Renato Angelo Ricci - chi sono gli scienziati di Prodi?
1 Dicembre 2005 di AmministratoreSu “Il Giornale” del 30 novembre è apparso un articolo di Renato Angelo Ricci (Presidente Onorario Società Italiana di Fisica), il quale contesta le recenti dichiarazioni di Romano Prodi contro il nucleare.
Renato Angelo Ricci afferma che la maggioranza degli scienziati italiani e internazionali valuterebbe in modo positivo l’ uso civile del nucleare e sono voci diverse e autorevoli: fisici all’ interno di istituzioni quali l’ Infn, l’ Enea e il Cnr e associazioni scientifiche come “Galileo 2001 per la libertà , e la dignità della Scienza” e la “Società Italiana di Fisica”.
Pertanto, da quanto detto sopra, nella parte finale dell’ articolo Renato Angelo Ricci quasi si domanda di chi siano i pareri dei “non meglio specificati scienziati” che Romano Prodi ha preso in considerazione per escludere l’ opzione nucleare.
20 Dicembre 2006 alle 14:38
L’ on. Romano Prodi evidentemente non ha chiesto consiglio a degli scienziati in particolare , ma sicuramente ha preso in considerazione il parere dell’on. Pecoraro Scanio dei verdi che fanno parte della coalizione di governo di cui l’on. Prodi ha molto bisogno per sostenere il governo , quindi possiamo dire addio al nucleare . ” VIVA IL NUCLEARE ” , ciao a tutti.
7 Maggio 2007 alle 11:19
Faccio parte del nascente movimento ambientalisti – carmine del prete –
e-mail : ambientalistiliberalcampania(chiocciola)yahoo.it –
interessato a studiare per sbagliare meno, e per collaborare di più, con i “nemici†scienziati.
Devo cercare di conoscere e studiare le varie tesi ESA/IPCC tecnico/politiche a sua volta ancora oggetto di studio.
Di sicuro sono vicino ai vostri giudizi tecnici/politici, da cui attingerò i miei piccoli studi.
25 Luglio 2007 alle 09:45
Mi riferisco all’articolo pubblicato sull’AVANTI del 30 ottobre 2004 che ho avuto modo di leggere solo ora, concordo su tutto ma debbo far notare, al capoverso quarto del punto 4 che, la superficie di 200 ha destinate al fotovoltaico può produrre in un anno non l’equivalente di quanto può produrra una centrale termica da 1000 MW di potenza (8000 GWh).
Con gli attuali rendimenti di conversione dei pannelli fotovoltaici, la produzione annua media in Italia è dell’ordine di 1200 kWh per kW installato, ovvero circa 10 mq di pannelli.
Con questo presupposto, per produrre la stessa energia ci vorrebbero 66 kmq. di pannelli fotovoltaici.
Per quanto attiene all’eolico, bisogna tener conto che la superficie che interessa una macchia è di poche centinaia di mq, e che il resto del territorio è disponibile per l’agricoltura e la pastorizia.
Senza tener conto delle difficoltà della rete ad accettare elevate potenze variabili che potrebbero scombussolarene la stabilità .
25 Luglio 2007 alle 12:45
L’esempio riportato, come del resto tutto il sito in questione (e ce ne sono molti così), parla da solo.
Curiosa, poi, l’ aggiunta del guadagno relativo al costo “evitato” della stessa energia prodotta già venduta (?)…
26 Luglio 2007 alle 12:54
Gli interventi sopra sugeriscono due calcoletti che portano a una considerazione interessante.
Premetto che l’energia del sole, pur essendo moltissima, è diffusa, e poco si presta ad essere raccolta con impianti di concentrazione tipo le centrali elettriche che devono necessariamente esporre ampie superfici alle condizioni atmosferiche il che aumenta il rischio di danni (basta pensare a una forte grandinata) e richiede notevoli sforzi di manutenzione (le nuove tecnologie, tipo il vetro autopulente, che dovrebbe ridurre un po’ quest’ultima esigenza, direi che non cambiano sostanzialmente i termini del problema: nel caso, ad esempio, dei sistemi autopulenti, ammesso che siano applicabili, bisognerebbe vedere quanta energia viene persa per assorbimento e/o riflessione dallo strato catalitico che viene depositato sul vetro).
