messina Catania un abitante
      DI Reggio o Messina , considerando il microponte costruito , in 15
      minuti da Reggio siamo a Catania e si brucia meno energia .

    10. renzoriva scrive:

      Che ne dici se proponessi il ritorno

      “ai bei tempi dell’età prima della pietra?”

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