La cosa più logica è, allora, ricavare energia in modo altrettanto diffuso ad esempio sui tetti delle case, utilizzando quindi una superficie già occupata e affidando alle singole persone il compito di tenere in efficienza il proprio impianto: si sostituisce così uno sforzo enorme che dovrebbe essere fatto in una singola centrale con uno piccolo piccolo fatto da parte di milioni di persone.
Adesso facciamo un esempio sulla base di pure ipotesi senza la pretesa di prevedere uno scenario veramente realizzabile ma solo per capire le reali dimensioni in gioco.
Gli edifici in Italia (dati ISTAT 2001) sono circa 11 milioni di cui circa 7 milioni da una sola abitazione. Immaginando di montare, in media, su ogni edificio un impianto da 24 mq, come quello citato nel link sopra, si potrebbero ricavare in un anno (Umberto Foli sopra stima 120 kWh all’anno ogni metro quadro)
11*10^6 * 24 mq * 120 kWh/mq = 32*10^9 kWh,
cioè un’energia 32000 GWh
che rappresenta il 10% circa del fabbisogno Italiano di energia elettrica (un po’ meno di quello che importiamo dall’estero, il corrispettivo di 2.5 centrali nucleari EPR da 1600 MW o se si vuole di quattro grosse centrali termiche da 1000 MW): non è una cifra trascurabile, è un’importante contributo, ma, è altrettanto chiaro, che non rappresenta una soluzione per i problemi energetici della nazione, soprattutto in vista del prossimo rincaro dei prezzi dei prodotti petroliferi.
Ci sono tuttavia molte controindicazioni a una soluzione di questo genere. Si tenga presente che:
- se lo stato mantenesse gli incentivi di 45 cEuro circa per kWh si troverebbe a spendere circa 15 miliardi di euro all’anno (l’equivalente di una finanziaria)
- all’ipotesi fornita corrisponde una superficie in pannelli di 264 km quadrati (quindi si tratta di una superficie smisurata di pannelli che andrebbe prodotta);
- l’energia citata di 32000 GWh corriponde a 2.7 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio) mentre il fabbisogno italiano corrisponde a circa 200 Mtep per cui 264 kmq di pannelli rappresentano circa l’ 1.4%, una cifra decisamente piccola;
- a seconda del tipo di pannello e di come e dove viene montato, ragionando solo in termini di energia, il bilancio va in pari dopo alcuni anni, tipicamente da 2-3 se sono pannelli di silicio amorfo e 3-6 se sono mono o multi cristallini (fino a quel momento l’energia prodotta dal pannello è inferiore a quella che è stata spesa per costruirlo e montarlo)
- l’energia reale prodotta dal pannello corrisponde a circa 1.2% di quella incidente del sole in condizioni standard di 1 kW/mq (un metro quadro di pannello in silicio amorfo, che ha rendimenti tipici del 6% circa, non produce 1 kW * 24*365 ore/anno = 8760 kWh in un anno ma, tenendo conto che alle nostre latitudini l’rraggiamento solare è, in media tutto considerato, solo di 200 W/mq pari a 0.2 kW/mq, si ottengono grossomodo, in media, 0.2 kW*24*365 ore /anno*0.06 = 105 kWh pari appunto alla percentuale sopra citata dell’1.2%).
La ovvia conclusione di quanto detto sopra è che un’energia come quella del fotovoltaico, per quanto significativa, non è adatta a sostituire il petrolio o il gas o il carbone. In definitiva non ha senso parlare di fotovoltaico quando si parla di energia nucleare perchè quest’ultima si configura come valida alternativa alla sostituzione in molti settori proprio dei combustibili fossili. E’ chiaro, infatti, che l’Italia, vista la drammatica dipendenza dall’estero, dovrebbe puntare sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico il più possibile ma è anche chiaro che da questo tipo di interventi non si può certo sperare in un apporto che superi una qualche decina di punti percentuali del fabbisogno energetico.
Paragonare una qualche rinnovabile al nucleare, o ai combustibili fossili, corrsponde a paragonare una bicicletta con un treno: certo entrambe servono per muoversi ma una nazione non può mica dire non faccio più i treni perchè tanto ci sono le biciclette…
1 Settembre 2007 alle 11:08 Commento ufficiale dello Staff
ATTENZIONE
SI STA PROVVEDENDO A REINTEGRARE ALCUNI COMMENTI DI LUGLIO CHE ERANO ANDATI PERSI.
24 Giugno 2008 alle 11:05
Ci troviamo di fronte ad una grave crisi energetica, difficile da risolvere; è un dovere degli esperti elevare il livello di consapevolezza nei cittadini. Da questa crisi potrà derivare un enorme danno per l’umanità : secondo Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute, c’è in gioco il futuro, l’attuale inflazione è un sensibile campanello d’allarme. Non dobbiamo però trascurare che, nelle libere democrazie di questo mondo,”la volontà politica” è una fonte d’energia rinnovabile.
A metà anni ‘90, venni a conoscenza da un rapporto riservato dell’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries); in esso si prefigurava che, il costo del petrolio sarebbe arrivato, a fine 2006, a 100 USD/bl, indagai quanto di vero fosse stato detto in proposito, con così largo anticipo. E’ sotto gli occhi di tutti che, essi avevano ragione, non a caso queste strategie occulte evolvono con un preciso scopo: dare un chiaro segnale, alle nazioni dipendenti dai combustibili fossili.
“Se è diventata oramai opinione diffusa che, non ha più senso puntare sull’energia da combustibili fossili, come anche la comunità scientifica sostiene, i politici devono impegnarsi per dare valide alternative. “Non dobbiamo però dimenticare che gli obiettivi che noi europei ci prefiggiamo di raggiungere entro il 2020, ossia una riduzione del 20 per cento di emissioni di CO2 , il ricorso per il 20 per cento a energie rinnovabili e l’introduzione di un 10 per cento di biofuel, sono molto ambiziosi e il resto del mondo non è disposto a seguirci in questa corsaâ€, dice Vincenzo Artale climatologo dell’Enea, esponente italiano all’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc).
Il greggio oggi si è attestato intorno ai 135 USD/bl e salirà ad oltre 200 USD/bl, pochi ne parlano. Una risposta concreta a questa premessa viene da un ex ricercatore dell’JRC -The Joint Research Centre: - ha messo a punto una tecnologia virtuosa a basso costo per la raccolta massiva di energia termica prodotta dalla luce naturale, con utilizzo diretto tramite pompa di calore (PdC riscaldamento raffrescamento) e stoccaggio della stessa in termopozzo, per il prelievo nelle ore notturne; una nuova tecnologia, con diversi approcci, anche in Olanda. Esistono due impianti dimostrativi visitabili in Italia, con eccellenti risultati: in Lombardia Milano-RHO e in Friuli-Pordenone Sacile.
Il futuro italiano per l’E.E. di potenza è nel Nucleare Sicuro. Uniti si vince! - Non sono uno scienziato ma mi ritengo la persona più informata in merito a questa difficile situazione che, seguo giornalmente con molta attenzione. La mia cultura professionale ha radici nelle Scienze Naturali, da oltre venti anni, propongo incontri e progetti sulle Nuove Tecnologie, idonei al miglioramento delle condizioni ambientali e occupazionali. M’interesso di risparmio energetico e di energia pulita da idrogeno e rinnovabile, sostengo il Wireless come applicazione indispensabile per rendere meno costosa l’Energia elettrica. Sono favorevole alla diffusione dell’energia atomica sicura: l’unica competitiva e rispettosa dell’ambiente. Nel 1987, ho partecipato alla campagna referendaria, condividendo la visione indiscutibile del Professore Mario SILVESTRI, padre del Progetto CIRENE, per il mantenimento delle Centrali Nucleari sul territorio italiano.
Condivido al duecentopercento il rapporto documentato del Professore Angelo RICCI, presentata a Torino il 7 Marzo 2008 e pubblicata dal CIDAS.(L’Energia Nucleare nel contesto Energetico-Ambientale).
Mentre resto perplesso di fronte al no al nucleare sottoscritto da oltre mille e duecento ricercatori e docenti universitari: le ragioni dei firmatari sono spiegate in una lettera aperta al presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, dove si chiede che il governo prenda in considerazione una maggiore collaborazione tra scienza e politica perché si arrivi insieme alla migliore soluzione del problema energetico.
L’appello è stato promosso da un comitato di tutto rispetto, presieduto dal Professore Vincenzo BALZANI, uno dei chimici più accreditati presso la comunità scientifica internazionale, ora a capo del Photochemistry and Supramolecular Chemistry Group dell’Università di Bologna: “In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionaleâ€, hanno dichiarato i ricercatori, “abbiamo sentito il dovere di esprimere la nostra opinioneâ€.
Alla vigilia della discussione del governo sulle centrali nucleari si chiede di non considerare l’atomo come la soluzione del problema dell’energia in Italia, ma di essere lungimiranti e utilizzare le risorse per sostenere le fonti rinnovabili. La necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari sono le motivazioni principali elencate nella lettera.
24 Giugno 2008 alle 11:13
Correzioni successive apportate:
Condivido al duecentopercento il rapporto documentato del Professore Angelo RICCI, presentato a Torino il 7 Marzo 2008 e pubblicato dal CIDAS.(L’Energia Nucleare nel contesto Energetico-Ambientale).
26 Giugno 2008 alle 11:21
L’appello è stato promosso da un comitato di tutto rispetto, presieduto dal Professore Vincenzo BALZANI, uno dei chimici più accreditati presso la comunità scientifica internazionale, ora a capo del Photochemistry and Supramolecular Chemistry Group dell’Università di Bologna:
un chimico ma non un fisico o ingegnere nucleare…
14 Agosto 2008 alle 09:30
Salve a tutti riporto un ragionamento che ho letto poco fa, ve lo linko
indipendenza.lightbb.com/politica-italiana-f2/disinformazion...
Non so quanto ci sia di fisicamente corretto in quanto dichiarato ma le argomentazioni riportate valgono ben una lettura.
Premetto che io sono uno che ha appena installato 5,7 kwp di fotovoltaico sul proprio tetto di casa.
Ritengo che la giusta via sia un mix di fonti e risorse quanto più diversificato possibile, con alla base un nucleare ben gestito. Stesso ragionamento vale per ogni azienda: occorre diversificare le fonti di reddito non avere un solo unico grande cliente… e se ti abbandona? Proprio come succederà al petrolio (non prima di essere salito alle stelle e averci procurato una quantità spropositata di tumori - a proposito non ho mai sentito parlare di costi sociali quando si paragonano i Mw/h prodotti con una o con l’altra fonte energetica… se qualcuno ha questi calcoli alla mano li può fornire?)
grazie a presto!
16 Settembre 2009 alle 09:25
Premetto che sono un estremo fautore di energie da fonti rinnovabili ed alternative.
Potrei commentare molte affermazioni ma mi limiterò a sottolineare alcuni punti quasi mai discussi circa l’utilizzo del nucleare come fonte energetica:
1) Non mi pare si risolva gran che la dipendenza da paesi esteri visto che in Italia non abbiamo uranio. Si sposta soltanto il problema dall’attuale fornitore (di petrolio) al futuro fornitore (uranio).
2) Non si risolve il problema della fonte “finita” di energie in quanto anche l’uranio (come e più del petrolio) è una fonte finita e si esaurirà prima o poi e, considerando i costi di estrazione da localizzazioni più profondi, ci ritroveremo in meno di un secolo (fonte CNR) con il nuovo problema di approvvigionamento energetico.
3) Si producon scorie che possono essere a)trattate per renderle non radioattive (o comunque con radioattività molto ridotta) ma utilizzando una energia maggiore di quella prodotta dalla fissione (molto intelligente) b) stoccate in “idonei siti” con in definitiva la creazione di location off-limits per un periodo immenso (4000 anni è il tempo di dimezzamento, non di spegnimento della radioattività di alcune scorie radioattive”); sempre sperando (perché il movimento delle zolle tettoniche non è che sia proprio una equazione…)
4) Tizio e Caio (Trizio e Deuterio) non è che siano poi così diffusi….
So’ bene che l’energia solare (come quella idroelettrica, eolica, quella delle onde ecc) sono energie diffuse e scostanti; più o meno come le piogge.
La soluzione proposta mediante il nucleare equivale però alla creazione ideale di 3-4 acwuedotti che derivano l’acqua per 60 milioni di persone. Qualunque idraulico direbbe che non è molto inteligente.
Buona giornata
16 Settembre 2009 alle 18:59
Non mi pare si risolva gran che la dipendenza da paesi esteri visto che in Italia non abbiamo uranio. Si sposta soltanto il problema dall’attuale fornitore (di petrolio) al futuro fornitore (uranio).
L’Italia è povera di materie prime così come anche altri paesi. In questi casi si cerca di diversificare tantissimo le fonti: è quello che dobbiamo fare anche noi al più presto, invece di precludere ideologicamente l’utilizzo dell’atomo. I tempi dei combustibili fossili a buon mercato (salvo speculazioni) mooolto difficilmente ritorneranno.
Inoltre un discorso è rifornirsi da paesi ove l’equilibrio politico è molto instabile, un altro è quello di rifornirsi di uranio da paesi come Canada ed Australia. Va anche sottolineato che il prezzo dell’uranio incide poco meno del 10% sulla Kwh nucleare, a differenza del prezzo di gas, petrolio e carbone che, sulla Kwh, incidono l’85% vedasi:
http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/Costi.pdf
Sul tema della disponibilità di uranio, invece, ne abbiamo parlato fino alla noia:
La Iaea (www.iaea.org) è l’organo più attendibile su detta questione e comunque si può fare riferimento ad altre fonti, per esempio:
World Energy Council del 2004 (cap. 6):
http://www.worldenergy.org/documents/ser2004.pdf
“…..One kilogram of natural uranium will yield about 20,000 times as much energy as the same amount of coal…. “.
Solo i giacimenti conosciuti ammontano a oltre 4 milioni di tonnellare, dal World Nuclear Association così distribuiti:
http://www.world-nuclear.org/education/mining.htm
http://www.world-nuclear.org/info/inf02.htm
Uno studio del NEA (Nuclear Energy Agency):
nea.fr/html/ndd/reports/2006/uranium2005-english.pdf
ha stimato, nel 2005, in 10.000.000 di tonnellate le riserve (dei giacimenti) di Uranio sconosciute (Prognosticated Resources Formerly EAR-II & Speculative Resources).
Tra l’altro, in un prossimo futuro, sarà possibile estrarre l’uranio e altri elementi chimici preziosi dall’acqua di mare (nell’acqua di mare ci sono miliardi di tonnellate uranio!), come riportato qui da pagine 56 (conclusioni a pagina 64) dal Nuclear Energy Research Advisory Committee and the Generation IV International Forum (Dicembre 2002): :
gif.inel.gov/roadmap/pdfs/009_crosscutting_fuel_cycle_r-d_sc…
Rössing Uranium’s - to stakeholders (Rio Tinto 2007)
sempre sperando (perché il movimento delle zolle tettoniche non è che sia proprio una equazione…)
Anche dello smaltimento definitivo delle scorie ne abbiamo parlato tantissimo. I depositi vengono collocati formazioni saline o argillose proprio per il fatto che in caso di smottamento e/o terremoto le eventuali crepe tendono ad auto risaldarsi: Come da relazioni dell’ing. Piero Risoluti (Enea) oppure da:
world-nuclear-news.org/WR_Forsmark_for_Swedish_nuclear_waste…
www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/La%20sistemazione%20in%20sicur…
http://www.world-nuclear.org/education/wast.htm
Il modo di isolarle dall’ambiente, con sostanze vetrose (es. il vetro R7T7 brevetto Areva) che resistano alla corrosione dell’acqua, al calore ed al flusso neutronico c’è ed è stato applicato.
Dai un’occhiata a:
http://www.world-nuclear.org/education/wast.htm
http://www.mrs.org/s_mrs/index.asp
cea.fr/var/cea/storage/static/gb/library/Clefs46/pagesg/clef…
Ti definisci un estremo fautore delle rinnovabili… : i “nuclearisti†sono quelli che nel mix energetico voglio certamente il nucleare, ma anche le rinnovabili (per quanto possano contribuire e riferendosi maggiormente ad idroelettrico e geotermia) gas, carbone ed eventuali risparmi; tanti ambientalisti, invece, affermano che solo con il sole ed il vento raggiungeremo la copertura del fabbisogno nazionale. Citando il prof. Pietruccio Soraperra riporto un suo intervento:
….le rinnovabili (e l’ambiguità che genera nella gente l’â€effetto contributi†che pensa che siano fonti “convenienti†solo perchè lo sono per l’utente finale) vengano usati come grimaldello di pura propaganda per bloccare e sostituire il nucleare e non per contenere i consumi delle fossili.
http://qualenergia.it/view.php?id=974&contenuto=Articolo
16 Settembre 2009 alle 19:10
La Germania è il paese in Europa che fa il più largo uso di energia eolica. Attualmente siamo su una capacità energetica pari a quasi 17 GigaWatt (2005) e le previsioni sono di 54 GigaWatt per il 2030 che coprirebbero più del 30% del fabbisogno energetico di tipo elettrico della Germania.
Occorre ricordare che le fonti rinnovabili sono per lo più intermittenti e che un sistema elettrico nazionale ne sopporta una quota modesta intorno al 10-20%
D’altro canto la Germania può contare su più ore di vento l’anno rispetto all’Italia, ma tutti questi impianti eolici hanno permesso di spegnere almeno un impianto convenzionale a carbone o nucleare? Solo un reattoe è stato spento per superamento di limiti di età essendo in funzione dal 1961 tutti gli altri sono ancora funzionanti (Germania 45% fabbisogno coperto da carbone, 35% da nucleare)
16 Settembre 2009 alle 19:11
Per Fuse:
il commento precedente quest’ultimo è bloccato.
16 Settembre 2009 alle 19:11
Errore battitura: Fuce
19 Settembre 2009 alle 13:51
xFuce che dice:
2) Non si risolve il problema della fonte “finita†di energie in quanto anche l’uranio (come e più del petrolio) è una fonte finita e si esaurirà prima o poi e, considerando i costi di estrazione da localizzazioni più profondi, ci ritroveremo in meno di un secolo (fonte CNR) con il nuovo problema di approvvigionamento energetico.
RISORSE NATURALI DI COMBUSTIBILI
Fonte……………………………………..anni
Petrolio……………………………………40
Gas………………………………………..50
Carbone…………………………………200
Lignite……………………………………300
Uranio……………………………………200
Uranio in surgeneratori…………..20.000
Uranio e torio in surgeneratori….infinito
Per quanto concerne le riserve stimate di combustibili fossili, va fatto presente che lo sfruttamento di riserve non convenzionali di combustibili fossili (giacimenti dei fondi oceanici, scisti bituminosi, idrati di metano) potrebbe elevare di diverse centinaia d’anni l’attuale disponibilità dalle riserve convenzionali, anche se va detto che lo sfruttamento dei giacimenti non convenzionali pone problemi severi sia di carattere ambientale che di costi. Quanto all’uranio, questo elemento può estrarsi, ma ad un costo sino a 10 volte quello attuale d’estrazione, da giacimenti convenzionali, anche dall’acqua marina che ne contiene in concentrazioni di circa 3 ppb (parti per miliardo). C’è però da notare che l’impiego di reattori di nuova generazione porterà la durata delle riserve d’uranio a 20.000 anni.
Le risorse naturali d’Uranio
Le riserve accertate d’Uranio sono oggi più ricche in potenzialità energetica di quelle petrolifere, benché siano state finora meno investigate. I Giapponesi studiano l’estrazione dall’acqua del mare… cosa possibile e che darebbe accesso a quantità ancora più significative, ma con un prezzo del kg di Uranio molto più elevato dell’attuale.
In certe regioni si trova Uranio nel minerale in natura fino al 50% di purezza (per esempio Cigar lake in Canada).
Si dimostra che al raddoppio dei prezzi dei vari combustibili risulterebbe che l’aumento percentuale del prezzo del kWhe (chilowattora elettrico) prodotto è pari a:
Nucleare………………….9 %
Carbone………………..31 %
Gas………………………66 %
Fuce
Quanto soprascritto è sufficientemente intelleggibile?
20 Settembre 2009 alle 14:32
Mi permetto di intervenire in merito all’importantissima e delicatissima questione sulle risorse di uranio: dell’argomento mi occupo professionalmente.
Si considera le risorse di uranio siano pari (includendo i fosfati, ecc., ovvero le ‘risorse non convenzionali’) a circa 40 000 000 di tonnellate. L’acqua di mare, per ora, non viene considerata una risorsa credibile.
Questo non significa che avremo uranio per sempre, perchè la domanda energetica entro fine secolo si prevede aumenti vertiginosamente (almeno 7 volte). Con le tecnologie attuali si può arrivare comunque a metà del secolo prossimo, anche se i primi seri stress sul mercato si potranno avere a metà di questo secolo (se non si introducono le tecnologie dei reattori della Gen.IV).
Ecco il motivo per l’uso della tecnologia dei reattori veloci, che potranno moltiplicare le risorse per 100 circa (risolvendo il problema per un bel pò!!!) e bruciare gli attinidi minori (cioè le famose ’scorie’).
Attenzione però: SERVE usare i reattori attuali per produrre il plutonio necessario per attivare la Gen.IV, altrimenti il problema sussisterà comunque. Capite quindi la necessità dei una oculata e razionale pianificazione energetica (e infatti in Francia la fanno come si deve!).
Fin qui la trattazione scientifica dell’argomento (tanto per evitare che si continui a ‘dare i numeri’), seppur esposta per sommissimi capi: a voi i commenti…
Con osservanza
20 Settembre 2009 alle 14:49
Carissimo ing. Vincenzo,
e della 5a generazione cosa dice?
20 Settembre 2009 alle 22:40
Non saprei: credo a questo punto si tratti di operazioni di ‘marketing’. Quello che conta in tutto questo discorso è tenere presente che in futuro si dovrà attuare una transizione verso la tecnologia dei reattori veloci, e per farlo bisognerà impostare da subito una oculata politica energetica.
Questo il succo del discorso: se poi tali macchine le vogliamo chiamare di IV, V o VI Generazione è solo una questione ‘burocratica’…
21 Settembre 2009 alle 14:31
Riporto un paio di considerazioni che ho fatto non per prevedere la durata delle riserve di uranio, ma per farmi un’idea a spanne delle quantità citate da Romanello in relazione ai reattori di III generazione e a una tecnologia un po’ più “spinta” come dice questo sito
scientificamerican.com/article.cfm?id=how-long-will-global-u...
NOTA:
- I reattori di III hanno un rendimento termodinamico di circa 16% in più
- Riprocessando il combustibile si può pensare ad un maggiore sfruttamento del 30% a parità di energia prodotta
- Spingendo di più sull’arricchimento si può ottenere un altro 30%
In totale allora a parità di risorse si avrebbero
1.3(arricchimento)*1.3(riprocessamento)*1.16(rendimento termodinamico) = 1.96
Riserve moltiplicate circa x 2 rispetto alla tecnologia attuale
Se ne consuma circa 64000 tonnellate equivalenti
Riserve stimate circa 40 milioni di tonnellate: alla produzione equivalente ai consumi di oggi corrisponderebbero allora a
40000000*2/64000 = 1250 anni (senza considerare i reattori di IV)
Ipotizzando in futuro una produzione di 7-10 volte tanto
vuol dire che avremmo riserve per 120-180 anni
Oggi il nucleare rappresenta il 6% del fabbisogno totale di energia
Nel 2030 i consumi raddoppieranno, quindi moltiplicare la produzione per 7-10 volte vuol dire ottenere dal nucleare il 20-30%
Chiaro anche che in futuro le rinnovabili dovranno dare una grossa mano.
21 Settembre 2009 alle 15:07
Conto ‘a spanne’ ma abbastanza efficace Pietruccio: senza la Gen.IV (ovvero la tecnologia dei reattori veloci), considerando burnup ottimali, recupero dell’uranio da riprocessamento (ma solo una volta, pena eccessivo accumulo di uranio 236) e del plutonio, e considerando la galoppante domanda di energia, le riserve di uranio consentono di arrivare a circa meta’ del secolo prossimo (con scarto di 30 anni avanti o indietro a seconda dello scenario energetico considerato e della capacita’ di riprocessamento considerata, che dovrebbe comunque per lo meno decuplicare!).
Come vedete a queste cose i ricercatori ci pensano ed effettuano i dovuti calcoli (spesso con mezzi molto sofisticati) - al contrario di quanti vogliono far credere che i ‘nuclearisti’ ‘non hanno considerato che…’.
21 Settembre 2009 alle 15:09
Ancora una cosa: indubbiamente sarebbe estremamente importante che le fonti rinnovabili fornissero un contributo importante, diciamo almeno il famoso 20%. Dubito pero’ questo possa avvenire, tanto piu’ ad un costo ragionevole (ma saro’ ben felice di essere smentito)…
22 Settembre 2009 alle 10:03
Riserve stimate circa 40 milioni di tonnellate: alla produzione equivalente ai consumi di oggi corrisponderebbero allora a
40000000*2/64000 = 1250 anni (senza considerare i reattori di IV)
Ipotizzando in futuro una produzione di 7-10 volte tanto
vuol dire che avremmo riserve per 120-180 anni
120 o 180 anni… se i reattori di IV generazione saranno disponibili fra 20/30 anni (la ricerca nel settore è attivissima), credo che l’approggianemento di combustibile non sia un problema.
Va inoltre detto che tanti numeri che circolano su internet (es. quelli dell’Aspo) si basano su calcoli con riferimento a reattori di II generazione.